Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su
La Bhagavad-gita cosi' com'e'
Capitolo 2
Verso 51
karma-jam buddhi-yukta hi phalam tyakva manisinah janma-bandha-vinirmuktah padam gacchanty anamayam
TRADUZIONE
"Il saggio impegnato nel servizio devozionale al Signore rinuncia, in questo mondo, ai frutti delle sue azioni. Si libera così dal ciclo di nascite e morti e raggiunge il livello che è al di là di ogni sofferenza".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Gli esseri liberati appartengono a quel luogo dove non esistono sofferenze materiali. Lo Srimad Bhagavatam afferma in proposito:
samasrita ye pada-pallava-plavam mahat-padam punya-yaso murareh bhavambudhir vatsa-padam param padam padam padam yad vipadam na tesam
“L’oceano dell’esistenza materiale è come l’acqua contenuta nell’impronta dello zoccolo di un vitello per l’uomo che ha preso rifugio nel vascello dei piedi di loto di Mukunda, il Signore che accorda la liberazione e in cui tutti gli universi riposano. Quell’uomo cercherà allora il luogo dove le sofferenze materiali non esistono (param padam, Vaikuntha) e non il luogo dove a ogni passo s’incontrano nuovi pericoli.” (S.B. 10.14.58)
L’ignoranza ci fa dimenticare che il mondo materiale è un luogo di sofferenza, dove a ogni istante dobbiamo affrontare nuovi pericoli. Solo per ignoranza l’uomo poco intelligente cerca un rimedio ai problemi dell’esistenza nel godimento dei frutti dell’azione e crede così di trovare la felicità. Non sa che nessun corpo materiale, in tutto l’universo, è capace di dare una vita libera dalle sofferenze.
Le sofferenze della vita, cioè la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte, sono presenti ovunque nel mondo materiale: Ma l’uomo che conosce la sua vera condizione di servitore eterno del Signore e conosce la posizione della Persona Suprema Sri Krishna, s’impegna con amore al Suo servizio e si arricchisce così di tutte le qualità necessarie per raggiungere i pianeti Vaikuntha, o Vaikunthaloka, dove non esiste né la triste vita materiale né l’influenza del tempo e della morte.
Conoscere la propria natura significa anche conoscere la sublime natura del Signore. Colui che crede, a torto, che l’anima individuale sia uguale al Signore è immerso nelle tenebre più fitte, perciò è incapace d’impegnarsi al servizio del Signore con amore e devozione. Cercherà piuttosto di diventare lui stesso un “Signore”, preparandosi così a morire e rinascere innumerevoli volte. Ma colui che riconosce la propria posizione di servitore si mette al servizio di Krishna e si prepara a raggiungere il regno di Vaikuntha. Il servizio offerto al Signore si chiama karma-yoga, buddhi-yoga, o semplicemente “servizio di devozione".
VERSO 52
yada te moha-kalilam buddhir vyatitarisyati tada gantasi nirvedam srotavyasya srutasya ca
TRADUZIONE
"Quando la tua intelligenza avrà superato la densa foresta dell'illusione, diventerai indifferente a tutto ciò che hai ascoltato e a tutto ciò che potrai ancora ascoltare".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Tra i grandi devoti del Signore ci sono numerosi esempi di persone che si distaccarono dalle pratiche rituali dei Veda semplicemente perché s’impegnarono nel servizio di devozione al Signore. Anche se è un brahmana esperto, colui che conosce veramente Krishna e la relazione che lo lega a Lui si distacca naturalmente e completamente dalle pratiche rituali che portano a godere dei frutti dell’azione. Sri Madhavendra Puri, grande devoto e acarya della linea vaisnava, diceva:
sandhya-vandana bhadram astu bhavato bhoh snana tubhyam namo bho devah pitaras ca tarpana-vidhau naham ksmah ksamvyatam yatra kvpi nisadya yadava-kulottamasya kasa-dvisah smaram smaram agham harmi tad alam manye kim anyena me
“O preghiere della sera recitate tre volte al giorno, tutte le glorie a voi. O abluzioni mattutine, vi offro i miei omaggi! O esseri celesti, o antenati, vi prego di scusarmi se non posso più presentarvi delle offerte! Ovunque vada ricordo l’illustre discendente della dinastia Yadu (Krishna), il nemico di Kamsa, e posso così liberarmi dalle conseguenze di tutti i miei peccati. E credo che questo mi basti”.
I neofiti devono osservare scrupolosamente le regole e le pratiche prescritte dai Veda, che comprendono le preghiere da recitare tre volte al giorno, le abluzioni mattutine e gli omaggi agli antenati. Ma la persona che è pienamente cosciente di Krishna ed è impegnata nel Suo trascendentale servizio d’amore diventa indifferente a tutte queste regole perché ha già raggiunto la perfezione. Chi può impegnarsi direttamente al servizio del Signore Supremo, Sri Krishna, non ha più bisogno di compiere tutte le austerità e i sacrifici richiesti dalle Scritture. D’altra parte, eseguire tutti questi riti senza capire che lo scopo dei Veda è quello di raggiungere Krishna è solo una perdita di tempo. Le persone coscienti di Krishna trascendono il sabda-brahma, cioè superano le frontiere dei Veda e delle Upanisad".
