Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su
La Bhagavad-gita cosi' com'e'
LEZIONE* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada tenuta a New York (Stati Uniti), il 23 Maggio 1966
Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi
Capitolo 3 Verso 13
yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih bhunjate te tv agham papa ye pacanty atma-karanat
“I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano il cibo che è prima offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano il cibo per il proprio piacere, in verità mangiano solo peccati”.
Questo verso, che abbiamo discusso nell'ultimo incontro, spiega che dovremmo mangiare dopo aver offerto il cibo in sacrificio e riconoscere che è per grazia del Signore se riceviamo gli alimenti che ci nutrono. Non si deve dimenticare che questi alimenti non sono prodotti per nostra dolce volontà. No. La disposizione è così ben fatta nell'amministrazione della natura che otteniamo tutte le nostre necessità di vita per grazia di Dio, e il nostro dovere è di avanzare nella giusta conoscenza dell’esistenza spirituale senza impegnarci inutilmente per la gratificazione dei sensi. Questa è la differenza tra civiltà umana e vita animale. L'inizio della nostra lezione sulla Bhagavad-gita si basa sul fatto che siamo coscienza spirituale, non siamo questo corpo. E l'intera funzione della società umana deve essere illuminata nella coscienza spirituale della vita, invece di perdere tempo nella gratificazione dei sensi come gli animali, che si occupano di mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi. La premessa della nostra discussione è che noi siamo diversi dagli animali ordinari.
Pertanto il fattore comune alla vita animale e alla vita umana sono i quattro princìpi delle esigenze corporee, vale a dire che abbiamo bisogno di mangiare e di dormire, di alcune misure difensive per proteggerci dai nemici e di una certa misura di gratificazione dei sensi. Questi sono i bisogni del mio corpo; non sono le necessità del mio sé come lo sono io, anima spirituale. Ora, se voglio liberarmi da questa prigionia corporea, o dalle miserie dell'esistenza materiale, allora devo sottopormi a una cura. Proprio come un uomo malato va da un medico per farsi curare e ottenere sollievo dalle sofferenze della malattia, allo stesso modo la nostra esistenza materiale è costituita delle quattro miserie di nascita, morte, vecchiaia e malattia, e se siamo effettivamente consapevoli della nostra felicità, dobbiamo trovare una soluzione permanente a tali miserie. Questa è la missione della vita umana. E per realizzare questa missione abbiamo una coscienza sviluppata rispetto agli animali. Tale coscienza non dovrebbe essere usata impropriamente solo per le propensioni animali della vita. È tutto. Perciò Sri Krishna rivela che per raggiungere quello stadio di perfezione bisogna lavorare, e quel lavoro non dovrebbe essere interrotto.
Abbiamo già discusso questo punto, ‘niyatam kuru karma tvam karma jyayo hy akarmanah’ (Bg.3.8) [Compi il tuo dovere, perché l'azione è migliore dell'inazione]. Perciò esegui bene il tuo dovere prescritto, continua, non fermarti, ma lavora per una vita di karma-yoga. Karma-yoga. Il lavoro ordinario è chiamato karma, e quando è unito allo yoga, allora significa lavoro spirituale. Il significato di yoga è perfezione spirituale o unione con il Supremo, pertanto, tra il karma e il karma-yoga c'è una diversità enorme. Karma significa lavoro ordinario. Lavoro tutto il giorno, ricevo un compenso e mi intrattengo con la mia gratificazione dei sensi. Ciò è chiamato karma, in questa o in quella vita, o nella prossima. Alcuni fanno beneficenza e altre attività pie per ottenere nella prossima vita una buona parentela, una buona educazione e opulenza, perché possano godersi la vita. E altri eseguono un karma più avanzato per farsi promuovere ad altri sistemi planetari, come il pianeta lunare o Svargaloka, i pianeti celesti. Ci sono molti pianeti in cui lo standard di vita è molto, molto più confortevole rispetto a qui.
