"Chi è in grado di ritrarre i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga ritrae le membra nel guscio, è fermamente stabilito nella perfetta conoscenza".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Ciò che caratterizza lo yogi, il devoto, l’anima realizzata, è la capacità di controllare i sensi. La maggior parte degli uomini è schiava dei sensi e agisce sotto il loro influsso. Questo è ciò che distingue lo yogi dall’uomo comune. Per agire, i sensi vogliono il campo libero e non sopportano le restrizioni. Sono paragonati a serpenti velenosi, che lo yogi, il devoto deve tenere sotto controllo con l’abilità di un incantatore di serpenti; non deve mai lasciarli agire fuori della sua volontà.
Le Scritture rivelate ci indicano numerose regole di condotta, alcune sono proibizioni, altre prescrizioni. Se non osserviamo queste regole e non controlliamo i nostri sensi, non possiamo situarci fermamente nella coscienza di Krishna.
Il miglior esempio per illustrare questa idea è quello della tartaruga, menzionato nel verso. La tartaruga può ritrarre le membra o farle uscire dal guscio secondo le necessità del momento. Così la persona cosciente di Krishna usa i sensi solo al servizio di Krishna, chiudendosi ai piaceri materiali. Analogamente, i sensi delle persone coscienti di Krishna sono utilizzati solo per finalità particolari nell’ambito del servizio al Signore, altrimenti vengono ritratti.
Arjuna sta imparando qui a usare i sensi al servizio del Signore, invece che per la propria soddisfazione. Utilizzare i sensi al servizio del Signore è il principio stabilito con l’analogia della tartaruga che ritrae in sé i sensi".
"L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto, sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Senza aver raggiunto la realizzazione spirituale è impossibile allontanarsi dal piacere dei sensi. Controllare i sensi osservando determinate regole è come proibire al malato di mangiare alcuni alimenti; il paziente soffre di queste limitazioni e non perde il gusto per i cibi proibiti. Così la disciplina dei sensi mediante la pratica di uno yoga come l’astanga-yoga — che comprende diverse fasi dette yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi — è raccomandata alle persone meno intelligenti, che non conoscono un metodo migliore. Ma colui che avanzando nella coscienza di Krishna gusta la bellezza del Signore Supremo, Sri Krishna, non prova più la minima attrazione per le cose materiali. Queste restrizioni s’impongono dunque soltanto ai neofiti, e sono efficaci solo se si è già attratti dalla coscienza di Krishna. Quando poi si è veramente coscienti di Krishna, si perde automaticamente ogni attrazione per i piaceri materiali, che appaiono ormai scialbi e monotoni".
LEZIONE* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada tenuta a New York (Stati Uniti), il 27 Aprile 1966
Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi
“Chi è in grado di ritrarre i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga ritrae le membra nel guscio, è fermamente stabilito nella perfetta conoscenza”. (Bg. 2.58)
Come possiamo capire se siamo situati nella pura coscienza? Semplicemente immaginando che "sono situato nella pura coscienza"? No. Tutto deve essere dimostrato dai sintomi. Proprio come guarigione significa che la febbre si è separata da noi, allo stesso modo stiamo cercando di separarci dalla concezione materiale di vita per arrivare alla nostra vera posizione. Io sono l'anima spirituale e la coscienza ne è il sintomo. Devo essere situato nella pura coscienza, in armonia con la coscienza suprema. Questo è l'intero programma. E come dovrà essere eseguito tale programma sarà discusso nel terzo capitolo, dal quale stiamo citando alcuni punti. Ora siamo impegnati nel secondo capitolo, e questo è uno dei contenuti: Come percepire una persona spiritualmente realizzata, situata nella pura coscienza, dal suo comportamento pratico.
'Vasudeve bhagavati' (chi serve il Signore Supremo...) L'intera faccenda si basa su vairagya, che significa “distacco”, essere distaccato. Sono spirito e in qualche modo sono venuto a contatto con la materia. Questo è il mio dilemma. Tutto il problema è dovuto al mio contatto con la materia; quindi devo staccarmi dalla materia e situarmi nel mio puro stato spirituale cosciente. Ciò è chiamato vairagya, o distacco dall'attrazione materiale. Si attua molto facilmente, com'è spiegato nello Srimad-Bhagavatam (1.2.7):
vasudeve bhagavati bhakti-yogah prayojitah janayaty asu vairagyam jnanam ca yad ahaitukam
“Chi serve il Signore Supremo, Sri Krishna, con amore e devozione, acquisisce subito, per la Sua grazia, la conoscenza e il distacco”.
