RKC Forum
[ Home | Registrati | Discussioni Attive | Discussioni Recenti | Segnalibro | Msg privati | Sondaggi Attivi | Utenti | Download | Cerca | FAQ ]
Nome Utente:
Password:
Salva Password
Password Dimenticata?

 Tutti i Forum
 UTILITA'
 LEZIONI DEL FONDATORE IN ITALIANO
 La Bhagavad-gita cosi' com'e' - Cap. 3 Versi 16-17
 Nuova Discussione  Rispondi
 Versione Stampabile Bookmark this Topic Aggiungi Segnalibro
I seguenti utenti stanno leggendo questo Forum Qui c'è:
Autore  Discussione Discussione Successiva  

Sangita Dasi
Moderatore



86 Messaggi

Inserito il - 05/04/2023 : 13:25:56  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
RKC - RADIO KRISHNA CENTRALE PRESENTA:

Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su

La Bhagavad-gita cosi' com'e'






LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
tenuta a New York (Stati Uniti), il 25 Maggio 1966

Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi

Capitolo 3 Verso 16

evam pravartitam cakram
nanuvartayatiha yah
aghayur indriyaramo
mogham partha sa jivati

“Mio caro Arjuna, l'uomo che non compie i sacrifici prescritti dai Veda vive certamente nella peccato, poiché colui che vive solo per la soddisfazione dei sensi vive invano”.

Sri Krishna ha così descritto un ciclo di attività che si conclude con yajna, sacrificio. Il corretto significato di Yajna è Vishnu, o il Signore Supremo, e l’altro significato è ‘sacrificio’. Come si esegue questo sacrificio? In questi giorni abbiamo parlato di ‘yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih’ (Bg. 3.13). [I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio]. L’intero problema di questa esistenza materiale, è, secondo la letteratura vedica, la nostra condanna alla vita materiale—poiché sono messo in un ambiente dissimile, in questo corpo, che io non sono. Il corpo è materia ed io sono anima spirituale, perciò sono stato posto in una situazione scomoda da questo contatto materiale. La vita umana è coscienza sviluppata, quindi ogni uomo deve imparare come liberarsi dall’esistenza materiale mediante il processo prescritto dalle scritture autorevoli come la Bhagavad-gita, lo Srimad-Bhagavatam e le letterature vediche. Pertanto il primo metodo, che il Signore Sri Krishna e tutti i Veda raccomandano, è che bisogna compiere sacrifici. Nello Srimad-Bhagavatam (12.3.52) è detto:

krite yad dhyayato visnum
tretayam yajato makhaih
dvapare paricaryayam
kalau tad dhari-kirtanat

“Il risultato che si può ottenere nel Satya-yuga meditando su Vishnu, nel Treta-yuga compiendo sacrifici e nel Dvapara-yuga servendo i piedi di loto del Signore, può essere ottenuto nel Kali-yuga semplicemente cantando il maha-mantra Hare Krishna”. L'intero processo della civiltà umana dovrebbe consistere nell'acquisire amore per Dio. Ora il mio amore è erroneamente distribuito in molte cose, ma dovrebbe essere indirizzato verso il Signore Supremo. Dovrei amare Dio, ma invece di amare Lui, il mio amore è rivolto a tante altre cose. Questa civiltà è fuorviante. Perché? Se non amo Dio, ma amo mia moglie, i miei figli, i miei compatrioti, che c'è di male? Oh, è un grande errore, ma non lo sai. Non è per niente scientifico. Se voglio amare mia moglie senza amare Dio, quell'amore non è perfetto. Perciò il cosiddetto amore è interrotto dal divorzio e da tante cose, perché non è amore perfetto. Non sappiamo cos'è l'amore perfetto e come gestirlo.

È il difetto della nostra civiltà. Ciò che accettiamo come amore, è solo un desiderio di gratificazione dei sensi. Questo non è amore; l'amore è diverso. Perché l'amore è imperfetto nel mondo materiale? In realtà, non è propriamente appagante. Bisogna capirlo. Perché non è appagante? Per esempio, voi amate il vostro corpo. Ognuno ama il proprio corpo, nessuno può negarlo. D’accordo, cosa fate per mantenere bene il vostro corpo? Dovete prendere alimenti vitaminici e rifornire lo stomaco, quindi c'è l’assimilazione, i diversi fluidi corporei e così via. Il processo fisiologico è in corso. Il punto fondamentale è che si deve dare al corpo un cibo adeguato. E in che modo si fornisce cibo al corpo? Il principale mezzo di rifornimento è la bocca. Nel corpo ci sono nove aperture—occhi, orecchie, bocca, ombelico, e anche l’orifizio per il processo di evacuazione è un’altra apertura. In tutto sono nove. Se qualcuno dice, “Devo mettere nel cibo in corpo”… Ma a volte nel trattamento medico, se non è possibile assumere cibo dalla bocca, gli alimenti sono iniettati dal retto o da qualche altra parte artificialmente—ma questo non è il sistema di fornire gli alimenti.