Ma questo non è richiesto. Essere promossi a un livello di vita più elevato, da prigioniero di classe C a prigioniero di classe A, non è necessario. La Bhagavad-gita non ci insegna di migliorare la propria vita rispetto a ciò che si è ora, un prigioniero di classe C, per diventare un prigioniero di classe A. No. Non si dovrebbe rimanere prigionieri, ma uscire di prigione. Questa vita materiale è la vita in prigione. In una prigione si è costretti a subire un qualche tipo di sofferenza; potremmo essere d'accordo o meno, ma si è obbligati a subire. Nella vita del carcere non puoi opporti. Ci sono gli agenti di stato che ti impongono un lavoro, e devi farlo. E se dici: "Non posso", allora sarai maggiormente punito. Allo stesso modo, questa esistenza materiale è la nostra vita in prigione, e prakriti, la natura, è il potente agente che ci impone sempre di agire. ‘Prakriteh kriyamanani gunaih karmani sarvasah’ (Bg. 3.27). [L'anima sviata dal falso ego crede di essere l'autrice delle proprie azioni, che in realtà sono compiute dalle tre influenze della natura materiale]. Sta accadendo questo.
Ora, se vuoi liberarti di questa prigionia, allora dovresti iniziare ad eseguire il karma-yoga—karma e yoga. Yoga significa in connessione con il Supremo, e tale connessione inizia con la formula di yajna, o sacrificio. Che cosa hai intenzione di sacrificare? Che cosa hai? Tutto è dato da Dio, qualunque cosa possiedi. Non hai portato nulla con la tua nascita, sei uscito nudo dal grembo di tua madre; e quando morirai, andrai nudo. Qualunque cosa possiedi, ti è data per un uso corretto. Dovremmo capirlo. Le risorse della natura materiale sono sotto il nostro controllo per farne un uso corretto. Puoi vivere e mangiare comodamente e pacificamente senza creare animosità o litigare con i vicini, e perseguire la tua vita spirituale in modo da liberarti di questa esistenza di materia. Questo è il programma della natura materiale, ma abusando della nostra coscienza sviluppata stiamo cercando di sfruttare diversamente le risorse della natura materiale per accrescere la gratificazione dei sensi. Questo è l’errore. Perciò Krishna dice: “Qualunque errore tu abbia fatto, non importa; ora agisci in questo modo”. Yajnarthe (SB 4.18.7): “Lavora”.
Supponiamo che tu abbia abusato della tua coscienza sviluppata in tanti modi e ora sei a tal punto implicato che hai iniziato un’impresa molto difficile. E se ti dico che la tua iniziativa complicata non è necessaria, che semplicemente hai bisogno di frutta e cereali per mangiare, perché ti impegni in questa rischiosa forma di profitto per guadagnarti da vivere? Fermati”. Ma non è possibile, ora sei intrappolato e non puoi fermarti. Sri Krishna dichiara: “Non interrompere il tuo lavoro, ma con il risultato della tua attività cerca di compiere un sacrificio per la causa del Supremo, allora il tuo coinvolgimento sarà automaticamente annullato”. Tutta l’energia che impieghi nel tuo settore, se il risultato è offerto a Krishna, significa che l’energia è utilizzata per Krishna—non per quell’industria ma per Krishna. Questo è il punto. Come Arjuna, che non era né un saggio né un brahmama colto, era un militare appartenente a una famiglia reale, a un ordine regale, era un capofamiglia, un padre di famiglia, con moglie e figli, era un guerriero. Pertanto, in che modo Arjuna divenne il più grande devoto del Signore?
Il Signore garantisce, ‘bhakto si priyo si me’ (Bg. 4.3): “O Arjuna, tu sei un Mio caro amico e un grande devoto”. Ma per quale ragione? Non era un sannyasi, né un vedantista né un filosofo, niente del genere. Tuttavia nel quarto capitolo il Signore dichiara: “O Arjuna, tu Mi sei molto caro e sei il Mio grande devoto”. Ora, se qualcuno diventa molto caro a Dio, la Persona Suprema, allora, che altro può desiderare? E in che modo lo è diventato? Grazie al karma-yoga. Karma-yoga. Era un militare, e il problema era davanti a lui, se combattere con i suoi parenti oppure no. Questo era il suo dubbio. Considerate che era un combattente prima di ascoltare la Bhagavad-gita e che rimase un combattente dopo averla ascoltata. Allo stesso modo, supponiamo che siate impegnati in un particolare tipo di lavoro prima di ascoltare la Bhagavad-gita, e tuttavia, anche dopo aver ascoltato e compreso la Bhagavad-gita dovrete rimanere nella stessa posizione. Non è che dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita, come voi che gentilmente venite qua, dovrete prendere un vestito come il mio, rinunciare ai legami familiari e diventare un mendicante come me. No, no. Non è così, dovete cambiare la vostra mentalità. Questo è tutto.