VERSO 53
sruti-vipratipanna te yada sthasyati niscala samadhav acala buddhis tada yogam avapsyasi
TRADUZIONE
"Quando la tua mente non sarà più distratta dal linguaggio fiorito dei Veda e rimarrà fissa nell'estasi della realizzazione spirituale, avrai raggiunto la coscienza divina".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Quando si dice che una persona è in samadhi significa che è pienamente cosciente di Krishna; infatti, per essere in perfetto samadhi bisogna aver realizzato il Brahman, il Paramatma e Bhagavan. La più alta perfezione della realizzazione spirituale è capire che siamo eterni servitori di Krishna e che il nostro unico compito è quello di adempiere il nostro dovere nella coscienza di Krishna.
Una persona cosciente di Krishna, un fermo devoto del Signore, non può lasciarsi distrarre dal linguaggio fiorito dei Veda e non deve neppure impegnarsi in attività interessate per raggiungere i pianeti superiori. Chi diventa cosciente di Krishna è in diretto contatto con Dio e può capire tutte le Sue istruzioni. Siamo sicuri così di raggiungere la conoscenza e la perfezione della vita spirituale. È sufficiente seguire le istruzioni di Krishna o del Suo rappresentante, il maestro spirituale".
VERSO 54
arjuna uvaca sthita-prajnasya ka bhasa samadhi-sthasya kesava sthita-dhih kim prabhaseta kim asita vrajeta kim
TRADUZIONE
"Arjuna disse: O Krishna, quali sono i sintomi di una persona la cui coscienza è immersa nella Trascendenza? come parla e con quali parole? come si siede e come cammina ?"
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Ogni uomo rivela particolari caratteristiche secondo la propria natura. Per esempio, è possibile riconoscere un ricco, un malato o un erudito per alcuni aspetti singolari. Così colui che è cosciente di Krishna ha un modo particolare di parlare, camminare, pensare e sentire, descritto dalla Bhagavad-gita. La cosa più importante è il suo modo di parlare, perché questo è ciò che distingue un uomo. Finché non apre bocca, uno sciocco può passare inosservato, soprattutto se ha una bella presenza, ma non appena inizia a parlare si rivela per quello che è.
La prima caratteristica di una persona cosciente di Krishna è quella di parlare direttamente o indirettamente soltanto di Krishna. Tutte le altre caratteristiche derivano da questa e le troveremo descritte nel verso seguente".
"Il Signore Beato disse: O Partha, quando un uomo si libera da ogni tipo di desideri materiali generati dalla speculazione mentale e quando la sua mente trae soddisfazione solo dall'anima, significa che è situato nella pura coscienza trascendentale".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Lo Srimad Bhagavatam afferma che la persona perfettamente cosciente di Krishna, assorta nel servizio d’amore e di devozione al Signore, possiede tutte le qualità dei grandi saggi, mentre chi non ha raggiunto questo stadio di perfezione spirituale non ha alcuna qualità, perché è costretto a rifugiarsi nella speculazione mentale. Questo verso ci consiglia dunque di respingere tutti i desideri di piacere materiale creati dalla mente.
Allontanare di forza i desideri materiali è impossibile, ma se c’impegniamo al servizio di Krishna questi desideri svaniranno facilmente. Dobbiamo dunque impegnarci nella coscienza di Krishna senza esitare, poiché il servizio di devozione ha il potere di elevare immediatamente la nostra coscienza al piano trascendentale. La persona spiritualmente elevata è sempre soddisfatta in se stessa perché è cosciente di essere l’eterno servitore del Signore Supremo.
Situata a questo livello trascendentale, non ha più desideri degradanti che derivano da una concezione materialistica della vita, ma è sempre felice di servire il Signore secondo la propria natura eterna".
LEZIONE* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada tenuta a New York (Stati Uniti), il 12 Aprile 1966
Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi
karma-jam buddhi-yukta hi phalam tyakva manisinah janma-bandha-vinirmuktah padam gacchanty anamayam
“Il saggio impegnato nel servizio devozionale al Signore rinuncia, in questo mondo, ai frutti delle sue azioni. Si libera così dal ciclo di nascite e morti e raggiunge il livello che è al di là di ogni sofferenza”. (2.51)
Nel nostro ultimo incontro abbiamo parlato di questo verso, ‘karma-jam’, di come ogni attività e azione in cui siamo impegnati, abbia una reazione. Qualsiasi attività produce una reazione e questa è un'altra schiavitù per me. Quando m’impegno in un'azione, genero un'altra reazione. Al momento sono limitato a un tipo di attività e produco un certo tipo di reazioni. Come nella bobina cinematografica, in cui si susseguono migliaia d’immagini – precedenti, presenti e seguenti – le quali, una volta inserite nella macchina, rappresentano una certa attività, l'immagine intera. Siamo legati dalla legge della natura in questo modo. Perché solo la legge della natura? Anche le leggi dello stato – siamo legati da così tante leggi.
Questa è la nostra posizione, è chiamato ‘stadio condizionato della vita’, non c'è libertà. La cosiddetta libertà, per cui uno dichiara "appartengo alla nazione libera, sono libero", sono semplici speculazioni mentali. Non c'è libertà. Finché siamo legati alle condizioni della natura, non c'è libertà. Ma ecco un'opportunità, il Signore dichiara ‘karma-jam buddhi-yukta’, ecco un'opportunità per te. Nella tua forma di vita umana hai un'intelligenza sufficiente, e il Signore Stesso è davanti a te per illuminare sempre più la tua intelligenza. Ecco qui il libro. Questo libro, che contiene ciò che è stato pronunciato dal Signore, Sri Krishna, non è differente da Krishna Stesso. Perché Krishna, il Signore Supremo, è sul piano assoluto. Non pensare che Krishna sia assente. Krishna è presente.