Se qualcuno s'impegna nel servizio devozionale a Vasudeva sviluppa velocemente il distacco e anche la conoscenza, perché senza conoscenza non può esserci distacco. E qual è questa conoscenza? La conoscenza è che "non sono materia, sono un'anima spirituale". Sebbene sia molto facile dire che "io non sono questo corpo, ma sono un'anima spirituale", in realtà, ottenere una conoscenza perfetta è un lavoro impegnativo, non è molto facile. Così tanti trascendentalisti hanno cercato di ottenere quella conoscenza suprema, vita dopo vita, semplicemente per distaccarsi dalla materia. Ma il metodo più facile è quello d'impegnarsi nel servizio devozionale. Questa è la formula data nello Srimad-Bhagavatam (1.2.7): 'vasudeve bhagavati bhakti-yogah prayojitah'. Vasudeva è Dio, il Signore Supremo, Sri Krishna, e bhakti-yoga significa servizio devozionale.
Se una persona s'impegna nel servizio di devozione al Signore Supremo, Sri Krishna, il risultato sarà 'janayaty asu vairagyam', molto presto si distaccherà dall'attrazione materiale; inoltre, 'jnanam ca yad ahaitukam', acquisirà anche conoscenza, senza sapere come l'abbia ricevuta. Questa è magia, perché, come si ottiene la conoscenza? Ciò è confermato anche nella Bhagavad-gita. Tutte le scritture vediche sono correlate e non contraddittorie. Se qualcuno sostiene di vedere contraddizioni nella letteratura vedica, non è possibile, non ci sono contraddizioni, né vi sono nelle prediche dei grandi acarya. Sto parlando dell'India, dove si trovano molti grandi acarya, o riformatori. Anche Buddha apparve in India e dopo di lui vennero Sankaracarya, Ramanujacarya, Madhvacarya, e recentemente il Signore Sri Caitanya.
Nondimeno troverete un collegamento – anche se, superficialmente, può sembrare che talvolta le parole di Buddha o di Ramanujacarya siano in contraddizione con l'insegnamento di Sankaracarya. No, non vi è contraddizione. Il punto è di capire come tutti loro abbiano spianato la via per la realizzazione spirituale finale. E ciò richiede molta conoscenza sostanziale, tracciare la via, un passo dopo l'altro. Proprio come Buddha, che insegnò il distacco dalla materia, il nirvana, ma non parlò dell'anima spirituale. Visto che la condizione di quella parte di umanità, a cui egli si rivolgeva, non era adatta a comprendere la costituzione dello spirito, non disse nulla a riguardo, ma semplicemente predicò la nonviolenza. Per ciò che riguarda il corpo, egli evidenziò il punto che dovremmo essere nonviolenti e non uccidere più gli animali. Questa fu la sua opera di predica. Allo stesso modo, Sankaracarya, spiegando qualcosa in più del Buddha, disse: "No, la materia non è tutto. Lo spirito è reale, la materia è falsa". 'Brahma satyam jagan mithya'.
Comunque, non parlò delle attività religiose nella vita spirituale ma semplicemente lasciò intendere che la materia è falsa. Poiché la materia è generata dallo spirito, lo spirito è il vero principio. Proprio come Buddha, che non disse nulla sullo spirito ma semplicemente insegnò il distacco dalla materia. Ma allora, qual è la mia posizione? Se esco da questa stanza, deve esserci un'altra stanza in cui andare. Questa è la posizione del Buddha – non ha parlato dello spirito. Ma Sankaracarya disse: "No, la materia è la nostra posizione falsa, lo spirito è la posizione reale". Tuttavia non ha spiegato quali siano le attività della vita spirituale. Arrivò poi Sri Ramanujacarya, che descrisse la vera posizione della vita spirituale; quindi è uno sviluppo graduale. Anche Gesù Cristo impartì suggerimenti di vita spirituale, parlò del regno di Dio; e quando parliamo del regno di Dio, questo non può essere vuoto. Regno significa che devono esserci attività. Altrimenti, qual è il significato di regno? Ovviamente, non ha fornito alcun resoconto dettagliato del regno di Dio, ma ha comunque dato un suggerimento. Pertanto questi sono gli sviluppi graduali nella società umana, poiché, come spiega Sri Krishna nella Bhagavad-gita (4.7), l'intero processo è il seguente:
“Ogni volta che in qualche luogo dell'universo la religione declina e l'irreligione avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona”.
L'intera atmosfera materiale è predominate, ma c'è un programma. Il piano è che, appena l'essere vivente è promosso alla piattaforma della vita umana secondo un'evoluzione graduale, deve comprendere la sua posizione spirituale. Questo è l'intero programma. La natura sta procedendo su questo piano del Signore Supremo. Tutti gli esseri viventi e qualsiasi cosa vediamo in questo mondo materiale ... 'sarva-yonisu kaunteya murtayah sambhavanti yah...' (Bg. 14.4). Sri Krishna dice: "Qualsiasi forma di vita, o entità vivente, sono tutti Mie parti e frammenti nati da Me”. Aham bija-pradah pita: “Io ne sono il padre che dà il seme”. Perciò Sri Krishna, Dio, è il padre di ogni essere vivente, e a Lui non piace vedere che i Suoi figli subiscono inutili sofferenze. Perché? Noi siamo figli di Dio, e qual è la posizione di Dio? È supremamente potente e possiede al completo tutta l'opulenza, tutta la ricchezza, tutta la bellezza e tutta la conoscenza. Questo è il concetto di Dio.
