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 IL FONDATORE - LIBRI E LEZIONI DI SRILA PRABHUPADA
 LEZIONI SULLA BHAGAVAD GITA (in Italiano)
 Bhagavad-gita cosi' com'e' Capitolo 5 Versi 3-7
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Sangita Dasi
Moderatore



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Inserito il - 10/11/2024 : 10:10:22  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
Tenuta a New York, il 26 Agosto 1966

DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E' CAPITOLO 5
(Karma-yoga — L’azione in coscienza di Krishna)

VERSO 3

jneyah sa nitya-sannyasi
yo na dvesti na kanksati
nirdvandvo hi maha-baho
sukham bandhat pramucyate

jneyah: dovrebbe essere risaputo; sah: egli; nitya: sempre; sannyasi: che rinuncia; yah: chi; na: né; kanksati: desidera; nirdvandvah: libero da ogni dualità; hi: certamente; maha-baho: (Arjuna) dalle braccia potenti; sukham: felicemente; bandhat: dalla prigionia; pramucyate: è completamente liberato.

"Colui che non disdegna né desidera i frutti delle sue attività è sempre situato nell'ordine di rinuncia. Tale persona, libera dalla dualità, scioglie facilmente il legame materiale ed è completamente liberata, o Arjuna dalle braccia potenti".

Jneyah, dovete solo capire; sah, significa colui che. Chi? Nitya-sannyasi: "Quella persona che è sempre situata nell'ordine di rinuncia, non per l'abito, ma per l'azione". Yo na dvesti na kanksati: "Quella persona che non disprezza, né desidera". Nitya-sannyasi. Ordine di rinuncia significa che "rinuncio alle mie propensioni materiali". Questa è la rinuncia. Un essere che vive ha le sue diverse propensioni e questa è la sua posizione naturale. Se dico che "Tu non desideri, io non desidero, non possiamo desiderare", no, non è possibile. Se sono senza desideri, allora sono morto. Cos'è la mia vita? È impossibile non desiderare. Così, senza desideri significa non avere desideri materiali. E il sannyasi è colui che ha rinunciato a tutto per il servizio del Signore. Sannyasi significa sat-nyasi: sat, il supremo eterno; nyasi, rinunciato. Perciò il sannyasi ha rinunciato a tutto per amore del Signore; non prova odio né avversione, perché nella sua visione tutto è destinato al servizio del Signore. Perciò non disprezza nulla. Questi è il sannyasi.

A volte viene pubblicizzato che "Il tale santo non tocca denaro; se gli viene offerto, la sua mano si ritrae". Ma la Bhagavad-gita non dice: "Se ti offrono denaro, distogli la tua mano". Poiché la vita di un devoto è dedicata al Supremo, egli pensa che "Anche questo denaro può essere utilizzato per il servizio del Signore". Proprio come ci sono molti casi in India. Nella nostra linea di successione disciplica, o acarya, c'era Rupa Gosvami, che era precedentemente ministro di una grande proprietà. Poi rinunciò a tutto e si unì a Sri Caitanya Mahaprabhu, diventando un mendicante. Ovviamente, oggi la gente non ama molto i mendicanti. Ma in passato, qualsiasi capofamiglia si recava da un saggio o una persona santa e offriva un servizio: "Signore, cosa posso fare per lei?" Questo era il sistema. Così, un grande mercante nella provincia di Sindhi, che ora è in Pakistan, si avvicinò a Rupa Gosvami e gli offrì il suo servizio: "Svamiji, per favore dimmi, come posso servirti?" Era un uomo molto importante, quindi Rupa Gosvami gli disse:

"Se hai denaro, allora impegnalo al servizio di Krishna secondo la tua posizione". E così costruì un bellissimo tempio. Se andate in India, questo è un tempio davvero notevole. Quindi il denaro non è sempre un male. Nulla di ciò è creato da Dio è male; se tuttavia è impiegato al servizio del Signore, altrimenti può essere dannoso. Pertanto, un sannyasi che ha dedicato la sua vita al servizio del Signore non disprezza nulla, conosce l'arte di impiegare qualsiasi cosa al Suo servizio. Perciò nulla disdegna, 'na dvesti na kansati'. 'Na kanksati' significa che non desidera denaro per il suo conto personale. Questo è il significato. Se offri milioni di dollari a un devoto che ha rinunciato alla sua vita per il servizio del Signore, lui può usarli. Conosce l'arte di come impegnare milioni di dollari al servizio del Signore, ma non un centesimo per il suo benessere personale. Perciò, 'na dvesti na kanksati'. Non odia il denaro perché sa che il denaro è una forza; con la quale si può sviluppare il servizio del Signore in molti modi. Così Rupa Gosvami ha scritto due bei versi per la nostra guida:

