Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su
La Bhagavad-gita cosi' com'e'
Capitolo 2 Verso 48
yoga-sthah kuru karmani sangam tyaktva dhananjaya siddhy-asiddhyoh samo bhutva samatvam yoga ucyate
TRADUZIONE
"Compi il tuo dovere con fermezza, o Arjuna, senza attaccamento al successo o al fallimento. Questa equanimità si chiama yoga".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"Krishna suggerisce ad Arjuna di seguire la via dello yoga. Ma che cos’è lo yoga? Il termine yoga significa concentrare la mente sull’Assoluto controllando i sensi, che sono sempre agitati. L’assoluto è il Signore Supremo. E se il Signore chiede personalmente ad Arjuna di combattere, questi non deve preoccuparsi dell'esito della battaglia. Il successo e la vittoria sono nelle mani di Krishna; Arjuna non deve far altro che seguire le Sue istruzioni.
Seguire le istruzioni di Krishna è il vero yoga, che trova l’applicazione pratica nella coscienza di Krishna, la sola che permette di liberarci da ogni istinto di possesso. Se vogliamo adempiere i nostri doveri rimanendo coscienti di Krishna dobbiamo diventare i Suoi servitori, o i servitori dei Suoi servitori.
Questo è il solo modo di avanzare sul cammino dello yoga. Arjuna è uno ksatriya, e come tale partecipa al varnasrama-dharma, che ha per scopo quello di soddisfare Visnu, come insegna il Visnu Purana. Bisogna soddisfare Krishna, e non se stessi, come avviene nel mondo materiale. Se non si soddisfa Krishna, non si può pretendere di osservare il vero principio del varnasrama-dharma. Così l’interesse di Arjuna è quello di seguire la volontà di Krishna, come lascia intendere il Signore stesso".
"O Dhananjaya, liberati da te tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso. “Avari” sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"L’uomo che realizza pienamente la sua natura fondamentale di eterno servitore del Signore abbandona ogni occupazione eccetto quella compiuta nella coscienza di Krishna. Il buddhi-yoga, cioè il servizio di devozione, come abbiamo visto, consiste nel servire il Signore con amore puro ed è questa la via migliore per tutti gli esseri.
Solo un avaro cerca di godere dei frutti del proprio lavoro, perché questo desiderio non fa che intrappolarlo sempre più nella rete dell’esistenza materiale. Ogni azione compiuta fuori della coscienza di Krishna è dannosa perché ci lega sempre più al ciclo di nascite e morti. Perciò non si dovrebbe mai desiderare di essere la causa dell’azione; tutto dovrebbe essere compiuto in piena coscienza di Krishna, per la soddisfazione di Krishna.
L’avaro non sa usare le ricchezze che ha ottenuto con un colpo di fortuna o con un duro lavoro. Come l’avaro, l’uomo sfortunato non usa la sua energia umana al servizio del Signore. Invece noi dobbiamo impiegare tutte le nostre energie al servizio di Krishna, e se faremo così la nostra vita sarà un successo".
“O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso. Avari sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro.” (2.49)
Srila Prabhupada: Tutte le glorie ai devoti riuniti. La coscienza spirituale. La semplice conoscenza teorica che “non sono questo corpo, sono coscienza”, non può aiutarci. Ad esempio, se una persona ha studiato legge, medicina o una scienza tecnica, possiede la completa conoscenza teorica, ma se non pratica, quella conoscenza gradualmente diminuirà. Capite?
Similmente, il concetto che “io non sono il corpo, ma sono pura coscienza” – che è già stato analizzato in vari modi – deve essere applicato nella vita pratica. Pertanto, se affermo che “non sono il corpo”, allora, a che serve lavorare per il corpo? Il mondo intero si muove nella concezione corporea di vita.
Poiché sono nato in America, il mio corpo è nato in questa terra americana, penso "americano"; similmente, se sono nato in India penso "indiano"; se sono nato in una certa famiglia mi identifico con quella famiglia; se mio padre mi ha dato un nome, mi identifico con quel nome. La mia posizione è che sono circondato dalla concezione corporea di vita.
Ora, studiando la Bhagavad-gita o riflettendo profondamente sull’argomento, giungo a comprendere che “non sono questo corpo”. D’accordo, ciò è stato stabilito; ma in realtà sto agendo sul piano fisico, e quest’adattamento è necessario. Al presente, poiché sono intrappolato, coperto o rinchiuso in questo corpo, non posso dire che “agirò senza il corpo”; ma posso agire in modo da operare al livello spirituale anche senza questo corpo.