Il vero processo di alimentarsi è attraverso la bocca. Se qualcuno dice, "Oh, ci sono nove buchi, si può mettere il cibo in uno qualsiasi", no, non puoi farlo. Si deve fornire il cibo attraverso la bocca. Allo stesso modo, se hai bisogno di amare, devi amare attraverso Dio. Altrimenti, l'amore non è possibile. È un tipo di amore artificiale. Proprio come la fornitura di cibo attraverso il retto è la cosa più artificiale e fastidiosa, similmente se voglio amare qualcuno senza amare Dio, questa è una falsa manifestazione. Ci sono tanti esempi, come l’innaffiatura di una pianta. Affinché possa crescere bene, l'acqua deve essere data alla radice e non alle foglie. Capite? Perciò le scritture vediche c’informano, ‘taror mula-nisecanena tripyanti tat-skandha-bhujopasakhah’ (SB 4.31.14) [Come annaffiando le radici di un albero si dà energia a tutto l’albero,… come fornendo cibo allo stomaco si dà forza ai sensi e alle varie membra del corpo, così il solo fatto di adorare il Signore Supremo, col servizio devozionale soddisfa automaticamente anche gli essere celesti, che sono Sue parti e frammenti].

Versando acqua alla radice di un albero, automaticamente tutte le sue parti crescono molto bene. Se hai un grande albero con migliaia e milioni di foglie, non devi fornire acqua ai milioni di foglie, ma dovresti annaffiare la radice affinché l’acqua sia distribuita a tutta la pianta. Allo stesso modo, se fornisci allo stomaco il cibo necessario, esso sarà distribuito in tutto il corpo. Se ho un dolce molto buono, e se le dita che lo tengono, pensano: "Che dolce squisito. Perché darlo allo stomaco? Lo mangeremo noi". Oh, ma non è corretto, le dita non possono mangiare. C'è una storia in sanscrito, detta Udarendriyanam, in cui si narra di un incontro fra tutte le parti del corpo, che dissero: "Mentre noi stiamo lavorando, lo stomaco siede pigramente, semplicemente mangiando. Perciò entriamo in sciopero, non lavoreremo più per lo stomaco". Che accadde allora? Gradualmente la mano e le dita s’indebolirono, gli occhi e gli orecchi persero la facoltà di vedere e sentire… Pensarono: "Che accade? Stiamo diventando sempre più deboli". E capirono: "È stato un errore non dare il cibo allo stomaco perché è per il nostro bene”.

Allo stesso modo, stabilendo una civiltà senza Dio non siamo felici. Proprio come non fornendo cibo allo stomaco non siamo felici. Non può essere. Se i sensi e le parti del corpo vogliono essere felici, allora devono fornire cibo allo stomaco. Similmente, se vuoi essere felice in questo mondo, non c'è alternativa se non compiere sacrifici, come è qui raccomandato. ‘Evam pravartitam cakram’, è un ciclo di attività, come descritto nei versi precedenti. Perciò vi nutrirete di cereali, ‘annad bhavanti bhutani’ (Bg. 3.14): “I corpi di tutti gli esseri viventi si nutrono di alimenti che crescono con le piogge. E le piogge vengono grazie a yajna (sacrificio), e yajna nasce dal compimento del dovere prescritto”. Naturalmente, al giorno d'oggi abbiamo inventato tanti alimenti artificiali. Ma per quanti alimenti alterati, per quanta carne e altre cose possiamo prendere, senza cereali non si può vivere. I grani sono necessari—grano, riso, risaie e cereali devono esserci. Il vero cibo è ‘anna’. ‘Anna’ significa grano. Perciò ci nutriamo di cereali.

Mangiando i cereali si prolunga la vita. Pertanto, ‘annad bhavanti bhutani parjanyad anna-sambhavah’. I chicchi di grano sono prodotti da una pioggia adeguata. Le piogge sono la principale fonte di produzione di tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Senza precipitazioni non possiamo produrre nulla delle necessità della vita. Abbiamo bisogno di molte cose, non solo di cereali. Richiediamo il cotone per l'abbigliamento, la seta per il lusso, pietre preziose e gioielli, che sono prodotti in determinate circostanze di pioggia. La pioggia cade anche sul mare e l'oceano, quindi c'è uno scopo.
Se sotto certe costellazioni, la pioggia cade sul mare allora produce perle e gioielli. La letteratura vedica c’informa di questo. Pertanto è prodotto tutto ciò di cui necessitiamo. Come il pascolo per le mucche—l'erba è prodotta dalle piogge, gli animali mangiano l’erba e producono il latte. C’è bisogno di latte. Perciò per ogni cosa, la principale fonte di approvvigionamento è la pioggia dal cielo. Ciò non è sotto il tuo controllo. Quindi la Bhagavad-gita spiega, ‘parjanyah anna-sambhavah’, senza pioggia, non si può avere alcuna produzione.

