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RKC Mayapur
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Estero
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Inserito il - 19/11/2003 : 21:33:25
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Gentile forum RKC sono uno studioso dell'antica scienza vedica e al momento sono accostato in un livello didattico, sebbene nasca una forma tiepida di spiritualità e profondo rispetto a volte mi è difficile concettualizare la sintesi più elevata di questa enorme sapere dell'india antica.
Come ben spiegato in Bhagavad-gita II.25, l'atman è avikarya, ovvero 'immutabile', e questa immutabilità è ovviamente sinonimo di perfezione, di assenza di qualsiasi macchia, difetto o cedimento. Nei loro insegnamenti più alti, infatti, i grandi acarya (insegnanti spirituali) hanno rivelato che non è l'atman a subire i condizionamenti dei guna e ad incarnare caratteristiche poco nobili, bensì il suo riflesso, l'ego condizionato, una sorta di sosia virtuale che si muove nel mondo della materia. Questo è confermato anche dalla dottrina secondo la quale il jiva appartiene alla categoria tatastha shakti ovvero: pur rimanendo ontologicamente immutabile, le sue potenzialità, i suoi attributi sono soggetti all’influsso della prakriti, che è a sua volta energia divina. Soltanto riarmonizzandosi col Sé supremo, il sé individuale può evitare il potente condizionamento della prakriti.
La mia domanda è:
Perché mai l’essere libero e puro deve trovarsi alla mercè della materia?
Come mai l’anima perfetta può venire ingannata e credere di essere imperfetta?
Come mai l’essere perfetto l’Atman è giunto a considerarsi imperfetto, avvinto alla materia e sottomesso alle sue condizioni? In quale modo l’esistenza perfetta può mutare una particella per quanto infima essa sia della propria natura? Ivano
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RKC Mayapur
Amministratore
    

Estero
2316 Messaggi |
Inserito il - 19/11/2003 : 21:44:06
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Caro Ivano, Hare Krishna, grazie molte per il tuo
intervento sul forum e per le tue interessantissime
domande, alle quali cerchero' qui di dare una
risposta solo sommaria, in quanto i punti toccati
richiedono spiegazioni molto vaste.
(Ho numerato le righe per distinguerli meglio).
Rimando ad eventuali discussioni verbali una piu'
ampia analisi degli argomenti, informandoti che sono
a tua disposizione presso gli studi di RKC Pisa al
numero 050 2201411.
Come doverosa premessa, dato il linguaggio che usi,
chiaro e preciso anche dal punto di vista accademico,
non puo' mancare da parte mia il suggerimento di
visitare (e magari, se lo ritenessi opportuno, prendere
contatto ed assistere personalmente a qualche conferenza
o incontro) il sito del Centro Studi Bhaktivedanta, che si
occupa proprio di cultura vedica da una prospettiva anche
accademica: http://www.c-s-b.org
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Gentile forum RKC sono uno studioso dell'antica scienza vedica e al momento sono accostato in un livello didattico, sebbene nasca una forma tiepida di spiritualità e profondo rispetto a volte mi è difficile concettualizare la sintesi più elevata di questa enorme sapere dell'india antica.
Come ben spiegato in Bhagavad-gita II.25, l'atman è avikarya, ovvero 'immutabile', e questa immutabilità è ovviamente sinonimo di perfezione, di assenza di qualsiasi macchia, difetto o cedimento. Nei loro insegnamenti più alti, infatti, i grandi acarya (insegnanti spirituali) hanno rivelato che non è l'atman a subire i condizionamenti dei guna e ad incarnare caratteristiche poco nobili, bensì il suo riflesso, l'ego condizionato, una sorta di sosia virtuale che si muove nel mondo della materia. Questo è confermato anche dalla dottrina secondo la quale il jiva appartiene alla categoria tatastha shakti ovvero: pur rimanendo ontologicamente immutabile, le sue potenzialità, i suoi attributi sono soggetti all#8217;influsso della prakriti, che è a sua volta energia divina. Soltanto riarmonizzandosi col Sé supremo, il sé individuale può evitare il potente condizionamento della prakriti.
La mia domanda è:
(1) Perché mai l'essere libero e puro deve trovarsi alla mercè della materia?
(2) Come mai l'anima perfetta può venire ingannata e credere di essere imperfetta?
(3) Come mai l'essere perfetto l'Atman è giunto a considerarsi imperfetto, avvinto alla materia e sottomesso alle sue condizioni?
(4) In quale modo l'esistenza perfetta può mutare una particella per quanto infima essa sia della propria natura?
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(1) L'essere individuale e' una particella infinitesimale del Supremo,
e come tale ne rispecchia tutte le qualita', ma in misura ridotta.
Una delle qualita' del Supremo e' quella di essere completamente
indipendente, e tale qualita' si traduce nel jiva come liberta' di
scelta, o libero arbitrio che dir si voglia, di servire il Supremo
o di servire la materia. Si riprende qui il concetto di "tatastha
shakti", ossia di energia marginale, che puo' situarsi sia
nell'energia spirituale, sia in quella materiale, a scelta.
Sempre di servizio si tratta, in quanto la natura intrinseca
stessa del jiva (cioe' il suo dharma) e' quello di fornire gli
elementi per la soddisfazione del Signore, e partecipare
cosi' alla Sua felicita' eterna.
Quando l'essere decide di imitare il Supremo, cercando di
mettersi al Suo posto, viene ricoperto dagli elementi
materiali, grossolani e sottili, ed inserito in un contesto
formato sempre dagli stessi elementi in varie combinazioni
di guna, virtu', passione e ignoranza, dove potra' manifestare
il suo desiderio di essere Dio.
(D'altra parte non sarebbe possibile per lui rimanere nel
mondo spirituale, dove tale discordanza rispetto al dharma
non esiste).