Sebbene io sia in questa concezione corporea di vita, nondimeno posso agire dalla piattaforma spirituale. Tale conoscenza pratica è insegnata da Sri Krishna ad Arjuna: “Tu non sei questo corpo, ma allo stesso tempo devi agire”. In che modo? Ecco la formula, ‘yoga-sthah kuru karmani’ (2.48). Yoga-sthah significa che rimani nella coscienza spirituale, ma allo stesso tempo continui con la tua solita attività. Rimani nella coscienza spirituale e vai avanti col tuo lavoro. È tanto difficile?
Se sto agendo nella concezione corporea di vita, come posso situarmi nella concezione spirituale? Perciò questo è il metodo, ‘sangam tyaktva dhananjaya’: Compiere il proprio dovere con fermezza senza essere influenzato da alcuna concezione corporea. E come può essere fatto? ‘Siddhy-asiddhyoh samo bhutva samatvam yoga ucyate’: “Senza attaccamento al successo o al fallimento; questa equanimità si chiama yoga”.
Il precedente verso (2.47) spiega: “Hai il diritto di compiere il tuo dovere, ma non di godere i frutti dell'azione; non essere la causa dei risultati delle tue attività, altrimenti sarai condizionato”. Siamo così vincolati alle conseguenze di ogni nostra azione, poiché questo mondo è in questo modo stabilito.
Dovete sapere che, in pratica, qualsiasi vibrazione sonora in un attimo fa sette volte il giro intorno al mondo. È un dato di fatto. Questa è la disposizione. Se fate cadere una pietra in uno stagno, il cerchio sull'acqua s’ingrandirà sempre più, e allo stesso modo agisce la vibrazione sonora della radio. Le stazioni radio sono indicate da numeri, a una certa vibrazione si può catturare un certo suono. Tale è la disposizione.
Pertanto, se agisco in tal modo, yoga-sthah, situato sul piano trascendente, allora il cerchio si allargherà e raggiungerà il cielo spirituale. Posso operare su questa piattaforma. Nella Bhagavad-gita il Signore dichiara, ‘patram puspam phalam toyam yo me bhaktya prayacchati’ (Bg. 9.26): “Se qualcuno Mi offre con amore e devozione, una foglia, un fiore, un frutto e dell'acqua, con la Mia mano prenderò la sua offerta”.
Ma le persone chiedono: “Dov'è la mano di Dio? Dice ‘prenderò’, ma senza mano come può farlo. Perciò l'inno vedico ‘apani-pado javano grahita’ – “Il Signore non ha né gambe né mani eppure può camminare più veloce dell'aria e della mente, e può accettare tutto ciò che Gli offriamo” – significa che Lui non ha mani e gambe limitate come le nostre ma può allungarle ovunque, e allo stesso modo può ascoltare da qualsiasi luogo. Questa è la prerogativa del Signore Supremo.
Vi ho dato più volte l'esempio del sole, che sebbene sia molto lontano da noi, può distribuire il suo calore e la sua luce ovunque. Similmente, se agiamo nella coscienza di Dio, anche se siamo su questa piattaforma materiale, la nostra opera è riconosciuta dal Signore Supremo. Ciò è chiamato yoga-sthah… Yoga significa mantenere il contatto con il Supremo.
Questa è la definizione di yoga. La Bhagavad-gita menziona diversi tipi di yoga, in particolare jnana-yoga, karma-yoga e bhakti-yoga. E all'interno di jnana-yoga ci sono molti altri yoga—dhyana-yoga, hatha-yoga e molto altro. Perciò, ‘yoga-sthah kuru karmani’: Rimanendo situato nello yoga o nella meditazione compi il tuo dovere senza attaccamento.
Generalmente yoga è inteso come meditazione; ma il vero significato di yoga è rimanere in contatto con il Supremo. Questo è yoga: restare in contatto. Devi quindi operare dalla piattaforma della coscienza spirituale e allo stesso tempo compiere il tuo lavoro. Il Signore non dice mai “smetti di lavorare”. Sri Krishna, che è Dio Stesso ed è l’amico di Arjuna, non lo incoraggia mai a non agire.
Egli, che è la Suprema Personalità stessa di Dio, non ha mai dichiarato ad Arjuna: “Io sono tuo amico, fornirò tutte le tue necessità, perciò non hai bisogno di lavorare”. No. Piuttosto, quando Arjuna si rifiuta di combattere, Krishna lo incita alla lotta. Essere sul piano spirituale, quindi, non significa smettere di lavorare ma di agire per il Supremo. È tutto. Questa è la coscienza di Dio. ‘Isavasyam idam sarvam’ (Isopanishad, mantra 1): “Krishna è il proprietario e il controllore di ogni cosa”.
Ci sono così tre metodi di yoga: jnana-yoga, karma-yoga e bhakti-yoga. Ad esempio, jnana-yoga significa rimanere in contatto con il Supremo attraverso la speculazione di una conoscenza superiore che distingue lo spirito dalla materia. Ci sono quindi filosofi che discriminano, ‘neti neti’, “Questa è materia e questo è spirito”. Ciò richiede studio e anche conoscenza.