Qual è questa mentalità? Quella mentalità è che stai lavorando per la tua gratificazione dei sensi, perciò devi cambiare la tua mentalità per gratificare i sensi del Signore Supremo. Questo è tutto. Stiamo lavorando... Lavoro ordinario significa lavorare per la gratificazione dei sensi. "Voglio mangiare questo", quindi mangio. Acquisto dal mercato: "Oh, questa bella cosa è molto appetitosa per la mia lingua, la mangerò". E se acquisisci familiarità con la filosofia della Bhagavad-gita, dovrai pensare se questa cosa sarà gradita alla lingua di Krishna. È tutto. Ora stai pensando, "Comprerò questa buona cosa molto gradevole ai miei gusti", ma quando sarai un vero erudito della Bhagavad-gita, allora, dovrai pensare se questa cosa sarà gradita a Krishna. Tutto qui. Quando impari questo—se vuoi compiacere Krishna e non te stesso—allora diventi un esperto spiritualista. È tutto. Perciò non è difficile. È molto facile, si deve semplicemente imparare come raggiungere questa fase della vita. Non bisogna cambiare nulla. Lo stesso esempio: Arjuna era un militare, un capofamiglia, un padre di famiglia prima di ascoltare la Bhagavad-gita, e rimase lo stesso padre di famiglia, lo stesso militare, ma divenne un grande devoto del Signore. Dobbiamo imparare questo metodo.
Il metodo è che all'inizio Arjuna si rifiutava di combattere perché voleva gratificare i suoi sensi. Pensava: "Sarò lieto se non combatto, perché nella lotta i miei parenti moriranno e me ne pentirò. Allora, a che serve combattere in questo modo?" Significa che la sua idea, o il suo proposito, era conforme alla sua gratificazione dei sensi. Non sapeva che quel campo di guerra, quella battaglia di Kurukshetra era stata organizzata da Sri Krishna per uccidere tutti gli uomini indesiderati nel mondo di quel tempo. Quello era il Suo piano, e ora è stato rivelato ad Arjuna. Nell'undicesimo capitolo Krishna dice: "Mio caro Arjuna, ti ho dato ogni tipo di conoscenza per indurti a combattere in questa battaglia; ma sappi perfettamente che non importa se combatti oppure no. Tutti questi uomini che sono qui riuniti, non torneranno a casa, saranno uccisi qui. È già deciso. È già deciso. Ora, se vuoi prenderti il merito, puoi usare le tue braccia per combattere. Questo è tutto". Ciò che accade in questo mondo è sotto la suprema supervisione del Signore. ‘Mayadhyaksena prakritih suyate sa-caracaram’ (Bg 9.10).[La natura materiale agisce sotto la Mia direzione, o figlio di Kunti, e genera tutti gli esseri, mobili e immobili].
C'è un detto: “Un filo d'erba non si muove senza il volere di Dio”. In realtà è un dato di fatto, quindi dobbiamo aderire con il piano del Signore Supremo—ciò è chiamato karma-yoga. Così Arjuna comprese e si unì alla suprema volontà del Signore. E quando gli fu chiesto: "Andrai a combattere oppure no? Cosa hai deciso dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita?" Rispose: "Sì, Krishna, la mia illusione è ora rimossa dalla Tua grazia e ho deciso di combattere”. Questo è tutto. Ora, questo accordo di combattere e quello di non combattere all'inizio della Bhagavad-gita, è la differenza. All'inizio non era d'accordo con Krishna, ha messo in discussione il combattimento, e alla fine ha acconsentito. "Sì". È diventato un “uomo sì”. Bisogna quindi diventare un uomo che dice sempre "sì" al Signore Supremo. È tutto. Questa è la perfezione della vita spirituale. Ora siamo tutti “uomini no”. Dio dice questo, io dico "no". Sono testardo, dico "no". Ora dobbiamo semplicemente dire "sì"; ma al presente diciamo "no" a tutto. La formazione attuale della nostra esistenza è dire "no". A qualunque argomento religioso, diciamo "no". Inorridiamo perfino al nome di Dio.
