Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su
La Bhagavad-gita cosi' com'e'
LEZIONE* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada Tenuta a New York (Stati Uniti), il 18 Luglio 1966
DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E' CAPITOLO 4
VERSO 3
sa evayam maya te 'dya yogah proktah puratanah bhakto 'si me sakha ceti rahasyam hy etad uttamam
"Oggi, t'insegno questa antichissima scienza della relazione col Supremo perché tu sei Mio devoto e Mio amico e puoi dunque capire il mistero trascendentale di questa scienza".
Abbiamo parlato del metodo per comprendere la Bhagavad-gita. Si tratta di ricevere la conoscenza da una successione disciplica autentica. Qualsiasi conoscenza, anche materiale, se non è ricevuta in una successione autentica, non è perfetta. Se volete diventare un avvocato, un ingegnere o un medico, dovete ricevere la conoscenza da un avvocato, ingegnere o medico autorevoli. Naturalmente, non so quale sia l'usanza qui. In India è consuetudine che un nuovo avvocato debba diventare apprendista di un avvocato esperto prima di ottenere la licenza per esercitare. Questo è il sistema. Qualsiasi conoscenza, a meno che non la riceviamo da fonti autorevoli, non è perfetta. Ad esempio, il signor Johnson è un uomo, quindi è mortale—questa è la conclusione deduttiva. Poiché l'uomo è mortale e poiché Johnson è un uomo, di conseguenza è mortale. Questo è il processo della conoscenza deduttiva. E come è stata stabilita la verità che l'uomo è mortale?
Gli opponenti, coloro che sono "induttivi" (i seguaci del processo "induttivo") vogliono vedere direttamente, sperimentare e osservare in che modo l'uomo sia mortale. Osservando che, "Quest'uomo muore, quell'uomo muore e così via", giungono alla conclusione generale che "Tutti gli uomini sono mortali". Ora, nel processo induttivo ci sono alcuni difetti. Quali sono? Che la vostra esperienza è limitata.
Supponiamo che non abbiate mai visto un uomo che non sia mortale—potrebbe essere; ma perché continuare ad osservare con la vostra esperienza personale che è comunque sempre imperfetta? Ne ho già parlato—i nostri sensi hanno un potere limitato. E nel nostro stadio condizionato abbiamo molti difetti. Perciò il processo induttivo non è sempre perfetto. Mentre il processo deduttivo, che viene dall'autorità, dalla conoscenza ricevuta, è sempre perfetto. Pertanto il processo vedico è un processo deduttivo.
Nella Bhagavad-gita si trovano molti versi che possono sembrare dogmatici. Il Signore dice 'mattah parataram nanyat kincid asti dhananjaya' (Bg. 7.7): "O Arjuna, nessun altro è più grande di Me. Non c'è autorità superiore a Me". Krishna dice questo, e apparentemente sembra molto dogmatico. Ad esempio, se vi dico che "non c'è nessuno più grande di me", penserete che io sia molto orgoglioso. Sì. Se un uomo come me, condizionato da molte limitazioni, dichiara che è il più grande di tutti, è un blasfemo. Lui non può dirlo, ma Krishna può. La storia della vita di Krishna ci permette di capire che in realtà Egli era la personalità più grande. Durante il Suo tempo, a dir poco, era la personalità più grande in ogni campo di attività. Ora, la conoscenza ricevuta dalla più grande personalità, la più grande autorità, è accettata come perfetta secondo il sistema vedico. Secondo il sistema vedico, si accettano tre tipi di prove per stabilire la verità: pratyaksa, anumana, aitihya.
Anche nella logica sono accettati questi tre tipi di prove. Così chiediamo, "Cos'è quello?"—percezione diretta. Potete quindi vedere che io sono seduto qui. Questa è la conoscenza diretta, pratyaksa. Poi, anumana. Anumana significa, ad esempio, che ci sono dei bambini che giocano e noi sentiamo i loro suoni; quindi ipotizziamo che ci siano dei bambini. Non li vediamo, ma ipotizziamo, pensiamo, immaginiamo che ci siano dei bambini che stanno giocando. Questo è detto anumana. Pratyaksa, anumana e aitihya, o sabda-pramana. Sabda-pramana significa accettare la verità dalla più alta autorità. È detto sabda-pramana. Così, "L'uomo è mortale". Chi ha avuto questa esperienza? Per tradizione, sappiamo che l'uomo è mortale e lo accettiamo. E se qualcuno dice: "Chi ha scoperto per primo questa verità? È difficile dirlo; ma ci sono tanti esempi. Pertanto, di questi tre tipi di verità, si dice che aitihya, la conoscenza ricevuta dall'autorità, è la più perfetta.