Supponiamo che un uomo non sia né educato né abbia una sufficiente conoscenza filosofica; quindi, cosa gli accadrà? Non sarà in grado di eseguire ‘yoga-sthah kuru karmani’? Non è così. Poiché è anche una persona in buona fede, può agire secondo il metodo yoga. Perché è privo di conoscenza, senza istruzione, non significa che non possa lavorare dalla piattaforma spirituale. Anche lui può farlo.
E qui è spiegato il metodo, ‘siddhy-asiddhyoh samo bhutva, samatvam yoga ucyat samo bhutva’ (2.48): “Compi il tuo dovere con fermezza, non essere ansioso riguardo al successo o al fallimento nel tuo sforzo di agire”. Successo e fallimento (siddhy-asiddhyoh). A questo riguardo si può citare un esempio comune.
Supponi che tu stia lavorando in un'azienda e che il direttore ti chieda di trovare clienti per un certo prodotto; e supponi che, lavorando sinceramente, tu possa fare affari per 100.000 dollari; ma se non fai buoni affari, non importa, sei legato all’azienda e ricevi comunque lo stipendio. Se ci sono buoni affari, non ti aspetti alcun profitto; e se non ce ne sono, non c'è perdita da parte tua. Successo e fallimento, ‘siddhy-asiddhyoh’.
Allo stesso modo, se agisci per conto del Signore Supremo, puoi fare qualsiasi lavoro non importa in quale posizione. Proprio come Sri Krishna suggerisce indirettamente ad Arjuna: “Questa lotta è il Mio piano, e se tu lavori per questo, non dovrai subire le reazioni di successo o fallimento, perché lavorerai sotto le mie istruzioni”. Perciò yoga-sthah significa lavorare per conto del Signore Supremo. Non smetti di lavorare e allo stesso tempo sei situato sulla piattaforma spirituale.
Questo metodo è insegnato da Sri Krishna, ‘yoga-sthah kuru karmani tyaktva sangam dhananjaya’: Non essere attaccato al profitto o alla perdita, ma semplicemente compi il tuo dovere. Non curarti del successo o dell'insuccesso. E se rimani equilibrato in entrambi i casi, questo si chiama yoga: “Non preoccuparti del successo o del fallimento, ma agisci per conto del Signore Supremo”.
E se rimani stabile in quella posizione, allora il tuo lavoro sul piano spirituale ha successo, ‘sangam tyaktva’. ‘Sangam tyaktva’ significa: "Non essere attaccato al risultato delle tue azioni, lascia che il risultato arrivi, qualunque esso sia, ma devi fare bene il tuo dovere e per conto di Dio”. Kartritva abhinivesam ca tyaktva yoga-sthas tam karmani kuru yuddhadi… (?)
‘Kartritva’ significa ‘colui che agisce’. “Dimenticalo, non sei l'esecutore; ti è ordinato di farlo”. Come l’esempio dell’uomo che afferra un bastone e uccide il serpente. In pratica è il bastone che uccide il serpente, ma in realtà esso non è responsabile. L'uomo che impugna il bastone è responsabile dell'uccisione del serpente, non il bastone. Perciò devo diventare il bastone nella mano del Supremo, quindi non sarò responsabile di tutte le reazioni dei miei atti. Il Signore sarà responsabile. E questo è il metodo: ‘yoga-sthah kuru karmani sangam tyaktva dhananjaya’.
Ho già descritto le quattro divisioni del sistema sociale e le quattro divisioni degli ordini spirituali: ogni sistema sociale e ordine spirituale è progettato in modo tale che tutti lavorino per la soddisfazione del Signore Supremo. Secondo il sistema vedico, nella sezione superiore dell'ordine sociale, cioè brahmana, ksatriya e vaisya, il principio è che in ogni famiglia si stabilisca la forma del Signore Supremo, sia come Divinità sia come immagine o dipinto.
Qual è la funzione di un capofamiglia negli affari domestici? Ha moglie, figli e ha bisogno di denaro. Il capofamiglia deve fare provviste al mercato, che sono portate a casa, immagazzinate e cucinate a tempo debito; quindi egli prende il suo cibo e va a lavorare. Queste sono le normali attività di un capofamiglia. 'Yoga-sthah kuru karmani'. In India ci sono ancora molte famiglie che adorano la Divinità in casa. Anch'io, quand’ero capofamiglia, avevo stabilito in una stanza la Divinità, la murti di Radha-Krishna. È chiamata la stanza di Dio o della Divinità.