anasaktasya visayan
yatharham upayunjatah
nirbandhah krishna-sambandhe
yuktam vairagyam ucyate

"Quando non si è attaccati a nulla, ma allo stesso tempo si accetta ogni cosa in relazione a Krishna, siamo giustamente situati al di sopra della possessività. D'altra parte, chi rifiuta ogni cosa senza conoscere la sua relazione con Krishna non è altrettanto completo nella sua rinuncia". (Bhakti-rasamrita-sindhu 1.2.255)

Le cose devono essere accettate per il servizio del Signore e non per la propria gratificazione personale, il proprio confort. Se si accetta qualcosa senza attaccamento e perché è legata a Krishna, allora la propria rinuncia è definita yukta-vairagya [la rinuncia più elevata]. Poiché Krishna è la Verità assoluta, qualsiasi cosa sia accettata per il Suo servizio è anch'essa la Verità assoluta. Qui è detto 'visaya', che significa "cose piacevoli". Tutto ciò di cui vogliamo godere nel mondo materiale, è detto visaya. Perciò, anasaktasya visayan (quando non si è attaccati a nulla). Fino ad ora abbiamo ottenuto questo corpo, dobbiamo accettarlo non per la gratificazione dei sensi, ma per il mantenimento. E quindi, anasaktasya, senza attaccamento possiamo accettare le necessità delle nostre esigenze corporee, yatharham, per quanto possibile, per mantenere il corpo e l'anima uniti. In tal modo, se viviamo dedicando tutto al Signore Supremo (nirbandhah krishna-sambandhe), questo è il più alto standard di rinuncia (yukta-vairagya).

E d'altra parte spiega, 'phalgu-vairagyam kathyate' (Bhakti-rasamrita-sindhu 1.2.256). [Phalgu-vairagya è la rinuncia falsa o inferiore]. Il punto è che una persona che sta cercando di rinunciare a questo mondo senza sapere che tutto può essere impegnato nel servizio del Signore, la sua rinuncia non è di prima classe. Perché? Ora, cosa s'intende per rinuncia? Supponiamo che io sia nell'ordine di vita di rinuncia. A cosa ho rinunciato? Oh, tu hai dei vestiti; anch'io ho dei vestiti. Potrebbero essere meno costosi. Oppure, tu vivi in una stanza; anch'io vivo in una stanza. Allora qual è la differenza? La rinuncia fa la differenza. Supponiamo che un mendicante abbia rinunciato a tutto. In India vedete che indossano solo un perizoma e a volte persino nudi. Pertanto Rupa Gosvami dice che la scimmia è completamente nuda e mangia frutta. Markata-vairagya (Cc. Madhya 16.238): "Non dovete diventare un devoto da salotto e un falso rinunciato. Per il momento, godete del mondo materiale in modo adeguato e senza attaccamento".

Markata-vairagya—mendicare come la scimmia. Supponiamo che un saggio o una persona santa vada a vivere nella giungla. Anche la scimmia vive nella giungla, è rinunciata, non ha vestiti, è nuda e mangia solo frutta. Proprio come i saggi che vanno nella giungla e mangiano solo frutta. Così, semplicemente rinunciare e mangiare solo frutta non sono qualifiche. La vera qualifica è quanto si è impegnati nella coscienza di Krishna al servizio del Signore. Questa è la vera qualifica. Altrimenti se sono nella rinuncia, sono nudo, mangio solo frutta, vivo nella giungla e sono circondato da scimmie, oh, che tipo di rinuncia è questa? È chiamata la "rinuncia della scimmia". Perciò non vogliamo la rinuncia della scimmia, ma una vera rinuncia. Non usiamo nulla per il proprio benessere personale; tutto è per Krishna. Questa è la vera rinuncia, non un singolo centesimo per il mio confort personale, ma milioni di dollari per Krishna.