Non intendo dire l'immaginazione o l'ipotesi, né la percezione diretta. La percezione diretta è sempre imperfetta, soprattutto allo stadio condizionato della vita—con i nostri occhi vediamo il sole proprio come un disco, non più del piatto in cui si mangia. Ma dall'autorità, aitihya, capiamo che il sole è milioni di volte più grande di questa terra. Chi dei due ha ragione? Se la vostra percezione diretta vede il sole come un disco, è corretto? O accettate il suggerimento da un'autorità per dire che il sole è tanto più grande della terra? Quale delle due accetterete? Ma non riuscirete a dimostrare quanto il sole sia grande. Non potete saperlo. Dovete accettare l'autorità di uno scienziato, un astronomo, che il sole è tanto grande. Perciò, il sapere ricevuto dall'autorità ci ha abituati ad accettare questo tipo di conoscenza in ogni campo delle nostre attività. Ora, di cosa trattano i giornali? Oh, dal giornale capite che "In Cina fatti del genere sono accaduti e in India certi fatti hanno avuto luogo".
Oppure dal messaggio radio capite che, "Sono successe queste e queste cose", ma non potete sperimentare direttamente se siano effettivamente accadute. Accettate l'autorità del giornale e credete a questi fatti, che vanno ben oltre la portata della vostra percezione diretta. Analogamente, vi sono molti casi. Bisogna credere all'autorità per acquisire conoscenza. E più l'autorità è perfetta, più la conoscenza è perfetta. Tuttavia, non è possibile ricevere la percezione diretta di tutte le cose. C'è un ottimo esempio. Se qualcuno vuole sapere, "Chi è mio padre?" Come può saperlo? Non vi è possibilità di percezione diretta per conoscere il padre. Non è possibile. E chi è l'autorità? L'autorità è la madre. Quando la madre dice: "Caro figlio, ecco tuo padre", dobbiamo accettarlo. E se non credete, allora non avrete altra fonte di conoscenza su chi sia vostro padre. Non c'è alternativa, a parte l'autorità di vostra madre.
Poiché era vostro padre prima della vostra nascita, come potete avere la percezione diretta? Non è possibile. Ci sono così tante cose che la percezione diretta non può conoscere. Pertanto, nel processo vedico di conoscenza, l'autorità è stata accettata come la fonte perfetta di conoscenza. Ecco Krishna, la massima autorità. 'Mattah parataram nanyat kincid asti dhananjaya' (Bg. 7.7). Il Signore dice: "Non c'è altra personalità superiore a me". Ed è stato accettato dai grandi studiosi. Altrimenti, perché il dottor Radhakrishnan si prenderebbe tanto disturbo per commentare o leggere la Bhagavad-gita? E perché ci sono tanti studiosi stranieri anche in America, Inghilterra, Francia e Giappone? Perché è un'autorità; quindi dobbiamo accettare. Se non accettiamo Krishna come l'autorità suprema e non accettiamo le Sue parole così come sono, allora non possiamo trarne alcun beneficio. Non è dogmatico; è un dato di fatto. Se studiate attentamente ciò che Krishna dice, scoprirete che è giusto.
Se lo accettiamo così com'è, come Krishna dice, in realtà ne trarremo beneficio. E i grandi studiosi in India come Ramanujacarya, Sankaracarya, Madhvacarya hanno accettato Krishna come autorità suprema. Persino Sankaracarya, che ha un'opinione diversa di Dio... Perché come vaisnava noi accettiamo la Divinità personale, ma ci sono altri filosofi che non accettano la caratteristica personale della Suprema Verità Assoluta. Sankaracarya era il capo di questa scuola impersonale. Tuttavia, nel suo commento alla Bhagavad-gita ha ammesso che , 'sa krisnah svayam bhagavan': "Krishna è il Signore Supremo, è il Signore Supremo". Quindi Krishna è il Signore Supremo ed è accettato. Ora, Sri Krishna dice: "Questa scienza della Bhagavad-gita fu per la prima volta pronunciata da Me al dio del sole, perciò, qualsiasi cosa ti sto dicendo, o Arjuna, non è niente di nuovo". Qualunque sapere vedico tu conosca, non è una scoperta della conoscenza.