Siamo giunti a uno stadio della nostra vita civilizzata in cui vogliamo bandire Dio del tutto. Non solo dicendo "no", ma ci prepariamo ad accettare il punto che Dio non esiste. Quanto stiamo diventando stolti, giorno dopo giorno, in nome del progresso della civiltà. Vedete? Così dovremmo correggere questo. Ora, cercheremo di capire la nostra posizione e proveremo a dire: "Sì, Dio esiste, io sono un servitore di Dio". È tutto. Si deve imparare solo questo. Non dobbiamo dire che Dio non esiste. Possiamo dirlo [ride], ma ciò non significa che Dio non ci sia. Capite? Come un novellino ambizioso, che dichiara: “Non credo nel governo, non c'è governo, io sono tutto". Quel pazzo parla così, ma ciò non significa che il governo non esiste. Sono le parole di un folle. Dovremmo quindi abbandonare questo tipo di follia e arrenderci. Dovremmo essere sottomessi. Dio esiste. Il solo esempio, più volte citato, è che l'esistenza di Dio può essere percepita molto semplicemente... In che modo? Proprio come possiamo percepire la nostra esistenza in questo corpo grazie alla coscienza. Abbiamo una coscienza. Questo punto è stato discusso più volte, che la coscienza è il sintomo della nostra esistenza in questo corpo. Finché c'è la coscienza, le funzioni corporee procedono molto bene.
Ora stai mangiando. Non sai come il tuo alimento vada allo stomaco, come venga trasformato in diversi tipi di secrezione, come sia trasferito dallo stomaco al cuore, come quella secrezione diventi rossa e quel sangue rosso sia nuovamente fatto circolare dal cervello alla punta dei piedi. Questi meccanismi attivi funzionano all'interno del corpo; tale condizione fisiologica è presente nel corpo. Si prende il cibo e i liquidi necessari, le vitamine sono assimilate dallo stomaco e distribuite, l’energia del corpo è rinnovata e le cose inutili sono evacuate con le feci e l'urina. Questo lavoro efficiente continua. Ma appena la coscienza è interrotta, questa funzione agirà ancora? No. Sezionando il corpo si vedrà lo stesso cervello, il cuore, lo stomaco, le stesse vene, tutto al completo; ma l’unica cosa che manca è la consapevolezza e quindi tutto è fermo. È un fattore comune, tutti possono vederlo. Allo stesso modo, non pensi che ci sia una coscienza dietro all'intera manifestazione cosmica che è presente davanti a te e che segue perfettamente il proprio corso? Come puoi negare che non vi sia alcuna consapevolezza riguardo al sorgere del sole e della luna, in materia di cambiamenti stagionali e di tanti pianeti che fluttuano nel cielo? Tante cose meravigliose avvengono nella natura materiale. Pensi che tutto avvenga senza una coscienza? No. Anche qui c’è consapevolezza.
Così come nella gestione del proprio corpo, tutto è ben fatto grazie alla coscienza; allo stesso modo, tutto ciò che si vede molto ben fatto nella natura materiale, è prodotto dalla coscienza superiore. Tale è il ragionamento umano. Come puoi negarlo? Non credo che nessun uomo sano di mente possa negarlo. Similmente, come la nostra coscienza è il sintomo della nostra presenza, siamo anime spirituali, così la coscienza suprema è il sintomo dell'anima suprema, o Dio supremo. Questa è la posizione. Ora, come coscienza, siamo parte integrante della coscienza suprema; pertanto, l'intero compito della nostra vita è di far coincidere le nostre attività con il piano supremo. Ciò è chiamato karma-yoga. ‘Eko bahu syat’. [L’Uno diventa molti] Dalla letteratura vedica sappiamo che Dio Si è espanso in molti, proprio come il padre si espande in molti figli. I figli non sono altro che le espansioni del corpo del padre. Allo stesso modo, anche noi esseri viventi, parti o anime spirituali, siamo espansioni dello spirito supremo. Ora, perché l’anima suprema spirituale si è espansa in molti? Per quale scopo? Si può capire con lo stesso esempio. A che scopo il padre si espande nei figli? Perché un padre di famiglia si assume questa grande responsabilità? La risposta è: per avere una vita felice e piacevole. Tutto qui.