Nulla può essere prodotto senza la pioggia, e senza produzione non si può vivere. Ma la pioggia abituale, regolata e opportuna, cadrà quando si compiranno sacrifici, yajna. ‘Yajnad bhavati parjanyah’ e ‘yajnah karma-samudbhavah’ (Bg. 3.14): “Le piogge vengono grazie a yajna, e yajna nasce dal compimento del dovere prescritto”. Così possiamo eseguire yajna lavorando, perché yajna richiede del materiale; e se non si lavora, non possiamo avere denaro. Pertanto tutto è un cerchio perfetto. ‘Karma brahmodbhavam’(Bg 3.15): “I doveri prescritti sono stabiliti dai Veda, e i Veda sono direttamente emanati da Dio, la Persona Suprema”. L’ingiunzione vedica spiega come si dovrebbe lavorare. Ne abbiamo già parlato. ‘Niyatam kuru karma tvam karma jyayo hy akarmanah’ (Bg 3.8): “Compi il tuo dovere, perché l'azione è migliore dell'inazione. Senza agire l'uomo è incapace perfino di mantenere il proprio corpo”. Ci sono diverse classi di uomini, e tutti hanno dei doveri prescritti. La classe intelligente, la classe amministrativa, la classe produttiva e la classe operaia—tutti devono lavorare.

Con il risultato del proprio lavoro, si deve eseguire yajna; con l'esecuzione regolare di yajna, ci saranno piogge regolari; e con le piogge regolari, ci sarà una produzione sufficiente a soddisfare le necessità della vita. Quindi questo è un cerchio [un ciclo di azioni]. In ogni caso, si deve svolgere sinceramente i propri doveri prescritti. E con il risultato di tale lavoro, bisogna offrire sacrifici per soddisfare il Signore Supremo. Questo è il cerchio, come Sri Krishna dichiara, ‘evam pravartitam cakram’. Ora, questo cerchio è in movimento. Proprio come la ruota che il vasaio fa girare per produrre vasi—come abbiamo visto—similmente bisogna far girare il cerchio. Il cerchio è destinato a muoversi. Per chi non fa girare questo cerchio di attività, allora la sua vita è ‘aghayur indriyaramah’, piena di peccato. La sua vita peccaminosa è semplicemente concepita per la gratificazione dei sensi. ‘Aghayur indriyaramo mogham partha sa jivati’ (Bg. 3.16). La sua vita è inutile, senza scopo. In realtà è proprio così. La nostra vita è diventata senza scopo.

Non comprendiamo perché la vita umana è distinta dalla vita dei cani o dei maiali, dalla vita animale. Non ce ne rendiamo conto. Bisogna quindi capire che la vita umana non è fatta per le propensioni animali della vita, come cani e gatti, ma è destinata per uno scopo divino. Ci dobbiamo così liberare di questa prigionia materiale e raggiungere la nostra vita spirituale ed essere felici per sempre. ‘Yad gatva na nivartante tad dhama paramam mama’ (Bg. 15.6): “La Mia dimora non è illuminata né dal sole né dalla luna né dall'elettricità. Chi la raggiunge non torna mai più in questo mondo”. Bisogna tornare nel regno di Dio. Questa è la missione della vita umana, perciò è necessario eseguire yajna. Chi non si muove in questo cerchio, secondo la Bhagavad-gita, vive inutilmente. L’uomo che non ha uno scopo nella vita è come una nave senza timone. Coloro che hanno attività dovrebbero usare il risultato del loro lavoro per eseguire yajna. Questo è lo scopo. Altrimenti, trascorrono la loro vita inutilmente. Come spiegato nel verso successivo.

Capitolo 3 Verso 17

yas tv atma-ratir eva syad
atma-triptas ca manavah
atmany eva ca santustas
tasya karyam na vidyate

“Tuttavia colui che trae piacere nel sé, che è illuminato nel sé, che gioisce ed è soddisfatto solo nel sé, pienamente appagato, non ha più alcun dovere”.
Yajna è prescritto per la massa in generale di persone, che devono lavorare onestamente secondo i doveri prescritti; e dal risultato di quel dovere, o della loro azione, devono offrire sacrifici al Signore. Al momento presente, come raccomandato nello Srimad-Bhagavatam, il sacrificio migliore è cantare il santo nome del Signore. ‘Yajnaih sankirtana-prayair yajanti hi su-medhasah’ (SB 11.5.32). [Nell'era di Kali le persone intelligenti partecipano al canto congregazionale per adorare l'incarnazione di Dio che canta costantemente i nomi di Krishna. Sebbene la Sua carnagione non sia nera, Egli è Krishna stesso, ed è accompagnato dai Suoi compagni, servitori, armi e amici confidenziali].

Così voi venite qui, sedete e a volte cantate il santo nome del Signore. Anche questo è un sacrificio; ed è specialmente raccomandato in quest’era. In questa età chiamata Kali, non è possibile fare nessun altro sacrificio. Kali significa età della discordia: persino per cose irrilevanti siamo pronti a combattere l'uno con l'altro. Tale è il sistema di quest’era. E se aprite al mattino il giornale, troverete tante notizie su scontri e lotte. Perciò quest’era è chiamata l'età dei conflitti e della corruzione. In passato, saggi e grandi re eseguivano imponenti yajna, come il rajasuya e l’asvamedha, che richiedevano grandi somme di denaro; ma in quest’era non è possibile. Perciò Sri Caitanya, e non solo Lui, per Suo volere ha raccomandato il sankirtana-yajna. L’ingiunzione prescritta negli Sastra è ‘krite yad dhyayato vishnum’. Krite significa ‘nel Satya-yuga o ciò che è generalmente noto come età dell'oro’.