C'è un verso nel Bhagavatam (Padma Purana), ‘tatra tisthami narada yatra gayanti mad-bhaktah’: "O Narada, Io sono presente ovunque i Miei devoti cantano i santi nomi di Krishna". Narada è un grande devoto. Chi è educato alla letteratura vedica conosce il nome di Narada. Così Narada è un grande devoto, e il Signore lo rassicura: "Non pensare che Io viva nel regno di Dio, o nel cuore di un grande mistico, o altrove. La gente potrebbe pensarlo, ma Io vivo là dove i miei devoti sinceri si riuniscono e discutono sulla Mia Persona". Perciò dovremmo sempre capire che se accettiamo con serietà e sincerità il messaggio della Bhagavad-gita così com'è, senza alcuna alterazione… Poiché la Bhagavad-gita è un libro molto autorevole ed è popolare nel mondo, a volte le persone ne approfittano in modo distorto per presentare le loro teorie.
Per non parlare di altri posso dirvi francamente che anche nel nostro paese, il più grande politico e santo, Mahatma Gandhi, presentò una filosofia della nonviolenza, e forse sapete che la propose cercando di comprovarla con la Bhagavad-gita. Citando la Bhagavad-gita cercò di dimostrare che in essa c'è la prova della nonviolenza. In realtà la Bhagavad-gita è pronunciata sul campo di battaglia, dove tutti sono pronti a dare inizio alla violenza. Solo per un momento, quando, turbato nella sua mente, Arjuna disse. "Come posso combattere con i miei parenti, amici, figli e nipoti?" – relazioni corporee – allora la Bhagavad-gita fu enunciata. Perciò è un fatto concreto che la Bhagavad-gita, in realtà, fu pronunciata per indurre Arjuna ad adottare la violenza.
La filosofia di Mahatma Gandhi era la nonviolenza. Come avrebbe potuto dimostrare che la Bhagavad-gita fornisce prove della nonviolenza? No. Pertanto qualsiasi persona, il Mahatma Gandhi, o chiunque altro abbia un secondo fine, per dimostrarlo con gli argomenti della Bhagavad-gita deve alterarla; ma questo non è il metodo di lettura di questo libro. Come leggere la Bhagavad-gita è spiegato nel quarto capitolo – quando ci arriveremo, lo sapremo. Comunque, a parte il metodo di lettura, sii certo che stiamo parlando della Bhagavad-gita così com'è. Non aggiungeremo qualcosa per soddisfare la nostra filosofia o i nostri punti di vista.
Krishna qui spiega che se vogliamo liberarci da questo intreccio, janma-bandha (i legami della nascita e della morte)… Oh, è un grande groviglio, le persone non lo prendono molto seriamente. Quest’unica parola che è qui usata, janma, significa ‘nascita’, e nascita significa altre cose: morte, vecchiaia e malattia. Ogni volta che c'è la nascita, le altre cose seguiranno come corollari. Quando ti nasce un figlio, oh, sei molto contento, "Ho un figlio"; ma se cerchi di comprendere secondo la filosofia, allora no, non è una nascita. Non è lui che è nato, è nata la morte. Perché la crescita del bambino significa che sta morendo. Sta morendo. Il processo della morte. Il giorno stesso, nel momento in cui il bambino nasce, inizia il processo della morte.
Non sappiamo che non è la nascita – è la morte. Questa è chiamata maya, illusione. La morte nasce, e ci rallegriamo della nascita di un bambino. Questa è maya. Siamo illusi fin dall’inizio della nostra nascita. E quell'illusione è così forte che è molto, molto difficile uscirne. Ogni cosa è illusione: la nascita, il corpo, le relazioni corporee, il proprio paese, il padre, la madre, la moglie, i figli sono illusioni. Ogni cosa è illusione, e noi siamo imprigionati in quest’illusione. Pensiamo di essere molto istruiti o molto avanzati, e immaginiamo tante altre cose; ma appena arriva la morte, il fatto reale, allora tutto è dimenticato – il paese, i parenti. Dimentichiamo la moglie, i figli, il padre, la madre—tutto è andato. Vedete?
Se è vero che sono un'anima eterna, allora è un fatto che anche nella mia vita precedente ho avuto il mio paese, i miei figli, la mia casa, mio padre – il mio tutto. Ma sono in grado di ricordare una di queste cose o chi ero nella mia vita precedente? Vita umana o animale, non posso ricordare. Morte significa oblio, dimenticare tutto. In realtà, non c'è la morte per l'anima. Così come di notte vado a dormire, anche questa è una specie di morte, e di nuovo mi alzo al mattino. La morte è qualcosa di simile: dormire per sette mesi, tutto qui, senza coscienza né consapevolezza. Approssimativamente sette mesi. Morte significa dimenticanza.
Proprio come nel sonno dimentico tutto, che cosa sono, dove mi trovo, la mia identità o identificazione, tutto dimenticato. Poi di nuovo, appena mi alzo al mattino, ricordo: "Oh, sono quell’ufficiale, quel padre e quel marito, e devo agire in tal senso”. Ricordo tutto, ma durante il sonno lo dimentico. Similmente, morte significa dal momento in cui lascio questo corpo ed entro nel grembo di un'altra madre, e finché un altro corpo non si sviluppa, rimango incosciente. E appena il corpo si è sviluppato nel grembo della madre e il tempo si avvicina per uscire, allora ricordo di nuovo. In pratica non c'è morte. Morte significa cambiare corpo. Abbiamo già discusso questo punto.