Bhoktaram yajna-tapasam sarva-loka-mahesvaram (Bg. 5.29) Egli è il beneficiario dei sacrifici, delle penitenze e le austerità. Il Signore è l'unico goditore. Perciò questa è la vera rinuncia. Per chiunque abbia rinunciato a tutto, ... il Signore Caitanya ha raccomandato la rinuncia delle gopi di Vrindavana come la rinuncia più elevata. Quando Krishna era presente, era così attraente. Perché? La qualifica di Dio è che Egli possiede tutta la bellezza. 'Aisvaryasya samagrasya viryasya yasasah sriyah' (Vishnu Purana 6.5.47). [Ricchezza, forza, fama, bellezza, conoscenza e rinuncia: queste sono le sei opulenze della Suprema Personalità di Dio]. Sriyah significa bellezza. Quando aveva sedici anni, nel villaggio aveva molti amici e fidanzate della Sua stessa età. Ma in India le ragazze si sposano prima; anche a quei tempi si sposavano all'età di dodici o tredici anni. Tuttavia Krishna aveva solo sedici anni, quindi... Ma Lui suonava il flauto e quel suono era così bello che persino di notte, quando Egli suonava, tutte le ragazze lasciavano il marito, il padre, la madre e ogni altra cosa e andavano subito da Krishna. Così questo è un esempio di come non si preoccupassero di niente se non per Krishna.

Ovviamente, questa non era un'associazione materiale. Ciò può essere compreso quando si è un po' avanzati nella scienza della coscienza di Krishna; l'amore tra le gopi e Krishna non è una cosa ordinaria. Ad ogni modo, a loro non importava nient'altro. Quindi questa è la rinuncia. Il padre, o il marito, o il fratello, chiede, "Dove stai andando?", ma loro non ascoltano, odono solo il flauto di Krishna. Quindi Sri Caitanya raccomandò, 'ramya kacid upasana vraja-vadhu-varga-virya-kalpita' (Caitanya-manjusa, di Visvanatha Cakravarti): "La forma di adorazione per il Signore è quella che è stata eseguita dalle gopi di Vrindavana". Non esiste un adorazione più elevata. Non erano molto istruite, erano normali ragazze di villaggio. Non erano vedantiste o filosofe, ma avevano l'estasi illimitata e l'amore per Krishna. Questo è richiesto; si chiama sannyasa. Per ventiquattro ore dovremmo pensare a come far progredire il principio della coscienza di Krishna. Questa è la rinuncia di prima classe, come coinvolgere le persone che soffrono. Sri Caitanya è adorato da Rupa Gosvami con il seguente verso,

namo maha-vadanyaya krishna-prema-pradaya te
krishnaya krishna-caitanya-namne gaura-tvise namah

"Offro il mio rispettoso omaggio al Signore Supremo, Sri Krishna Caitanya, che ha assunto il colore dorato di Srimati Radharani ed è il più munifico tra tutti gli avatara, perfino di Krishna Stesso. Egli elargisce liberamente a tutti ciò che nessun altro aveva mai elargito—il puro amore per Krishna". (Cc. Madhya 19.53)

Egli disse, "O Sri Caitanya, Tu sei la persona più munifica perché distribuisci a tutti krishna-prema, l'amore per Krishna, e ciò significa che Tu sei Krishna Stesso". Perché, quando Krishna apparve ed enunciò la Bhagavad-gita, dicendo, sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja, "Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me, Io ti proteggerò", aham tvam sarva-papebhyo moksayisyami, "Ti libererò da tutte le reazioni del peccato, non temere", alcuni fraintesero. Anche il Dott. Radhakrishnan ha scritto che "Non si riferisce a Krishna". Vedete? Persino i grandi studiosi sbagliano. Ma Krishna chiaramente dice, 'sarva-dharman parityajya mam ekam' (Bg. 18.66). Krishna dice: "Abbandonati a Me". E lo studioso dice: "Oh, questa resa non è per Krishna". Pertanto l'abbandono a Krishna e la coscienza di Krishna è il più alto stadio di perfezione nella vita, il più alto stadio perfezione ... E chi l'ha assaporato, non può pensare a nient'altro.