Se siamo figli di Dio, allora, siamo figli di un padre molto ricco. Perché dovremmo soffrire? Non avremmo dovuto soffrire, ma a causa del contatto con la materia stiamo soffrendo. Stiamo soffrendo. Siamo così abituati a soffrire che diamo per scontato che queste sofferenze non sono materiali. "Godiamoci questa vita, e la sofferenza..." Vedete? Non si preoccupano della sofferenza. Vogliono il piacere materiale, che è la causa della loro schiavitù. È causa di schiavitù. Ma non vogliono uscirne, così come ci sono prigionieri cui non piace uscire dalla vita in prigione. Pensano che sia meglio restare in prigione, perché, “Qui non ho nessuna responsabilità, ma se esco dal carcere, oh, dovrò cercare un lavoro, oh, questa è una seccatura, lasciatemi restare qui". Oppure, anche dopo il termine della vita in prigione, quando escono, commettono atti criminosi per essere nuovamente ricondotti in prigione. Ci sono abituati. Allo stesso modo, non prendono sul serio le miserie della vita in prigione. Sono così abituati che non lo fanno. Questa è ignoranza.
Similmente, coloro che in questo mondo materiale sono soggetti alle catene delle influenze della natura materiale, hanno completamente dimenticato di avere una vita spirituale piena di libertà, conoscenza e beatitudine, e di poter diventare proprio come Dio. Hanno dimenticato queste cose, e pensano: "Se, invece di un prigioniero di classe C, potessi diventare un prigioniero di classe A ..." Così come nella vita del carcere ci sono classi diverse, prigionieri di classe A, B o C, allo stesso modo, nella nostra esistenza materiale ci sforziamo continuamente per diventare prigionieri di classe A. Il programma non è di uscire dalla prigione, ma diventare prigionieri di classe A. Questa è ignoranza. È ignoranza. Perciò, qui il Signore insegna (Bg. 2.58):
“Chi è in grado di ritrarre i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga ritrae le membra nel guscio, è fermamente stabilito nella conoscenza perfetta”.
Quali sono le catene di questa vita carceraria, come prigionieri in una prigione ordinaria? Ovviamente non so cosa sia la vita in prigione, ma ho potuto vedere. Talvolta, a Nuova Delhi, sono stato invitato a dare lezioni ai prigionieri, e ne ho visti tanti legati con catene di ferro. Allo stesso modo anche qui siamo incatenati – e qual è la nostra catena? È il piacere dei sensi. Siamo incatenati in questo mondo materiale dal godimento dei sensi. È tutto. Pertanto, se vogliamo abbreviare la nostra esistenza in prigione, allora il primo sintomo sarà di minimizzare il godimento dei sensi o di regolarlo. Qui il Signore dice: 'yada samharate cayam kurmo 'nganiva sarvasah'. L'esempio è dato dalla tartaruga, che può chiudersi e ritrarre i propri sensi come desidera. Significa che allora diventa il maestro dei sensi e non il loro servitore. Abbiamo già discusso questo verso. Perciò, 'indriyanindriyarthebhyas tasya prajna pratisthita': “Chi è in grado di ritrarre i sensi dai loro oggetti, è fermamente stabilito nella conoscenza perfetta”.
I sensi non devono essere fermati, controllo dei sensi significa usarli al momento giusto ma non obbedire alle loro imposizioni. Uno deve arrivare a questo standard di vita in cui non è comandato dai sensi, ma li usa quando è propriamente richiesto. I sensi non devono essere fermati, ciò non è prescritto. Qualcuno sostiene che controllare i sensi significa fermare l'azione dei sensi. No. I sensi non possono essere fermati, ma devono essere purificati – l'azione dei sensi deve essere purificata – questo è l'intero processo, perché siamo esseri viventi spirituali e abbiamo sensi spirituali. Ora, questi sensi sono coperti dalla materia – non siamo privi di sensi. Proprio come una giacca ha le maniche perché è modellata secondo le braccia del beneficiario del corpo, allo stesso modo la Bhagavad-gita descrive il corpo materiale come un vestito. Pertanto, se non si ha un corpo, da dove viene il vestito? L'abito non ha alcun senso se non c’è un corpo. I sensi ci sono e devono essere usati, altrimenti non hanno significato; ma il loro uso è spirituale, quindi i sensi devono essere impegnati in attività spirituali. Questa è la vita spirituale.