Similmente Dio si è espanso in innumerevoli esseri viventi per il Suo piacere; perché, come spiegato nella letteratura vedica, la natura di Dio è sac-cid-ananda-vigraha (Bs. 5.1). [La Sua forma trascendentale è piena di beatitudine, conoscenza ed eternità]. Anandamayo bhyasat (Vedanta-sutra 1.1.12). [Per natura Egli è pieno di felicità] Per Sua natura Egli prova piacere, quindi, si deve capire che Dio Si è espanso in innumerevoli entità viventi solo per il Suo piacere. Proprio come i figli sono destinati a soddisfare il padre, allo stesso modo, è un sentimento comune che noi esseri viventi siamo destinati a soddisfare il Supremo. La soddisfazione del Supremo può essere compiuta con il compimento di yajna. Questo è l'inizio. Perciò qui è prescritto, ‘yajnarthat karmanah anyatra’ (Bg. 3.9). [L'attività dev'essere compiuta come sacrificio a Vishnu, altrimenti lega il suo autore a questo mondo materiale]. Abbiamo già discusso questo verso, ‘yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih’ (Bg. 3.13) [I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano i cibi solo per il proprio piacere, in verità mangiano solo peccati].
Se compiamo sacrifici per la soddisfazione del Supremo, allora il risultato sarà che saremo liberi da ogni reazione della nostra vita peccaminosa. E se non lo facciamo, ‘bhunjate te tv agham papa ye pacanty atma-karanat’, significa che agiamo solo per la propria gratificazione dei sensi. Ho spiegato varie volte che ‘asnati’ significa “colui che mangia”. Perciò il nostro compimento di yajna inizia dal cibo, perché mangiare è la prima necessità della vita. Mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi. Mangiare è essenziale, quindi, nella Bhagavad-gita è detto apertamente che basta controllare il processo del mangiare per compiere yajna. Semplicemente iniziamo il nostro karma-yoga dalla formula del mangiare. Poi, gradualmente, si svilupperanno altre cose. I nostri sensi – occhi, orecchi, naso, lingua, braccia, gambe... Abbiamo dieci sensi, organi sensoriali e organi di azione, e tra tutti la lingua è il più incontrollabile. Mentre mangiamo, noi cantiamo ‘sarira abidya-jal jodendriya tahe kal’: "Questo corpo è una prigione della nostra nescienza, ignoranza. E in questo corpo, i sensi sono i nostri più grandi nemici. Fra tutti, la lingua è il nemico più potente”.
‘Ta'ra madhye jihwa ati lobhamoy sudurmati’. Lobhamoy sudurmati, poiché la lingua sempre desidera ardentemente gustare cose appetitose, mi sta legando a così tante reazioni nella mia vita. Questo è il segreto. Pertanto la Bhagavad-gita spiega che il karma-yoga inizia dalla lingua. ‘Yajna-sistasinah santah’, si deve mangiare per mantenere il proprio corpo e perciò si deve prima controllare la lingua. Come possiamo controllarla? Offrendo sacrifici. Poiché bisogna mangiare per vivere, quindi, se offriamo al Signore il cibo che abbiamo preparato per Lui, questo è yajna. Compiere yajna non è difficile. Tutti cucinano per mangiare. Si deve semplicemente preparare il cibo in modo appropriato da poterlo offrire a Krishna. È tutto. Il processo di mangiare, preparare gli ingredienti e cucinarli—niente è interrotto. È richiesta solo una cosa: invece di cucinare per la soddisfazione della propria lingua, si prega di cucinare per la soddisfazione di Krishna, e poi prendere il prasada. Ad esempio, l'altro giorno abbiamo festeggiato: dopo aver cucinato del buon cibo, l’abbiamo offerto a Krishna e poi l’abbiamo gustato. Dov’è la difficoltà? Compiere yajna è una cosa molto difficile? No, non lo è. Semplicemente dobbiamo adottare questo principio. È tutto. E se adottiamo questo principio, come qui è chiaramente detto, ‘ajna-sistasinah santah’... ‘santa’ significa che queste cose sono organizzate dai devoti del Signore.