Oh, ma qui è detto che janma, la nascita, è una schiavitù: janma-bandha. Bandha significa schiavitù, somiglia al termine inglese ‘bond’, c'è somiglianza anche nel suono. Perciò, janma-bandha, se la mia mente sarà assorta per tutto il tempo nelle attività di questo mondo materiale ho la certezza di rinascere. Così le mie attività devono essere purificate con l'intelligenza, in modo che non influiscano su di me; allora non sarò condizionato. Questo è il metodo. Dovremmo quindi essere molto seri sul fatto che – nonostante le molte vite passate, non abbiamo avuto l'opportunità di uscire dalla sofferenza di nascita, malattia, vecchiaia e morte – ma ora c'è una possibilità, ecco l'opportunità nella forma di vita umana.
Pertanto ogni persona intelligente dovrebbe trarne vantaggio, ottenendo assistenza da questi libri autorizzati, la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam, e anche dai consigli degli esperti in conoscenza. Non dovremmo perdere quest’opportunità. E quindi la domanda è: "Supponiamo che dopo aver lasciato il corpo attuale io non ottenga un’altra nascita, janma. Cosa mi accadrà?" Qui c'è anche la risposta, ‘janma-bandha-vinirmuktah padam gacchanty anamayam’. [“Si libera dal ciclo di nascite e morti e raggiunge il livello che è al di là di ogni sofferenza”]. Anamayam, ‘senza sofferenza’. Amay significa ‘contaminazione’. Appena abbandoniamo questa vita contaminata, allora la nostra promozione è nell'atmosfera incontaminata, anamayam. Anamayam significa Vaikuntha, e come abbiamo già spiegato, Vaikuntha significa ‘dove non c'è ansia’.
Stiamo così ricevendo la promozione a una vita in cui non c’è nascita, morte, malattia e vecchiaia. E ciò significa che perveniamo alla nostra vita normale. Normalmente vogliamo una vita senza malattia, nessuno desidera la morte, la vecchiaia né vuole soffrire le miserie della nascita. Oh! ci sono grandi sofferenze quando siamo nel grembo della madre, strettamente impacchettati, come soffocati in un sacco. Neppure sappiamo come sia possibile vivere in questa posizione. In quella condizione così difficile non si potrebbe vivere neppure per qualche secondo; ma con la disposizione della natura, o di Dio, viviamo nel grembo di nostra madre per dieci mesi. Abbiamo dimenticato, ma immaginate solo in quale sofferenza eravamo.
Riflettere su questo è un pensiero intelligente; ma ecco la possibilità di potervi liberare di tutte queste sofferenze di nascita, morte, vecchiaia e malattia. Questo secondo capitolo della Bhagavad-gita è un sunto non molto elaborato, è un riepilogo di ciò che sarà spiegato più chiaramente e nei particolari nei capitoli successivi. La Bhagavad-gita è lo studio preliminare dello Srimad-Bhagavatam, proprio come un’opera introduttiva. In sostanza, come posso entrare in simili attività che non mi legheranno a una reazione? Ciò è spiegato nello Srimad-Bhagavatam (1.2.6):
sa vai pumsam paro dharmo yato bhaktir adhoksaje ahaituky apratihata yayatma suprasidati
“L’occupazione suprema [dharma] per l’uomo è quella che conduce al servizio d’amore e devozione al Signore trascendentale. Questo servizio di devozione deve essere ininterrotto e incondizionato per soddisfare completamente l’anima”.
‘Atma suprasidati’: completamente soddisfatto nel sé, o atma. La nostra posizione attuale è che non siamo felici, siamo sempre pieni di ansietà. Questa è la nostra condizione presente. Ma semplicemente qui è usato il termine opposto, ‘yaya atma suprasidati’. Se volete davvero essere felici, pieni di felicità, allora dovreste cercare un’occupazione che possa condurvi al servizio di devozione del Signore Supremo. ‘Sa vai pumsam paro dharmah’. ‘Para’ significa il più elevato, o trascendente. Siamo così impegnati in molte attività, nessuno è libero da esse. Anche la formica e l'elefante sono impegnati – secondo la nostra visione, la formica è molto piccola e l'elefante è molto grande; ma in base alla nostra esperienza, tutti, dalla formica all'elefante, sono impegnati in varie attività.
Le Scritture descrivono anche un pesce molto grande chiamato ‘timingila’, che vive nell'oceano e che non abbiamo mai visto. Certamente conoscete il pesce balena, che in sanscrito si chiama ‘timi matsya’ e che è molto grande, a volte lungo cento piedi (trenta metri); ma il timingila è così grande da inghiottire anche la balena. Immaginate solo quanto sia la lunghezza di questo pesce timingila. Vedete? Nella creazione di Dio ci sono tante cose meravigliose; non abbiamo visto tutto. Tanti esseri viventi, ciascuno impegnato in un certo tipo di occupazione per il proprio sostentamento. Nessuno tace. Secondo la propria natura, posizione e influenze naturali, tutti sono impegnati. Ma il Bhagavata dice ‘sa vai pumsam paro dharma….’ [L’occupazione suprema (dharma) per l’uomo e’ quella che conduce al servizio d’amore e devozione al Signore trascendentale].
Tutti sono indaffarati, ma quando uno è impegnato in un certo lavoro che conduce al servizio di devozione al Signore, quell'attività, o occupazione, è la più elevata. ‘Sa vai pumsam paro dharmah’ – ‘para’ significa sublime. E quel tipo di occupazione dovrebbe essere senza causa. Per quanto riguarda i propri doveri, in tutto ciò che si fa c'è una causa. Lo faccio perché lo voglio; quindi c'è una causa ed un effetto. Ma questo tipo di attività, questa sorta di occupazione che conduce al servizio devozionale del Signore, non ha alcuna causa. Ahaituki, non ha causa. Perché? Proprio come un amante ama il suo amato, o come una madre ama il suo bambino – non c'è causa. Lei non sa, "perché amo" – automaticamente, lei ama.