Il nostro dovere è alzarsi presto il mattino, entrare nella stanza di Dio, offrire preghiere e kirtana, pulire e quindi iniziare il nostro dovere quotidiano, fare colazione, andare al lavoro, e così via. Il principio è che il proprietario di questa casa è il Signore Supremo e noi siamo tutti lavoratori. Andiamo al lavoro per guadagnare perché senza denaro i nostri affari domestici non possono essere gestiti. Questo denaro è necessario, altrimenti il nostro servizio a Dio sarà interrotto.
Così la coscienza di Dio è presente anche mentre guadagni denaro in ufficio o in laboratorio; anche nel procurarsi denaro, qualunque sia il processo, puoi essere situato nello yoga, ‘yoga-sthah’. E col denaro guadagnato vai al mercato, pensando, “Oh, questa bella cosa può essere offerta a Sri Krishna”. Come quando mi portate con affetto della frutta, “Oh, a Svamiji piacerà” – quindi la coscienza è amore.
Pensate a Svamiji con affetto perché egli è in relazione con Dio; allo stesso modo potete pensare a Dio e a qualsiasi cosa in relazione con Lui, questa è la coscienza di Dio. Proprio come la corrente elettrica: qualunque cosa sia collegata alla centrale elettrica, e ogni altra cosa sia, in seguito, connessa a quel collegamento—tutto è sovraccarico di elettricità.
La vita dovrebbe essere conformata in modo tale che in ogni attività ci sia la coscienza di Dio – questo è il metodo di yoga-sthah. Non devi rimanere separatamente seduto in meditazione nello yoga come di solito lo conosciamo. Ora, quanto tempo puoi dedicare alla meditazione? Supponi che puoi riservare un'ora il mattino o un'ora la sera; ma se plasmi la tua vita in modo tale che sempre, ventiquattr'ore, sei in meditazione, questa è la piattaforma di ‘yoga-sthah kuru karmani’. [Questa equanimità si chiama yoga]. Perciò sto lavorando per amore del Signore Supremo.
Col denaro guadagnato, compro buone cose da cucinare per il Signore Supremo; mia moglie cucina, ed è anche molto pulita perché sta cucinando per Sri Krishna. Per quanto mi riguarda, cucino per me stesso il cibo che offro prima a Krishna, e quindi chiedo ai miei amici di non mangiare ciò che non sia stato offerto a Krishna. Capite? Nel vostro paese, mentre cucinano, hanno l'abitudine di assaggiare per gustarne il sapore; ma io chiedo di non gustare prima che la cottura sia terminata.
Dopo aver cucinato e offerto il cibo alla Divinità, allora prendi quello che vuoi e quanto vuoi – significa che la coscienza di Dio è presente perché “questo cibo è preparato per il Signore”. Hai comunque bisogno di cucinare perché desideri mangiare – è già nel programma. Ma se stai cucinando per Dio, allora c’è la coscienza di Dio. Non puoi evitare di cucinare, come capofamiglia devi farlo per i tuoi figli, per qualcun altro o per te stesso.
Ma se cucini con la comprensione che “questo cibo è preparato per il Signore e deve essere prima offerto a Lui”, questa è coscienza di Dio. È tanto difficile? Chiunque può farlo e accettarlo, perché l'attività di cucinare non si ferma; è solo il modo di pensare che deve essere cambiato. È tutto. Un semplice metodo: sto guadagnando per Dio, sto cucinando per Dio. E sto anche mangiando per Dio. In che modo?
Poiché il mio corpo è dedicato al servizio del Signore, se non mangio abbastanza da mantenerlo in forma, allora, come posso lavorare? Così, anche il mio mangiare è coscienza di Dio, e anche il mio dormire è coscienza di Dio. Perciò questa è la via: dobbiamo modellare le attività della nostra vita. E quando penso che debba mantenere il mio corpo in forma per lavorare per Dio, allora non sono più nella concezione corporea di vita.
Se penso che debba tenere bene la mia auto per fare un buon lavoro per Dio, significa che non m’identifico con l’auto ma che semplicemente mi servo di essa. Allo stesso modo, se penso che il corpo sia necessario per lavorare in nome del Signore Supremo, e per ciò debba mantenerlo in forma, allora non mi sto identificando col corpo; ma se lo uso per la gratificazione dei sensi e lo rendo più forte e robusto per avere tali piaceri, questa è la causa della mia schiavitù.
È un semplice metodo, e dobbiamo capirlo e attuarlo in base al programma che è stato stabilito da devoti esperti; cercate così di vederne il vantaggio e di accettare la coscienza di Dio. Se sei determinato a non prendere nulla che non sia stato offerto a Dio, perché la tua vita è destinata al servizio di Dio, guadagni, cucini e mangi per Dio, allora devi sapere quale tipo di cose puoi comprare e offrire a Dio – ricorda sempre che stai andando al negozio non per il tuo scopo.