Quanto agli uomini ordinari, a loro non importa: "Che sciocchezza. Cos’è questo yajna?” Ma coloro che sono seri nel risolvere i problemi della vita, dovrebbero accettare il principio di yajna. È molto difficile? Per nulla, è piuttosto soddisfacente. Perciò yajna non è difficile. E, se compiendo yajna, ci liberiamo da tutte le reazioni, allora, perché non farlo? Non vi è alcuna difficoltà. Piuttosto è una cosa molto piacevole, ananda. ‘Ananda’ significa piacere e soddisfazione. La vita spirituale non è vuota di piacere. Affatto, è piena di divertimento. Ricerchiamo il piacere, ma quel piacere [ananda] è ostacolato dalla nostra esistenza materiale. Non lo sappiamo e cerchiamo di spremere i sensi per provare un piacere materiale. Ciò non ha senso perché non sappiamo cos'è la vita spirituale. Vita spirituale significa un piacere illimitato. C’è un verso che descrive Rama. Noi cantiamo, Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Ma qual è il significato di Rama? È spiegato in questo verso della Caitanya-caritamrita (Madhya 9.29):
“La Suprema Verità Assoluta è chiamata Rama perché i trascendentalisti traggono piacere dall’illimitato e reale piacere dell’esistenza spirituale”. Rama significa ramana; e ramana significa piacere. Yoginah. Perciò ricorda, karma-yogi. Coloro che sono yogi, coloro che stanno cercando di ottenere la vita spirituale, riacquistare la loro vitalità spirituale, sono chiamati yogi. Esistono diversi tipi di yogi: karma-yogi, jnana-yogi, dhyana-yogi, raja-yogi. Il più elevato di tutti è il bhakti-yogi o bhakta, come affermato nella Bhagavad-gita (6.47):
yoginam api sarvesam mad-gatenantar-atmana sraddhavan bhajate yo mam sa me yuktatamo matah
“E di tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me e Mi adora servendoMi con un amore trascendentale, è il più intimamente legato a Me ed è il più grande di tutti”.
Scoprirete che lo yogi più elevato è colui che è cosciente di Krishna. Semplicemente la sua vita è piena della coscienza di Krishna e cerca sempre di soddisfare Krishna. È tutto. Soddisfare Krishna è la cosa più facile di tutto il processo dello yoga. Non devi mostrare il tuo potere ginnico. No. Devi solo preparare del buon cibo, offrirlo a Krishna, cantare Hare Krishna e goderti la vita. ‘Yoginam api sarvesam’. Scoprirai che quest’ultimo è il miglior yogi. Perciò inizia. Qual è la difficoltà? Finora ci sono i metodi, noi siamo presenti, la letteratura c’è, i libri ci sono e anche le autorità. Semplicemente dobbiamo essere d'accordo. "Sì". Si deve semplicemente concordare: "Sì”, d'ora in poi diventeremo karma-yogi. Allora, da quel punto inizia la nostra vita. Karma-yoga. Siamo gli uomini del “sì”. Invece di dire “no” a Krishna... ricorda che all’inizio Arjuna disse: "No, non combatterò. Non cercare di convincermi, mio caro Krishna"; ma dopo aver discusso di così tante cose con Krishna, all'ultimo momento disse: "Sì, combatterò". Perciò, da “uomo no” è diventato "uomo sì", ecco tutto; quindi dobbiamo essere d'accordo. Ora siamo “uomini no”, su tutto ciò che riguarda Dio, diciamo "no". Ebbene, dobbiamo imparare a dire "si". Pertanto, diventa “uomo sì” e inizia il karma-yoga, a partire dal mangiare nella tua vita, perché mangiare è necessario. Senza mangiare, non puoi vivere. Pertanto la Bhagavad-gita (3.13) insegna che si deve iniziare il karma-yoga dalla fase del mangiare:
yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih bhunjate te tv agham papa ye pacanty atma-karanat
“I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano i cibi solo per il proprio piacere, in verità mangiano solo peccati”. Le persone potrebbero dire: "Perché dovremmo preoccuparci di questo yajna?" No. Dovete preoccuparvi del concetto di yajna se volete essere davvero felici. Come spiegato nel verso successivo (Bg. 3.14):
annad bhavanti bhutani parjanyad anna-sambhavah yajnad bhavati parjanyo yajnah karma-samudbhavah
“I corpi di tutti gli esseri viventi si nutrono di alimenti, che sono prodotti dalla pioggia. Le piogge sono prodotte dall’esecuzione di yajna [sacrificio], e yajna nasce dal compimento dei doveri prescritti”.
Perché dovresti eseguire yajna ? Ciò è obbligatorio. Non è che cucini il tuo cibo e lo offri a Krishna per gentilezza, perché sei molto gentile. No. È per il tuo interesse. Come mai? Perché, ‘annad bhavanti bhutani’, devi mangiare. Puoi dire di poter vivere senza mangiare? Non è possibile. Devi mangiare. ‘Annad bhavanti bhutani’. [I corpi di tutti gli esseri viventi si nutrono di alimenti]. Se vuoi vivere, se vuoi mantenere il tuo corpo e la tua anima insieme, allora devi prendere ‘anna’. ‘Anna’ significa cibo, o cereali, cibo naturale. In generale ‘anna’ significa cibo, e in particolare significa ‘grani’, i cereali prodotti dalla terra per il nutrimento dell'essere umano. Dalla terra sono prodotte tante cose, come i cereali, i frutti, le verdure, e tanto altro, che sono destinati all'essere umano. I grani non sono per le tigri, né i frutti sono per i cani, ma per l'uomo. Il latte è prodotto dalla mucca, ma è destinato all'uomo. Se dai il latte, diciamo 30 libbre di latte appena munto alla mucca, essa rifiuterà. Rifiuterà, ma se le dai dell’erba secca sarà molto felice.
