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 La Bhagavad-gita cosi' com'e' - Cap. 2 Versi 59-69
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Sangita Dasi
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Inserito il - 24/07/2022 : 13:29:38  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
RKC - RADIO KRISHNA CENTRALE PRESENTA:

Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su

La Bhagavad-gita cosi' com'e'


     



LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
tenuta a New York (Stati Uniti), il 27 Aprile 1966

Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi

Capitolo 2 - Versi 59-69
tenuta a New York (Stati Uniti) il 29 Aprile 1966

visaya vinivartante
niraharasya dehinah
rasa-varjam raso 'py asya
param dristva nivartate

“L’anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto sperimentando un gusto superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale”.

"Abbiamo già discusso questo verso. L'argomento è che stiamo cercando di trasferire le nostre attività dal piano materiale al piano spirituale. Questo è il concetto. Quindi, come ho già spiegato più volte, piattaforma materiale significa 'visayah'. E visayah significa quattro cose: ahara, nidra, bhaya, maithuna—mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi. Questi quattro punti, che sono chiamati visayah, rappresentano il modo di vita materialistico: mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi—gratificazione dei sensi. Ma se vogliamo stabilirci sul piano spirituale, allora, almeno per il momento si devono regolare tali richieste corporee. Non possiamo godere della vita materiale senza alcuna restrizione e allo stesso tempo poter rimanere sul piano spirituale. Questo è il principio. L'arduo problema è che vogliamo essere spiritualisti solo speculando. E questa è la tendenza. Le persone sono molto interessate alla speculazione filosofica senza una pratica di vita.

Nel mondo moderno si dice, 'yaso arthe dharma-yajanam' (SB 12.2.6). [“Chi può mantenere una famiglia sarà considerato un uomo esperto, e i princìpi religiosi saranno osservati solo per amore della reputazione”]. Il sintomo di quest'era è 'yasah arthe', famiglia e fama. Vogliono associarsi a un'organizzazione spirituale solo per la reputazione del nome: "Oh, sono attratto a questa grande organizzazione". Non voglio nominare quel particolare istituto di yoga, ma ho visto i membri arrivare e ascoltare da dieci anni e sfortunatamente non hanno imparato nemmeno le istruzioni preliminari dello yoga. In effetti l'intero processo dello yoga significa 'indriya-samyama', il controllo dei sensi. Ma ho visto che non hanno nessun controllo sui sensi. Tutto il metodo yoga non prescrive altro che il controllo dei sensi.

L'hatha-yoga – con le sue diverse pratiche di asana, posizioni sedute o respirazione – ha lo scopo di concentrarsi sul proprio se', focalizzando l'attenzione sull'Anima Suprema. E poiché la mente è disturbata, suddivisa in così tanti impegni, pertanto il metodo yoga è un processo meccanico mediante il quale possiamo trascinare la mente dall'impegno esterno al nostro lato interiore e focalizzarlo per percepire o realizzare l'Anima Suprema. Nella fase preliminare quindi si richiede il controllo dei sensi, perché i sensi incontrollati mi trascineranno sul piano materiale. C'è un magnifico verso nello Srimad-Bhagavatam (7.5.30):

matir na krishna paratah svato va
mitho 'bhipadyeta griha-vratanam
adanta-gobhir visatam tamisram
punah punas carvita-carvananam

[Prahlada Maharaja rispose:] “A causa dei sensi incontrollati, le persone troppo attaccate alla vita materialistica avanzano verso condizioni infernali e continuano a masticare ciò che è già stato masticato. La loro attrazione per Krishna non si risveglia mai, né grazie alle istruzioni di altre persone né grazie al loro stesso sforzo né per una combinazione di entrambi”.

Significa che coloro che hanno i sensi incontrollati e quelli la cui mente è fissa solo sul godimento materiale non possono entrare nella sfera della vita spirituale, 'matir na krishna'. Questa è la filosofia di Krishna, la coscienza di Krishna. 'Matih' significa “attenzione”, perciò devono concentrare l'attenzione sulla coscienza di Krishna, 'matir na krishna paratah svato mitho va', ascoltando le istruzioni da eruditi trascendentalisti o con l'autoapprendimento. Apprendendo da altri (paratah) o da uno studio personale (svatah) o da uno sforzo combinato (mitho va), non sarà mai (na) che si risvegli l'attrazione per Krishna, poiché, 'bhipadyeta griha-vratanam', sono votati alla concezione materialistica della vita di famiglia basata sul corpo. 'Vratanam' significa “voto”—per coloro, il cui proposito nel mondo è “vivere, mangiare, bere, essere allegri e godere", per loro, la vita spirituale è fuori questione.