No. Tutto è antico, è conoscenza rivelata. E continua ad esserlo; così come la storia si ripete. Proprio come questa è la stagione estiva, non è qualcosa di nuovo, a suo tempo arriva, già lo sapete. È arrivata l'anno scorso ed è arrivata ora. Si può anche predire che nel mese di dicembre arriverà la stagione invernale. Non è una predizione. La storia va avanti così, in circolo. Tutto ruota, la storia si ripete. Quindi la conoscenza, qualsiasi conoscenza ci sia, non è una nuova. È antica. Perciò Krishna dice, 'sa eva ayam te, te adya yogah proktah puratanah'. Puratanah significa molto antico. "Così ti insegno questo sistema di yoga, la coscienza di Krishna". Il sistema yoga della Bhagavad-gita è la coscienza di Krishna, è lo yoga per essere sempre in coscienza di Krishna. Perciò, 'sa evayam': "Ti parlo di nuovo della più antica conoscenza, la più antica scienza del bhagavad-yoga, la Bhagavad-gita. Non ti sto rivelando qualcosa di nuovo".
Ora, si può capire che la Bhagavad-gita fu pronunciata per la prima volta al dio del sole, quindi abbiamo calcolato che si arriva a circa quaranta milioni di anni, prima che fosse pronunciata ad Arjuna. Bisogna crederci—quaranta milioni di anni prima. E non sappiamo quanti milioni di anni prima di questo, sia stata ripetuta. Perché la storia si ripete; e non la conosciamo. Il nostro patrimonio di conoscenze è molto scarso. Non possiamo presentare la storia di questo mondo attuale per più di tremila anni. Ma nelle scritture vediche troviamo la storia di milioni e milioni di anni fa. Questa è la superiorità della letteratura vedica. Quindi, il fatto che non possiamo trovare ai giorni nostri più di tremila anni di storia cronologica, non significa che prima non ci sia stata storia o eventi storici. No, non dovremmo concludere in questo modo.
Perciò Krishna dice, 'sa evayam maya te dya' (Bg. 4.3): "Quello che oggi ti rivelo, non è nuovo. È stato pronunciato molto, molto tempo prima. È il più antico sistema di yoga". Bhakto 'si. "E perché te ne sto parlando?" Questo è il punto da considerare—bhakto 'si. Lo yoga della Bhagavad-gita deve essere compreso da una persona che è un bhakta, un devoto di Krishna. Nessun altro può capire. 'Bhakto 'si me sakha ceti rahasyam' ["Perché tu sei Mio devoto e puoi capire il mistero trascendentale di questa scienza"]. Perché è un mistero, il mistero della coscienza di Krishna, che è impossibile da adottare per una persona che non è un devoto di Krishna. Questa è la qualifica. Capire e diventare cosciente di Krishna è un lavoro piuttosto difficile; perché, se non si è un devoto di Krishna, vi sono grandi difficoltà.
La parola stessa, 'bhakto si', suggerisce che la qualifica di una persona è quella di essere un devoto di Krishna per poter capire la Bhagavad-gita. Ora, chiunque potrebbe dire: "Krishna è una personalità storica del Mahabharata. Com'è possibile che abbia parlato al dio del sole quaranta milioni di anni prima? È qualcosa di prodigioso. Come possiamo crederci?" Supponiamo che io dica di aver tenuto un discorso sul pianeta sole quaranta milioni di anni fa. Voi riderete: "Oh, Swamiji sta dicendo assurdità, quaranta milioni di anni fa ha pronunciato la Bhagavad-gita sul pianeta sole". Ma questo non è il caso di Krishna, perché Lui è la Suprema Personalità di Dio. Se sono io a dirlo, potete non crederci. Ma quando Krishna parla, non potete non crederci. Così, anche se credete o meno, questa posizione è stata chiarita da Arjuna.
Perché Arjuna sapeva perfettamente che è del tutto possibile che Krishna abbia detto una simile cosa quaranta milioni di anni prima, perché Egli è Dio, la Persona Suprema. Ma per coloro che ascolteranno la Bhagavad-gita in futuro, Arjuna chiarisce il punto e chiede a Krishna, 'aparam bhavato janma param janma vivasvatah': "Mio caro Krishna, Tu sei un mio contemporaneo, sei nato insieme a me, in pratica abbiamo la stessa età. Com'è possibile che quaranta milioni di anni prima Tu abbia parlato al dio Sole?" Vedete? È una domanda molto intelligente da parte di Arjuna; affinché il punto possa essere chiarito in futuro e la gente non fraintenda le parole di Krishna, 'aparam bhavato janma param vivasvatah'.
"Arjuna disse: Vivasvan, il dio del sole, è nato molto prima di Te. Come concepire che sia stato Tu, in origine a dargli questa scienza?"
