Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su
La Bhagavad-gita cosi' com'e'
LEZIONE* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada Tenuta a New York (Stati Uniti), il 28 Agosto 1966
Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi
DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E' CAPITOLO 5 (Karma-yoga — L’azione in coscienza di Krishna)
VERSO 14
na kartritvam na karmani lokasya srijati prabhuh na karma-phala-samyogam svabhavas tu pravartate
na: mai; kartritvam: diritto di proprietà; na: neppure; karmani: attività; lokasya: della gente; srijati: crea; prabhuh: il maestro della città del corpo; na: né; karma-phala: coi risultati delle attività; samyogam: collegamento; svabhavah: le influenze della natura materiale; tu: ma; pravartate: agisce.
"L'anima incarnata, maestra della città del corpo, non genera alcuna attività, non induce gli altri ad agire né crea i frutti dell'azione. Tutto ciò è opera delle influenze della natura materiale".
Qui, il Signore Sri Krishna dice che "Dio, la Persona Suprema, non è responsabile delle attività di nessuno". Non è Lui a crearle, né dice di agire in quel modo. Non esattamente, piuttosto dice, "Agisci in questo modo". Ma l'essere vivente, per la sua indipendenza individuale, talvolta o sempre, non esegue gli ordini del Signore finché rimane condizionato, pertanto egli stesso è il responsabile delle proprie azioni. E tuttavia, anche se lo permette, il Signore non è responsabile di nessuna delle nostre azioni. 'Svabhava' significa "la sua propria natura". Siamo assuefatti alle tre influenze della natura materiale. Alcuni sono sotto l'incantesimo della virtù, alcuni della passione e altri dell'ignoranza. Quindi, secondo la propria posizione in relazione alle influenze della natura, noi creiamo le nostre azioni. Nadatte kasyacit papam …
VERSO 15
nadatte kasyacit papam na caiva sukritam vibhuh ajnanenavritam jnanam tena muhyanti jantavah
na: mai: adatte: accetta; kasyacit: di chiunque; papam: colpa; na: non; ca: anche; eva: certamente; su-kritam: attività virtuose; vibhuh: il Signore Supremo; ajnanena; dall'ignoranza; avritam: coperta; jnanam: conoscenza; tena: da questo; muhyanti: confusi; jantavah: gli esseri viventi.
"Il Signore Supremo non è mai responsabile delle attività pie o colpevoli di qualcuno. Gli esseri incarnati, invece, rimangono confusi a causa dell'ignoranza che copre la loro vera conoscenza."
Tutti gli esseri viventi sono definiti 'jantu' (jantavah). In sanscrito la parola jantu significa animale. Ovviamente, anche secondo la logica, l'essere umano è considerato un animale razionale; è classificato tra gli animali, ma è razionale. Perciò anche qui, nella Bhagavad-gita, il Signore dice, jantavah. Jantavah è il plurale di jantu, che significa animale. Perciò, nadatte kasyacit papam (Il Signore Supremo non è mai responsabile delle attività di qualcuno). Una persona è impegnata in attività peccaminose; ma non è indotta dal Signore a impegnarsi in tali attività. Similmente un altro è impegnato in attività virtuose, che comunque dipendono dall'associazione con le influenze della natura materiale. 'Ajnanena avritam jnanam tena muhyanti jantavah' (5.16). Tuttavia, come vedremo nel verso successivo, se si è illuminati dalla conoscenza che annienta l'ignoranza, tale conoscenza rivela ogni cosa come al sorgere del sole. Ma nel mondo materiale, che si sia nell'influenza dell'ignoranza, passione o virtù, tutto sommato si è tutti in ignoranza.