Ci dobbiamo convincere che la vita spirituale e la vita materiale hanno diverse prospettive. Se diamo più enfasi alla vita materiale, o al modo di vivere materialistico, allora non è possibile avere alcuna realizzazione o liberazione spirituale. Perché, come stiamo discutendo da alcune settimane, l'intero principio è che io sono spirito, pura coscienza, e in qualche modo sono stato messo a contatto con questo contesto materiale. Ma il dato di fatto è che sono stato posto in queste circostanze materiali, e quindi, a causa della mia condizione materiale di vita, sto subendo tante miserie e sofferenze. Perciò l'idea è che devo uscire dal contatto materiale e reintegrarmi nella pura vita spirituale al fine di liberarmi da ogni miseria. Perché l'anima spirituale, così com'è, nella sua forma pura, è sac-cid-ananda, eterna, beata e piena di conoscenza.

Ecco l'intero programma, perciò, 'visaya vinivartante' (Bg. 2.59), allenati ad astenersi dal godimento dei sensi. Nondimeno, anche il sistema dello yoga mediante processi meccanici, concentrando la mente e trascinandola da altri impegni, è forzato. Anche questo è imposto con mezzi artificiali ... Perché innanzitutto, "Io non sono questo corpo", eppure sto cercando di controllare i miei sensi con alcune attività corporee. Perciò, in un modo o nell'altro, è artificiale. L'ultimo giorno ho citato l'esempio di un grande yogi come Visvamitra, che praticando lo yoga si era elevato alla più alta piattaforma, eppure fallì nel controllare i sensi; e così, entrando in contatto con Menaka, una cortigiana dei pianeti celesti, nacque Sakuntala. Pertanto qui la Bhagavad-gita spiega, 'visaya vinivartante niraharasya dehinah': “L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga”.

Ci sono alcune regole e regolamenti per far sì che le nostre attività sensuali si esauriscano, indebolendole artificialmente – come ad esempio, "non devi mangiare più di una volta al giorno”, e molte altre negazioni. Come un medico consiglia ad un malato di astenersi da tante cose, così ci sono alcune regole per controllare la mente e frenare i sensi. Tante regole e regolamenti, eppure, anche quei regolamenti restrittivi possono fallire. Ci sono tanti esempi. Ma il metodo che qui è raccomandato nella Bhagavad-gita, e che collega la coscienza individuale alla coscienza suprema, è il più elevato. Questo è il più alto 'rasa-varjam raso 'py asya param dristva nivartate'. (Bg. 2.59). 'Param dristva', sperimentando un gusto superiore.

Un esempio pratico: proprio come nel metodo dello yoga c'è un rigido regolamento, "Non puoi fare questo, devi mangiare così, devi sedere e respirare in questo modo", tante restrizioni; ma se colleghi la tua coscienza con la coscienza suprema, allora, nonostante non vi siano restrizioni, le cose vietate non saranno di tuo gradimento. 'Rasa-varjam raso 'py asya param dristva nivartate', [Ma se perde questo gusto, sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale]. Non gradirai quelle cose proibite. Un metodo è che con la forza ti chiedo di “non farlo"; ma l'altro metodo è che sei diventato così elevato che liberamente scegli di non farlo.
Come l'altro giorno ho citato l'esempio di Yamunacarya, che disse, 'yad-avadhi mama cetah krishna-padaravinde', “Da quando ho unito la mia coscienza alla coscienza suprema di Krishna ..." "Da quando la mia coscienza è fissa nel servizio trascendentale di Krishna", 'yad-avadhi', “da allora, anche se penso alla vita sessuale, oh, ci sputo sopra e le mie labbra si arricciano di disgusto". Perché? Ci sono due metodi.

