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Loretta (LakshmiPriya dd)
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Emilia Romagna
185 Messaggi |
Inserito il - 15/03/2005 : 01:29:55
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Hare Krishna a tutti, oggi parleremo dello scopo dei Veda.
Nello Srimad Bhagavatam (5.11.2) e’ scritto:
tathaiva rajann uru-garhamedha vitana-vidyoru-vijrmbhitesu na veda-vadesu hi tattva –vadah prayena suddho nu cakasti sadhuh
“Caro re, i discorsi sul rapporto tra padrone e servitore, tra re e sudditi e cosi’ via, riguardano solo le attivita’ materiali. Le persone interessate alle attivita’ materiali, che sono menzionate nei Veda, si affannano a compiere sacrifici materiali, mettendo in esse tutta la loro fede. Per queste persone non c’e’ possibilita’ di progresso spirituale”.
In questo verso sono significative due parole, veda-vada e tattva-vada.
La Bhagavad-Gita spiega che coloro che hanno attaccamento per i Veda, ma non comprendono il significato dei Veda e del Vedanta–sutra, sono chiamati veda-vada-ratah.
Nella Bhagavad-Gita (2.42-43) e’ scritto:
“Gli uomini di poca conoscenza si lasciano attrarre dal linguaggio fiorito dei Veda, che raccomandano varie pratiche per raggiungere i pianeti celesti, per ottenere una buona nascita, il potere e altri benefici simili. Desiderando la gratificazione dei sensi e una vita opulenta, essi non vedono niente oltre a questa”.
I seguaci dei Veda, detti veda-vada, in genere sono propensi al compimento dei sacrifici secondo la istruzioni dei Veda. Mediante tali attivita’ essi verranno elevati ai sistemi planetari superiori.
Nel mondo materiale qualcuno puo’ raggiungere una posizione molto elevata in seguito alla nascita in una famiglia aristocratica, o perche’ ha ricevuto una buona educazione, o perche’ e’ dotato di grande bellezza o di molte ricchezze.
Questi doni ci derivano da attivita’ virtuose compiute nelle vite passate. Ma tutti questi vantaggi avranno termine con l’estinguersi degli effetti provocati dalle nostre attivita’ virtuose.
Attaccandoci alle attivita’ virtuose possiamo ottenere questi vari vantaggi materiali nella prossima vita e persino rinascere sui pianeti celesti. Ma alla fine tutto avra’ termine.
Nella Bhagavad-Gita (9.21) e’ scritto:
“Quando la riserva delle attivita’ virtuose finisce si deve tornare di nuovo in questo mondo materiale”.
Secondo le ingiunzioni dei Veda, il compimento di attivita’ virtuose non e’ il vero scopo dei Veda. La Bhagavad-Gita spiega qual’e’ questo scopo:
“L’obiettivo dei Veda e’ quello di conoscere Krishna, Dio, la Persona Suprema”.
I Veda parlano dell’adorazione di differenti esseri celesti e del compimento dei sacrifici, ma questo tipo di adorazione e’ inferiore, perche’ coloro che lo praticano non sanno che il fine ultimo e’ Vishnu.
Solo quando si giunge alla pratica del bhakti–yoga, si raggiunge la perfezione.
Grazie,
Loretta
(continua)
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Loretta (LakshmiPriya dd)
Moderatore
Emilia Romagna
185 Messaggi |
Inserito il - 15/03/2005 : 23:00:29
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Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare dello scopo dei Veda. (Parte 2)
Nella Bhagavad-Gita (2.45) Krishna consiglia ad Arjuna di trascendere le attivita’ materiali suscitate dalle tre influenze della natura.
Lo scopo dello studio dei Veda e’ quello di trascendere le attivita’ legate alle tre influenze della natura materiale.
Naturalmente, nel mondo materiale l’influenza della virtu’ viene considerata la migliore e chi si trova sul piano del sattva–guna puo’ elevarsi ai sistemi planetari superiori.
Tuttavia questa non e’ la posizione.
Bisogna pervenire alla conclusione che anche il piano del sattva-guna (la virtu' materiale ) non ha valore.
Si puo’ sognare di essere un re con una bella famiglia, una moglie e dei figli, ma alla fine del sogno ci accorgeremo che tutto cio’ e’ falso.
Similmente, ogni tipo di felicita’ materiale risulta indesiderabile per una persona che aspira alla salvezza spirituale. Se una persona non arriva a questa conclusione non potra’ elevarsi al piano della comprensione della Verita’ Assoluta.
Nello Srimad-Bhagavatam (5.11.4) e’ scritto:
“Finche’ la mente resta contaminata dalle tre influenze della natura materiale (virtu’, passione e ignoranza), agisce come un elefante in liberta’, che sfugge a ogni controllo. Non fa che prolungare la schiavitu’ dell’essere agli atti virtuosi ed empi compiuti dai differenti sensi. Ne consegue che l’essere deve rimanere nel mondo materiale per conoscere le gioie e i dolori dovuti alle sue attivita’ materiali”.
Il Caitanya Caritamrta insegna che le attivita’ materiali virtuose ed empie si oppongono ai principi del servizio devozionale. Infatti la pratica del servizio di devozione suppone che ci si liberi dai legami dell’esistenza materiale, mentre le attivita’ empie e virtuose ci intrappolano in questo mondo.
Se la mente e’ attratta dalle attivita’ empie o virtuose menzionate nei Veda, si rimarra’ eternamente nell’oscurita’ senza poter raggiungere il piano assoluto.
Far progredire la coscienza dall’ignoranza alla passione, o dalla passione alla virtu’, non risolve il probblema.
La Bhagavad-Gita (14.26) afferma:
“Bisogna raggiungere il piano trascendentale, altrimenti non potremo portare a compimento la missione della nostra esistenza”.
Grazie,
Loretta |
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