Anche se una persona è situata nell'influenza della virtù è comunque considerata nell'ignoranza, perché "vera conoscenza" significa conoscere la propria relazione con il Signore Supremo. Questa è la vera conoscenza. Se uno non si eleva fino a questa posizione—ossia, qual è la sua relazione con il Signore Supremo—allora, pure tutta la sua cosiddetta conoscenza è intesa come ignoranza. Poiché le persone sono sempre impegnate nel problema dello sviluppo economico per la gratificazione dei sensi, di conseguenza anche questa è ignoranza. A favore dello sviluppo economico... C'è una bella canzone vaisnava che dice, jada-vidya saba mayara vaibhava. 'Jada-vidya' significa che il progresso materiale della conoscenza è una manifestazione dell'energia illusoria. Così l'energia illusoria si manifesta in molti modi diversi: ciò è definito progresso materiale della conoscenza, e un tale progresso ulteriormente significa che stanno diventando sempre più Illusi. Ad esempio, un nostro studente è andato da un medico per questioni personali e ha conversato con lui.
Quando lo studente ha detto che "noi crediamo in un Dio personale", il medico ha risposto: "Oh, settecento anni fa il mondo credeva in questo". Ora la gente è progredita a tal punto da non poter credere nella Persona di Dio. Ora pensa di aver fatto molti progressi nella scienza materiale. In realtà, se analizziamo attentamente quanti progressi l'uomo abbia fatto, allora Si capirà che, in pratica, siamo stati più illusi di quanto si sia progrediti. Così settecento anni fa la morte c'era e la gente moriva. Il progresso della scienza materiale in questi settecento anni ha forse fermato la morte? No, non è possibile. Settecento anni fa le persone soffrivano di malattie. La scienza materiale che è tanto avanzata, ha fermato queste malattie? No. Anche allora la gente era preoccupata dal numero di morti, ed ora è preoccupata per l'aumento della popolazione. È stato fermato? No. Anche settecento anni fa il sole sorgeva a oriente. La scienza materiale ha forse fermato il sorgere del sole a oriente e ora sorge a ovest? No. Allora cos'è questo progresso?
Stanno solo sfidando l'esistenza di Dio, è questo il progresso della conoscenza? In pratica, i principali interrogativi che ci affliggono sono 'janma-mrityu-jara-vyadhi' (Bg 13.9), nascita, malattia, vecchiaia e morte. Siamo in difficoltà con le miserie materiali della vita, ma ciò non è stato risolto. I problemi più importanti sono stati accantonati. Semplicemente pensando che "Dio non esiste, noi siamo Dio, la scienza è tutto", ritenete che questo sia un progresso della conoscenza? No. Perciò, ajnanena avritam jnanam (Bg. 5.15). Anche un tale tipo di progresso della conoscenza, nella scienza materiale, è un altro tipo di ignoranza. Il Signore dice, ajnanena avritam jnanam: "La vera conoscenza è ora coperta dalla nescienza", ajnanena tena muhyanti jantavah, "perciò sono effettivamente disorientati". In nome del cosiddetto progresso della conoscenza, l'intera popolazione mondiale è ora preoccupata. Anche se non entriamo nei dettagli, ogni uomo sano di mente ammetterà che non stiamo progredendo. In realtà, ci stiamo degradando in molti modi.
VERSO 16
jnanena tu tad ajnanam yesam nasitam atmanah tesam aditya-vaj jnanam prakasayati tat param
jnanena: con la conoscenza; tu: ma; tat: questa; ajnanam: ignoranza; yesm: la cui; nasitam: è distrutta; atmanah: dell'essere vivente; tesam: loro; ditya-vat: come il sole che sorge; jnanam: conoscenza; prakasavyati: rivela; tat param: la coscienza di Krishna.
"Tuttavia, quando si è illuminati dalla conoscenza che annienta l'ignoranza, questa conoscenza rivela ogni cosa come al sorgere del sole."
'Tat param', queste parole sono molto significative. Tat param significa "in relazione con il Signore Supremo". Questa è la vera conoscenza. Perciò, jnanena, tramite il progresso spirituale della conoscenza, quando si avanza nella conoscenza spirituale, o coscienza di Krishna, allora la propria ignoranza, ajnana, che "io sono il prodotto di questo mondo materiale", e quindi l'identificazione con questo corpo si estende e si centralizza... Intendo dire, quando non si è molto progrediti, si pensa solo al proprio corpo; ma quando si è molto avanzati nella scienza materiale, estendiamo tale pensiero anche agli altri come parte di questo tipo di conoscenza. Perciò, jnanena tu ajnanam tesam nasitam atmanah, chi è progredito nella conoscenza spirituale, o coscienza di Krishna, allora la sua copertura di conoscenza materiale (ajnanam) è dissipata. In che modo? Tesam adityavaj jnanam. Come al sorgere del sole, l'oscurità della notte è subito dissipata, similmente, avanzando nella coscienza di Krishna, o conoscenza spirituale, la concezione materiale di vita è subito dissipata.