Nel capitolo successivo è detto ‘te tv agham papah ye pacanti’ (Bg. 3.13): “I devoti del Signore sono liberi da ogni peccato perché mangiano solo cibo offerto in sacrificio. Gli altri, che preparano i cibi solo per il proprio piacere, in verità mangiano solo peccati”. Il principio è che chiunque faccia ogni cosa per amore del Signore, è libero dalla reazione; ma chiunque agisca per se stesso, rimane coinvolto in quell’azione e reazione.
Così questo è il metodo per diventare yoga-sthah –‘yoga-sthah kuru karmani’. Nel verso successivo è spiegato molto chiaramente:
“O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso. Avari sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro”.
Kripanah phala-hetavah. La parola ‘kripanah’ è assai rilevante. Ci sono due classi di uomini: i kripana sono gli avari, mentre il termine opposto di kripana è ‘brahmana’. Ho già spiegato che brahmana significa sapere che “non sono questo corpo, sono spirito cosciente – sono anima, sono coscienza”. Il brahmana possiede perfettamente questa comprensione e anche la scienza che “io sono qualitativamente uno con il Signore Supremo”, ‘aham brahmasmi’.
Il mantra vedico ‘aham brahmasmi’ significa: “Io sono brahman”. Non sono materia, sono brahman. Chi conosce questa scienza è definito brahmana; non importa chi è e dove è nato. Non ha importanza. E il termine opposto è kripana, che significa “avaro”. Chi è definito avaro? L'avaro è un uomo che ha abbastanza denaro e risorse, ma non spende. Semplicemente guarda il suo denaro ed è soddisfatto. Non lo spende, lo utilizza meticolosamente. È chiamato kripana. Questa è la giusta spiegazione di avaro?
Perciò, chi è kripana e chi è brahmana? Il brahmana sa di essere un'entità spirituale qualitativamente uguale col Signore Supremo, di cui è parte e frammento; chi ha perfettamente sviluppato questa conoscenza è detto brahmana. Kripana indica chi non ha utilizzato la propria forma umana per capire di essere un'entità spirituale, brahman; ma sa solo di essere questo corpo, e poiché il corpo nasce in un certo luogo, egli s’identifica in quel paese, in quella società o famiglia.
Kripana significa che non ha utilizzato correttamente quella coscienza sviluppata che è il suo patrimonio. Un essere umano ha una coscienza sviluppata rispetto ad altre società subumane o animali – perciò deve usarla. Ad esempio, se ottiene 100.000 dollari, e se li utilizza correttamente, può aumentarli in milioni di dollari usando la sua intelligenza. E se non utilizza il denaro e lo conserva così com'è, anche questo può andare bene, ma a volte accade che egli perda tutto. Costui è un kripana. Nonsenso.
Dobbiamo quindi usare la forma umana per capire correttamente che “io non sono questo corpo, sono pura coscienza; e devo mettere in pratica questa coscienza in modo che nella prossima vita ottenga la pura consapevolezza, o un puro corpo spirituale, e non di nuovo un corpo materiale”. Dobbiamo sempre sapere che il corpo materiale è una cosa estranea. Ho già spiegato che il corpo è esattamente come un vestito, e questo è estraneo, separato dal mio corpo.
Similmente il corpo – grossolano e sottile – costituito dai cinque elementi materiali e dai tre sottili, mente, ego e intelligenza, sono tutte cose estranee. Così ora sono intrappolato in cose estranee. La missione della mia vita è uscire da tutta questa estraneità – desidero essere situato nel mio vero corpo spirituale. Ciò è possibile con la pratica. Se in questa vita pratichiamo con costanza per essere situati spiritualmente, allora nella prossima vita, dopo aver lasciato il corpo…
Ma anche in questo corpo, se abbiamo ben chiaro il concetto che “io non sono il corpo”, e stiamo sinceramente lavorando dalla piattaforma spirituale, come Sri Krishna qui prescrive, ‘yoga-sthah kuru karmani’ – “Sii situato nello yoga e compi i tuoi doveri con fermezza” – allora, nella prossima vita saremo liberi dalla schiavitù materiale e otterremo la libertà della nostra esistenza.
Corpo spirituale significa un’esistenza di libertà. Non abbiamo idea di quanto possiamo essere potenti nel nostro corpo spirituale. Non lo sappiamo; ma c'è un calcolo che suppone che Dio sia perfetto al cento percento. Nel nostro corpo spirituale non saremo potenti come Dio, ma secondo il calcolo dei grandi saggi abbiamo il settantotto percento dell'intero potere. I grandi saggi hanno calcolato che un essere vivente può raggiungere la perfezione del settantotto percento.