Come ho già spiegato tante volte, l'esempio è dato da Arjuna, che voleva controllare i sensi per astenersi dal combattere. Quando si combatte, bisogna coinvolgere i sensi. Perciò, volendo controllare i sensi dalla lotta, egli disse: "Non combatterò"; ma dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita, decise: "Sì, combatterò". Guardate la posizione di Arjuna: prima di ascoltare la Bhagavad-gita non voleva combattere; e dopo averla ascoltata, decise di farlo. Due contraddizioni: Prima la posizione di Arjuna era negativa, chiunque può valutare molto bene il suo atteggiamento di nonviolenza; ma dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita, disse 'karisye vacanam tava' (18.73): "Sì, combatterò". Intendete dire che ora si è degradato? Prima era nonviolento, non era disposto a combattere, e ora si è degradato dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita? È questa la conclusione? No. È progredito, poiché ha capito come usare i sensi. È tutto. All'inizio non sapeva come usarli, perciò decise: "Non combatterò". Ma questo è un calcolo materiale, non ha alcun senso. Il calcolo materiale delle nostre attività è una sciocchezza, è la causa della nostra schiavitù. E quando gli stessi sensi sono impegnati nel servizio del Supremo, questa è la nostra libertà. 'Kamah… krishna-seva-karmarpana' (Narottama Das Thakura): “Sconfiggendo avidità e lussuria, potrò facilmente adorare Krishna”.
La stessa cosa qui è spiegata indirettamente, 'yada samharate cayam kurmo 'nganiva' (Bg. 2.58): “Chi è in grado di ritrarre i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga ritrae le sue membra nel guscio...”. Bisognerebbe dunque sapere come usare correttamente i sensi. Questo è il sintomo di una persona che è situata nella pura coscienza: sa bene come usare i suoi sensi. E questa è la differenza, secondo l’insegnamento della Bhagavad-gita. All'inizio Arjuna non sapeva come usare i suoi sensi, “non combatterò”; ma dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita, imparò a farlo. Divenne esperto nell'usare i sensi, “sì combatterò”. Perciò, qual'e' la differenza ?
Quando i sensi sono impegnati nel servizio della coscienza suprema, allora siamo situati nella pura coscienza, com'è spiegato in un verso precedente, 'prajahati yada kamam sarvan partha mano-gatan' (Bg. 2.55); e quando i sensi sono abituati a seguire i nostri capricci, allora produciamo piani con la speculazione mentale. Ciò dovrebbe essere abbandonato, 'yada prajahati kaman sarvan', si deve abbandonare ogni tipo di speculazione mentale. Questa è scienza, e questo è l'inizio della vita spirituale: "Non userò la mia mente per agire, aspetterò istruzione dall'autorità superiore, la coscienza suprema, quindi agirò".
Per esempio un soldato aspetta l'ordine del comandante e allora le sue attività sono approvate, come uccidere il maggior numero di persone. Quest’arte dell’uccisione è ricompensata: "Oh, sei un buon soldato". Ma se uccide anche un solo uomo per interesse personale, allora sarà impiccato dallo Stato – da quello stesso Stato da cui è ricompensato con una medaglia d’oro per aver ucciso molti nemici. Che cosa significa? Se uccidiamo per i propri capricci, saremo puniti, e se uccidiamo per un ordine superiore, saremo premiati. Questa è la differenza. Similmente, se agiamo in base alle nostre speculazioni mentali, o i nostri capricci, allora siamo legati dalla reazione; e se ci educhiamo ad agire sotto la direzione del Supremo, allora siamo liberi. Questa è l'arte. L'intera arte della vita spirituale, che dobbiamo praticare in ogni cosa. Poiché siamo in questo corpo materiale da molto tempo, abbiamo tante richieste materiali, non possiamo fermare le attività del corpo. Non è possibile interrompere forzatamente le attività corporee, che continueranno; ma possiamo eseguire tali attività in modo da non rimanere vincolati alle reazioni. E questo è il servizio devozionale (SB 1.2.7):
vasudeve bhagavati bhakti-yogah prayojitah janayaty asu vairagyam jnanam ca yad ahaitukam
“Chi serve il Signore Supremo, Sri Krishna, con amore e devozione, acquisisce subito, per la Sua grazia, la conoscenza e il distacco”. Ad esempio, l'attività di mangiare è necessaria. Finché avremo un corpo, è necessario mangiare. Pertanto nella Bhagavad-gita (Bg. 3.9) è detto:
yajnarthat karmano 'nyatra loko 'yam karma-bandhanah yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih
“L'attività deve essere compiuta come sacrificio a Vishnu, altrimenti lega il suo autore a questo mondo materiale. Perciò, o figlio di Kunti, compi il tuo dovere al fine di soddisfare Vishnu e sarai per sempre libero dai legami della materia”.