tat-buddhayah: coloro la cui intelligenza è sempre nel Supremo; tat-atmanah: coloro la cui mente è sempre nel Supremo; tat-nisthah: coloro la cui fede è rivolta solo al Supremo; tat parayanah: che hanno preso completo rifugio in Lui; gacchanti: vanno; apunah-avrittim: alla liberazione; jnana: con la conoscenza; nirdhuta: ripuliti; kalmasah: i dubbi.
"Quando l'uomo ripone l'intelligenza, la mente, il proprio rifugio e la fede nel Supremo, la conoscenza completa lo libera da tutti i dubbi; procede allora con passo sicuro sul sentiero della liberazione".
Se si può veramente progredire nella conoscenza spirituale della coscienza di Krishna, allora—grazie a questa intelligenza, tad-buddhayah, con la mente fissa in Krishna, tad-atmanah, avendo fede solo nel Supremo, tan-nisthah, e semplicemente essendo un'anima arresa a Dio, la Persona Suprema, tat-parayanah—allora il risultato sarà, gacchanty apunar-avrittim, che dopo aver lasciato il corpo non si tornerà più indietro. Punar-avritti significa che il ripetersi di nascite e morti è interrotto del tutto. Gacchanty apunar-avrittim. Gacchanti significa che si va nel luogo dal quale non si dovrà tornare. Apunar-avrittim jnana-nirdhuta-kalmasah. Come si fa a raggiungere tale posizione? Jnana-nirdhuta-kalmasah. Kalmasah significa "reazioni delle attività peccaminose". Questo è kalmasah. Quando le reazioni delle attività peccaminose sono state completamente lavate via, allora, grazie a questa conoscenza, all'avanzamento della conoscenza spirituale o coscienza di Krishna, si diventa idonei ad entrare nel regno di Dio dal quale non si dovrà tornare.
VERSO 18
vidya-vinaya-sampanne brahmane gavi hastini suni caiva sva-pake ca panditah sama-darsinah
vidya: di educazione; vinaya: e gentilezza; sampanne: pienamente dotato; brahmane: nel brahmana; gavi: nella mucca; hastini: nell'elefante; suni: nel cane; ca: e; eva: certamente; sva pake: nel mangiatore di cani (il fuori casta); ca: rispettivamente; panditah: coloro che sono saggi; sama-darsinah: che vedono con occhio uguale.
"L'umile saggio illuminato dalla vera conoscenza, vede con occhio equanime il brahmana nobile ed erudito, la mucca, l'elefante, il cane e il mangiatore di cani (l'intoccabile)."
Quando si è davvero progrediti nella conoscenza spirituale, ci si trova in una posizione trascendentale. In questa posizione uno è chiamato "pandita", un uomo veramente colto. Che significa? In che modo visualizza il mondo fenomenico? Il Signore dice, vidya-vinaya-sampanne brahmane gavi hastini: "Quando uno è nella posizione trascendentale, vede tutti, ogni essere vivente allo stesso modo". Com'è possibile? Bene, vidya-vinaya-sampanne brahmana, un brahmana colto, intelligente ed erudito, che è molto avanzato nella conoscenza accademica materiale; gavi, una mucca; hastini, un elefante; suni, un cane; e sva-pake, il mangiatore di cani—c'è una classe di uomini che mangia cani—e quindi, panditah sama-darsinah: Chi si trova nella posizione trascendentale non discrimina in tal modo, ma vede soltanto che sono esseri viventi diversi sotto abiti diversi. Egli vede, visualizza, l'essere spirituale che non ha nulla a che fare con le loro attività.