Pertanto tutto è organizzato dalla natura. Gli scienziati hanno scoperto il valore vitaminico degli alimenti. Ora, qual è il valore vitaminico dell'erba secca [fieno]? Qualche scienziato può dirlo? Se non vi è un valore vitaminico, come fa la mucca a produrre così tanto latte che è pieno di vitamine A e D? Come escono le vitamine dall'erba secca? Al giorno d'oggi il medico prescrive vitamine artificiali per mantenere il corpo. Ora, qual è la vitamina presente nell'erba secca in modo che la mucca, mangiandola, dia un bel latte pieno di vitamine A e D, che sono essenziali per la vita? Pertanto sono teorie sbagliate, che "questo contiene questa vitamina, e così via..." Lasciateli fare. Ma gli alimenti naturali, che sono destinati all'uomo, sono già pieni di vitamine per legge di natura, per volontà di Dio. Perciò, ‘annad bhavanti bhutani’ (Bg. 3.14). [I corpi di tutti gli esseri viventi si nutrono di alimenti, che sono prodotti dalla pioggia]. Sarete sorpresi: Quando ero padre di famiglia, avevo un giovane servitore che era molto forte e robusto. Si chiamava Buddhu. Così gli chiesi: "Buddhu, cosa prendi per essere tanto robusto?" Rispose: “Caro signore, prendo solo questi grani di mais".
Conoscete il mais? Con i grani ridotti in polvere [farina] faceva il pane, e i grani interi li cucinava come se fosse riso. Mangiava solo questo, da cui derivava tutte le vitamine; ed era molto forte. Poiché era povero, non poteva mangiare né burro né latte né altre cose. A quel tempo riceveva da me solo ventidue rupie al mese; secondo il cambio americano, sono cinque dollari, il suo reddito mensile. Perciò prendeva il cibo a buon mercato, ma era forte e robusto. L'idea generale è che questi grani sono per l'essere umano. A grana grossa o a grana fine, ci sono tante varietà di grano e di riso, di dhal, riso fine, riso basmati. Naturalmente in India abbiamo queste diversità, non sono soddisfatti con il riso bianco. Quindi tutte queste varietà di cereali e verdure ci sono per disposizione della natura, per disposizione di Dio. Perciò, qui è detto ‘annad bhavanti bhutani’ (Bg. 3.14), il nostro corpo dipende dal cibo fornito dalla natura; e ‘parjanyad anna-sambhavah’, questi grani sono prodotti dalle piogge. Parjanya significa piogge regolari che cadono dal cielo grazie alla disposizione di Dio. Non accade per nostro ordine, ma è una disposizione sovrannaturale. Se la pioggia cade regolarmente, allora può produrre tutte le necessità della vita—come accadeva durante il regno di Maharaja Yudhisthira.
La stessa cosa, ‘anna’, i grani sono il sostentamento della vita umana, ‘annad bhavanti bhutani’ (Bg. 3.14). I cereali sono prodotti dalle piogge regolari, ‘parjanyad anna-sambhavah’; e ‘yajnad bhavati parjanyah’, la pioggia è prodotta quando si offre yajna, o sacrificio, al Signore. Quando le persone sono impegnate a compiere yajna, ci saranno precipitazioni regolari; in caso contrario, la natura controllerà le precipitazioni. Per mancanza di pioggia, ogni disposizione meccanica come trattori e altro, falliranno se non piove. Il controllo della pioggia non è nelle nostre mani, ma è nel potere sovrannaturale. Qui è detto che le piogge sono rese possibili grazie all’offerta di yajna, sacrificio, e yajna è prescritto secondo i rituali vedici. Basta vedere il collegamento: gli esseri viventi sono in grado svilupparsi mangiando cereali; i cereali sono prodotti dalle precipitazioni; la pioggia è assicurata offrendo sacrifici; e il processo del sacrificio è dato da scritture autorevoli come la Bhagavad-gita, il Bhagavatam e la letteratura vedica. Poiché tutto inizia dal Brahman—Brahman significa Veda, suono trascendentale—se lavoriamo secondo la direzione della Bhagavad-gita o Veda, allora tutto diventa spiritualizzato. L’intera cosa diviene spiritualizzata. Perciò, ‘yajnah karma-samudbhavah’. [Yajna nasce dai doveri prescritti].