Vivasvatah significa il dio del sole. "Oh, il pianeta del sole è stato creato centinaia di milioni di anni prima e Tu affermi che hai parlato al dio del sole? Come è possibile, visto che sei nato nemmeno cento anni fa?" Katham etad vijaniyam tvam adau proktavan iti: "Come posso capire che in origine hai insegnato questa scienza al dio del sole?" È una domanda molto intelligente. E come risponde Krishna? Sri-bhagavan uvaca: "Dio, la Persona Suprema disse". Che cosa ha detto?
VERSO 5
sri-bhagavan uvaca bahuni me vyatitani janmani tava carjuna tany aham veda sarvani na tvam vettha parantapa
"Il Signore Beato disse: Entrambi, tu ed Io, abbiamo attraversato innumerevoli nascite. Io posso ricordarle tutte, ma tu no, o vincitore dei nemici".
Krishna dice: "Mio caro Arjuna, la tua domanda è molto intelligente, mi stai chiedendo come sia possibile che quaranta milioni di anni prima Io abbia insegnato la scienza della Bhagavad-gita al dio del sole. Esatto. Ma dovresti sapere che 'bahuni me vyatitani janmani tava carjuna', tu ed Io abbiamo avuto molte nascite. Sebbene io sia Dio, Mi incarno molte volte. E anche tu, come essere vivente, rinasci ripetutamente; quindi abbiamo già passato molte nascite. Ma la differenza è 'tani veda, tany aham veda sarvani', Io ricordo tutto ciò che ho fatto in passato, innumerevoli anni prima, ma tu non puoi ricordare". Questa è la differenza tra Dio e l'uomo, o tra Dio e l'essere vivente. La nostra posizione di esseri viventi è che siamo eterni. Come Dio è eterno, così anche noi siamo eterni. Ma la difficoltà è che noi cambiamo corpo.
'Vasamsi jirnani yatha vihaya' (Bg. 2.22): "Come una persona indossa nuovi abiti, abbandonando quelli vecchi, così l'anima accetta nuovi corpi materiali, abbandonando quelli vecchi e inutili". Così come cambiamo vestito, similmente cambiamo corpo. E appena cambiamo il corpo, dimentichiamo tutto. Morte significa dimenticanza. Tutto qui. Proprio come di notte, quando si dorme, si dimentica se stessi, si dimentica che "sono un padre, sono un marito...", si sogna di essere in un luogo diverso, a volte sul mare, a volte in cielo o altrove. Ci si dimentica di sé—ci si dimentica di se stessi. Quando ci si sveglia, si ricorda: "Oh, sono questa persona. Devo fare questo e quest'altro e quest'altro ancora..." Accade questo. Perciò morte significa dimenticanza. È tutto. E se è un fatto che sono eterno, quindi, prima di ottenere questo corpo, avevo un altro corpo e un altro padre, madre, famiglia o società o paese e tutto il resto ...
Ma ricordiamo in quale paese o famiglia? Talvolta, in casi straordinari, è possibile sapere chi eravamo in una vita precedente; ma è anche un fatto che avevo un altro corpo, un altro padre, madre e così via. Forse ero un cane, un gatto, un uomo o un uccello, non ha importanza; ma in quanto essere vivente, sono eterno e ho avuto un altro corpo. Allo stesso modo, in questa vita stiamo preparando un altro corpo; così come, grazie alla preparazione della mia vita precedente, ho ottenuto il corpo presente. 'Karmana daiva-netrena jantur deha upapattaye' (SB 3.31.1). Si ottiene un corpo in base al proprio karma. E se creiamo sattvika-karma... 'Urdhvam gacchanti sattva-sthah' (Bg. 14.18): "Coloro che sono guidati dalla virtù (sattva), sono gradualmente promossi a uno stato di vita più elevato o a un pianeta superiore". E, 'madhye tisthanti rajasah': "Coloro che sono guidati dalla passione, rimangono qui a Bhurloka, sui pianeti terrestri".
E, 'adho gacchanti tamasah': "Colui che è guidato dall'ignoranza, è degradato a un altro pianeta nei mondi infernali, o a una vita animale". Questo è il processo in corso, ma lo dimentichiamo. La dimenticanza. Vi sono casi in cui Brahma fu maledetto a diventare maiale; ed è diventato un maiale. In seguito Indra, il re del cielo, fece un'offesa ai piedi del suo guru, Brihaspati, che allora lo maledisse: "Sei come un maiale, perciò prendi la nascita di un maiale". E così fu. E quando il trono del regno celeste fu vacante per l'assenza di Indra—che era diventato un maiale su questa terra—arrivò Brahma. E Brahma disse: "Signor tal dei tali, sei diventato un maiale per le tue attività offensive. Ora sono venuto a liberarti. Per favore, vieni con me". Il maiale disse: "Oh, non posso. Ho tante responsabilità, ho figli, moglie, il mio paese, la mia società". Perciò, anche se offrite al maiale di portarlo in paradiso, rifiuterà. "Oh no, ho tante responsabilità". Questa è la dimenticanza, l'oblio.