L'essere servira' cosi', senza rendersene ben conto (in accordo
alla forza che l'energia materiale esercita su di lui), i suoi
sensi materiali, pensando di essere il corpo, grossolano o
sottile, dal quale e' rivestito.
Il corpo materiale e' cosi' diventato un surrogato di quello
spirituale.
Per cui, l'essere deve trovarsi alla merce' dell'energia materiale
a causa della sua scelta di voler godere come il Supremo.
(2) Non possedendo pero' la grandezza del Supremo, l'essere
cade vittima dell'inganno di Maya, l'energia materiale, e il suo
cosiddetto godimento e' solo un'illusione, in quanto il corpo
materiale non ha niente a che fare con l'anima spirituale.
E' solo una copertura, e le attivita' che si svolgono sul
piano della materia sono paragonabili ad un sogno, rispetto
alla vera esistenza spirituale. Il "sogno", pero', si svolge sotto
le rigide regole della natura materiale, che l'essere non ha il
potere di controllare a causa della sua natura infinitesimale.
Come l'energia materiale sia un'energia divina e agisca sotto
la direzione di Krishna, il Supremo, e' spiegato in molti passi
della Bhagavad-Gita, per esempio nel cap. 10 v. 9, che puoi
confrontare (mayadhyaksena prakritih - suyate sa-caracaram...).
Maya e' quindi subordinata al Supremo, ma non all'essere
individuale, che e' una piccola particella del Supremo, e
non ha lo stesso Suo potere di controllo.
La prova di tale situazione e' che tutti gli esseri condizionati
devono sottostare alle leggi della materia, dalla nascita alla
morte, alla vecchiaia, alla malattia, mentre Krishna, il
Supremo, quando scende nel mondo materiale e' comunque
libero di agire in piena indipendenza, e non e' legato dai
risultati delle Sue attivita'.
Le Sue attivita', anzi, hanno il potere di liberare anche chi
semplicemente le ascolta, le ripete o le ricorda, dai legami
della materia, come chiaramente affermato sempre nella
Bhagavad-Gita:
"janma karma ca me divyam - evam yo vetti tattvatam..."
(cfr. cap.4, v.9).
In particolare, l'anima individuale e' ingannata da Maya
a causa della sua tendenza a dimenticare:
"Entrambi, tu ed Io, abbiamo attraversato numerose nascite.
Io posso ricordarle tutte, ma tu no, o vincitore dei nemici.".
(cfr. Bhagavad-Gita, cap. 4 v. 5).
E' facile per Maya nascondere la conoscenza trascendentale
dell'anima individuale, e farle credere di essere il corpo,
grossolano o sottile (e quindi mente, intelligenza e falso
ego). Una volta identificatosi con il corpo, l'essere agisce
di conseguenza, credendo di essere cio' che, in realta', e'
solo un veicolo che gli permette di muoversi nell'ambiente
circostante.
Si puo' fare il paragone con una persona che guida la sua
un'automobile: a volte si immedesima talmente con la
macchina, che soffre moltissimo se c'e' un danno anche
leggero, come un graffio sulla carrozzeria.
In realta' il guidatore non e' stato danneggiato, ma a causa
della sua identificazione con il possesso della macchina
ne soffre ugualmente. qualcosa di simile accade all'anima
condizionata, finche' non si risveglia alla realta' spirituale.
(3) Se intendi la motivazione originale che ha costretto l'essere
puro ad essere circondato da un'ambiente materiale, il
nostro maestro spirituale fondatore Bhaktivedanta Swami
Prabhupada spiega che e' ancora a causa del libero arbitrio
proprio del jiva.
La perfezione del jiva e' quella di scegliere di rimanere al
servizio del Signore, nel puro amore per Dio, ma la capacita'
di scegliere che gli e' propria, e che non viene mai meno,
neanche nel mondo spirituale mentre si manifesta la perfetta
purezza e felicita', gli permette di usare il proprio libero
arbitrio per sospendere il servizio diretto al Supremo e
cominciare a servire la materia, credendo erroneamente di
poter godere alla stessa maniera del Supremo, situandosi
cosi' nello stato chiamato "nitya-baddha".
Quando decide di riprendere il suo servizio al Supremo,
e si libera effettivamente dal suo condizionamento
materiale, ritorna al suo stato originale, detto
"nitya-mukta", o "nitya-siddha".
(4) A causa della diversa natura delle due energie in gioco.
L'energia materiale non si mescola mai all'energia spirituale,
ne' a quella marginale, ma rimane sempre separata.
Percio', seguendo un corretto procedimento, che permetta
all'essere individuale di liberarsi dai condizionamenti dovuti
alle influenze dei guna, e in particolare dell'errata identificazione
del se' con il corpo o con la mente, si puo' ritrovare l'eterna
perfezione che mai era andata perduta, ma era stata solo
ricoperta.
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Naturalmente l'argomento e' inesauribile, cosi' ti invito
ad approfondirlo con lo studio di scritture autentiche e
con la discussione, con persone che stanno praticando
il metodo e possono parlare per esperienza vissuta.
Ancora complimenti per la serieta' e l'intensita' delle tue
domande; in accordo ai grandi saggi dell'antica India,
queste sono le domande che ogni uomo di buon senso
dovrebbe farsi, e questi argomenti sono degni di essere
discussi, perche' possono portare chi ne parla e chi
ascolta alla liberazione dai legami materiali e al puro
amore per Dio, che e' lo scopo dell'esistenza.
Sperando di esserti stato utile, ti saluto con un
Hare Krishna, e spero di risentirti presto.
Tuo servitore in coscienza di Krishna
Gokula Tulasi das
(RKC Pisa) |
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