Quindi in Satya-yuga le persone erano solite realizzarsi o elevarsi alla più alta perfezione della vita attraverso la meditazione. La meditazione. Avete sentito il nome di Valmiki Muni. Valmiki Muni meditò per sessantamila anni e tutto il suo corpo si ricoprì di vermi—poiché a quel tempo la gente viveva per centomila anni. Così la durata della vita si riduce gradualmente. È detto che nel Satya-yuga le persone vivevano per centinaia di migliaia di anni, nel Treta-yuga per diecimila anni e nel Dvapara-yuga per mille anni. Ed ora la durata della vita è scesa a cento anni in Kali-yuga, ma questi cento anni non sono compiuti. Ora stiamo morendo entro i sessanta o settanta anni e gradualmente sarà ridotto a venti o trent'anni. Anche questo è menzionato. Così, ciò che era possibile nel Satya-yuga mediante la meditazione, non è possibile in quest’era. Non è possibile, perciò i metodi sono stati resi più facili. ‘Krite yad dhyayato vishnum tretayam yajato makhaih’ (SB 12.3.52).

[Qualsiasi risultato si poteva ottenere nel Satya-yuga con la meditazione su Vishnu, nel Treta-yuga col compimento di sacrifici e nello Dvapara-yuga col servizio ai piedi di loto del Signore, può essere ottenuto nel Kali-yuga col semplice canto del maha-mantra Hare Krishna].

Ciò che era possibile per raggiungere la perfezione della vita attraverso la meditazione nel Satya-yuga, era possibile medianti l’offerta di grandi sacrifici nel Treta-yuga. ‘Makhaih’ significa grandi sacrifici. E la stessa cosa era realizzata nel Dvapara-yuga con l'adorazione nel tempio, ‘dvapare paricaryayam’. Da allora prosperarono numerosi templi, non solo in India ma in tutto il mondo. Anche il culto e le preghiere della chiesa e della moschea sono adorazione nel tempio. Può essere diverso per diversi paesi e classi di persone, ma in generale è adorazione nel tempio. Ci sono nove diversi metodi di adorazione nel tempio (SB 7.5.23):

sravanam kirtanam visnoh
smaranam pada-sevanam
arcanam vandanam dasyam
sakhyam atma-nivedanam

“Ascoltare e cantare il santo nome trascendentale, la forma, le qualità, i divertimenti di Sri Vishnu e ciò che lo circonda, ricordare ogni cosa, servire i piedi di loto del Signore, offrire al Signore una rispettosa adorazione mediante sedici differenti oggetti, offrire preghiere al Signore, diventare Suo servitore, considerare il Signore come il proprio migliore amico, e sottomettere ogni cosa a Lui [servirlo con il corpo, la mente e le parole]—questi nove metodi sono considerati puro servizio devozionale”.

‘Smaranam kirtanam vandanam’. Vandanam significa offrire preghiere, e arcanam è l’adorazione della Divinità. Forse non lo sapete, ma in India viene installata la Divinità nei templi ed è adorata dalla mattina alle quattro e mezza fino alle undici di sera. Ci sono diversi tipi di adorazione; quindi, sia questa adorazione sia la preghiera, sono definite “culto del tempio”. Vandanam, l’offerta di preghiere, è un altro tipo di adorazione, ed era raccomandato nel Dvapara-yuga. Proprio durante il tempo del Mahabharata, cinquemila anni fa, è avvenuta la fine del Dvapara-yuga. Poi, dopo la battaglia di Kurukshetra è iniziato il Kali-yuga, l’era presente che stiamo attraversando. Dalle scritture vediche sappiamo che quest’epoca, il Kali-yuga, dura quattrocento trentaduemila anni, di cui ne sono trascorsi solo cinquemila, quindi rimangono ancora quattrocento ventisettemila anni, fino alla fine di questo Kali-yuga.

‘Krite yad dhyayato vishnum tretayam yajato makhaih’. Per le diverse ere, sono prescritti diversi metodi. E per quest’era è prescritto ‘kalau tad dhari-kirtanat’ (SB 12.3.52). Ciò che era possibile eseguire in Satya-yuga con la meditazione, nel Treta-yuga con l'offerta di grandi sacrifici costosi, e nel Dvapara-yuga offrendo preghiere e adorazione (arcana) nel tempio, può essere reso possibile facilmente con hari-kirtana, cantando il santo nome di Dio. Questa è l’ingiunzione. Pertanto, come prescritto dalla Bhagavad-gita, bisogna eseguire yajna. Ma non temete, non dovete eseguire lo stesso tipo di yajna che era attuato nel Treta o nel Dvapara-yuga, offrendo migliaia e migliaia di cumuli di burro chiarificato e cereali. Non sarebbe possibile. Nessuno può garantire tutti questi ingredienti al momento presente, né è raccomandato. Nel Kali-yuga si consiglia di eseguire il sankirtana-yajna, e ciò darà lo stesso risultato che derivava dalla meditazione nel Satya-yuga.