Similmente abbiamo la nostra relazione con la coscienza suprema. Noi siamo coscienti, e ciò è riconosciuto. Consideriamo ora la coscienza suprema com’è descritta nella Bhagavad-gita, ‘yena sarvam idam tatam’, la coscienza è distribuita in tutto il corpo – possiamo sperimentarlo – ma non è diffusa in tutta la manifestazione cosmica. Anche questo è un fatto. La mia coscienza è diffusa nel mio corpo e la tua coscienza è diffusa nel tuo corpo. Non so cosa stai pensando, e tu non sai cosa sto pensando; perciò la coscienza è individuale – la mia coscienza, la tua coscienza. Tuttavia c'è l'Anima Suprema che conosce i pensieri di tutti. Questa è la super coscienza. E la coscienza individuale ha una relazione eterna con la super coscienza – non possono essere separate.
Perciò, superiore e inferiore. La mia posizione quindi è inferiore, subordinata a quella superiore; e l’inferiore deve agire secondo il superiore. Come qui è insegnato: Krishna è la super coscienza e sta cercando di convincere Arjuna di agire secondo la Sua direzione: “Perché sei coscienza individuale, subordinata a Me, ed Io sono super cosciente". E nell'ultima fase della Bhagavad-gita, Egli riassume, dicendo, ‘sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja’: (Bg. 18.66): “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me”. Questa è la somma e la sostanza di tutto. Pertanto la conclusione è che la coscienza individuale dovrebbe arrendersi a quella suprema e agire di conseguenza. Questa è la posizione dell’essere situati sul piano cosciente.
Lo Srimad-Bhagavatam dice anche ‘sa vai pumsam paro dharmah’: l'occupazione, le attività, ciò che ci porta alla coscienza che "io sono subordinato alla coscienza suprema", e ci permette di agire secondo quella coscienza suprema senza alcuna causa, ahaituki, è la coscienza che ci conduce al servizio di devozione al Signore. Perciò la domanda "Perché agire?", non esiste – ogni cosa avviene automaticamente. Proprio come un bimbo è automaticamente subordinato alla madre; qualunque cosa la madre dice, il bimbo agisce – è completamente dipendente. Similmente, se agiamo in modo che la nostra coscienza sia completamente impegnata nel servizio della coscienza suprema, questa è la nostra posizione liberata. E in quella posizione liberata, qualunque cosa si faccia, non c'è reazione – questa è la posizione trascendentale. Allora, che cosa dice qui Sri Krishna?
Pertanto, 'karma-jam' significa che ogni azione genera una reazione per il piacere o la sofferenza futura, ma se agisci in modo intelligente, in collaborazione con la coscienza suprema, allora sarai libero dalla schiavitù di nascita, morte, vecchiaia e malattia, e nella tua prossima vita ... Questa vita sarà un periodo di allenamento, e quando sarai completamente addestrato, il prossimo risultato sarà che, “Dopo aver lasciato questo corpo, verrai nel Mio regno”. ‘Tyaktva deham punar janma naiti mam eti kaunteya’ (Bg. 4.9). [O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna].
Questo è l'intero processo. Un tale tipo di attività ci condurrà alla posizione in cui saremo connessi alla coscienza suprema. Come nell’esempio dell’auto e del ciclista che ho dato stamattina: mentre l’auto procede alla velocità di sessanta miglia, il ciclista procede lentamente; ma se quest’ultimo prende l'auto, anche lui può procedere alla stessa velocità senza nemmeno pedalare. Similmente, se possiamo unire la nostra coscienza con la coscienza suprema, allora tutta la nostra vita avrà successo. Questo è il punto. Ora, come aderire? Ecco la religione.
Ogni processo religioso di questo mondo è lo stesso, ossia, che tutte le formule o rituali sono fatte in modo da potersi connettere con la coscienza suprema – in ogni religione. Ma se siamo attratti solo ai rituali o alle formule, e litighiamo su questo punto – il cristiano sostiene, "Oh, la Bibbia dice così"; e io dichiaro, "No, i Veda dicono così"; e il musulmano replica, "No, il mio Corano dice così – allora stiamo sbagliando", quindi si diventa solo attaccati ai rituali e dimentichiamo il punto fondamentale: Tutto il processo sta nel come connettersi con la coscienza suprema. Andare in chiesa non è una formalità, ma la cosa reale è elevarsi gradualmente, unirsi alla coscienza suprema di Dio. Questa è la vera formula. Perciò Krishna afferma (2.51): ‘karma-jam buddhi-yukta hi’ [“Impegnati nel servizio devozionale e rinuncia ai frutti delle tue azioni”]. Quando si è così impegnati, allora ci liberiamo di ‘janma-bandha-vinirmuktah’ (dai legami di nascita e morte).
