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RKC Mayapur
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Inserito il - 13/08/2005 : 23:33:51
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ESTRATTO DALLA CORRISPONDENZA DI RKC PISA
DOMANDA ...Ho letto che secondo te, dopo la morte, la mente non vaga nel bardo ma è guidata dal maturare del suo karma ( e fino a qui intendevamo la stessa cosa) e dalle divinità( qui la mia visione differisce). ho capito bene? secondo il Buddha nessuno ci può aiutare nel bardo...viviamo solo le esperienze frutto del maturare del karma...
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RISPOSTA Dunque, innanzittuto quello che scrivo non e' "secondo me", ma secondo la conoscenza trascendentale tramandata dalla catena disciplica di maestri spirituali chiamata Brahma-Gaudiya (vaisnava) sampradaya: si tratta della conoscenza vedica originale, impartita da Krishna Stesso a Brahma, il creatore dell'universo. Discendendo attraverso la catena di maestri, questa stessa conoscenza e' ora disponibile nei libri di Bhaktivedanta Svami, il fondatore del movimento Hare Krishna (32° anello della successione). In particolare la Bhagavad-Gita e lo Srimad-Bhagavatam contengono gli insegnamenti piu' elevati di tutte le scritture vediche, tra cui la descrizione della missione del Signore Buddha, un avatara di Krishna: a quel tempo gli uomini prendevano a pretesto i sacrifici descritti nei Veda per massacrare inutilmente gli animali, cosi' Buddha apparve per mettere fine a questa violenza.
Rinnego' le scritture vediche e predico' la non violenza ed altri principi morali, che servono da base per un successivo avanzamento spirituale.
In seguito Sancaracarya apparve, con la missione di ripristinare le scritture vediche, sebbene secondo una visione impersonale (uno stadio gia' superiore a quello predicato dal Buddha, ma non ancora definitivo).
Poi Gesu' Cristo e Maometto, in altri luoghi del pianeta, gettarono le basi del vaisnavismo, aprendo le porte al concetto personale di Dio, ultimo stadio della perfezione spirituale.
Infine Sri Caitanya Mahaprabhu, che era Krishna Stesso, apparve di nuovo circa 500 anni fa per diffondere lo yuga-dharma, il metodo di realizzazione spirituale prescritto per la nostra epoca (il kali-yuga), chiamato sankirtana-yajna, e cioe' il canto del santo nome e delle glorie di Dio, la persona suprema, in particolare del maha-mantra Hare Krishna.
Ai giorni nostri, Bhaktivedanta Svami Prabhupada e' apparso per continuare la missione del Signore Caitanya, diffondendo la coscienza di Krishna in tutto il mondo, come era stato predetto dalle stesse scritture vediche.
Come puoi senz'altro intuire dalla seppur breve descrizione, Dio ha un piano preciso per elevare gli uomini di tutto il pianeta, ed appare di persona, oppure manda i Suoi rappresentanti, in diversi momenti e luoghi con missioni ben precise da compiere, secondo il Suo vasto piano.
Se la conoscenza del "bardo" che tu citi fa parte degli insegnamenti del Buddha (io non so esattamente, perche' non mi sono mai interessato ad approfondire l'argomento finora, anzi se mi dai qualche link utile daro' un'occhiata), e' comunque limitata dalla sua missione.
La conoscenza vedica e' superiore perche' e' quella originale, che pero' Buddha non ha rivelato nella sua completezza. Non perche' non la sapesse, ma per via della sua missione. Si fa l'esempio di una lampadina, che non rivela tutta la potenza della centrale elettrica, ma solo quella necessaria alla situazione (illuminare una stanza, per esempio). Tuttavia, la centrale elettrica e' in grado di alimentare anche grandi complessi industriali.
Da quel poco che ho letto in internet sul bardo, sembra descrivere uno stadio di coscienza post-mortem, successivo alla morte del corpo materiale.
Le scritture vediche ci informano che, dopo la morte, l'essere vivente (l'anima individuale all'interno del corpo materiale) migra verso la sua prossima destinazione, secondo il volere di autorita' superiori (karmana daiva netrena). Queste autorita' superiori sono agenti del Signore supremo, da Lui dotati del potere di gestire il samsara.
L'essere individuale puo' scegliere che corpo prendere, ma solo entro certi limiti, dettati dalle sue attivita' (karma).
Se il bardo corrisponde a questo momento di scelta, e' parzialmente compatibile con le scritture vediche, sebbene nelle descrizioni che ho letto ci siano dei punti poco chiari. Tuttavia questo momento non e' considerato molto importante, perche' avviene comunque nell'ambito dell'energia materiale del Signore, dove non e' permesso ottenere la liberazione definitiva. Perfino raggiungendo il nirvana, la liberazione restera' temporanea, e saremo costretti a tornare in questo mondo materiale, prima o poi, a causa della mancanza di informazioni sul mondo trascendentale, dove Dio svolge le Sue attivita' spirituali.
L'anima individuale ha la tendenza ad agire, e non potendolo fare nell'ambiente liberato privo di attivita', come il nirvana o il Brahmajyoti impersonale, tornera' nel mondo materiale per agire a livello corporeo. Cosi' il samsara ricomincia.