Perciò in quest’era, Sri Caitanya Mahaprabhu introdusse il metodo del sankirtana-yajna. Cinquecento anni fa Sri Caitanya è apparso in India, nel Bengala, nel distretto di Navadvipa, a circa sessanta miglia da Calcutta. Egli nacque in quel particolare luogo ma distribuì queste attività di predica in tutta l'India. E desiderò che i Suoi seguaci le distribuissero in altre parti del mondo. Questo è il Suo desiderio ed è la Sua predizione. Per quanto ci riguarda, possiamo eseguire il sankirtana-yajna qui o a casa. Non è difficile. È il tipo di yajna più adatto a tutti. Chiunque può adottarlo, deve solo imparare queste sedici parole: Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.

Chiunque, ricco o povero, analfabeta o qualsiasi uomo di qualsivoglia paese, può imparare queste sedici parole. E può continuare a recitarle, non ci sono spese. Se andate per strada e continuate a cantare “Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare”, non avrete perdite o spese. Se sedete in autobus o in auto per due ore, e se per due ore continuate a cantare, "Hare Krishna, Hare Krishna", allora il risultato sarà incredibile. Perché non provate? Non ci sono spese, né perdita di tempo o di denaro o di energia. Nessuna perdita. Se in modo semplice e melodioso continuate a cantare, "Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare", sarete direttamente collegati al Signore Supremo—direttamente in Sua compagnia. Supponendo che accettiate di essere in Sua compagnia, allora, che altro potete desiderare di più?

Nella Bhagavad-gita (6.22) è detto, ‘yam labdhva caparam labham manyate nadhikam tatah’: “Raggiunta questa perfezione, non si allontana più dalla verità e comprende che non c'è nulla di più prezioso”. Se ottenete effettivamente l'associazione del Signore, allora cos'altro avete da guadagnare? Avete tutto con voi. È un dato di fatto, è solo una questione di realizzazione. E quando avanzerete nel canto di Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, allora gradualmente realizzerete che in realtà Dio è con voi. Dio sta danzando sulla vostra lingua in forma di suono. Capite? Questo è il processo più semplice di yajna, introdotto da Sri Caitanya. Non è un metodo fabbricato, proviene da scritture autorevoli. E potete provarlo: Il risultato sarà che gradualmente vi stabilirete sulla via della liberazione. Liberazione significa uscire da questo groviglio materiale.

Sri Caitanya Mahaprabhu ha dichiarato che cantando krishna-sankirtana, Hare Krishna Hare Krishna…, il primo risultato sarà che il cuore verrà ripulito da tutta la polvere accumulata da innumerevoli anni, vita dopo vita, nell’associazione materiale. Così come in questa stanza, dove siamo seduti, si deposita sempre polvere, strato dopo strato, per associazione con la Bowery Street; similmente, per associazione con la contaminazione materiale, abbiamo accumulato tanta polvere materiale nel nostro cuore. Pertanto il progresso della nostra vita o realizzazione spirituale è ostacolato solo perché abbiamo dei fraintendimenti sulla nostra identificazione. L'identificazione è che "io sono questo corpo". È tutto. Anche nel Bhagavatam (10.84.13) è detto, ‘yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke’: “Colui che s’identifica con il corpo inerte, costituito di tre elementi…” Secondo il sistema di medicina ayurvedica, questo corpo è fatto di tri-dhatu: tejo-vari-mridam. Come affermato nel Bhagavatam (1.1.1), ‘tejo-vari-mridam’.

Significa calore, acqua e terra. L'intera creazione materiale è una combinazione di questi tre elementi, tejo-vari-mridam. ‘Tejah’ significa calore o fuoco, ‘vari’ significa acqua, e ‘mridam’ significa terra. Così questo corpo è terra, o materia; e anche questi grani, i cereali che mangiamo, sono una trasformazione della terra. E mangiando cereali questo luogo si trasforma—anche questa è terra. Così vediamo un luogo molto bello, ma è terra, costituita dall'interazione di fuoco e acqua. Questo è il processo in corso, la creazione della natura. Perciò, ‘yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke’. Chiunque s’identifichi con questo corpo, con questo sacco di tre elementi ... Il corpo è come un sacco. Perciò, ‘yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke sva-dhih kalatradishu’. (SB 10.84.13) E da questo sacco sono emanati molti altri sacchi, come i miei figli—altri sacchi prodotti dal mio sacco.

Perciò, ‘yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke sva-dhih kalatradishu’. Chi s’identifica con questo sacco come “se stesso”, e pensa, "Io sono questo corpo, e i prodotti del mio corpo—parenti, figli e famiglia, connazionali e concittadini—sono i miei stessi uomini". ‘Sva-dhih kalatradisu bhauma ijya-dhih’(SB 10.84.13). ‘Bhauma ijya-dhih’ si riferisce a questa terra da cui è cresciuto questo mio corpo terreno. Significa che sono affezionato al mio paese perché da questa terra americana si è sviluppato il mio corpo, o dalla terra indiana, o da questa terra di questo pianeta, o al di là della concezione della vita americana o indiana. Perciò siamo esseri umani di questo pianeta e ci identifichiamo con questa situazione planetaria. Tutte ciò è stato analizzato molto attentamente, e la conclusione è ‘yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke’: chi s’identifica con questo corpo costituito di tre elementi, non è migliore di un asino o di una mucca, ‘sa eva go-khara#7717;’ (SB 10.84.13).