E nel verso successivo Egli dichiara ‘yada te moha-kalilam, gantasi nirvedam srotavyasya srutasya ca’ (2.52): “Quando la tua intelligenza avrà superato la densa foresta dell'illusione, diventerai indifferente a tutto ciò che hai ascoltato e a tutto ciò che potrai ancora ascoltare”. Quando si è elevati a questa piattaforma di unione con la coscienza suprema, non è più richiesto di comprendere i rituali o i metodi religiosi perché, allora, si diventa trascendenti a tutta questa parafernalia. ‘Yada te moha-kalilam buddhir vyatitarisyati’: Quando la tua coscienza è unita in cooperazione con la coscienza suprema, allora sei trascendentale rispetto alla posizione di questo stadio illusorio. ‘Tada gantasi nirvedam’: Allora diventi indifferente a tutti quei rituali perché la tua posizione e le tue attività sono stabilite. ‘Srotavyasya srutasya ca’: Qualsiasi cosa hai ascoltato o potrai ascoltare in futuro, ogni cosa termina. Pertanto, tutto dipende dal come adeguarsi alla coscienza suprema. E se non possiamo … in questo verso dello Srimad-Bhagavatam (1.2.8) è detto:
dharmah svanusthitah pumsam visvaksena-kathasu yah notpadayed yadi ratim srama eva hi kevalam
“Le occupazioni che ogni uomo svolge secondo la propria posizione sono sforzi inutili se non suscitano attrazione per il messaggio del Signore Supremo”.
‘Srama eva hi kevalam’. Se eseguiamo perfettamente tutti i rituali religiosi, ma falliamo nel connetterci con la coscienza suprema, allora tutto il nostro lavoro per compiere rituali e cerimonie religiose diventa solo una fatica senza amore – non ha prodotto nulla di concreto, di importante. ‘Nanu niskarmani karmani kurvata me’. (?) Questa è la domanda di Arjuna: "Quando sarò spiritualmente realizzato, lavorando senza aspettarmi alcun risultato, quale sarà la mia posizione?" La risposta è: "Quando sarai indifferente ai rituali religiosi e alle ingiunzioni scritturali e sarai solamente impegnato nell’attività di unirti con la super coscienza, allora sei nella posizione che trascende tutti i rituali e cerimonie religiose". Questo è tutto. Tuttavia, all'inizio hai bisogno di queste cose, perciò la Bhagavad-gita (2.53) spiega quale tipo di religione ci eleva a quella coscienza. La religione più elevata:
sruti-vipratipanna te yada sthasyati niscala samadhav acala buddhis tada yogam avapsyasi
“Quando la tua mente non sarà più distratta dal linguaggio fiorito dei Veda e rimarrà fissa nell'estasi della realizzazione spirituale, avrai raggiunto la coscienza divina”.
Questa è la posizione dello yoga. Yoga-samadhi – samadhi significa essere sempre situato nell'attività di connettersi con la coscienza suprema. Ciò è chiamato samadhi. La Bhagavad-gita spiega, 'sruti-vipratipanna te yada sthasyati niscala', se non sei deviato neppure ascoltando tante altre cose, allora questa posizione è chiamata samadhi ed è lo stadio più elevato della tua vita. Ora Arjuna chiede a Krishna: "Quali sono i sintomi di una persona che si trova già in quella posizione di unione tra coscienza individuale e coscienza suprema? Quali sono i sintomi? (Bhagavad-gita 2.54):
sthita-prajnasya ka bhasa samadhi-sthasya kesava sthita-dhih kim prabhaseta kim asita vrajeta kim
“Arjuna disse: O Krishna, quali sono i sintomi di una persona la cui coscienza è immersa nella Trascendenza? come parla e con quali parole? come si siede e come cammina?”
Arjuna chiede a Krishna di spiegare in che modo una persona, che è già situata nella posizione trascendentale, parla, agisce e vive, come si muove; tutte queste cose, perché nella nostra vita presente dobbiamo agire, le attività non si fermano, devono solo essere stabilite in modo che ci permettano di unirci alla coscienza suprema. Ora, quando ciò è eseguito, quando in realtà uno è collegato alla coscienza suprema, quali sono i sintomi della sua vita? Questa è la domanda di Arjuna. E Sri Krishna parla, 'sri bhagavan uvaca'. Quando, nella Bhagavad-gita Krishna parla, troverete che è sempre usato il termine "Bhagavan", perché Krishna è Dio, la Persona Suprema (bhagavan). Come afferma il seguente sloka della Brahma-samhita (5.1):
“Krishna, che è conosciuto come Govinda, è Dio la Persona Suprema. Egli ha un corpo eterno, pieno di beatitudine e di conoscenza. È l'origine di ogni cosa. È senza origine ed è la causa di tutte le cause”.
Krishna e Bhagavan sono identici. Così vedrete che nella Bhagavad-gita, invece di citare “Krishna disse” – come per Arjuna che, quando parla, è chiaramente detto "Arjuna disse" – quando Krishna parla, è detto 'sri bhagavan uvaca': "Dio, la Persona Suprema, disse". Ora Sri Krishna descrive i sintomi della persona spiritualmente realizzata. Il primo sintomo è il seguente (Bg. 2.55):
“Il Signore Beato disse: O Pritha, quando un uomo si libera da ogni tipo di desideri materiali generati dalla speculazione mentale e quando la sua mente trae soddisfazione solo dall'anima, significa che è situato nella pura coscienza trascendentale”.
Il primo principio, o sintomo di un'anima realizzata, è che non fa alcun piano per la sua prosperità. Perché siamo sempre impegnati a fare piani, "Farò questo e quest’altro"; ma chi è spiritualmente realizzato non ha piani. Poiché si è unito alla coscienza suprema, per se stesso non ha niente da fare – semplicemente dipende dalla super coscienza. È uno stadio molto elevato. Vedete, è completamente arreso; ma non dovremmo imitare. Ovviamente stiamo parlando dello stadio più elevato; e senza arrivare a quello stadio, non dovremmo imitare.