È nella posizione trascendentale, si preoccupa di agire in coscienza di Krishna e diventa indifferente alle attività di questo mondo. Proprio come nella Caitanya-caritamrita è spiegato che qui, nel mondo materiale illusorio, le distinzioni di "questo è bene, questo è male", sono solo speculazioni mentali. Allo stadio superiore si comprende che nella schiavitù materiale nessuno è nel bene—tutti sono in difficoltà. Nel calcolo materiale, secondo cui, "questo è bene, questo è male" oppure " questo è felice, questo è miserabile", nella posizione trascendentale sono considerati uguali. Pertanto, 'ihaiva tair jitah sargo yesam samye sthitam manah' (Bg 5.19): "Coloro che hanno la mente sempre equilibrata ed equanime hanno già vinto la nascita e la morte. Infallibili come il Brahman, sono già situati nel Brahman". Chi si trova in questa posizione trascendentale di pensiero allora, ihaiva tair jitah sargah, nel suo stesso corpo ha vinto la rinascita. L'intero contesto è che vogliamo fermare la rinascita in questo mondo materiale.
Nel Ramayana c'è la storia di un famoso saggio che si recò da Maharaja Dasaratha, il padre di Sri Rama, chiedendo l'aiuto di Ramacandra per uccidere un demone nella foresta. A quel tempo Sri Rama era solo un ragazzo. Poiché il saggio viveva nella foresta e quel demone creava molti disturbi, egli avvicinò il re, che è signore della città e della foresta, e supplicò: "Ti prego, manda tuo figlio ad aiutarci". Allora il re chiese al saggio, 'aihistham yat tam punar-janma-jayaya': "Tutto procede bene nel tuo tentativo di sconfiggere la ripetizione di nascita e morte?" Proprio come nei nostri affari mondani, per galateo, chiediamo, "Come sta? Come vanno le cose?", così il re chiese al saggio, aihistham yat tam punar-janma-jayaya: "Sei diventato un saggio mendicante solo per vincere la morte". Aihistham yat tam punar-janma-jayaya. Questa è la conoscenza più elevata: come vincere sulla morte.
Questo tipo di concetto... Di certo questa è una narrazione, ma vincere la morte era il problema principale, almeno ai tempi della civiltà vedica. Ognuno, qualsiasi persona di alto livello, o altamente situata nella conoscenza, si occupava principalmente di come sconfiggere la morte. Ma al momento presente, la domanda – di come sconfiggere la morte – è diventata marginale: "Che la morte ci sia. Finché la morte non arriva, lasciate che goda della gratificazione dei sensi". Questo è lo standard della civiltà del momento. Ma il vero problema è come sconfiggere la morte. Gli scienziati dicono: "Oh, la morte non può essere vinta, non pensiamoci, mettiamola da parte. Ora creiamo qualcosa, come la bomba atomica, in modo da accelerare la morte". Questo è il progresso scientifico. La morte c'è e il problema sussiste.
In passato pensavano a come vincere la morte, ma attualmente pensano ad accelerare la morte, e questo lo chiamano progresso della scienza. Accade ciò, e quindi, in pratica si tratta di ignoranza. La vera soluzione... Non hanno una vera soluzione; ma qualsiasi cosa stiano facendo, pensano di fare molti progressi. Tuttavia il Signore Sri Krishna dice: ihaiva tair jitah sargah. Sarga significa la 'ripetizione della nascita'. 'Iccha-dvesa-samutthena sarge yanti parantapa' (Bg 7.27): "O vincitore dei nemici, tutti gli esseri nascono nell'illusione, sopraffatti dalla dualità del desiderio e dell'avversione". Quindi 'sarga', la ripetizione della nascita, è dovuta al forte desiderio di godimento materiale. Finché non si abbandona il desiderio di godimento materiale, si deve rinascere ripetutamente, sia in forma umana, o in forma di essere celeste o di tigre, o in forma di cane o gatto. Ci sono tante forme, tutte diverse, nelle diverse categorie di gratificazione dei sensi.