Karma. E se il karma è regolato dalle istruzioni di Krishna, così come Arjuna ha regolato il suo karma, ossia la guerra, sotto la direzione di Krishna. Così, mediante la regolazione del karma si esegue yajna, sacrificio, grazie al quale ci sono precipitazioni regolari; dalle piogge regolari c'è una produzione sufficiente di cereali e prodotti alimentari, e da un nutrimento adeguato si è in grado di sviluppare il proprio corpo e mantenerlo molto bene. Questo è l'intero programma, ‘annad bhavanti’ (3.14), e quindi, ‘karma brahmodbhavam viddhi’ (3.15). La natura del nostro karma, come dovremmo agire, è diretto dalla letteratura vedica, così come la Bhagavad-gita ha diretto Arjuna. Pertanto è spiegato (Bg. 3.15):
“I doveri prescritti sono stabiliti dai Veda, e i Veda sono direttamente emanati da Dio, la Persona Suprema. Perciò la Trascendenza onnipresente si trova eternamente negli atti di sacrificio”. Così Krishna dice: “Mio caro Arjuna, se nella tua vita inizi a compiere yajna, allora significa che la tua esistenza diventa subito spiritualizzata. Subito spiritualizzata, ciò che vuoi". Nel verso successivo è detto (Bg. 3.16):
“Mio caro Arjuna, l'uomo che non compie i sacrifici prescritti dai Veda conduce certamente una vita di peccato, poiché colui che vive solo per la soddisfazione dei sensi vive invano”.
Ecco l'ingiunzione, “Questo è il ciclo (cakram) in cui agire”. Questa è l’ingiunzione. Non solo in questo o in quel lavoro, ma in qualsiasi attività. Supponi che tu stia guidando un'auto per strada, ci sono ingiunzioni per cui dovresti guidare a destra e fermare l’auto quando il semaforo è rosso. Ci sono tanti regolamenti anche quando guidi la tua auto. Qualunque cosa tu voglia fare nella vita, ci sono indicazioni adeguate da parte delle autorità. E perché non per la vita spirituale? Per la tua vita spirituale puoi fare qualsiasi cosa, ciò che vuoi, quello che produce il tuo cervello? No. Com’è possibile? In ogni campo di lavoro, nella vita pratica, ci sono determinate indicazioni, "Devi agire in questa o in quella direzione". Supponiamo che tu stia dirigendo una fabbrica, oh, ci sono così tante leggi sulle fabbriche. Ovunque tu vada, ci sono direzioni da parte delle autorità superiori. Perciò, pensi che non ci siano direzioni per la tua realizzazione spirituale di vita? Certo che sì, e dobbiamo rispettarle. Perciò il Signore dice ‘evam pravartitam cakram’: "Questo è il ciclo, per cui la letteratura e le scritture vediche ti danno indicazioni su come lavorare".
E lavorando si compie yajna, eseguendo yajna, si ottengono piogge regolari, con le piogge regolari si ottiene la produzione di cereali, e con la produzione di cereali si può mangiare e vivere felicemente. Pertanto questo è un un ciclo. Così dice il Signore, Sri Krishna, ‘evam pravartitam cakram’. Cakram significa ciclo. ‘Nanuvartayatiha yah’, colui che non segue questo ciclo di attività sta semplicemente rovinando la sua vita, ‘aghayuh’. Aghayuh significa che sta sprecando la durata della sua preziosa vita nella forma umana. Per quale ragione? ‘Indriyaramah’, solo per la gratificazione dei sensi come i cani, i gatti e i maiali. ‘Agha-ayur indriya-aramo mogham partha sa jivati’, la sua vita è ormai condannata. È condannata. Pertanto questa è l'ingiunzione di Sri Krishna, ‘evam pravartitam cakram’. Chiunque non segua questo ciclo di attività, cakram, allora si deve capire che sta rovinando la sua preziosa vita umana, e la sua la vita è condannata. Hare Krishna. Ci sono domande?
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.