Il metodo in cui si applicano restrizioni, "devo contenermi da queste cose"; e il metodo in cui, anche senza restrizioni, non si gradisce fare certe cose. Questo metodo è perfetto. Krishna dice “raso 'pi”, anche se hai quel desiderio, non ti va di servirtene; anche se hai l'occasione e sei libero di farlo, nondimeno ti piace farlo – rasa-varjam raso 'py asya. Anche se uno ha la capacità, non è impotente o non idoneo per la vita sessuale... Nonostante abbia tutte le forze e tutte le capacità, tuttavia, non gli piace, "Oh, cos'è questo?" Vedete? Giungerà a questo stadio. 'Rasa-varjam raso 'py asya param dristva'. Perché? Ha ottenuto cose superiori – una vita sessuale superiore – in cui vuole impegnarsi.

Pertanto questo metodo è perfetto. L'altro processo, di contenere i sensi dal godimento, è forzato; ma quel godimento intenso potrebbe non reggere, a volte può fallire. Tuttavia in questo metodo, essendo unito al servizio d'amore trascendentale del Signore Supremo, si distacca completamente da tutti questi 'visaya': mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi. 'Yatato hy api kaunteya purusasya vipascitah...' (Bg. 2.60). La mente è così forte e incontrollata che, sebbene si cerchi artificialmente di controllare i sensi, nondimeno, a volte, in certe occasioni si può fallire. Proprio come Visvamitra Muni ha fallito.

yatato hy api kaunteya
purusasya vipascitah
indriyani pramathini
haranti prasabham manah

“I sensi sono così forti e impetuosi, o Arjuna, che trascinano via perfino la mente dell'uomo saggio che si sforza di controllarli”. (Bg. 2.60)
La parola 'vipascitah' indica un uomo istruito e sapiente, non un persona comune, che ancora cerca di controllare i sensi. 'Indriyani pramathini...' Ma i sensi sono così forti che anche il tentativo di uno studioso, che ha conoscenza, può fallire. Pertanto, secondo l'ingiunzione vedica, specialmente per i brahmacari, o la vita da studente, ma anche per gli altri due ordini – vanaprastha, la vita ritirata, e sannyasa – per questi tre ordini è vietata l'associazione con le donne. Solo i capifamiglia, coloro che sono sposati (grihastha), possono associarsi con le donne; e per gli altri, brahmacari, vanaprastha e sannyasi, è strettamente vietata l'associazione con le donne. Tale restrizione è così spiegata (SB 9.19.17):

matra svasra duhitra va
naviviktasano bhavet
balavan indriya-gramo
vidvamsam api karsati

“Non si dovrebbe sedere in un luogo isolato neppure con la propria madre, sorella o figlia, perché i sensi sono così forti che, anche se si è avanzati nella conoscenza, si può essere sessualmente attratti”.
Questa restrizione, che "non si dovrebbe sedere in un luogo isolato neppure con la propria madre, sorella o figlia", è data in modo molto rigoroso. Perché? 'Balavan indriya-gramo vidvamsam api karsati', i sensi sono talmente forti che potrebbero causare problemi anche in un uomo colto, vipascitah. Anche un uomo saggio si sforza di controllare i propri sensi, 'yatato hy api kaunteya... indriyani pramathini'. 'Pramathini' significa che i sensi sono così sfrenati da sottrarsi al nostro controllo. Perciò, se uno desidera progredire spiritualmente, allora deve minimizzare il suo modo di vita materialistico. Queste due cose non possono andare insieme. Se vogliamo veramente avanzare nella vita spirituale, allora il modo di vita materialista senza restrizioni non può rimanere. Poiché abbiamo questo corpo da tanto tempo e dobbiamo soddisfare le esigenze materiali, è necessario seguire regole e restrizioni. Non è che smetterò di mangiare, dormire, difendermi o accoppiarmi. No, ciò è permesso; ma l'idea è che "dovrò abbandonare tutte queste necessità materiali".