Chi ha sviluppato la conoscenza trascendentale della coscienza di Krishna, sconfigge la morte anche in questa vita. 'Ihaiva tair jitah sargo yesam samye sthitam manah' (Bg 5.19): "Coloro che hanno la mente sempre equilibrata ed equanime hanno già vinto la nascita e la morte". Samye significa 'equilibrio'. Una persona in posizione trascendentale vede allo stesso modo l'uomo intelligente e il cane. L'uomo intelligente e il cane sono uguali. Un brahmana, un cane, una mucca, un elefante e un mangiatore di cani. Quindi tutte queste categorie... Ci sono diverse categorie di vita, ma chi è situato nella posizione trascendentale non vede alcuna differenza. Nel mondo materiale si usa dire: "Questa posizione è superiore e questa è inferiore"; ma sono soltanto speculazioni mentali. In realtà, a meno che uno non sia situato nella coscienza di Krishna, i suoi calcoli di "superiore e inferiore", sono considerati solo speculazioni. È tutto. Perciò, 'ihaiva tair jitah sargo yesam samye sthitam manah'.
Se qualcuno si rende conto che tutte queste attività materiali non hanno niente a che fare con lui, realizzerà che il suo unico dovere è quello di diventare cosciente di Krishna. E allora si può dire che egli ha vinto la morte anche in questa vita presente, ihaiva. 'Nirdosam hi samam brahma tasmad brahmani te sthitah'. Nirdosam, questo tipo di equilibrio, nello stadio trascendentale della coscienza di Krishna, è chiamato "vita senza difetti", nirdosam. Nirdosam hi samam brahma. E quando è senza difetti, o al di là dell'incantesimo della natura materiale, allora è lo stadio del Brahman. Aham brahmasmi. La letteratura vedica ci insegna che, "io sono Brahman, non sono materia". E questa è la posizione del Brahman, situati nella posizione trascendentale. Nirdosam hi samam brahma tasmad brahmani te sthitah. Chi si trova in questa condizione di vita, è già nella percezione del Brahman. Brahmani te sthitah.
na: mai; prahrisyet: gioisce; priyam: ciò che è piacevole; prapya: ottenendo; ca: anche; apriyam: ciò che è spiacevole; sthira-buddhih: la cui intelligenza è concentrata nel sé; asammudhah: mai confuso; brahma-vit: chi conosce perfettamente il Supremo; brahmani: nella Trascendenza; sthitah: situato.
"La persona che non si rallegra nell'ottenere ciò che è piacevole e non si lamenta nel subire ciò che è spiacevole, che ha l'intelligenza fissa sull'anima, che non conosce lo smarrimento e possiede la scienza di Dio, è già situata nella Trascendenza."
Quali sono i segni? Qui Krishna descrive i sintomi di questo stadio. Non si può pensare, in modo superficiale, di "essere già situati allo stadio del Brahman", no, ci devono essere dei sintomi. Così Krishna descrive i sintomi di una persona che ha realizzato il Brahman. Non posso semplicemente dire, "Ora ho cento milioni di dollari in banca"; ma dovrei avere un segnale, o avviso, che abbia effettivamente ottenuto tanto denaro. Allo stesso modo, solo pensando di essere situato nella trascendenza, brahmani sthiti, o "sono brahman", allora sto agendo in modo insensato—non è così. Ora Krishna descrive il sintomo di come si è situati nello stadio del Brahman: na prahrisyet priyam prapya. Se si è situati nella concezione di vita del Brahman, o in coscienza di Krishna, e se all'improvviso si riceve centinaia di milioni di dollari... In India, a Calcutta, c'è stato il caso di uno stalliere che insieme con il suo padrone acquistò un biglietto della lotteria; il padrone non ottenne nulla, ma lo stalliere ottenne all'incirca dieci lakh di rupie.