Quando è interrogato, Krishna dà la risposta appropriata; perciò, 'prajahati yada kaman sarvan partha mano-gatan'. (Bg. 2.55) [“Quando un uomo si libera da ogni tipo di desideri materiali generati dalla speculazione mentale…”] Perché la nostra mente è un’officina che produce così tanti piani; ma chi è unito al sé spirituale, non ha niente a che fare con la creazione di tali piani perché la coscienza suprema dirige ogni cosa, ed egli deve semplicemente seguire. Perciò, per se stesso non ha alcun piano. Questo è il primo sintomo; ma se non si è raggiunto quel livello, non si deve immaginare che "Non ho niente da pensare, non ho niente da dire sul futuro, il passato o altro".
No. Per gradi arriveremo allo stadio in cui tutto avverrà automaticamente; ma per il momento dovremmo rinunciare a pianificare e accettare il piano della coscienza suprema. Non faremo piani personali, ma accetteremo i piani della coscienza suprema. Questa sarà la nostra posizione. Proprio come un tirocinante che sta lavorando all'apprendistato: Non dovrebbe presentare il suo piano, ma accettare un progetto di lavoro dal suo superiore; allora imparerà. E quando avrà acquisito esperienza e si sarà perfezionato, potrà fare piani personali; sebbene non sia sempre indipendente, perché, anche se è un funzionario di grado elevato, tutti devono consultare un'autorità superiore. Similmente, questo significa che non farò un piano in modo indipendente, ma accetterò il piano standard che viene direttamente dalla coscienza suprema attraverso un canale.
Quel canale si chiama parampara, la successione disciplica, come spiegato nel quarto capitolo della Bhagavad-gita. Pertanto dobbiamo accettare le parole, il piano e le istruzioni che provengono direttamente da Krishna. Non faremo piani personali – questo è il modo di fare progresso. Questa successione disciplica, com'è stata accettata, viene da Krishna. Ora Krishna sta istruendo Arjuna, e dobbiamo capire il modo in cui Arjuna comprende le Sue istruzioni. E se seguiamo le orme di Arjuna, accettando il suo modo di comprendere, allora stiamo seguendo il sistema parampara o la successione disciplica. Questo è il metodo. Nel decimo capitolo è spiegato in che modo Arjuna comprende Krishna. Dopo aver ascoltato almeno il settantacinque per cento delle istruzioni della Bhagavad-gita, Arjuna dichiara (Bg. 10.12):
“Tu sei Dio, la Personalità Suprema, la suprema dimora, il più puro, la Verità Assoluta. Tu sei la Persona originale, eterna e trascendentale, il non nato e il più grande. Tutti i grani saggi come Narada, Asita, Devala e Vyasa lo proclamano e ora Tu stesso me lo confermi”.
Arjuna comprende che Krishna è Param Brahman, o la suprema personalità spirituale. Ognuno di noi è Brahman – tu sei Brahman, io sono Brahman – ogni essere vivente è Brahman perché non è materia ma anima spirituale. Chiunque sia un'anima spirituale, è detto Brahman; ma qui Krishna è chiamato Param Brahma, come nel verso che abbiamo recitato, ‘isvarah paramah krishnah’ (Bs. 5.1). [Krishna è il Controllore (isvarah) Supremo (paramah)]. Ognuno di noi è isvara, la cui traduzione è “dio”, e dio significa controllore. Così ognuno di noi è il controllore, ma Krishna è il controllore supremo, non è controllato da nessuno. Sono un controllore, sono Brahman, ma, allo stesso tempo, ho un controllore superiore al di sopra di me. Pertanto Krishna è chiamato Param Brahma, o ‘isvara parama’, il controllore supremo, perché non c’è altro controllore al di sopra di Lui. Questo è ciò che Arjuna ha accettato, e questo è il metodo di studiare la Bhagavad-gita.
Se non interpretiamo a modo nostro e vogliamo veramente studiare la Bhagavad-gita, ecco la conferma di Arjuna su come comprendere Krishna e il Suo insegnamento dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita. E non solo questo. Nell'undicesimo capitolo Arjuna chiederà a Krishna di mostrargli la Sua gigantesca forma universale, perché, sebbene abbia accettato Krishna come Dio senza alcun dubbio, tuttavia in futuro la gente potrebbe pensare che, essendo Krishna e Arjuna due amici, egli abbia accettato Krishna come Dio, la Persona Suprema, per apprezzamento amichevole. Ma quali prove abbiamo noi? Perciò è descritto che Krishna mostrò la Sua gigantesca forma universale.
Il concetto è che è impossibile imitare Dio. Ce ne sono così tanti che cercano di farlo, oggi è diventata una moda. Non nel vostro paese, ma almeno in India è diventata una moda; in così tanti si presentano, dichiarando: "Io sono Dio". Come se Dio fosse diventato una cosa a poco prezzo che si può trovare sul mercato ovunque si vada. Vedete? Questo non è un fatto reale. Dio non è qualcosa di economico, a buon mercato. La descrizione di Dio è data nella Brahma-samhita (5.48): yasyaika-nisvasita-kalam athavalambya jivanti loma-vilaja jagad-anda-nathah Vishnur mahan sa iha yasya kala-viseso govindam adi-purusam tam aham bhajami
“Tutti i Brahma che governano i vari universi, dopo che questi mondi e i governanti stessi sono emanati dai pori del corpo spirituale di Maha-Vishnu, vivono tutti per la durata di una delle Sue espirazioni. Adoro Govinda, il Signore primordiale, del quale Maha-Vishnu è un’emanazione di un’emanazione”. (48)
Riguardo a Dio e alla creazione materiale abbiamo queste informazioni da scritture autorevoli. Come è attuata la creazione materiale? È generata dal Signore Supremo nella Sua forma di Maha-Vishnu, che, sdraiato sull'Oceano Causale, manifesta il divertimento del dormire: quando espira Egli crea tanti universi come innumerevoli semi, e quando inspira, l'intera creazione rientra in Lui. Tale è la posizione di Dio, dai cui respiri tutti gli universi sono creati ... Pertanto l'esistenza dell'universo dipende dalla durata del respiro di Maha-Vishnu – com'è descritto nella Brahma-samhita (5.48).