Ora, nella nostra presente condizione materiale, non abbiamo alcun potere spirituale. Siamo sempre ostacolati e condizionati dalle forze materiali. Capite? Perciò, chi non utilizza questo corpo per acquisire la perfezione, la liberazione, è detto kripana, com’è qui spiegato, ‘kripanah phala-hetavah. I kripana sono gli avari che non utilizzano la forma di vita umana per ottenere un profitto migliore. Costoro dichiarano: “Ho lavorato tanto, devo ottenere un profitto”. Che profitto ottieni? Per il piacere fisico? Per il godimento dei sensi? Piuttosto sacrificalo. Compi questo sacrificio.
Yajna, o sacrificio, significa dedicare la propria vita al servizio del Signore, e allora non saremo mai afflitti. Il mondo è pieno di sofferenza. Come nel precedente esempio del capofamiglia che deve guadagnare denaro, cucinare e fare molte altre attività; ma nessuna di queste sarà fermata, dovrà semplicemente cambiare mentalità, che tutto sia fatto per Dio. Non è difficile. Se aderisce a questa formula, non incontrerà sofferenza.
Perciò, ‘kripanah phala-hetavah’ (Bg. 2.49): “Avari sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro”. E se penso, “Sto guadagnando il mio gustoso cibo, perché dovrei offrirlo a Dio? Ci sono tanti impedimenti, non ho intenzione di farlo”, allora divento kripana, avaro. Ma brahmana significa ‘udara’, magnanimo; il contrario di kripana. Perciò offro questo mio corpo al servizio del Supremo, divento generoso, ma non per il mio godimento dei sensi.
Chi impegna il proprio corpo nel piacere dei sensi, è definito kripana, avaro; e chi lo impegna nel servizio del Signore Supremo, è detto brahmana. Perciò il Signore dichiara: “Non essere kripana, avaro”. Si suppone che nel vostro paese ci siano molti uomini ricchi e tante fondazioni. Sto parlando della mia esperienza pratica. Ho scritto varie lettere ad alcune buone fondazioni: “Desidero iniziare qui in America un'istituzione internazionale per la coscienza di Dio, gentilmente mi aiuti”.
Ma hanno categoricamente rifiutato: “Il vostro impegno non ha niente a che fare con la religione o Dio”. Vedete? Secondo la Bhagavad-gita significa che sono tutti avari. Sebbene abbiano ottime istituzioni e organizzazioni benefiche, tuttavia sono avari, non sanno come fare beneficenza. Karma-yoga. Nel capitolo successivo, il Signore afferma chiaramente ‘yat karosi yaj juhosi yad asnasi dadasi yat kurusva tad mad-arpanam’ (Bg. 9.27): “Qualsiasi cosa fai, mangi, sacrifichi e dai in carità, così come le austerità che pratichi, offri tutto a Me, o figlio di Kunti”.
Questo è il metodo del karma-yoga: “Qualunque cosa fai, offri tutto a Me”. Questo è karma-yoga, o yoga-sthah; ma al presente la gente ha sviluppato una tale consapevolezza che quando sente parlare di Dio o di religione, diventa subito avversa. Anche nel mio paese c’è la stessa situazione. Questo libro, lo Srimad-Bhagavatam, è stato riconosciuto dal governo, e hanno comprato centinaia di copie; ma quando ho chiesto un aiuto per poterlo pubblicare al completo, si sono rifiutati. Vedete?
Pertanto, se le persone sono diventate così avverse nei confronti di Dio, come possono essere felici? Nella Bhagavad-gita è chiaramente spiegato che non possono esserlo. Nonostante il progresso nello sviluppo materiale di scienza, economia e di ogni altra cosa, non possono essere felici perché tutto il processo è sbagliato. Ma il metodo raccomandato nella Bhagavad-gita è ‘yoga-sthah kuru karmani’.
Qualunque sia l’attività, nessun lavoro è condannato se è compiuto in nome del Signore Supremo. Questo ci renderà felici e purificati; ma questa scienza è completamente mancante in tutto il mondo. In Russia stanno predicando una civiltà senza Dio, “Dio non c’è”; e qui stanno predicando che “Dio è morto”. Stanno predicando in questo modo, quindi al momento presente la condizione è molto precaria.
E anche se predichiamo la Bhagavad-gita, questa formula è in pratica molto difficile da applicare nella situazione presente. Capite? Yoga-sthah kuru karmani. La gente è progredita materialmente, e civiltà materiale significa solo gratificazione dei sensi. È tutto. Non c’è niente di più. Col progresso economico c’è molto denaro, e il programma è come spenderlo per la gratificazione dei sensi. Non c’è altro.