Go-kharah. ‘Go’ significa mucca, e ‘khara’ significa asino. In realtà, se analizziamo l’attuale civiltà vediamo che è una civiltà di go-khara, perché ognuno s’identifica con il proprio corpo: "Io sono questo corpo; e poiché questo corpo ha un legame con una donna in particolare, lei è mia moglie; e poiché da tale unione abbiamo prodotto dei bambini, loro sono i miei figli; e poiché si espande nella società, nel paese e in tante altre cose... È tutto un grande groviglio. Ma in realtà sono un'anima pura, non sono questo corpo. Appena lo comprendo, tutto svanisce. Vedete? Perché se non sono questo corpo, allora tutto ciò che ho speso in relazione al corpo, e il mio egoismo ampliato, è subito svanito, allora sono mukta-purusha, un'anima liberata. Sri Caitanya dichiara che, eseguendo sri-krishna-sankirtana, uno si libera immediatamente da questo malinteso sulla vita. Di cosa ho bisogno? Soffro a causa di questa mia concezione errata della vita.

Tutta la letteratura vedica suggerisce che "io non sono questo corpo materiale". Aham brahmasmi: "Io sono Brahman". Brahman significa che sono spirito. Non sono spirito supremo, Parambrahman, ma sono Brahman. Eppure, qualitativamente c’è unicità tra il Brahman e il Parambrahman. Proprio come un grande quantità d’oro e un piccolo frammento d’oro sono uguali in qualità—grande o piccolo non importa, entrambi sono oro. Perciò Sri Caitanya dice ‘ceto-darpana-marjanam’ (Cc. Antya 20.12): “Il canto del santo nome di Krishna purifica lo specchio del cuore e pone fine alle miserie del fuoco ardente dell'esistenza materiale”. Cantando regolarmente il mantra Hare Krishna, Hare Krishna, compiendo questo yajna, si otterrà la prima parte del beneficio: liberarsi dalla concezione materiale della vita in un solo colpo. I grandi saggi vanno sull’Himalaya o nella foresta a meditare solo per realizzare "che cosa sono". Ma Sri Caitanya afferma che ciò che sei, la realizzazione del sé, la realizzazione spirituale, sarà il primo risultato. ‘Ceto-darpana-marjanam’. (Cc. Antya 20.12).

Significa che è una concezione errata pensare di essere ciò che non sono. È semplicemente capire che in realtà non lo sono, possiamo capirlo in un attimo. Ho già spiegato il verso della Bhagavad-gita (2.17), ‘avinasi tu tad viddhi yena sarvam idam tatam’: “Sappi che non può essere annientato ciò che pervade il corpo. Nulla può distruggere l'anima eterna”. Io sono ciò che è pervade tutto il mio corpo, e questo è ‘avinasi’, immortale. Che cos'è? La mia coscienza. Cos'è quella coscienza? È il sintomo della mia presenza. Sono l'anima presente in questo corpo e la coscienza ne è il sintomo. Significa che non appena la coscienza è rimossa, il corpo non ha più valore. Lo vediamo ogni giorno. Appena la coscienza è fuori dal corpo, oh, è un corpo morto. E ci lamentiamo, "Oh, mio figlio se ne è andato", "Mio marito non c’è più".

Perché affermi che tuo figlio se n'è andato? È sdraiato là sul pavimento. Perché stai piangendo? “Andato” significa che la coscienza è andata. La coscienza è la cosa reale, e quindi abbiamo frainteso. Pertanto Caitanya Mahaprabhu insegna che il fraintendimento dell’identificazione con il corpo è subito rimosso eseguendo questo yajna: Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. E qual è il prossimo passo? Semplicemente capire che "io non sono questo corpo; sono coscienza", è sufficiente? No, perciò il prossimo passo è ‘ceto-darpana-marjanam bhava-maha-davagni-nirvapanam’ (Cc. Antya 20.12): “Gloria al sankirtana di Sri Krishna, che spazza via dai nostri cuori tutta la polvere accumulata nel corso degli anni”. Se sei effettivamente consapevole di non essere questo corpo, allora, in realtà tutte le tue sofferenze materiali sono subito rimosse.

Appena arrivi al vero punto di comprendere che "non sono questo corpo", allora tutto il fraintendimento dell'esistenza materiale si estingue, ‘bhava-maha-davagni’—significa “estinguere il fuoco ardente dell'esistenza materiale”. In sanscrito, ogni parola è accuratamente selezionata ed è piena di significato. Ora spiegherò il significato di ‘bhava-maha-davagni nirvapanam’. ‘Bhava’ significa la condizione in cui ripetutamente si deve nascere e accettare la morte. Ciò è definito ‘bhava’ ed è una sorta di ‘maha-davagni’—un grande incendio nella foresta. Avete visto un incendio? Ci sono molte foreste, ma non credo abbiate visto un vero incendio. Io l’ho visto, il fuoco divampa automaticamente. Sebbene nessuno abbia dato fuoco alla foresta, tuttavia, per coesione dei diversi bambù o legni secchi, prende fuoco—dall’elettricità del fuoco si generano scintille e l'intera foresta è in fiamme. Ciò si chiama ‘davagni’. Nessuno lo desidera. Nel mondo materiale tutti vogliono una vita tranquilla, ma la natura di questo mondo è che automaticamente prende fuoco. Avviene automaticamente. Così come a New York i vigili del fuoco sono sempre in movimento, timorosi di eventuali incendi, perché in ogni momento ci aspettiamo del fuoco. Nessuno dà fuoco alla propria casa, ma automaticamente il fuoco divampa.