Sacrificio significa soddisfare il Signore Supremo; tale è il significato, altrimenti non ha alcun senso. Supponiamo che hai mille dollari e vuoi sacrificarli per una buona causa. "Oh, quest'uomo ha sacrificato mille dollari". Ma questo tipo di sacrificio è anche causa della tua schiavitù. Supponi che abbia regalato a un povero cento dollari per aiutarlo. Secondo la legge del karma ciò significa che quell'uomo dovrà ripagarti quattrocento dollari nella prossima vita, con tutti gli interessi; e quindi dovrai ricevere quei quattrocento dollari. Supponi che ti stia preparando per andare oltre la prossima vita, ma avendo donato quei cento dollari ora sei obbligato a ricevere quel pagamento di quattrocento dollari, e quindi devi rinascere. Queste sono le leggi sottili. Nella letteratura Vedica sono spiegate le leggi del karma. Possiamo accettare oppure no, ma questa è un’altra cosa. Se depositi in banca cento dollari, e poi lo dimentichi, vent'anni dopo dovrai ricevere duecento dollari; la banca ti pagherà, anche se non te lo aspetti. Come esiste questa legge nella vita ordinaria, allo stesso modo dovremo soffrire o godere di qualsiasi nostra azione, buona o cattiva – ciò è chiamato “reazione”. Ma il sacrificio fatto per la causa del Signore Supremo, non ha alcuna reazione. Ci sono quindi lati positivi e anche tanti negativi.
Perciò la Bhagavad-gita (3.13) dichiara ‘yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih: “I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano i cibi solo per il proprio piacere, in verità mangiano solo peccati”. ‘Sarva-kilbisaih’ significa reazione peccaminosa, "occhio per occhio", reazioni buone o cattive. Ma chi mangia dopo aver offerto al Signore Supremo, non è soggetto alle regole della reazione. In ogni caso, qualsiasi cosa mangiamo, deve essere ripagata. La parola “carne”, in sanscrito si chiama ‘mamsa’; ‘mam’ significa "io", e ‘sa’ significa "lui". "Sto mangiando un animale, quindi nella mia prossima vita quell'animale mi mangerà". Ciò è detto ‘mamsa’. A parte gli animali, non crediate che le persone vegetariane siano libere da tutte queste reazioni. No. Anche loro sono soggette alla legge secondo cui si deve ripagare il sostegno preso da altri esseri viventi viventi. È la legge del karma. Sia che mangi vegetali o carne, devi ripagare per questo. Tuttavia, ‘yajna-sistasinah santo mucyante sarva-kilbisaih’: “I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio”. La Bhagavad-gita spiega che se mangi ciò che rimane, dopo aver offerto in sacrificio al Signore, allora, non solo sei libero da ogni reazione, ma non mangi nulla di illecito, o peccaminoso.
Questa è l’istruzione della Bhagavad-gita, e ciò deve essere applicato in ogni aspetto della nostra vita. L'esempio del mangiare è una delle attività consuete della vita. Se agiamo, collegando le nostre azioni con il Signore Supremo, allora siamo liberi dalla reazione; altrimenti rimaniamo vincolati ad essa. Questa è la legge. Perciò devo liberarmi da ogni reazione delle mie attività. Poiché sono un essere vivente, e a lungo mi trovo in questo mondo, sono obbligato ad agire: O agisco spiritualmente o materialmente, ma devo agire. Le mie attività non si fermeranno. È una follia pensare che "fermerò le mie attività". No. Non è possibile. Le tue attività continueranno. Se non agisci spiritualmente, allora devi agire materialmente; e se sei pienamente impegnato nell'attività spirituale, allora non c'è possibilità di attività materiale. Perché, dopotutto, quando sei impegnato in qualcosa, tu sei il primo attore. Come nella vita ordinaria, se ci impegniamo in qualche attività in un determinato momento, non ci sarà spazio per altre cose; allo stesso modo, se ci impegniamo pienamente nella vita spirituale, non ci sarà spazio per le attività materiali; allora queste ultime saranno interrotte del tutto e non ci sarà alcuna reazione.
Parliamo della negazione, "D'accordo, non farò nulla che produrrà reazione". Ma la negazione forzata, "Non lo farò", non reggerà. Prendiamo, ad esempio, la consueta attività della nostra vita di mangiare. Il mangiare ha una reazione, perché, qualsiasi cosa io stia mangiando, devo ripagarla; sia che mangi verdura o carne, non importa. E la negazione, “allora non mangerò”, non è fattibile, non può essere. Come puoi non mangiare? Non puoi farlo. Se devi vivere, allora devi mangiare. Pertanto il Signore dice, 'visaya vinivartante niraharasya dehinah' (Bg. 2.59): “L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga”. Così come una persona malata a cui il medico consiglia di non mangiare certe cose; allora digiuna o muore di fame. Supponiamo che per la febbre tifoide il medico gli consigli di non prendere cibo solido; quindi con la forza, su istruzione del medico, è costretto a non mangiare. In lui c'è la tendenza a mangiare, ma, per paura di una brutta reazione, è forzato a non mangiare. Similmente ci sono tante cose che ci si astiene dal fare per forza; ma questo tipo di astinenza forzata non ci farà fare progressi nella vita spirituale. No. Con la forza non è possibile.