'Nirdvandvo hi maha- baho sukham bandhat pramucyate' (Bg 5.3): colui che ha raggiunto tale coscienza, la coscienza di Krishna, diventa 'nirdvandva'. Nirdvandva significa che non ha dualità perché vede ogni cosa in relazione a Krishna. In realtà, tutto è la manifestazione dell'energia di Krishna. Pertanto, al più alto stadio della coscienza di Krishna, la persona vede tutto in relazione a Krishna. Nirdvandvo hi maha-baho sukham bandhat pramucyate. E se siamo abbastanza fortunati da arrivare a quel livello della coscienza di Krishna, molto facilmente saremo liberati dal groviglio della vita materiale. Si deve solo sviluppare quel livello di estasi e amore per Krishna. Questo è tutto.

VERSO 4

sankhya-yogau prithag balah
pravadanti na panditah
ekam apy asthitah samyag
ubhayor vindate phalam

"Soltanto l'ignorante sosterrà che il servizio devozionale [karma-yoga] è differente dallo studio analitico del mondo materiale [sankhya]. I veri eruditi affermano che seguendo con serietà una di queste vie si ottiene il medesimo risultato".

Quindi la domanda di Arjuna è: "A volte mi coinvolgi nel karma-yoga e a volte nel sannyasa, quindi qual è la cosa reale che vuoi che io faccia?" Allora, qui Krishna risponde, 'sankhya-yogau prithag balah pravadanti na panditah'. Sankhya-yoga. Forse alcuni o la maggior parte di voi sanno cos'è il sankhya-yoga, la metafisica di Kapila. Sankhya-yoga significa studio analitico di questi elementi materiali. Ora, a che serve lo studio analitico del mondo materiale? Semplicemente comprendere che questo mondo materiale funziona in ventiquattro elementi. Undici elementi—i cinque sensi per l'azione, i cinque sensi per acquisire conoscenza, e la coscienza. I panca-maha-bhuta—i cinque elementi materiali di terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Gli elementi sottili: manah, buddhih, ahankara: mente, intelligenza e falso ego. I cinque oggetti dei sensi: rupa, forma; rasa, gusto; gandha, odore; sabda, suono. Poiché abbiamo l'orecchio, c'è bisogno di suoni per ascoltare. Il sankhya-yoga quindi ha analizzato l'intero mondo materiale in ventiquattro elementi. Questo è il sankhya-yoga.

Supponiamo ora di studiare analiticamente questi ventiquattro elementi. E qual è lo scopo di questo studio analitico del mondo materiale? Perché bisogna scoprire qual è il principio fondamentale che agisce dietro i ventiquattro elementi. Qual è il principio? Ora, ci sono i sensi, gli elementi materiali, terra, acqua, fuoco e tutte queste cose. Ma sono sufficienti da soli? No, non lo sono. A meno che l'anima spirituale non sia presente, tutti questi elementi sono giacenti. Come ad esempio questa terra d'America: era una vasta distesa di terra giacente; vi sono ancora molte terre inutilizzate. E quando gli europei sono arrivati, le hanno gradualmente sviluppate. Perciò i soli elementi materiali non hanno alcun valore a meno che non ci sia un tocco spirituale. Lo studio analitico del mondo materiale dunque non è sufficiente, bisogna scoprire il potere spirituale che c'è dietro. Così il sannyasa significa, in generale, coloro che hanno preso l'ordine di rinuncia, che sono alla ricerca della Verità Suprema e che studiano analiticamente il mondo materiale. Questo è il sankhya-yoga.

Sankhya significa "studio analitico" e yoga significa "connessione diretta con il Signore". Proprio come nell'oscurità: nel buio non puoi vedere nulla. Supponiamo che la tua stanza sia chiusa e buia, non si vede niente; ma quando vieni alla luce del sole, allora puoi vedere te stesso e ogni cosa molto bene. Così, la parola yoga significa venire in contatto diretto con la luce assoluta o la Verità Assoluta. Questa è la definizione di yoga. Pertanto lo studio analitico di questo mondo materiale non è sufficiente, questa conoscenza non ha valore, a meno che non si entri in contatto diretto con la Suprema Verità Assoluta. Volendo, si può studiare qualsiasi cosa, come un qualsiasi filo di paglia per strada. Si può fare uno studio molto analitico della paglia, ma questo tipo di conoscenza non ha alcun valore se non si arriva al punto della propria esistenza spirituale. Perciò Krishna spiega che il sankhya-yoga, lo studio analitico del mondo materiale, significa che si deve scoprire l'esistenza spirituale—che si può avere quando si arriva direttamente alla vita spirituale. Il processo diretto quindi è la coscienza di Krishna. E Krishna è proprio come il sole,