Anche Maha-Vishnu è un'emanazione plenaria di Krishna, Govinda, e nemmeno Maha-Vishnu è l'originale – la Persona originale di Dio è Krishna. Pertanto questa è una grande scienza, ciò che Krishna è, la scienza di Krishna. E la Bhagavad-gita è solo una sintesi della scienza di Dio, la quale è più esplicitamente espressa nello Srimad-Bhagavatam. Ma in conclusione è una grande scienza, e se la studiamo molto seriamente, allora capiremo che non dovremmo prendere a buon mercato chi dichiara: "Ecco un Dio, ecco un Dio". No, no. Dio non è così economico. Dio è uno ed è grande. "Dio è grande", come si dice nella vostra lingua, e nessuno può essere più grande o uguale a Lui. Questa è la posizione di Dio. Perciò, qui Arjuna accetta Krishna come Para Brahman, 'param brahma param dhama' (Bg. 10.12):
“Arjuna disse: Tu sei Dio, la Personalità Suprema, la suprema dimora, il più puro, la Verità Assoluta, sei la Persona originale, eterna e trascendentale, il non nato e il più grande”.
Dhama significa quel luogo in cui tutto riposa. Tutto riposa ... Questo è scientifico e pratico, sapete che le innumerevoli stelle luminose che si vedono di notte sono all'incirca diversi tipi di pianeti; ma sapete come fluttuano nello spazio? Galleggiano sui raggi del sole. Potete vedere che stanno galleggiando; e similmente il sole è un duplicato del brahmajyoti che emana dal corpo del Signore Supremo. Pertanto tutto riposa sullo splendore del Signore Supremo, perciò Egli è chiamato 'param brahma param dhama', che significa "tutto riposa su di Te". 'Param brahma param dhama pavitram' (Bg. 10.12). Pavitram significa “incontaminato”. Perché noi, sebbene siamo Brahman, ora siamo contaminati da questo corpo materiale. Ma il Signore non ha un corpo contaminato dall'esistenza materiale, come abbiamo già visto, 'isvarah paramah sac-cid-ananda-vigrahah' (Bs. 5.1).
Sac-cid-ananda-vigrahah significa che il Suo corpo è pieno di felicità, conoscenza ed eternità – completamente diverso da questo corpo. Perciò quando il Signore è descritto senza forma, significa che non ha un corpo come questo – la Sua forma è sac-cid-ananda-vigrahah (Bs. 5.1), un corpo completamente diverso. Perciò Egli è chiamato 'pavitra' e 'paramam bhavan': "Tu sei il Supremo originale". 'Purusham sasvatam divyam adi-devam ajam vibhum'. Pertanto, "Tu sei Purusha", Colui che gode (purusha). La letteratura vedica Ti descrive così, 'ahus tvam risayah sarve': Tutti i grandi saggi Ti accettano come il Signore Supremo". 'Ahus tvam risayah sarve devarsir naradah' (Bg. 10.13). Devarsir narada.
Vi ho già parlato di Narada, anche lui Lo ha accettato. Questa è l'autorità. Sta citando le autorità. Non è che "personalmente io Ti accetto, ma sei accettato da molte autorità". Dobbiamo quindi capire la scienza di Dio dalle Sue attività straordinarie che sono confermate dalle autorità e accettate dalle scritture rivelate. Dobbiamo dunque accettare. Vedete? Non ciecamente. Così Arjuna sta citando queste testimonianze, 'asito devalo vyasah svayam caiva bravisi me’ (Bg.10.12-14), "Sei accettato da tutte queste grandi autorità – Narada, Asita, Devala, Vyasa – ed io ho l'opportunità di ascoltare direttamente da Te. Sono abbastanza fortunato da avere un legame d'amicizia con Te. Ora Ti ascolto e accetto come verità tutto ciò che mi hai detto".
Ecco le prove. Ora, se vuoi studiare la Bhagavad-gita, allora devi accettare quest'affermazione di Arjuna. Perché la Bhagavad-gita è stata spiegata direttamente ad Arjuna, e se non accetti l'approvazione della persona che direttamente ha ascoltato la Bhagavad-gita, allora chi crediamo? Crediamo colui che parla senza alcuna relazione diretta? No. Bisogna credere alla persona che ha ascoltato direttamente.
Pertanto non c’è alcun dubbio, Arjuna ascoltò direttamente da Krishna, e qui sono registrate le sue considerazioni. Quindi, se vogliamo studiare la Bhagavad-gita, dobbiamo accettare la comprensione dell'ascoltatore diretto, Arjuna. Se lo facciamo, allora possiamo ottenere la cosa giusta. Ma se alteriamo il testo per un nostro recondito scopo, come molti commentatori stanno facendo nel caso della Bhagavad-gita, allora non saremo in grado di capire cosa sia la Bhagavad-gita. D'accordo, ci sono domande ?"
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.