Così, Krishna viene e dice: "Quali nonsensi state facendo in questo mondo materiale?" Sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja (Bg. 18.66:) "Venite a Me. Io vi darò ogni protezione". "Oh, non Ti credo, Signore. Ho affari più importanti qui". Questa è la nostra posizione; questo è il nostro oblio. Un'anima condizionata è smemorata. Praksepatmika–viksepatmika—due forze della natura che agiscono su di noi, decidendo che "ora, in questa vita farò un progresso spirituale". E un attimo dopo maya, l'energia illusoria, dice: "Quale sciocchezza hai intenzione di fare? Goditi questo mondo, hai già tanti piaceri". Così, praksepatmika–viksepatmika. È ciò che accade—dimenticanza e oblio. Questa è la differenza tra Dio e l'uomo. Nella Bhagavad-gita è chiaramente detto: "Mio caro Arjuna, anche tu hai avuto molte, molte nascite, perché sei un Mio compagno costante, e ogni volta che M'incarno in un qualsiasi pianeta, anche tu vieni".
"Quando sul pianeta del sole ho parlato della Bhagavad-gita al dio del sole, anche tu eri presente, ma l'hai dimenticato. Perché sei un essere vivente ed Io sono il Signore Supremo". Questa è la differenza... Non riesco a ricordare, l'oblio è la mia natura. Ora sono le otto. Chi può dire esattamente alle otto in punto quello che stavo facendo ieri mattina o ieri sera? Dovrei ricordarlo. Se neppure riesco a ricordare ciò che stavo facendo dodici o ventiquattr'ore prima, come posso ricordare la mia vita precedente? Non è possibile. Inoltre, perché Krishna può ricordare e noi no? Perché questa differenza? La differenza è che Krishna non cambia il Suo corpo. In questo capitolo Krishna dice, 'yada yada hi dharmasya glanir bhavati bharata' (Bg. 4.7): "Ogni volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona". Perciò, 'paritranaya sadhunam vinasaya ca duskritam' (Bg. 4.8): "Discendo di era in era per liberare le persone pie, annientare i miscredenti e ristabilire i princìpi della religione".
Atma-maya. Atma-maya—significa che Egli discende così com'è, non cambia il Suo corpo. Ma noi siamo anime condizionate, cambiamo corpo. Questa è la differenza. E poiché cambiamo corpo, dimentichiamo. Questa è la differenza. 'Tany aham veda sarvani' (Bg. 4.5). Krishna dice: "Ricordo tutto delle Mie precedenti incarnazioni, milioni e milioni di anni prima. Conosco passato, futuro e presente, non solo delle mie attività, ma anche delle attività di tutti". Nel decimo capitolo, leggerete che Egli conosce passato, presente... 'Vedaham sama, sarvam etam'. E nello Srimad-Bhagavatam troverete che la definizione del Signore Supremo è 'sarva-jna'. Sarva-jna significa 'Colui che conosce tutto', passato, presente, futuro, ogni cosa. Questa è la qualifica del Signore Supremo, sarva-jna. Ma noi non siamo sarva-jna, e neppure gli viventi più perfetti come Brahma e Siva sono sarva-jna. Sarva-jna è solo Vishnu, Krishna.
Questa è la differenza tra l'essere vivente e Dio, la Persona Suprema Assoluta. Egli sa. Lui conosce. Se volete credere alla Bhagavad-gita, allora dovete fare una distinzione. Non si può dire: "Non c'è differenza tra me e Krishna". No. Qui è spiegato chiaramente: "La differenza è che dimentichi, non puoi ricordare tutti gli eventi passati, presenti e futuri della tua vita, ma Io posso ricordarli". Questa è la differenza. Ora, la domanda è, "Se Egli non cambia corpo, perché viene come incarnazione? È una domanda molto difficile, ci sono svariate differenze di opinioni tra i filosofi. Alcuni dicono che Krishna assume il corpo materiale quando viene. No, non il Suo corpo non è mai materiale, altrimenti non potrebbe ricordare. Questo è un punto critico. Se accettasse un corpo materiale, non potrebbe ricordare. Così come noi non possiamo ricordare a causa del corpo materiale e dei suoi cambiamenti. Perciò, la conclusione è che Lui non cambia il Suo corpo. Nel verso successivo Egli dice,
VERSO 6
ajo 'pi sann avyayatma bhutanam isvaro 'pi san prakritim svam adhisthaya sambhavamy atma-mayaya
"Anche se Io sono il non nato e il Mio corpo trascendentale non si deteriora mai, anche se sono il Signore di tutti gli esseri viventi, discendo in ogni era nella Mia forma originale e trascendentale".