Come un soldato che, nonostante abbia ucciso centinaia di persone, non deve essere impiccato ma ricompensato perché questa è la regola, così nella Bhagavad-gita (2.59) il Signore dichiara, 'visaya vinivartante niraharasya...': “L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto, sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale”. Poiché sei indipendente – ogni essere individuale ha la sua piccola parte di indipendenza – niente può essere fatto con la forza. No. Non puoi forzare nemmeno un bambino, che ha la sua indipendenza e si ribellerà, se lo costringi. Perciò, qui è detto 'visaya vinivartante' (allenati ad astenersi). In qualche modo, con la forza ci si può astenere dal godere materialmente, 'niraharasya', attraverso restrizioni obbligate, 'dehinah rasa-varjam raso py', rinunciando al gusto e al senso del piacere; ma chi è spiritualmente avanzato, non è forzato, si arrende volontariamente, 'asya param dristva nivartate'. Questa è la differenza, egli rinuncia volontariamente. Ma perché rinunciare volontariamente?
'Param dristva nivartate' (Bg. 2.59), perché ha trovato qualcosa di così sublime che non si cura del piacere materiale. Non è forzato, si arrende per libera scelta. Questo è il metodo della vita spirituale; senza essere forzati. C'è un bel verso di Yamunacarya, che era un grande imperatore e in seguito divenne un grande devoto del Signore nella successione disciplica, e che scrisse versi molto belli, come il seguente:
yad-avadhi mama cetah krishna-padaravinde nava-nava-rasa-dhamany udyatam rantum asit tad-avadhi bata nari-sangame smaryamane bhavati mukha-vikarah susthu nisthivanam ca
Parla dell'esperienza della sua vita. Era un re che ha goduto immensamente, e, dopo essere diventato un grande devoto impegnato spiritualmente, esprime la sua esperienza. 'Yad-avadhi mama cetah krishna-padaravinde', "Da quando ho impegnato il mio cuore e la mia anima nel supremo servizio di devozione al Signore, da allora ..." Qual è il risultato? 'Yad-avadhi mama cetah krishna-padaravinde...', "Da allora provo in ogni momento un nuovo tipo di piacere trascendentale". Quindi, 'bata nari-sangame' – nara-sanga significa “vita sessuale”, l'unione tra uomo e donna. Così dichiara: “Da allora, ogni volta che penso alla vita sessuale” – poiché era re e uomo di famiglia – “ci sputo sopra e le mie labbra si arricciano di disgusto”. Perciò, 'param dristva nivartate' (Bg. 2.59): “Sperimentando un piacere superiore, resterà fisso nella coscienza spirituale”. Perché ha intrapreso questa via? Perché ha sperimentato ciò che è il piacere trascendentale, e ha quindi compreso che, paragonato ad esso, il piacere materiale è come sputare. Vedete? È molto significativo. Perciò qui è detto, 'rasa-varjam raso py asya param dristva nivartate'. (Bg. 2.59)
Uno che si trattiene con la forza dal godimento materiale, oh, quel genere di indulgenza materiale forzata non può durare. Non può durare. Ci sono molti esempi, come il grande saggio Visvamitra Muni, che in passato era un re molto potente e che in seguito rinunciò a tutto, desiderando impegnarsi nella vita spirituale e nella meditazione secondo i princìpi dello yoga. Praticando la meditazione nella foresta al sommo grado Visvamitra Muni divenne un grande yogi, e allora Indra, il re del cielo, si spaventò: "Quest'uomo che sta eseguendo grandi austerità potrebbe rivolgersi a Dio e reclamare il mio posto. Perciò devo distrarlo e allontanarlo dal suo scopo". Indra aveva bellissime cortigiane sotto il suo controllo, una delle quali era Menaka, a cui ordinò di andare dal Muni ed indurlo ad associarsi con lei; perché, in questo mondo, la vera schiavitù per l'uomo o per la donna è la vita sessuale. Così Menaka andò da Visvamitra, che stava meditando con gli occhi chiusi. Udendo il suono dei suoi braccialetti, Visvamitra pensò: "Oh, davanti a me c'è una bellissima donna, molto giovane". Quella donna fu mandata a tale scopo, e da quell'unione nacque una bambina chiamata Sakuntala – un nome molto famoso, su cui è stato scritto un libro
Ecco l'esempio di un grande yogi: sebbene fosse profondamente immerso nella meditazione, tuttavia le implicazioni interiori del godimento della vita sessuale, o del piacere materiale, non erano scomparse ma erano state eclissate con la forza. Questo tipo di forzatura, costringere i sensi a non agire, non è vantaggioso. Abbiamo bisogno di trovare qualcosa che è superiore a questa vita materiale, allora è possibile trattenersi dall'agire materialmente; altrimenti non è realizzabile. Dobbiamo dunque poter vedere la bellezza della vita spirituale, allora potremo trattenerci in modo naturale dal compiere attività materiali. Proprio come un bambino, che gioca e fa marachelle tutto il giorno, ma se è appropriatamente impegnato dal dipartimento educativo, la scuola materna o altro, allora impara il sillabario, e allo stesso tempo si astiene dalle sue monellerie. Similmente c'è un metodo scolastico anche nella vita spirituale: se ci impegniamo ad agire secondo quelle attività spirituali, soltanto allora è possibile astenersi dalle attività materiali. Le attività non possono essere fermate.