E quando riferì al padrone, "Oh, ho ricevuto tutto questo denaro", gli venne un mancamento e morì. Pensando a tanto denaro, ebbe un arresto cardiaco. È successo all'improvviso. Vedete? È stato uno shock. Come quando si subisce un terribile shock, allo stesso modo questo è uno shoc da piacere. Un uomo povero, un uomo comune, quando comprese, "Ora ho dieci milioni di dollari in banca", rimase scioccato e morì all'istante. La stessa cosa per chi è effettivamente in uno stadio di equilibrio—na prahrisyet priyam prapya [non si rallegra, né si lamenta]. Supponiamo che nel nostro attuale stadio di vita, sebbene si possa essere situati nella posizione trascendentale, tuttavia, finché c'è il corpo materiale, siamo materialmente connessi. In queste circostanze ci sono tante esigenze. Ma chi è effettivamente situato nella posizione trascendentale, allora è 'na prahrisyet priyam prapya'. Non si rallegra troppo per qualcosa che è favorevole, ma pensa: "Bene, per grazia di Krishna ho ottenuto questo. Ora lasciate che mi impegni nel servizio di Krishna". Tutto qui.
Poiché ha dedicato la sua vita a Krishna, non rivendica nulla. Tutto è proprietà di Krishna. Pertanto, se ottiene un risultato positivo, lo mette al servizio del Signore. Na prahrisyet priyam prapya. Questa è la sua felicità. Questa è la sua felicità. Proprio come un uomo di famiglia; qualsiasi cosa guadagni, se può spenderla per la famiglia, allora è felice, perché il suo affetto è per la famiglia. Allo stesso modo, un grande uomo, se può rendere un servizio alla gente del suo paese, si sente felice. Similmente, la persona che è in coscienza di Krishna, se ha qualche opportunità di servire di più o di accelerare il suo servizio al Signore, allora è felice; ma non materialmente. Perciò, na prahrisyet priyam prapya. Questa è la nostra malattia. Nella concezione materiale di vita non vogliamo ciò che è sfavorevole e desideriamo solo ciò che è favorevole. Ma le leggi della natura sono così crudeli che ci impongono cose sfavorevoli. Tuttavia, chi è spiritualmente realizzato non si cura di ciò che sfavorevole o favorevole.
Egli sa che, "Quando sarà il momento, verranno cose favorevoli o sfavorevoli nella legge di natura. Lasciate che m'impegni nella mia attività, la coscienza di Krishna". Sthira-buddhir asammudhah brahma-vid brahmani sthitah (Bg 5.20). Sthira-buddhih significa che è stabile. È fermo nella sua conclusione, non cambia. Asammudhah significa non è mai confuso; perché sa cos'è Brahman, brahma-vit; ed è situato nel Brahman, brahmani sthitah. Sthira-buddhir asammudhah brahma-vid brahmani sthitah: "La persona che ha l'intelligenza fissa sull'anima, che non conosce lo smarrimento e possiede la scienza di Dio, è già situata nella trascendenza".
bahya-sparsesu: nel piacere esterno dei sensi; asakta-atma: chi non è attaccato; vindati: gode; atmani: nel sé; yat: ciò che; sukham: felicità; sah: egli; brahma-yoga: concentrandosi nel Brahman; yukta-atma: in unione col sé; sukham: felicità; aksayam: illimitata; asnute: gode.
"Questa persona liberata non è attratta dal piacere materiale dei sensi o dagli oggetti esterni, ma è sempre in estasi perché gode del piacere interiore".
Chi è situato nella posizione trascendentale non è attaccato al piacere esterno dei sensi, bahya-sparsesu asaktatma; e chi è materialmente situato, trae piacere all'esterno a contatto con i sensi. E il più alto contatto sensoriale nel mondo materiale è quello sessuale. Chi è situato nel Brahman, quindi, non ha alcun legame con le cose esterne e non gode dell'attaccamento ai sensi, bahya-sparsa. Sparsa significa "contatto", e bahya significa "esterno". Perciò non è interessato a questo tipo di felicità. È distaccato, bahya-sparsa asaktatma. Atma significa mente, significa corpo e significa anima; quindi, in ogni caso—corpo, anima o mente—egli è distaccato da questi aspetti esterni. Non è attaccato a quella felicità esterna. Vindaty atmani yat sukham: "Egli gioisce dentro di sé". Questa è la vera felicità. Cantiamo Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Il termine 'rama' indica il piacere illimitato della vera felicità. Significa il Signore Rama, ma ha anche un significato grammaticale: 'rama' significa 'ramante'. E ramante significa 'trarre piacere'. C'è un verso nel Bhagavata, ... (Cc Madhya 9.29):
ramante: traggono piacere; yoginah: i trascendentalisti; anante: nell'illimitato; satya-anande: reale piacere; cit-atmani: nell'esistenza spirituale; iti: così; rama: Rama; padena: con la parola; asau: Egli; param: suprema; brahma: verità; abhidhiyate: è chiamata.