Questo è il nostro punto di vista. Ora, ciò può essere ottenuto facilmente se s'impegniamo i nostri sensi o la nostra coscienza. Se impegno la mia coscienza nell'amorevole servizio trascendentale della coscienza suprema, queste cose avvengono automaticamente, in modo che, sebbene la causa di una mia caduta sia presente, tuttavia non cadrò. Anche se vi è tentazione, nondimeno cadrò, poiché, 'param dristva', ho sperimentato qualcosa di gran lunga superiore al godimento materiale. Bisogna quindi arrivare a questo punto. E qual è il punto? 'Tani sarvani samyamya yukta asita...' (Bg. 2.61):

tani sarvani samyamya
yukta asita mat-parah
vase hi yasyendriyani
tasya prajna pratisthita

“Chi controlla i sensi e fissa la coscienza in Me è considerato un uomo dall'intelligenza ferma”.

Perciò il Signore dice che puoi controllare i sensi – 'tani sarvani', tutti i tuoi sensi – impegnandoli nel Suo servizio e in tutto ciò che è in relazione a Lui – 'yukta asita mat-parah'. L'inizio nel servizio devozionale è detto 'arcana', il processo che impegna tutti i sensi – gli occhi, gli orecchi, la lingua e il naso, le mani, le gambe – abbiamo tanti sensi e ogni dipartimento ha la sua occupazione; così come stiamo impegnando la lingua e l'orecchio nel suono trascendentale di Hare Krishna, questa è l'occupazione. Vogliamo sentire della buona musica, allora ci impegniamo ad ascoltare musica melodiosa in relazione con il Signore Supremo Krishna, come Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare ... Le glorie del Signore non sono cantate solo nella lingua sanscrita ma anche in molte altre lingue. Se cerco di ascoltare le glorie del Signore, allora il mio orecchio non può essere impegnato in altre melodie. 'Param dristva nivartate...' (Bg. 2.59), sperimentando un piacere superiore resterò fisso nella coscienza spirituale.

Allo stesso modo, la lingua. Se stabilisco che "mangerò solo cibo offerto a Krishna", allora il problema alimentare si restringe naturalmente, mentre continuo a mangiare solo cibo che è offerto a Krishna; e quindi l'effetto naturale è che la mia lingua sarà controllata. Se voglio controllare gli altri sensi, innanzitutto devo controllare la lingua, perché, se non posso controllare la lingua, allora è impossibile controllare gli altri sensi. Perciò, quando prendiamo il nostro cibo, cantiamo questa bella canzone:

sarira abidya-jal,
jotendriya tahe kal,
ta'ra madhye jihwa ati,
lobhamoy sudurmati

"Questo corpo materiale è una rete d'ignoranza e i sensi materiali sono come serpenti velenosi (kala). Tra tutti i sensi, la lingua è la più vorace e incontrollabile".
Vedete? “Vuole tanti piatti appetitosi, 'ta'ra madhye jihwa ati, lobhamoy sudurmati', ed è molto difficile da controllare". Pertanto, 'krishna bado doyamoy, "Krishna è così gentile che, al fine di controllare i nostri sensi – e prima di tutto la lingua – ci ha dato gli avanzi del Suo stesso cibo, alimenti così buoni, per controllare la lingua". Perciò l'intera faccenda è 'tani sarvani samyamya yukta asita mat-parah..' (Bg. 2.61): “Chi controlla i sensi e fissa la coscienza in Me è considerato un uomo dall'intelligenza ferma”. Dovremmo sempre ricordare che ottenere la vita spirituale è una grande penitenza. È una grande penitenza. Ma anche se è molto difficile, anche se è molto difficile, molto difficile ...

Ma forse sapete che nella letteratura Vedica, nei Purana, ci sono informazioni su i grandi saggi che si sono sottoposti a penitenze per molti anni. Perché nella storia o nei Purana? Perché possiamo vedere dagli esempi di Buddha, Gesù Cristo, Sri Caitanya e Sankaracarya, che di recente erano nei limiti della nostra conoscenza storica, raggiunsero la perfezione spirituale dopo essersi sottoposti a penitenze per molti anni. Quindi la perfezione spirituale non è una cosa molto facile, che si può ottenere semplicemente frequentando uno dei tanti gruppi e ascoltando bei discorsi da qualcuno. No. È una cosa pratica. Se siamo seriamente intenzionati a conseguire lo scopo, dobbiamo rimanere in uno spirito di sacrificio. In quest'era, per grazia di Sri Caitanya, la questione è stata semplificata. In che modo? Egli ha prescritto (Cc. Adi 17.21):