Lo stesso esempio: Prima di ascoltare la Bhagavad-gita Arjuna era inattivo, non voleva combattere; ma dopo averla ascoltata divenne più attivo, trascendentalmente attivo. Pertanto vita spirituale, o trascendentale, non significa che siamo liberi dall'attività. Se semplicemente sediamo, pensando in modo artificiale, "Oh, non farò più nulla di materiale, mediterò soltanto", che meditazione faremo? In un attimo la nostra meditazione sarà interrotta, proprio come Visvamitra Muni, che non poté continuare la sua pratica meditativa. Dobbiamo quindi essere sempre, al cento percento, impegnati in attività spirituali, e questo dovrebbe essere il programma della nostra vita. Nella vita spirituale, piuttosto, difficilmente troveremo il tempo per altre cose, essendo sempre così impegnati. E un tale impegno può essere possibile solo se vi troviamo un piacere trascendentale, rasa-varjam (sperimentando un gusto superiore), allora sarà possibile. 'Adau sraddha tatah sadhu-sangah' (Cc. Madhya 23.14-15): “All'inizio ci deve essere fede, e quindi si prova interesse per la compagnia dei puri devoti...”
Innanzitutto la vita spirituale inizia con sraddha, la fede. Proprio come voi, che gentilmente venite qua ad ascoltarmi, avete un po' di fede e questo è l'inizio. Senza fede non verreste a perdere tempo, perché qui non c'è cinema o discorsi politici, ed è probabile che alcuni trovino questo argomento alquanto arido (ride). Ma siete comunque qui. Perché? Perché avete un po' di fede, "Oh, ecco la Bhagavad-gita, ascoltiamo". Perciò all'inizio c'è sraddha. Chi è senza fede non può avere vita spirituale. La fede è l'inizio, 'adau sraddha'. E la fede vi farà progredire in proporzione alla sua intensità, e perciò deve essere rafforzata. L'inizio è la fede, e quindi, mentre accrescete la vostra fede, progredite sulla via spirituale. 'Adau sraddha tatah sadhu-sangah' (Cc. Madhya 23.14-15). Se avete un po' di fede, incontrerete un sadhu, o saggio, o santo che vi illuminerà spiritualmente. Ciò è detto sadhu-sanga. Pertanto il principio di base è sraddha, e il passo successivo è sadhu-sanga, l'associazione con persone spiritualmente realizzate. Quindi, 'sadhu-sango 'tha bhajana-kriya'. Prima c'è la fede, sraddha, poi si prova interesse per la compagnia dei devoti, sadhu-sanga, e quindi per il servizio devozionale, bhajana-kriya. E se esiste effettivamente un'associazione di persone spiritualmente realizzate, allora potrete avere un metodo per compiere attività spirituali. Ciò è chiamato bhajana-kriya – 'adau sraddha tatah sadhu-sangah atha bhajana-kriya tatah anartha-nivrittih syat'.
E mentre vi impegnate sempre più in attività spirituali, allora, le vostre attività materiali e l'attaccamento per esse diminuiranno proporzionalmente. Dedicandosi ad attività spirituali, le attività materiali diminuiscono fino ad essere neutralizzate. Ricordatevi di questo. Attività materiali e spirituali, la differenza è che ... ad esempio, se siete impegnati nella professione di medico, non dovreste pensare, "Se sono spiritualmente impegnato, dovrò rinunciare alla mia professione". No. Dovrete piuttosto spiritualizzare la vostra professione. Proprio come Arjuna, che era un militare e divenne uno spiritualista. Ciò significa che ha spiritualizzato la sua attività di guerriero. Questo è il metodo. Quindi, 'adau sraddha tatah sadhu-sangah atha bhajana-kriya tatah anartha-nivrittih syat' (Cc. Madhya 23.14-15): “All'inizio ci deve essere fede, quindi si prova interesse per la compagnia dei puri devoti e pratichiamo il servizio devozionale. Poi si sviluppano il gusto e l'attaccamento..., gradualmente le emozioni s'intensificano e alla fine si risveglia l'amore. Questo è lo sviluppo graduale dell'amore per Dio che si verifica nel devoto interessato alla coscienza di Krishna”.