krishna—surya-sama; maya haya andhakara
yahan krishna tahan nahi mayara adhikara

"Krishna è paragonato alla luce del sole, e m#257;y#257; è paragonata all'oscurità. Ovunque ci sia la luce del sole, non può esserci oscurità. Non appena si adotta la coscienza di Krishna, l'oscurità dell'illusione [l'influenza dell'energia esterna] svanirà immediatamente". (Cc. Madhya 22.31)

Questo è il principio del sole: Nel sole non c'è oscurità, non si può concepire alcuna oscurità nel sole. Allo stesso modo, Krishna è come il sole. Se diventi cosciente di Krishna, se entri in contatto con Krishna, allora non vi è possibilità di ignoranza. Conosceremo tutto. Come abbiamo ripetutamente affermato, Krishna dice,

tesam evanukampartham
aham ajnana-jam tamah
nasayamy atma-bhava-stho
jnana-dipena bhasvata

"Per mostrare loro una misericordia speciale, Io, che dimoro nei loro cuori, dissipo l'oscurità nata dall'ignoranza con la torcia luminosa della conoscenza". (Bg. 10.11)


Quindi Krishna parla, Egli è dentro di noi. È fuori e dentro. All'esterno non possiamo vedere, ma all'interno possiamo, se si è un po' avanzati nella comprensione dell'Anima Suprema, la manifestazione di Krishna. Così Krishna dice 'tesam eva anukampartham'. Egli mostra un favore speciale a chi realmente cerca di diventare cosciente di Krishna. Lui vede dentro di noi: "Oh, ecco una persona che è ansiosa di conoscerMi", e quindi dà l'intelligenza. Buddhi-yogam dadami tam: "Gli dò l'intelligenza necessaria per avvicinarsi a Me e superare se stesso con la coscienza di Krishna". L'aiuto verrà dall'interno. E in quanto all'ignoranza, molto presto sarà sconfitta, tesam eva aham anukampartham, per una misericordia speciale. Krishna ha uno favore speciale per coloro che cercano di essere coscienti di Krishna. Egli è Dio, è uguale con tutti. Samo 'ham sarva-bhutesu na me dvesyo 'sti na priyah (Bg. 9.29): "Non invidio e non favorisco nessuno. Sono imparziale verso tutti. Ma chiunque Mi serva con devozione vive in Me; è un amico per Me, come Io sono un amico per lui".

Proprio come un uomo ricco che ha numerose persone da mantenere; ha un industria con molte migliaia di lavoratori e si prende cura dell'interesse di tutti, molto bene, ma per i suoi figli e dipendenti personali, per loro ha un favore speciale. Allo stesso modo Krishna, sebbene sia uguale con tutti, tuttavia mostra un particolare favore a coloro che cercano di connettersi con Lui. Perché l'intera manifestazione materiale è destinata ad offrirci la possibilità di diventare coscienti di Krishna, quindi, chi cerca di essere cosciente di Krishna ottiene un favore speciale. Perciò, 'sankhya-yogau prithag balah pravadanti na panditah' (Bg.5.4): "Solo l'ignorante sosterrà che il servizio devozionale (karma-yoga) è differente dallo studio analitico del mondo materiale (sankhya)". Così ogni tipo di realizzazione spirituale è una forma diversa. "Tu sei indù? Oh, io sono cristiano". "Oh, sei cristiano? Io sono musulmano".