harer nama harer nama harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha

Semplicemente cantando il santo nome di Dio, come Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, o qualsiasi altro nome di Dio in qualsiasi lingua, non importa; ma il maha-mantra è raccomandato perché Sri Caitanya stesso ha cantato questo santo nome. Perciò questa è la raccomandazione migliore, ma non importa se pensi, "Oh, questi santi nomi sono stati cantati dagli indù, quindi io vorrei cantare a modo mio", anche questo è raccomandabile. Perciò la questione è stata semplificata, invece di sottoporsi a molti anni di penitenze e regolazioni, ecco la semplice cosa da fare: cantare il santo nome del Signore.
Allora tutto verrà automaticamente. Perché in quest'era la penitenza non è possibile. Nessuno può subire alcuna penitenza; eppure, dalla storia e dalle Scritture si comprende che nessuno ha raggiunto la perfezione spirituale senza penitenza o sacrificio.

Abbiamo quindi bisogno di sottoporci a una sorta di penitenza. La penitenza che coinvolge i sensi nel metodo di servire il Signore Supremo, non nel processo della gratificazione sensoriale, unendo il nostro arbitrio, o la nostra coscienza, alla coscienza suprema. Proprio come nell'esempio della Bhagavad-gita, quando Arjuna unisce la sua coscienza a quella di Krishna. È un bell'esempio. Non voleva combattere, ma dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita si è ricollegato ai suoi sensi, perché senza sensi non si può combattere. I sensi devono essere presenti. Perciò cosa ha fatto? Ha utilizzato i suoi sensi per servire i sensi del Signore Supremo. È tutto. Perciò, qui è detto 'tani sarvani samyamya'. (Bg. 2.61) Puoi controllare i sensi solo quando coinvolgi quei sensi nel servizio del Signore. 'Tani sarvani samyamya yukta asita mat-parah'. Mat-parah significa "in relazione a Me".

Anche nel Bhakti-rasamrita-sindhu (1.2.255–256) è detto 'nirbandhah krishna-sambandhe yuktam vairagyam ucyate': “Quando non si è attaccati a nulla, ma allo stesso tempo si accetta tutto in relazione a Krishna, si è giustamente situati al di sopra della possessività”.
Non ci si deve trattenere completamente, ma se si è collegati, nirbandhah, a ciò che è in relazione a Krishna, allora il distacco, vairagya, è approvato. Bisogna solo cercare di non agire per la propria gratificazione dei sensi, ma per la soddisfazione del Supremo. È tutto. Questo dovrebbe essere il motto della nostra vita: “Non farò nulla per la mia soddisfazione dei sensi, ma farò tutto per la soddisfazione del Supremo". Questa penitenza, o sacrificio, mi renderà perfetto spiritualmente e perfettamente situato sulla piattaforma spirituale. La mia vita diventerà perfetta. 'Vase hi yasyendriyani tasya prajna pratisthita' (Bg. 2.61). In tal modo si ha il controllo. E chi ha i sensi sotto controllo è spiritualmente perfetto. Come si controllano i sensi? Impegnandoli sotto la direzione del Supremo – allora si diventa perfettamente spirituali. Il verso successivo spiega (Bg. 2.62):

dhyayato visayan pumsah
sangas tesupajayate
sangat sanjayate kamah
kamat krodho 'bhijayat

“Contemplando gli oggetti dei sensi l'uomo sviluppa attaccamento per essi; dall'attaccamento si sviluppa la cupidigia e dalla cupidigia nasce la collera”.
Visayan... Se non controlliamo i sensi in questo modo, collegandoci con la volontà suprema, allora, cosa accadrà? 'Dhyayato visayan', poiché la mente è sempre impegnata in una di queste attività mangiare, dormire, difendersi e soprattutto accoppiarsi – e quindi, 'dhyayato visayan pumsam'. E così contemplando, anche col pensiero, la fase successiva è 'sangas tesu upajayate', si sviluppa attaccamento —come leggendo un romanzo erotico si pensa al sesso. Così, pensando e contemplando, si sviluppa attaccamento e il desiderio diventa concreto. Perciò, 'dhyayato visayan pumsah sangas tesupajayate, sangat sanjayate kamah'. Dall'attaccamento quindi nasce la lussuria, e quando la lussuria non è soddisfatta allora nasce la collera, 'kamat krodho bhijayate'. Si susseguono una dopo l'altra. E quando si è in collera, cioè, fuori dal controllo del proprio equilibrio mentale, allora, 'krodhad bhavati sammohah, sammohat smriti-vibhramah' (Bg. 2.63).