Ma qui la formula è che niente è per la nostra gratificazione dei sensi; tutto è per Dio. Qualsiasi lavoro puoi fare, qualunque sia la tua situazione, o posizione in cui ti trovi per volere di Dio, non importa. Il tuo lavoro non è sbagliato, purché lavori per il Signore Supremo. È tutto. Questo è il metodo. Perciò qui è enfatizzato, ‘durena hy avaram karma buddhi-yogad dhananjaya’: “O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso”.
Tuttavia il mondo intero è impegnato in attività in cui non c'è coscienza di Dio. E qui è chiaramente spiegato, ‘buddhau saranam anviccha kripanah phala-hetavah’: “Solo i kripana, quelli che non sono realizzati nel sé, desiderano ardentemente la gratificazione dei sensi e godere dei frutti del loro lavoro. Non essere così, Arjuna. Se vuoi essere situato spiritualmente, allora non farlo. Tu agisci sulla piattaforma spirituale, perciò, non fare nulla se non puoi agire nella coscienza di Dio”.
Ovviamente dipende da noi se accettarlo o no, perché Dio ci ha dato l'indipendenza. Anche alla fine della Bhagavad-gita, dopo aver istruito Arjuna, il Signore dichiara: “Ti ho svelato così la conoscenza più confidenziale. Rifletti profondamente, poi agisci come credi”. (Bg. 18.63) Questa è la posizione: “Ti ho dato le istruzioni necessarie, ora fa ciò che vuoi”. Il Signore non interferisce mai con la poca indipendenza che ci è stata offerta.
Abbiamo poca indipendenza perché siamo parti integrante del Signore Supremo, quindi, in una certa percentuale abbiamo ottenuto l'indipendenza. Non completa ma in una certa percentuale. E possiamo usare quell'indipendenza appropriatamente o anche abusarne. Quando abusiamo, diventiamo kripana, avari; e quando la usiamo correttamente, diventiamo brahmana.
Perciò, ‘durena hy avaram karma buddhi-yogad dhananjaya buddhau saranam anviccha, saranam anviccha kripanah phala-hetavah’: “O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso. ‘Avari’ sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro”. (Bg. 2.49) Buddhi significa intelligenza. Con l'intelligenza prendi rifugio nel Signore Supremo, non essere avaro, non bramare il risultato del tuo lavoro e sii felice. Sacrificio significa offrire la tua energia – Dio non desidera le tue ricchezze o possedimenti, Egli è completo in Se Stesso, non ha bisogno di nulla.
In India esiste un metodo di adorazione con l'acqua del Gange. La gente fa il bagno nel Gange, o in altri fiumi sacri, e offre il suo rispetto – è il metodo del rispetto, di come adorare l'acqua del Gange. Dopo aver fatto il bagno, si prende un po’ d’acqua nel palmo della mano, si recita un mantra e si offre al fiume. Da dove viene l'acqua? Si prende l'acqua dal Gange e si offre allo stesso Gange con un mantra. L’acqua del Gange è immensa. Se ne estrai una manciata, il Gange non è in perdita; e se offri ad esso la sua stessa acqua, il Gange non guadagna nulla. Ma se usi l'acqua del Gange per offrirla allo stesso Gange, diventi un devoto del Gange. Allo stesso modo, se offri al Signore il tuo corpo ...
Anche il tuo corpo, è dato da Dio, come pure la tua intelligenza e l’opportunità di lavorare. Tutto è dato da Dio. Supponi che tu scriva libri. D’accordo, chi ti ha dato la carta per scrivere? Chi la produce? Dove prendono le materie prime? Dal bosco, ma com’è prodotto il legno? Oh, allora arrivi a Dio. La materia prima deve essere prelevata dal magazzino di Dio. Ora, se la materia prima è prelevata dal magazzino di Dio, in che modo ottieni la carta? Questa è coscienza di Dio. Scopriremo che nulla ci appartiene. Anche lo studioso di economia afferma che non si può fabbricare nulla; è solo possibile trasformare la materia prima da una forma all'altra. È tutto.
Possiamo offrire solo il nostro lavoro; e quel lavoro ci dà forza. Ora, supponiamo che io stia lavorando con la mia mano e sto reclamando che "questa è la mia mano"; ma se Dio ritira il potere della mia mano, paralizzata, oh, il mio orgoglio è immediatamente svanito. Non è la mia mano. Capite? Pertanto nulla ci appartiene. Come anime spirituali siamo parti integranti di Dio, ma pensiamo di essere indipendenti, "Non ho nessun legame con Dio". Questa è una condizione veramente orribile.
Il mondo intero soffre a causa di questa concezione errata della vita, per aver dimenticato la sua relazione eterna con Dio. Perciò dobbiamo risvegliarla, e far rivivere questo processo. La Bhagavad-gita (2.49) prescrive: “O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione, e prendi rifugio in esso. ‘Avari’ sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro”.