Perciò simili concezioni, "Io sono diverso da te", non sono per l'erudito che brama la Verità Suprema; non importa se legge la Bibbia, la Bhagavad-gita o il Corano. Qual è lo scopo della vita? Se il tuo scopo di vita è comprendere la Verità Assoluta, allora non vi è differenza; ma se lo scopo è qualcos'altro, allora troverai differenza tra la Bhagavad-gita e la Bibbia, la Bibbia e il Corano, il Corano e altro. Perciò Krishna dice: sia che tu segua il sankhya-yoga o il karma-yoga, o qualsiasi altra cosa, non c'è differenza. Perché ogni cosa tende a darti la Verità Assoluta ultima. E se raggiungi la Verità Assoluta, allora non troverai alcuna differenza. Panditah significa erudito—ma chi non è colto, vede la differenza. 'Ekam apy asthitah samyag ubhayor vindate phalam' (Bg.5.4): "I veri eruditi affermano che seguendo con serietà una di queste vie si ottiene il medesimo risultato". La persona erudita, in qualsiasi forma di realizzazione possa essere situata, è in grado di realizzare l'anima...

Un uomo dotto non dirà mai che "in questo processo non c'è realizzazione spirituale". No, la realizzazione c'è in ogni processo, che sia in uno standard più elevato o in uno standard inferiore. Molte volte ho ripetuto che "due più due fa quattro"; questo è un dato di fatto, è una verità matematica. Ora, il due più due fa quattro è lo stesso sia nella classe infantile sia nella classe di matematica superiore, o di laurea magistrale, dove lo studente studia astronomia e astrologia; anche lì, il "due più due fa quattro" è la verità. Eppure, lo studio della matematica nella scuola per bambini e lo studio della matematica nella scuola superiore è diverso, c'è differenza. C'è la storia di uno studente che studiava trigonometria. Dopo aver superato l'esame di maturità al liceo, stava leggendo un'equazione come "A e B in una linea retta e C in un'altra linea retta". E mentre leggeva, sua madre pensava: "Mio figlio ha superato l'esame di maturità e ha ricominciato con ABC? Che significa?" Significa che lei non è così intelligente; ha pensato che il figlio avesse ricominciato l'ABC dalla classe dell'infanzia. No. È matematica superiore. C'è lo stesso ABC, ma è matematica superiore.

Similmente la Verità Assoluta è sempre la stessa, ma è espressa in base alle diverse situazioni. La posizione di una certa scrittura in un certo paese in determinate circostanze può essere descritta in un certo modo particolare, ma l'obiettivo è lo stesso. Così, per coloro che si dedicano alla matematica superiore o per coloro che stanno progredendo nella classe infantile, la verità che "due più due fa quattro" non diventa mai falsa in nessuna circostanza. Questa è la verità. Pertanto, 'ekam apy asthitah samyag' (Bg.5.4), se uno è abbastanza intelligente, se è veramente istruito, allora può essere situato in qualsiasi posizione e, se segue ... Proprio stavamo leggendo, 'yah sastra-vidhim utsrijya' (Bg.16.23): "Colui che rifiuta i precetti delle Scritture per agire secondo il proprio capriccio, non raggiunge né la perfezione, né la felicità, né la destinazione suprema". Se segue le regole e i regolamenti, allora è certo che verrà a quel punto. Ma non si dovrebbe essere rigidi. Supponiamo che io sia arrivato a un certo stadio: "Oh, questo è lo stadio finale". Ma non ci sono miglioramenti, quindi bisogna ricercare più conoscenza oltre questo stadio; proprio come la matematica nella scuola superiore e nella scuola infantile. 'Yat sankhyaih prapyate sthanam tad yogair...

VERSO 5

yat sankhyaih prapyate sthanam
tad yogair api gayate
ekam sankhyam ca yogam ca
yah pasyati sa pasyati

"Colui che sa che il fine ottenuto con la ricerca filosofica è raggiungibile anche col servizio devozionale, e vede quindi che la via della ricerca filosofica e la via del servizio devozionale sono sullo stesso piano, vede le cose così come sono."