In qualunque modo si voglia o si possa provare nell'organizzazione delle Nazioni Unite che non ci sarà alcuna guerra, oh, questa avrà luogo. È già in atto. La guerra è in corso. Non possiamo fermare il processo, perciò è chiamato ‘bhava-maha-davagni’. Come il fuoco nella foresta avviene automaticamente—nessuno va ad appiccarlo—allo stesso modo, nonostante il nostro buon augurio di voler vivere pacificamente in questo mondo, non può esserci pace. Ci sarà un incendio, il fuoco sarà acceso. Appena si è convinti con certezza che "io non sono questo corpo", allora si è protetti dal fuoco di questo mondo materiale. ‘Bhava-maha-davagni-nirvapanam sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu-jivanam’. Allora inizia la vera vita, e in realtà, è anche una vita felice. ‘Sreyah-kairava-candrika-vitaranam’: “Il canto del santo nome è la luna crescente (candrika) che diffonde il loto bianco (kairava) della buona fortuna per tutti gli esseri viventi”. Dalla ‘luna nuova’, la luna sorge gradualmente nella ‘luna piena’, perciò qui è usata la parola candrika.

Questo canto è paragonato alla luna. Dopo la ‘luna nuova’, la luna è come una linea, ‘pratipadam’, e poco a poco cresce sempre più, finché nell'undicesimo giorno è praticamente piena. Nell'undicesimo giorno osserviamo ekadasi, e dopo quattro giorni c’è la luna piena—il mondo intero è illuminato. ‘Sreyah-kairava-candrika’. Appena ci liberiamo di ‘bhava-maha-davagni-nirvapanam’, l’errata concezione dell'identificazione con il corpo, allora la nostra vita reale e beata inizia e gradualmente si estende come una luna crescente. ‘Sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu-jivanam’. ‘Vidya-vadhu-jivanam’, significa piena conoscenza. Se lo desideriamo ardentemente, allora otterremo la conoscenza completa. Perciò, ‘vidya-vadhu-jivanam anandambudhi-vardhanam’. Ananda. In questo mondo non è possibile accrescere ‘ananda’. Nella gratificazione dei sensi materiali, ‘ananda’ non aumenta. Se volete un po' di ‘ananda’ dai sensi, per il momento potete avere un po' di piacere, ma subito diminuisce, e non avete più la capacità di godere. Vedete? Diminuisce rapidamente, quindi non è ‘ananda’. Non è la vera ‘ananda’.

Ananda significa che aumenta sempre più. Più piacere si prova, più esso aumenta. ‘Anandambudhi-vardhanam’. L'esempio è molto bello. Ambudhi significa mare. Il mare non aumenta negli anni, lo vediamo sempre allo stesso livello. Se aumentasse, l’intera città di New York sarebbe inondata. Ma qui Sri Caitanya dichiara che l’oceano della felicità, ‘ambudhi’, aumenta sempre più. È una nuova esperienza. Quando si è effettivamente nella beatitudine spirituale, la propria felicità aumenterà. Felicità materiale significa che la vostra felicità diminuirà. Supponete di voler mangiare una buona torta o del buon cibo; mangerete due o tre torte, ma alla quarta vi rifiuterete: "No, non ne voglio più", perché il piacere è diminuito. Ma qui Sri Caitanya dice che la vostra felicità, ‘ananda’, aumenterà. Questo è spirituale. È la prova della vita spirituale. La prova è che impegnandovi in compiti spirituali, non vi stancherete mai. Più fate, più scoprite attività. Questo è spirituale. Perciò non dobbiamo avere paura di non poter eseguire questo yajna come prescritto nella Bhagavad-gita.

Per grazia di Sri Caitanya e della letteratura vedica abbiamo questa informazione: ‘yajnaih sankirtana-prayair yajanti hi su-medhasah’ (SB 11.5.32): “Nell'era di Kali le persone intelligenti partecipano al canto congregazionale per adorare l'incarnazione di Dio che canta costantemente i nomi di Krishna”. Possiamo eseguire il sankirtana-yajna, lo yajna del canto, e soddisfare il Signore Supremo. Questa è la prescrizione ed è molto facile, chiunque può adottarla, basta solo ricordare i sedici nomi in qualsiasi momento. Sri Caitanya spiega anche, ‘namnam akari bahudha nija-sarva-saktis tatrarpita’. Il nome di Krishna e la persona di Krishna non sono differenti. Non pensate che Arjuna sia stato fortunato per aver ricevuto istruzioni direttamente da Krishna, e che noi siamo sfortunati per non essere alla presenza di Krishna. No, non è corretto. Krishna è presente attraverso la rappresentazione sonora. Poiché Dio è Assoluto, non c'è differenza. Ma nella sfera materiale ci sono differenze, niente è assoluto. Quando ho sete, se semplicemente pronuncio la parola "acqua, acqua, acqua", la mia sete non sarà placata. Ho bisogno della vera sostanza, l'acqua reale.