Come in genere si dice: "Dio è onnipotente". Ora, qui è spiegata l'onnipotenza. Ajo 'pi: "Sebbene Io sia sono nato, sono eterno". Similmente, anche l'essere vivente non ha nascita. Ciò che consideriamo come nascita, è la nascita di questo corpo. Anch’io sono 'aja', non nato. Non che sia nato in un dato tempo e morirò in un dato momento. La nascita e la morte che abbiamo accettato sono dovute al corpo. Ma io non sono questo corpo. Abbiamo già spiegato questo punto: io non sono il corpo. Pertanto, il nostro calcolo di nascita e morte è dovuto solo al corpo. Altrimenti, siamo come Krishna. Poiché Krishna è 'aja', non nasce e non muore mai, per Lui non c'è nascita né morte, allo stesso modo, anche per noi essere viventi non c'è nascita né morte, siamo eterni. Ma perché nascita e morte? Nascita e morte sono dovute al corpo materiale.
Perciò, appena otterremo il nostro corpo spirituale originale e ci libereremo dalla contaminazione della materia, allora saremo come Krishna. Questo è il processo da capire. Così, coscienza di Krishna significa che mediante tale processo faremo rivivere il proprio corpo spirituale originale—sac-cid-ananda-vigraha... (Bs. 5.1). Sat, cit, ananda è la costituzione di Krishna ed è anche la nostra. 'Sat' significa eterno, 'cit' significa pieno di conoscenza e 'ananda' significa beatitudine. Perciò il corpo spirituale è eterno, pieno di conoscenza e beatitudine; e il corpo materiale è esattamente l'opposto. Tale è la distinzione tra corpo spirituale e corpo materiale. Perciò, questo corpo non è eterno—'antavanta ime dehah' (Bg. 2.18). Il corpo materiale è deperibile, mentre la persona che lo occupa è imperitura, eterna. Questo corpo è perituro, non è sat; ed è pieno di ignoranza, non è cit. E poiché è temporaneo e pieno di ignoranza, siamo inflitti da molte miserie.
Oggi la temperatura è molto alta, sentiamo molto caldo. Perché ci sentiamo così? È dovuto al corpo. 'Matra-sparsas tu kaunteya sitosna-sukha-duhkha-dah' (Bg. 2.14): "O figlio di Kunti, la comparsa non permanente della gioia e del dolore, e la loro scomparsa nel corso del tempo, sono simili al susseguirsi dell'inverno e dell'estate". Similmente, nel mese di dicembre sentiremo molto freddo. Perché? La causa è questo corpo. E appena riceviamo il corpo spirituale, non sentiremo più, non saremo più influenzati da alcuna azione materiale. Eppure scoprirete che ci sono molti saggi e santi, anime quasi spiritualmente realizzate, che non si preoccupano del caldo o del freddo. Ad Allahabad nel mese di dicembre c'è un un grande festival, e tutti i sadhu vanno là nel freddo intenso. Certo, non è così freddo come nel vostro paese; ma comunque, a volte la temperatura è di quaranta gradi. Eppure vedrete molti sadhu senza vestiti, seduti nel cuore della notte.