krodhad bhvati sammohah
sammohat smriti-vibhramah
smriti-bhramsad buddhi-naso
buddhi-nasat pranasyati

“Dalla collera nasce la completa illusione, e dall'illusione la confusione della memoria. Quando la memoria è confusa l'intelligenza è perduta, e quando l'intelligenza è perduta l'uomo cade nuovamente nell'oceano dell'esistenza materiale”.
Ma, anche quando c'è il controllo e l'equilibrio della mente ... Abbiamo visto due fratelli litigare, e il litigio è aumentato a tal punto che un fratello ha ucciso l'altro fratello. Due fratelli litigano: uno è stato ucciso dall'altro, che è stato arrestato e condannato ad essere impiccato. Il padre fece appello alla corte: "Ho già perso un figlio, la vita dell'altro potrebbe essere risparmiata". Su richiesta del padre, quel figlio fu condannato all'ergastolo e gli fu risparmiata la vita. Perciò, kama krodha (lussuria,collera), una segue l'altra, la situazione diventa così intensa che nulla è impossibile. Nulla è impossibile. Perciò, 'smriti-vibhramah smriti-bhramsad buddhi-naso'. Buddhi-nasah significa che ha perduto l'intelligenza e ha dimenticato chi stava per uccidere. 'Buddhi-nasah prana#347;yati', appena uno perde la sua intelligenza, cadrà nell'inferno.

Queste cose accadono e ognuno continua la sua vita materiale, vita dopo vita; non solo nella forma umana, ma in molte altre forme. Non dovrebbe pensare di "cessare queste sciocchezze una buona volta in questa vita e per sempre"? Sì. Qualsiasi uomo sano di mente, o intelligente, dovrebbe pensare in questo modo: "Dovrei sfruttare l'opportunità di questa forma di vita umana, in una società civile e con una coscienza sviluppata, per la perfezione spirituale in modo da non soffrire le miserie materiali vita dopo vita". Tale è la determinazione, altrimenti, semplicemente guarda quant'è bello pensare al piacere dei sensi, 'dhyayato visayan pumsah sangas tesupajayate' (2.62). E se la lussuria non è soddisfatta, allora nasce la collera, e nella collera uno dimentica se stesso, perde la sua intelligenza ed è possibile che crei distruzione.

Pertanto, coloro che sono veramente seri nell'illuminazione spirituale della vita, dovrebbero cercare di controllare i sensi, non con la forza ma regolandoli, unendosi con il Signore Supremo in una relazione. Allora i sensi saranno purificati. Nel Caitanya-caritamrita (Madhya 19.170), è detto:

sarvopadhi-vinirmuktam
tat-paratvena nirmalam
hrisikena hrisikesha-
sevanam bhaktir ucyate

“Bhakti, o servizio devozionale, significa impegnare tutti i nostri sensi nel servizio del Signore, Dio, la Persona Suprema, il maestro di tutti i sensi. Quando l'anima spirituale offre il suo servizio al Supremo si producono due effetti collaterali: Si libera da ogni designazione materiale e grazie all'impegno nel servizio del Signore i sensi si purificano”.
Un altro nome del Signore è Hrisikesha, “il maestro dei sensi”. Soltanto Lui è il proprietario, non sono io. I sensi mi sono dati per il mio divertimento, perché lo desideravo. I sensi sono già presenti nella mia vita spirituale, ma li sto usando malamente. Se non uso i sensi nel servizio del Signore, allora sto abusando di essi e mi creo problemi. Perciò l'intero sistema dovrebbe essere quello di cambiare piattaforma e usare i sensi al servizio del Signore; e allora la mia vita diventerà perfetta. Il verso successivo spiega (Bg. 2.64):

raga-dvesa-vimuktais tu
visayan indriyais caran
atma-vasyair vidheyatma
prasadam adhigacchati