Se desidero qualcosa per il mio piacere, pronunciarne il nome non servirà perché questo è il mondo della dualità. Ma nel mondo assoluto non c'è una tale dualità. Tutto è tutto. Uno più uno è uno; uno meno uno è uno. ‘Purnasya purnam adaya purnam evavasisyate’ (Isopanishad, Invocazione): “Poiché Dio è il Tutto completo e assoluto, la Sua perfezione è totale, tutto ciò che emana da Lui, come il mondo fenomenico, è ugualmente una totalità completa in se stessa”. Queste sono ingiunzioni vediche. Se prendiamo tutto dal tutto, ciò che rimane è ancora tutto. Anche Sri Caitanya spiega la stessa cosa, ‘namnam akari bahudha nija-sarva-saktis tatrarpita niyamitah smarane na kalah’: “O Signore, il Tuo santo nome può dare ogni benedizione agli esseri viventi”. Questo canto, o il compimento di questo yajna, è così potente perché il nome di Krishna è potente quanto Krishna stesso, la persona. ‘Namnam akari bahudha nija-sarva-saktis’. Il nome di Dio è onnipotente quanto Dio stesso, quindi tutta la potenza di Dio vi è presente. Dobbiamo solo realizzarlo.

Perciò, ‘namnam akari bahudha nija-sarva-saktis’, tutta la potenza della Persona Suprema è investita nel Suo nome. E, ‘niyamitah smarane na kalah’, non ci sono rigide regole per cantare questi nomi. Ora, supponiamo che se dovete andare in chiesa o al tempio, dovete vestirvi in modo appropriato; dovete purificavi e compiere altre cose prima di entrare in chiesa. Ovviamente, in qualsiasi luogo sacro, le norme e le regole sono le stesse. Anche i maomettani vanno nella moschea dopo essersi lavati molto bene mani e piedi; ed è lo stesso anche secondo il principio indù, andare al tempio dopo aver fatto un bagno ed essersi purificati. Ci sono tante norme, sia nell’induismo o islamismo o cristianesimo, secondo il paese, il clima e le persone. In pratica, i principi sono gli stessi. Anche se apparentemente possono sembrare diversi, sono tutti presenti. Tuttavia, ‘niyamitah smarane na kalah’, non è necessario farsi un bagno prima di cantare Hare Krishna, Hare Krishna… Potete cantare Hare Krishna anche quando siete in bagno, potete cantare ovunque.

Se, in realtà, il nome di Krishna è Krishna stesso, allora, come posso rimanere impuro? La potenza è presente, e allo stesso tempo mi rende puro, proprio come l’oscurità non può rimanere in presenza della luce. Oscurità e luce non possono rimanere insieme—deve esserci o il buio o la luce. Perciò Krishna è luce, il Suo nome è luce, e quindi non possono esserci impurità. L'impurità è dovuta a questo mio corpo materiale; ma in quel momento [mentre canto il santo nome] sono sulla piattaforma spirituale e le impurità non possono toccarmi. Questi sono i passi della realizzazione spirituale. Mentre ci sforziamo sinceramente di eseguire questo particolare yajna per quest’era, allora facciamo progressi. È lo yajna più economico, più facile e potente. Perché non adottarlo? Questa è la mia richiesta per voi. Grazie mille. Ci sono domande?





Fine
------------------

Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada

Biografia:
www.radiokrishna.com/vsp_online.php

Altre opere: www.radiokrishna.com/books_online.php

Lezioni Audio: www.radiokrishna.com/rkc_archive_new/index.php?q=s&sm=fi&s=lezioni+di+srila+prabhupada&x=8&y=6

Canzoni, Bhajans ecc.: www.radiokrishna.com/rkc_archive_new/index.php?q=f&f=%2FMusica+-+Music+A-K%2FBhaktivedanta+Swami+Prabhupada

------------------

Vuoi continuare la lettura o approfondire la tua conoscenza della Bhagavad Gita cosi' com'e' ?
Visualizzala o scaricala gratuitamente !

Presentazione: www.facebook.com/note.php?note_id=169564179697

Lettura/download PDF: www.radiokrishna.com/fclick/fclick.php?fid=1

Download come APP per Android: www.radiokrishna.com/fclick/fclick.php?fid=604


Puoi anche seguire il

Corso di studio sul forum di RKC:
https://padasevanam.mediarama.com/rkcforum/forum/forum.asp?FORUM_ID=27


oppure le

Lezioni del maestro S.G. Tridandi Prabhu dal tempio ISKCON di Terni su Youtube:


NUOVE





VECCHIE





oppure su Facebook (anche in diretta il Sabato pomeriggio):



www.facebook.com/pg/iskconITAnews/videos/



Hare Krishna !

La redazione di Radio Krishna Centrale

------------------

DISCLAIMER *
Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna.
Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.

Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.



   Discussione Discussione Successiva  
 Nuova Discussione  Rispondi
 Versione Stampabile Bookmark this Topic Aggiungi Segnalibro
Vai a:
RKC Forum © RKC - tutti i diritti riservati Torna all'inizio della Pagina
Questa pagina è stata generata in 0,34 secondi. radiokrishna | TRKN | Snitz Forum