I veda invece ci invitano a liberarci completamente da ogni possibilita' di ritornare nel samsara, e l'unico metodo per farlo e' il bhakti-yoga, il servizio devozionale a Krishna, Dio, la persona suprema, che inizia con il canto e l'ascolto del maha mantra:
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
Ti invito a provarlo ed a consultare i nostri libri di riferimento, dove tutti questi argomenti sono spiegati in modo perfettamente esaustivo. La Bhagavad-gita e' presente anche on-line sul nostro sito, insieme con altre importanti opere di Bhaktivedanta Svami: http://www.radiokrishna.com/books_online.php
E naturalmente per qualsiasi richiesta siamo sempre a tua disposizione. A presto e buon proseguimento, Haribol !
Gokula Tulasi das
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RKC Mayapur
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Inserito il - 01/11/2011 : 13:57:38
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Aggiornamento: citazione dallo Srimad Bhagavatam 1.3.24
tatah kalau sampravritte sammohaya sura-dvisam buddho namnanjana-sutah kikatesu bhavisyati
TRADUZIONE
"Poi, all’inizio dell’eta’ di Kali, il Signore apparira’ nella forma di Buddha, il figlio di Anjana, nel distretto di Gaya, al solo scopo di confondere coloro che invidiano i fedeli teisti".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada:
"[...] Buddha venne per condurre verso il teismo tutti questi empi, deviati dall’ateismo. Percio’ egli volle dapprima mettere fine al vizio di massacrare le bestie. Coloro che uccidono gli animali rappresentano infatti elementi pericolosi sulla via del ritorno a Dio. Ci sono due categorie di persone che uccidono gli animali: quelli che massacrano le bestie propriamente dette, e quelle che hanno perduto la propria identita’ spirituale, perche’ talvolta l’anima e’ anche detta “l’animale”, o l’essere vivente.
Maharaja Pariksit affermava che l’assassino di animali e’ l’unico che non puo’ gustare il messaggio trascendentale del Signore Supremo. Percio’, se gli uomini vogliono incamminarsi sul sentiero del ritorno a Dio, devono innanzi tutto mettere fine a ogni uccisione di animali, sotto l’una o l’altra delle due forme. E’ assurdo credere che l’uccisione di animali non freni la realizzazione spirituale. Con l’eta’ di Kali e’ sorto un gran numero di pretesi sannyasi che diffondono quest’idea pericolosa e incoraggiano, col pretesto della legge vedica, l’abbattimento degli animali.
La questione e’ gia’ stata discussa durante una conversazione tra Sri Caitanya e Maulana Chand Kadi Saheb: i sacrifici di animali raccomandati dai Veda non hanno niente a che vedere col massacro di bestie innocenti nei mattatoi. Ma gli asura, falsi eruditi dei Veda, insistevano con accanimento su quest’aspetto dei sacrifici animali, percio’ Buddha dovette fingere di rinnegare l’autorita’ dei Testi sacri.
Egli agi’ cosi’ per strappare gli uomini al vizio di uccidere gli animali e per proteggere le povere bestie dal massacro che riservavano loro i “fratelli maggiori”, che solo a parole si dicono desiderosi di fraternita’, pace, giustizia e uguaglianza universale. Non c’e’ giustizia quando permettiamo l’uccisione di bestie innocenti.
Buddha volle dunque porre un termine definitivo a tutta questa carneficina, e il suo culto dell’ahimsa fu diffuso a questo scopo non solo in India ma anche fuori dal continente.
Si puo’ dire, da un punto di vista specifico, che la filosofia di Buddha sia una forma di ateismo, perche’ non riconosce il Signore Supremo e rinnega l’autorita’ dei Veda. Ma non si tratta che di una strategia usata dal Signore. Buddha, come manifestazione di Dio, e’ l’autore originale della conoscenza vedica. Egli non puo’ quindi rifiutare questa conoscenza. Se finge di farlo e’ solo perche’ i sura-dvisa, i demoni che invidiano sempre i devoti del Signore, tentavano di giustificare l’abbattimento della mucca o degli animali in generale appellandosi ai Testi vedici (come fanno ancora alcuni sannyasi “alla moda”).
E’ per questa ragione soltanto che Buddha rifiuto’ l’autorita’ delle Scritture vediche. Il suo comportamento e’ pura strategia e non poteva essere diversamente, altrimenti non sarebbe stato riconosciuto come l’avatara annunciato dalle Scritture stesse. E il potente Jayadeva, un acarya vaisnava, non l’avrebbe glorificato nei suoi inni sublimi. Buddha riprese l’insegnamento dei principi basilari dei Veda secondo le esigenze del tempo (come fara’ piu’ tardi anche Sankaracarya) al fine di ristabilire l’autorita’ dei Veda.
Sia l’avatara Buddha che Sankaracarya spianarono nuovamente la via al teismo, e gli acarya vaisnava che vennero in seguito, specialmente Sri Caitanya Mahaprabhu, che era il Signore stesso, diressero gli uomini su questa via, guidandoli a realizzare Dio e ritornare a Lui". [..]
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