Vedete? Non si preoccupano del freddo o del caldo, perché sono spiritualmente avanzati. Così, man mano che progredite, e vi scaldate... Come l’esempio del ferro posto nel fuoco che si scalda fino a diventare rovente; e appena è rovente, non è più ferro; ma diventa fuoco. Ovunque si tocchi, brucerà perché ha la qualità del fuoco. Similmente, sebbene siate in questi corpi materiali, se progredite nella coscienza spirituale, o coscienza di Krishna, sarete spiritualizzati. Il vostro corpo sarà spiritualizzato e non sarete più influenzati dalla contaminazione materiale. Più si avanza, più lo si percepisce. 'Pratyaksavagamam dharmyam' (Bg. 9.2): "Poiché ci fa realizzare direttamente la nostra vera identità". Forse non ne avrete un'esperienza diretta, nemmeno in futuro, ma lo capirete. Così dobbiamo progredire. E qui Krishna dice, ajo 'pi sann: "Anche se Io sono il non nato". (Bg. 4.6)
Ora, la nascita di Krishna, la Sua apparizione e scomparsa, sono proprio come il sole. Al mattino, vediamo il sole come se nascesse dall'orizzonte orientale; ma non nasce, il sole è sempre nel cielo. Dovuto alla posizione della terra, ci sembra che il sole stia sorgendo all'orizzonte orientale; tuttavia, non sta né sorgendo né tuffandosi nel mare. Il sole è così com'è, sempre presente nel cielo; ma dovuto al cambiamento di posizione della terra, vediamo che il sole sta sorgendo o tramontando. Similmente Krishna, quando viene come incarnazione, viene così com'è—proprio come il sole. Il calcolo storico di quando Krishna viene su questa terra è una volta ogni ottocentosessantaquattro 'crore' di anni (un crore equivale a dieci milioni). Come si può vedere, il sorgere del sole avviene ogni ventiquattro ore, come pure il tramonto. Similmente c'è un limite di tempo, come già citato, anche quando Krishna viene.
Egli sorge proprio come il sole—l'alba e il tramonto avvengono ogni istante. In diversi luoghi della terra, da qualche parte, il sole sta sorgendo o tramontando. Quando in America il sole tramonta e sono le otto e un quarto, in India sono le otto e un quarto del mattino e il sole è appena sorto; quindi, questa differenza di tempo si verifica in base alla posizione del movimento di questo mondo. Allo stesso modo, l'apparizione e la scomparsa di Krishna sono simili. Non che Krishna nasce e scompare. No. In qualche luogo Krishna appare, proprio come in qualche luogo il sole sorge. Ci sono innumerevoli universi. Quello che noi vediamo non è l'unico, ce ne sono molti. Nella Bhagavad-gita si legge 'ekamsena sthito jagat' (Bg. 10.42): "Con un solo frammento della Mia persona pervado e sostengo l'universo intero". Questa manifestazione materiale, con innumerevoli universi, è solo una parte della manifestazione del Signore Supremo. 'Ekamsena sthito jagat'. Queste descrizioni sono presenti nella Bhagavad-gita.
Perciò dovremmo sempre ricordare che stiamo leggendo la Bhagavad-gita e che dovremmo capirla così com'è. Non dovremmo fare alcuna interpretazione; è sbagliato. Se c'era qualche necessità di interpretazione, non si deve pensare che Krishna abbia lasciato la questione per essere interpretata in futuro da qualche studioso in un'epoca successiva. Oh, avrebbe potuto rivelarla Lui stesso. È abbastanza competente. Non si tratta di interpretare, ma di comprendere la Bhagavad-gita così com'è. Se non riusco a capire, allora il difetto è in me, non nella Bhagavad-gita; quindi devo capire il difetto che è in me. Così Sri Krishna dice, 'ajo pi sann avyayatma bhutanam isvaro pi san': "Sebbene Io sia il Signore Supremo di tutto e sia non nato, aja e avyayatma, non ho alcun cambiamento". Tuttavia, 'prakritim svam adhisthaya'. Dovete sapere che ci sono due tipi di prakriti, che significa natura. La spiegazione è nel settimo capitolo della Bhagavad-gita. Anche nella Svetasvatara Upanishad (6.8) è detto,
na tasya karyam karanam ca vidyate na tat-samas cabhyadhikas ca drsyate parasya saktir vividhaiva sruyate svabhaviki jnana-bala-kriya ca
"Il Signore Supremo non ha nulla da fare. Niente è uguale o più grande di Lui. Egli agisce in fasi diverse manifestando le Sue parti e i Suoi frammenti, che sono tutti simultaneamente situati in modo diverso dalle Sue illimitate e variegate potenze. Ogni potenza agisce in modo del tutto naturale in sequenza, fornendoGli piena conoscenza, potere e divertimenti". (citato nella Cc. Madhya 13.65, spiegazione)
Vi sono diversi tipi di natura del Supremo. 'Parasya saktir vividhaiva sruyate': "Il Supremo possiede illimitate e variegate potenze". Tutto è eseguito dalle Sue potenze, 'svabhaviki jnana-bala-kriya ca'. I molti tipi della natura del Supremo si riassumono in tre divisioni: natura interna, natura esterna e natura marginale. Il mondo materiale è una manifestazione della natura esterna, come descritto nel settimo capitolo della Bhagavad-gita, 'apareyam'. Apara significa natura inferiore—quindi Egli ha una natura superiore. Ci si può chiedere: "Perché il Signore Supremo, che è onnipotente, possiede una natura superiore e una inferiore?" Sì, le possiede, perché Lui lo afferma. Non si può dire che non vi siano una natura inferiore e una superiore. C’è una natura superiore. Qui il Signore dice, 'prakritim svam adhisthaya '. Svam indica 'la Sua natura superiore'. Quando Egli viene come incarnazione, non accetta la natura materiale.