'Anartha' significa ciò che crea le mie sofferenze. Le attività materiali continueranno ad aumentare la mia miseria; ma se adotto la vita spirituale, le mie miserie materiali saranno gradualmente ridotte, e praticamente azzerate. E quando effettivamente siamo liberi dall'attrazione materiale, in tal caso inizia la vera vita spirituale; athasakti, allora sviluppiamo attaccamento e non possiamo più fermarci. Quando le nostre abitudini indesiderate, anartha-nivrittih, e le nostre attività materiali si interrompono del tutto, allora non possiamo fermarci – athasakti. 'Adau sraddha tatah sadhu-sangah atha bhajana-kriya tatah anartha-nivrittih syat tato nistha' (Cc. Madhya 23.14-15). Nistha significa che la nostra fede diventa più stabile e salda. 'Tato nistha tato rucih'. Ruci significa che si desidererà solo cose spirituali, non si vorrà ascoltare altro se non messaggi spirituali, fare nient'altro se non attività spirituali, mangiare nulla che non sia spiritualizzato, e allora la propria vita cambierà. 'Tato nistha athasaktih'. Infine si risveglia l'amore, bhava, e allora saremo spiritualmente in estasi. Ci sarà estasi. E questi sono i diversi passaggi per la più alta piattaforma di vita spirituale, 'tato bhavah'. Lo stadio di bhava è la giusta piattaforma da cui si potrà parlare direttamente con il Signore Supremo. Solo gradualmente possiamo scoprire questa fase di vita.
Qui il Signore dice che con la forza non possiamo fermare le attività materiali di nessuno; forzatamente non è possibile. In qualsiasi altro metodo di realizzazione spirituale, attraverso il processo di speculazione filosofica o un altro processo artificiale, come la ginnastica fisica o la meditazione forzata, si continua ad operare in un'atmosfera materiale. Supponiamo di meditare per due ore, certamente faremo dei progressi, qualsiasi azione spirituale non andrà invano. È un dato di fatto. Ma un tale progresso è molto lento, molto lento. Sono lieto di poter dire che il nostro studente, Paul, a volte dice: "Svami-ji, voglio accrescere la mia vita spirituale immediatamente". (ride) Porta pazienza, ovviamente accadrà; se hai un forte desiderio, Dio ti aiuterà; Lui è dentro di te, sta solo aspettando di vedere quanto tu sia sincero; allora ti darà ogni opportunità per accrescere la tua vita spirituale. 'Tesam satata-yuktanam bhajatam priti-purvakam dadami buddhi-yogam tam' (Bg. 10.10): “A coloro che Mi servono sempre con devozione e amore, do l’intelligenza necessaria per venire a Me”.
Se diventi un servitore sincero di Dio, proprio come Arjuna, e se vuoi servire il Suo scopo e la Sua missione, allora il Signore, che è dentro di te, sta solo aspettando che volgi lo sguardo verso di Lui. 'Isvarah sarva-bhutanam hrid-dese 'rjuna tisthati' (Bg. 18.61): “Il Signore Supremo è situato nel cuore di ognuno, o Arjuna, e dirige l'errare di tutti gli esseri viventi...” Ora sei rivolto verso maya, l'illusione, ma appena volgi il viso verso di Lui, oh, Egli ti aiuterà in ogni rispetto, perché è gentile e misericordioso proprio come un padre. Per quanto un figlio possa essere ribelle, appena si rivolge al padre, "Padre, perdonami, ora ti obbedirò", il padre è sempre pronto a perdonarlo, ed è molto gentile, "Se mio figlio tornerà, lo perdonerò". È un istinto naturale. Allo stesso modo, qualunque cosa tu abbia fatto, non importa. Se puoi fare questo passo, ora che hai l'opportunità della vita umana, ... hai goduto l'esistenza materiale in così tante vite, come cani e gatti, e in ogni vita, 'ahara-nidra-bhaya-maithunam ca', sempre il medesimo piacere, mangiare, dormire, riprodursi e cercare protezione; ma questa non è l'occupazione della vita umana. La vita umana è solo per capire la nostra relazione con il Supremo e impegnarci in questo compito. Capite? Questa dovrebbe essere la missione della vita. Allora tutte le facilità ci saranno date, e con piccoli progressi, gradualmente perderemo l'attaccamento per la vita e il godimento materiale. Grazie mille.
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.