"La Suprema Verità Assoluta è chiamata Rama perchè i trascendentalisti traggono piacere dall'illimitato e reale piacere dell'esistenza spirituale."
Ramante yoginah. Yoginah significa che coloro che avanzano nella scienza spirituale e nella coscienza di Krishna sono chiamati yogi. Perciò, ramante yoginah. Coloro che sono yoginah provano piacere in satyanande, "la vera felicità". Poiché l'essere vivente è sac-cid-ananda-vigraha (Bs 5.1), la felicità è una sua prerogativa. Perché dovrebbe rimanere nella sofferenza? Non è questa la sua posizione. Si dovrebbe essere sempre felici, ma le persone non sanno qual è la loro felicità. Non la conoscono. Nella concezione materiale della vita non sappiamo cosa sia la felicità; ma chi è un yogi, chi è trascendentale, avanzato nella vita spirituale, sa cos'è la felicità. Perciò, ramante yoginah anante (Cc Madhya 9.29). 'Anante' è una felicità illimitata, che non ha fine. Questa è la vera felicità. Secondo la letteratura vedica, la felicità non ha fine, è illimitata. Qui nel mondo materiale, qualsiasi cosa si consideri felicità, è limitata e ha una fine. La felicità spirituale è calcolata dallo spirito. Lo spirito è illimitato e quindi anche la felicità spirituale è illimitata.
Perciò, ramante yoginah anante satyanande. Satyanande significa "vera felicità". Che cos'è? Cid-atmani—cit significa conoscenza. E atma, quando l'atma si sviluppa nella piena conoscenza della coscienza di Krishna, questo tipo di felicità è la vera felicità. Ora, bahya-sparsesu asakta, asaktatma vindaty atmani. Atmani significa la relazione tra l'anima e l'Anima Suprema. Questa è chiamata atma; questa è chiamata "danza rasa". Conoscete la danza rasa di Krishna. Questa è la felicità. Nell'ambito della sfera spirituale si realizza questa felicità. Così, sa brahma-yoga-yuktatma sukham aksayam asnute. Aksayam significa che non finisce, è stabile. Qui nel mondo materiale tutte le cosiddette felicità sono instabili, vanno e vengono. Perciò chi è situato nella trascendenza, non si preoccupa per la gioia o il dolore, perché sa che "sia la felicità sia la sofferenza sono apparse e se ne andranno, perché esserne disturbati?" Tale è la natura di questo mondo. Come la grande nevicata dell'anno scorso: è andata via e di nuovo tornerà. Tutte le cose di questo mondo vanno e vengono, non dobbiamo esserne disturbati. Allo stesso modo Il Signore Krishna consiglia Arjuna,
matra-sparsas tu kaunteya sitosna-sukha-duhkha-dah agamapayino 'nityas tams titiksasva bharata
"O figlio di Kunti, la comparsa non permanente della gioia e del dolore, e la loro scomparsa nel corso de tempo, sono simili all'alternarsi dell'inverno e dell'estate. Gioia e dolore sono dovuti alla percezione dei sensi, o discendente di Bharata, e si deve imparare a tollerarli senza esserne disturbati". (Bg 2.14) Anche se ci sono angosce in questo mondo materiale, dovremmo imparare a tollerarle, perché sono effimere. Non sono vere sofferenze... Dovremmo essere insensibili sia alla gioia sia al dolore. Chi ha raggiunto questo stadio, allora, sa brahma-yoga-yuktatma sukham aksayam (Bg 5.21): "È sempre in estasi perché gode del piacere interiore". Sukham aksayam significa "una felicità che non si deteriora". Questo è il tipo di felicità di cui egli gode.