Si può fare un esempio molto concreto. A volte il capo dello stato si reca in prigione per ispezionare e per dare istruzioni o una buona lezione ai prigionieri, "Perché state marcendo in prigione? Diventate dei buoni cittadini". Ora, supponiamo che il capo dello stato vada in prigione e istruisca i prigionieri, e se i prigionieri pensano: "Il capo dello stato è venuto qui, perciò anche lui è un prigioniero come noi". Allo stesso modo, se pensiamo che Krishna sia uno di noi, che anche Krishna abbia assunto un corpo materiale, allora è un errore. Ciò sarà spiegato nei capitoli successivi, dove troverete, 'avajananti mam mudha manusim tanum asritam' (Bg. 9.11): "Poiché appaio nelle vesti di un uomo, gli uomini stolti Mi considerano come uno di loro, ma non è così ". Qui è chiaramente detto, 'prakritim svam adhisthaya': "Appaio nella Mia stessa natura spirituale, non accetto la natura inferiore, la natura materiale".
Così come noi, che siamo apparsi in questo mondo materiale accettando un corpo materiale, la natura inferiore; ma quando Krishna viene, non accetta la natura inferiore. Viene nella Sua natura originale superiore, più elevata. Questa è la differenza tra Krishna e noi. Qui è chiaramente detto, 'prakritim svam'. Svam significa 'natura propria, personale, interiore'; proprio come ognuno di noi ha delle relazione personali e vicende pubbliche. Tutti quanti. Ad esempio, un giudice della corte suprema, può essere, in quanto uomo pubblico, una personalità diversa sul banco del tribunale; ma a casa è una persona diversa. Sul banco dell'alta corte ci si rivolge a lui con "mio signore", ma a casa la moglie lo chiama con il suo nome: "Harry! Perché non fai questo?" Non di certo "mio signore". Similmente, Krishna ha due nature, una inferiore e una superiore. La natura superiore è la potenza interna. Questa è la Sua vera esistenza. Perciò qui Krishna dice: "Io vengo".
Ajo 'pi sann avyayatma bhutanam isvaro 'pi san, "Poiché Io non ho bisogno di venire qui". 'Bhutanam isvaro 'pi san. Allora, perché viene? Non ha bisogno di venire; ma se viene, non possiamo obiettare, né opporci. Non possiamo sostenere che non può venire, poiché Egli è supremamente libero, è svayambhu, completamente indipendente. Se vuole, può venire. Come l'esempio del capo dello stato che si reca in una casa di reclusione; non è che sia stato costretto ad andare là come gli altri prigionieri, ma va per ispezionare e dare ordini. È suo dovere, ed è di suo gradimento. Allo stesso modo, Krishna viene con uno scopo. Qual è lo scopo? Viene per recuperare noi, anime cadute, che siamo Sue parti integranti... Krishna ci ama più di quanto noi Lo amiamo. In realtà, noi non Lo amiamo. Ma Krishna ama ogni essere vivente. Egli dice, 'sarva-yonisu kaunteya sambhavanti murtayo yah' (Bg. 14.4): "Di ogni essere vivente, qualunque sia la sua forma, io sono 'bija-pradah pita', il padre che dà il seme".
Perché il padre è sempre affettuoso con i figli. I figli possono dimenticare il padre, ma il padre non può dimenticare. Così Krishna viene per il Suo amore verso di noi, per liberarci, per indicarci il giusto cammino. Sarva-dharman parityajya (Bg. 18.66): "Miei cari figli, perché state marcendo in questo mondo miserabile? Venite a Me. Vi darò tutta la protezione. Siete figli del Supremo e potrete godere della vita in modo supremo, magnificamente, senza morte. Perché state qui a marcire?" Questa è la misericordia di Krishna. Ajo 'pi sann avyayatma bhutanam isvaro 'pi san. Non crediate che Krishna venga così come noi siamo venuti, obbligati, prakriteh kriyamanani (Bg. 3.27), costretti dalle leggi della natura secondo il nostro karma. Lui non viene in questo modo. Questa è la differenza tra Krishna e noi. Grazie mille. Ci sono domande?
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.