“Ma colui che è libero da ogni attaccamento e avversione ed è capace di controllare i sensi osservando i princìpi regolatori della libertà riceve dal Signore la Sua piena misericordia”.
Se vuoi la soddisfazione personale, allora cerca di farlo, non essere negligente, 'raga-dvesa-vimuktais tu visayan indriyais caran'. Se liberi i tuoi sensi senza restrizioni per il godimento materiale, allora non puoi avere quella soddisfazione; ma se vuoi la vera soddisfazione, come ho già spiegato, 'ahaituky apratihata yayatma suprasidati'. [“Il servizio devozionale deve essere immotivato e ininterrotto per soddisfare completamente il sé”]. Se vuoi la vera soddisfazione, allora devi praticare questo servizio devozionale, impegnando gli occhi, gli orecchi, il naso ... Arcana-vidhi significa impegnare tutti i sensi al servizio del Signore.

Di certo, qui non c'è un tale esempio, ma in India ci sono grandi templi in cui il Signore è ben decorato. Soprattutto a Vrindavana – dove ho la mia sede centrale – ci sono cinquemila templi, e tra questi, alcuni sono molto importanti e antichi. Uno di questi templi, Sri Radha-Damodara, è la mia residenza. In tutti questi templi, le Divinità sono molto ben decorate, l'impegno è di ventiquattro ore, iniziando il mattino presto con il mangala-aratrika. Il Signore si sveglia dal Suo sonno, e la prima offerta di adorazione è il mangala-aratrika, e poi c'è il bhoga-aratrika. Il Signore è vestito e decorato, Gli sono offerti buoni cibi e così via, ci sono tanti programmi, e i devoti sono pienamente impegnati. Il Signore è decorato artisticamente, in modo che soddisfi le esigenze degli occhi, e in ogni tempio c'è un bel suono musicale.

Allora siedi, ascolti, contempli la forma del Signore e ti senti soddisfatto. I sensi sono soddisfatti: la vista, l'udito e il gusto, prendendo del buon cibo prasada offerto alla Divinità, come i Suoi avanzi. Così ci sono tante disposizioni, non solo a Vrindavana, ma questo metodo è eseguito in ogni città. Ciò significa che i sensi sono impegnati in vari modi e spiritualmente collegati. Pertanto il metodo di ‘arcana’, l'adorazione della Divinità nel tempio, è molto favorevole per i neofiti, i principianti. Ma a prescindere da tutti questi impegni, quando non è possibile attuarli, se uno canta o glorifica il Signore Supremo con questa semplice vibrazione—Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare—si eleverà certamente nella massima misura se pratica sinceramente e con serietà. Il verso successivo (Bg. 2.65):

prasade sarva-duhkhanam
hanir asyopajayate
prasanna-cetaso hy asu
buddhih paryavatisthate

“Per chi è situato nella coscienza divina le tre forme di sofferenza materiale non esistono più; in questo stato di felicità, presto la sua intelligenza diventa ferma”.
E con la soddisfazione della mente, prasanna-cetasah, allora l’intelligenza sarà fissata sulle attività spirituali. Pertanto, 'atma-vasyair vidheyatma prasadam adhigacchati' (Bg. 2.64), chi segue la libertà regolata ottiene la misericordia, prasada, del Signore. Quindi, 'prasade sarva-duhkhanam hanir asyopajayate' (Bg. 2.65), quando ha ottenuto la misericordia incondizionata del Signore, allora tutte le sue sofferenze hanno termine. Perciò nel verso successivo è detto (Bg. 2.66):

nasti buddhir ayuktasya
na cayuktasya bhavana
na cabhavayatah santir
asantasya kutah sukham

“Colui che non è in unione col Supremo non può avere né una mente controllata né un'intelligenza ferma, senza le quali non è possibile la pace. E come può esserci la felicità senza la pace?”
Se vuoi davvero la felicità, allora devi applicare l'intelligenza in questo metodo di emancipazione spirituale. Senza questa intelligenza trascendentale in unione con la coscienza di Krishna, 'nasti buddhir ayuktasya', allora non c’è altra via, per chi non può applicare l'intelligenza in questo metodo. Senza di questo la mente non è stabile, 'na cabhvayata#7717; santih', e se desidera la pace, anche questo non è possibile. Perciò è necessario accettare questo metodo. Il verso successivo (Bg. 2.67):

indriyanam hi caratam
yan mano 'nuvidhiyate
tad asya harati prajnam
vayur navam ivambhasi