Così, Krishna sottolinea che il fine ultimo della vita, che si può ottenere con lo studio analitico, la metafisica e la filosofia, è lo stesso che si può raggiungere anche con il metodo diretto della coscienza di Krishna. Non c'è bisogno aspettare—questo è il mezzo diretto particolarmente adatto a quest'era. Quante persone sono in grado di studiare filosofia? Pochissime. Richiede una conoscenza sufficientemente colta per comprendere la verità filosofica. Perciò Sri Caitanya ha detto, 'kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha' (Cc Adi 17.21): "In quest'era di Kali, non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo se non cantare il santo nome, Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare". "Non c'è altro modo" significa che, secondo il sistema vedico, ci sono diversi tipi di realizzazione spirituale in ere diverse. Nel Satya-yuga le persone vivevano per milioni di anni e per quell'era si raccomandava di dedicarsi alla meditazione per la realizzazione spirituale. 'Krite yad dhyayato vishnum tretayam yajato makhaih...' (SB 12.3.52):

"Qualsiasi risultato si poteva ottenere nel Satya-yuga con la meditazione su Vishnu, nel Treta-yuga col compimento di sacrifici e nel Dvapara yuga col servizio ai piedi di loto del Signore, può essere ottenuto nel Kali yuga col semplice canto del maha-mantra Hare Krishna". 'Dvapare paricaryayam', nel Dvapara-yuga fu introdotta l'adorazione nel tempio. E 'kalau tad dhari-kirtanat', in quest'era, Kali-yuga, l'era dei litigi e la discordia, l'unico mezzo è hari-kirtana. Se si canta Hare Krishna, allora tutti i nemici e gli amici, eruditi e incolti, ricchi e poveri, uomo, donna, nero, bianco, giallo, tutti possono prendervi parte. Non c'è alcuna distinzione e si ottiene lo stesso profitto, perciò questo è raccomandato. Così Krishna dice, 'ekam sankhyam ca yogam ca yah pasyati sa pasyati' (Bg.5.5). Bisogna perciò accettare le circostanze favorevoli. In questa difficile era, se otteniamo lo stesso risultato essendo coscienti di Krishna e cantando il maha-mantra Hare Krishna, allora dovremmo trarne vantaggio. Perché attenerci ad altri principi? Anche questo è positivo, va bene. Ma il punto è che si deve accettare ciò che è favorevole nelle circostanze attuali. Questo è il punto.

VERSO 6
sannyasas tu maha-baho
duhkham aptum ayogatah
yoga-yukto munir brahma
na cirenadhigacchati

"Chi rinuncia all'attività, ma non s'impegna nel servizio devozionale al Signore non può essere felice. Il saggio, invece, impegnato nel servizio di devozione al Signore raggiunge subito il Supremo."

Supponiamo che si rinunci al mondo per qualche difficoltà: "La vita mondana, la vita di famiglia, è molto difficile da mantenere perciò diventerò sannyasi, andrò di porta in porta a mendicare..." Sannyasa, semplicemente rinunciando a questo mondo, se non si scopre la Verità Assoluta, allora si deve accettare la tribolazione volontariamente. Perché supponiamo che io rinunci alla mia vita familiare. Chiunque si sente a proprio agio nella vita familiare; ma supponiamo che lasci tale vita familiare e intraprenda questa vita da mendicante: non è molto comoda. Ma perché dovrei accettare questa posizione se non ho idea della Verità Assoluta? Perciò, 'sannyasas tu maha-baho duhkham aptum', se non si trova la Verità Assoluta, allora rinunciare equivale ad accettare le miserie di questo mondo.

Le miserie. Quindi, 'yoga-yukto munir brahma na cirenadhigacchati', ma chi è in sintonia con la coscienza di Krishna, anche lui è a proprio agio... Fu detto in particolare ad Arjuna che: "Se stai pensando di non combattere, meglio pensare che dovrai elemosinare invece di uccidere i tuoi parenti. Non vuoi il regno, ma questa non è una proposta pratica. Cerchi solo di capire perché devi combattere, qual è la causa". Ciò significa che stava dando un suggerimento: "Dovrai combattere per la coscienza di Krishna, allora otterrai la felicità. Ma semplicemente lasciando la lotta e diventando mendicante, non ti aiuterà".

VERSO 7

yoga-yukto visuddhatma
vijitatma jitendriyah
sarva-bhutatma-bhutatma
kurvann api na lipyate

"L'uomo che agisce nella devozione, l'anima pura, maestro dei sensi e della mente, è caro a tutti e tutti sono cari a lui. Sebbene sia sempre attivo, non è mai condizionato".

Bene, ci fermiamo qui. Questo signore è impaziente. Qual è la sua domanda? (fine)






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