VERSO 22
ye hi samsparsa-ja bhoga duhkha-yonaya eva te ady-antavantah kaunteya na tesu ramate budhah
ye: coloro; hi: certamente; samsparsa-jah: col contatto dei sensi materiali; bhogah: piaceri; duhkha: dolore; yonayah: fonte di; eva: certamente; te: sono; adi: all'inizio; anta: fine; vantah: soggetti a ; kaunteya: o figli di Kunti; na: mai; tesu: in quelli; ramate: prende piacere; budhah: l'intelligente.
"Chi è intelligente si tiene lontano dalle fonti della sofferenza, che sono dovute al contatto dei sensi con la materia. O figlio di Kunti, questi piaceri hanno un inizio e una fine e l'uomo saggio non trae gioia da essi." E chi cerca la pietra di paragone, intendo dire, chi è attaccato al piacere dei sensi deve sapere che sta invitando la sofferenza nella sua vita. Ye hi samsparsaja bhogah. Si deve sapere che qualsiasi piacere derivato dal contatto con i sensi è destinato a una vita miserabile. Ye hi samsparsaja bhoga duhkha-yonaya eva te ("La persona intelligente si tiene lontana dalle fonti della sofferenza, che sono dovute al contatto dei sensi con la materia"). Duhkha-yonayah, significa che in futuro dovra soffrire per questo. Il controllo dei sensi è quindi essenziale per il progresso spirituale della vita. Samsparsa-jah, la felicità materiale che deriva dal contatto con i sensi è qui chiaramente descritta come duhkha-yonayah, "la madre di tutte le miserie della vita". Ci sono tanti casi. Anche nel Bhagavata abbiamo un sloka, un verso molto bello, che è stato pronunciato da Prahlada Maharaja (SB 7.9.45),
yan maithunadi-grihamedhi-sukham hi tuccham kanduyanena karayor iva duhkha-duhkham
"La vita sessuale è paragonata al grattarsi di due mani che vogliono alleviare il prurito. I grihamedhi—i cosiddetti grihastha che non hanno vera conoscenza spirituale—pensano che tale prurito sia la più alta forma di felicità, sebbene non porti altro che sofferenza". Dice che "in questo mondo materiale le persone pensano di essere felici. Perché? Perché hanno la felicità sessuale". Yan maithunadi-grihamedhi-sukham hi tuccham. E cos'è la felicità sessuale? È kanduyanena karayor iva duhkha-duhkham. Supponiamo che tu abbia del prurito alla mano e quindi ti gratti intensamente, secondo la tua soddisfazione; ma poi l'effetto di un simile prurito è terribile. Allo stesso modo, si tratta di una sensazione di prurito. Quindi, kandutivan manasijam visaheta dhirah. Chi vuole curarsi dal prurito deve essere un po' tollerante e allora guarirà. Se il prurito cessa, automaticamente egli guarisce.
Similmente, come il Signore Sri Krishna dice, sparsaja sukham, la felicità che si prova al tatto, è duhkha-yonayah, genera solo sofferenza. Duhkha-yonaya eva te, ady-antavantah kaunteya na tesu ramate budhah (Bg 5.22): "Chi è intelligente si tiene lontano dalle fonti della sofferenza, che sono dovute al contatto dei sensi con la materia. Questi piaceri hanno un inizio e una fine e l'uomo saggio non trae gioia da essi". Qualcuno potrebbe dire, "Oh no, questa è un'ottima felicità". Ma Krishna dice: "O Kaunteya, è sofferenza all'inizio ed è sofferenza alla fine". Na tesu ramate budhah: "Perciò coloro che sono intelligenti si astengono da questa felicità". Adau antavantah. All'inizio, nella disposizione della vita sessuale ci sono molte sofferenze, e anche alla fine ci sono molte sofferenze; quindi la gratificazione dei sensi dovrebbe essere evitata. Finché siamo in questo mondo materiale, vi è una necessità, ma dovrebbe essere regolata. Non deve essere esagerata o senza restrizioni, allora invitiamo la sofferenza. Queste sono le istruzioni di Krishna. Grazie mille. Ci sono domande?
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.