“Come un vento impetuoso spazza una barca sull'acqua, anche uno solo dei sensi su cui la mente si fissa può portare via l'intelligenza dell'uomo”.
Se liberi i sensi senza restrizioni, allora non puoi fissare la tua intelligenza—come una barca sul fiume in balìa di un forte vento. Come non è possibile tenere ferma la barca, che è sempre vacillante, allo stesso modo, se non controlliamo i sensi collegandoli al servizio del Signore, allora saranno sempre disturbati, proprio come una barca sul fiume scossa da un forte vento, 'vayur navam ivambhasi'. Così, 'nasti buddhir ayuktasya' (2.66), non può esserci una mente controllata né un'intelligenza ferma. Il verso successivo (Bg. 2.68):

tasmad yasya maha-baho
nigrihitani sarvasah
indriyanindriyarthebhyas
tasya prajna pratisthita

“Perciò, o Arjuna dalle braccia potenti, chi distoglie i sensi dai loro oggetti possiede un'intelligenza ferma”.
Chi è l'uomo spiritualmente perfetto? 'Tasmad yasya maha-baho nigrihitani sarvasah', chi ha controllato perfettamente i sensi, 'indriyani'; allora si deve capire che è spiritualmente perfetto. 'Nigrihitani' significa che è “pienamente controllato”, che non usa i sensi per altro scopo se non per il servizio del Signore. Questo è l'auto-controllo, quando i sensi sono veramente purificati. Indriya, i sensi, non devono essere lasciati liberi di agire autonomamente, ma devono essere controllati in impegnandoli al servizio del Signore. Questo è il controllo dei sensi. 'Indriyanindriyarthebhyas tasya prajna pratisthita'. Ci sono così due tipi di intelligenza: quello di usare i sensi per un piacere illimitato, e quello di applicare i sensi nel servizio amorevole trascendentale del Signore.

Rinunciare al godimento materiale per impegnarsi nel servizio trascendentale del Signore è ritenuto dal materialista una grande sciocchezza. Rinunciare al piacere di questo mondo per impegnarsi in qualcosa di vago o indistinto... In realtà non ha una reale comprensione di ciò che è giusto o sbagliato. Per lui è così. Pertanto il materialista vede che lo spiritualista dorme nei piaceri della vita; e lo spiritualista vede che il materialista dorme perché non s'interessa alla vita spirituale. "Che insensatezza, ora che ha una vita elevata e cosciente nella forma umana, sta sprecando i sensi nel piacere materiale”. Perciò vede che sta dormendo. Ognuno vede l'altro che agisce senza senso, sta rovinando la sua vita e dorme. Perciò è detto (Bg. 2.69):

ya nisa sarva-bhutanam
tasyam jagarti samyami
yasyam jagrati bhutani
sa nisa pasyato muneh

“Quella che per tutti gli esseri è la notte, è l'ora della veglia per l'uomo che ha il controllo di sé; quello che per tutti è il tempo della veglia, è la notte per il saggio raccolto”.
Succede questo. Pertanto, indipendentemente da come stanno andando le cose, se m'impegno seriamente nell'avanzamento spirituale della mia vita, allora, se seguo il metodo raccomandato nella Bhagavad-gita, com'è stato dimostrato praticamente da Arjuna, se mi attengo a questo principio, allora avanzerò verso il progresso spirituale senza dubbio e senza fallo.
Il punto è che si deve fare il miglior uso di un cattivo affare; e i sensi sono la causa delle sofferenze materiali. Poiché nel mio stato di vita attuale non posso evitare i sensi, la cosa migliore è d'impegnarli nel servizio del Signore affinché siano automaticamente controllati e purificati, allora la vita spirituale mi sarà rivelata e la perfezione spirituale sicuramente verrà. Grazie mille".



Fine
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Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.

Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.


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