Andrea.m
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Emilia Romagna
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Inserito il - 24/03/2006 : 11:58:50
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IL DEVOTO E LA LIBERAZIONE
La liberazione si raggiunge quando ci si libera dall’incatenamento alla materia. Nella vita materiale però, ogni azione genera una serie di reazioni che, invece di liberarci, ci incatenano sempre di più nel mondo materiale.
I filosofi mayavadi, o impersonalisti, si avvalgono di questa affermazione per avvalorare la loro teoria secondo cui, se ogni azione comporta una reazione, l’unico modo per ottenere la liberazione sarebbe quello di non agire. Questa idea però è irragionevole, infatti l’anima è per natura sempre attiva, e quindi non è possibile forzarla all’inazione.
Il metodo della speculazione mentale, detto Jnana-yoga, e quello dell’Hatha-yoga, si propongono di raggiungere la liberazione proprio mediante l’inazione o la rinuncia. Lungo questa via, sorgono continuamente delle difficoltà enormi, poiché il controllo dei sensi è attuato mediante una forzatura, un’imposizione mentale, e la caduta è sempre molto vicina.
Non è difficile che uno Yogi o un filosofo, cadano dalla propria posizione attratti dai piaceri materiali. Questa caduta è dovuta ad un solo motivo: pur controllando i sensi forzatamente, la loro mente vaga sempre sul piano materiale e sulla ricerca del piacere materiale, e quindi basta un minimo contatto con qualche fonte di piacere, che subito i loro sensi vengono agitati a tal punto da generare confusione e la causare la caduta.
Anche l’uomo più intelligente resta perplesso nel determinare ciò che è l’azione e l’inazione, ed e' per questo motivo che dobbiamo comprendere questi due argomenti da un maestro spirituale autentico, e non attraverso l’empirismo o la speculazione mentale. Per fortuna, Krishna ci illumina su questo campo di conoscenza affermando che si distingue per la sua intelligenza solamente chi vede l’inazione nell’azione e l’azione nell’inazione. Quest’uomo, sebbene si impegni in attività di ogni genere, è situato a livello trascendentale, e quindi è già liberato.
Azione nell’inazione, significa questo: sebbene il filosofo o lo yogi, tentino di astenersi dall’agire, in realtà agiscono comunque, perché non possono esimersi dal compiere quelle attività che sono proprie dell’anima, dal momento in cui ha accettato un corpo materiale, e cioè mangiare, dormire, eccetera. Quindi si può dire che sebbene facciano finta di non agire, in realtà agiscono ugualmente. Questa via è sconsigliata.
Bisogna invece cercare di agire facendo in modo che le nostre azioni non comportino reazioni. L’unico modo di agire in questo modo è quello di dedicare ogni azione a Krishna, Dio, La Persona Suprema. La vita spirituale, non è inattiva come sostengono i mayavadi, anzi, è variegata di innumerevoli attività, tutte logicamente trascendentali.
Il devoto è colui che agisce in Coscienza di Krishna, e che sebbene si impegni in attività di ogni genere, rimane situato sul piano trascendentale. Perché? Semplicemente perché le sue azioni mirano alla soddisfazione di Krishna e non alla propria. Molte persone però non riescono a cogliere questa differenza che vi e' tra un semplice materialista e un devoto del Signore, e quindi pensano che le azioni del devoto siano uguali alle loro.
Possiamo fare a questo proposito un esempio banale ma efficace: sia un devoto che una persona ordinaria devono andare a fare la spesa, ma il devoto è libero dalle reazioni che comporta questo genere di attività poiché offre il suo cibo a Krishna. Solo dal punto esteriore, le azioni dei queste due diverse categorie di uomini sono uguali, ma poiché il giudizio dei materialisti si ferma soltanto a questo aspetto esteriore, ecco che il devoto viene spesso considerato una persona comune.
I devoti del Signore Supremo, Sri Krishna, sono costantemente impegnati nel discorrere delle Sue attività e non passa momento in cui non siano assorti nel ricordo di Krishna.
A questo proposito Krishna afferma: “colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività, o Arjuna, non dovrà più nascere in questo mondo materiale quando avrà lasciato il corpo, ma raggiungerà la Mia eterna dimora”. (B.G. 4.9)
A questo punto però, risulta necessario spiegare che l’acquisizione della conoscenza delle attività del Signore, deve avvenire tramite la mediazione di un puro devoto. Un puro devoto infatti, rivela il messaggio trascendentale, in accordo alla successione di maestri spirituali, e non si permette di alterarne il contenuto in base a propri interessi personali. Invece, gli impersonalisti sono sempre impegnati nel dare nuove interpretazioni delle scritture, magari secondo la moda o secondo i propri interessi. Tali speculazioni non hanno fondamento, perché l’acquisizione empirica della conoscenza, è imperfetta.
Sapendo che Krishna ci dice che saremo liberati se riusciremo a comprendere la natura trascendentale delle Sue attività, sapendo che tale conoscenza deve provenire da un puro devoto appartenente ad una catena disciplica risalente a Krishna, e sapendo che il devoto autorizzato a diffondere questa conoscenza in questo periodo sulla Terra è Bhaktivedanta Srila Prabhupada, la conclusione è che non dobbiamo perdere l’occasione di leggere i suoi magnifici libri, come lo Srimad Bhagavatam e la Bhagavad Gita.
Queste due opere contengono le gloriose attività del Signore e dei Suoi devoti, e poiché Krishna ci conferma che leggendo tali opere otterremo la liberazione, chi non le leggerà ?
Grazie,
Andrea.m
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