'Kripanah phala-hetavah.' Kripanah indica coloro che sono ansiosi di godere della gratificazione dei sensi, grazie ai frutti del loro lavoro. Si chiamano kripana. E quelli che hanno sacrificato il corpo e l'intelligenza – il sacrificio. Ricorda sempre: cosa possiamo sacrificare? Così come prendiamo l'acqua del Gange per offrirla al Gange stesso, allo stesso modo, se offriamo tutto a Dio – da cui tutto proviene – diventiamo liberati. In realtà non sono proprietario di niente e anch’io sono parte e frammento del Signore Supremo. Questo è il concetto.
Senza questa concezione di Dio, non c'è realizzazione spirituale, non c’è felicità, né personalmente o impersonalmente, né socialmente, economicamente o politicamente. Non ci può essere. Al tempo in cui Maharaja Yudhisthira era il capo esecutivo dello stato, la natura aiutava perché egli era un devoto. Ora in India c’è scarsità di generi alimentari. Ma la stessa India produceva così tanti cereali, anche durante il periodo britannico, tanto che molte migliaia e migliaia di tonnellate di riso erano esportate verso altri paesi; e l'India aveva le proprie navi per esportare spezie in Grecia e in d'Europa.
Basta leggere la storia. L’India forniva tessuti in mussola anche prima del periodo britannico, durante il dominio musulmano. Così l'India era molto ricca ma ora, perché è diventata così povera? La stessa terra è lì. Perché? Perché hanno perso quella vecchia cultura, la coscienza di Dio. Capite? Qui in America avete la religione di stato, ma in India non c'è, ogni paese ha una sua religione. Anche il Pakistan si è diviso e ha la sua religione di stato.
Sfortunatamente l'India non ha una religione di stato. Ciò significa che deliberatamente stanno cercando di disconnettersi dalla relazione con Dio, la connessione divina. Così la natura può darti qualsiasi cosa. Dopotutto è la natura che fornisce le tue necessità, non l'industria. L'industria solo trasforma la materia prima in modi diversi, e una certa classe ne trae profitto. L'industria non è proprio un miglioramento economico. Il vero miglioramento economico è quello che produci dalla terra. E ciò richiede l'aiuto di Dio. Senza materie prime, anche il tuo settore – la pubblicazione di libri – non può andare avanti. Se i boschi finiranno, anche l'industria finirà.
In ogni caso, dovremmo sempre essere consapevoli che tutto ciò che abbiamo in nostro possesso, persino il nostro corpo, la nostra mente ed energia, tutto è un dono di Dio. Chi ha questa concezione di vita, è brahmana e conosce il Brahman; Chi non lo sa e vive semplicemente per la gratificazione dei sensi, è definito avaro. Perciò noi non saremo avari ma brahmana. E non ci sono restrizioni. Non pensare che, poiché sei nato in America, tu non possa diventare brahmana. No, non è così.
Non ci sono restrizioni, ‘brahma janatiti brahmanah’. [Chi conosce il Brahman è definito brahmana]. La formula è ‘janmana jayate sudrah samskarad bhaved dvijah’. ‘Janmana jayate sudrah’. [Chi è nato da un padre e una madre materiali è un sudra]. Perfino chi è nato in una famiglia di brahmana, è sudra se non è eseguita ‘samskarad bhaved dvijah’: la cerimonia del filo sacro, o samskara, sotto la guida di un maestro spirituale autentico. La nascita per educazione è detta “seconda nascita”, dvija. In India, gli appartenenti alla casta superiore sono chiamati dvija. La nascita animale e quella umana sono le stesse perché il processo è lo stesso. Se un individuo non riceve la sua seconda nascita da una cultura superiore, non può essere chiamato dvija. A volte anche gli uccelli sono detti dvija, o nati due volte.
L'uccello marino depone l'uovo che poi è covato, e dall’uovo esce la prole, la seconda nascita. Così anche gli uccelli sono talvolta chiamati dvija. Similmente nello stadio di vita umano e superiore, devono essere nati due volte. Quindi i brahmana, ksatriya e vaisya ricevono questo filo come segno che “la loro seconda nascita è stata compiuta”. Questo upavita upanayanam [la cerimonia del filo sacro], è il segno e l’emblema – indica che la seconda nascita è stata accettata. Perciò la seconda nascita è un samskara, una riforma. Non importa dove e com’è nato. Non importa.
E quando è riformato, quando è culturalmente rinato, ha preso rinascita, allora è dvija, nato due volte. E quindi, ‘veda-pathad bhaved viprah’. Veda-pathat significa la conoscenza delle scritture, la saggezza vedica. Studiando la conoscenza vedica allora è un vipra. E dopo che ha studiato, e che sa, "Oh, sono un’anima spirituale, non sono materia", e conosce la costituzione di se stesso e quella del Signore Supremo, allora è brahmana.
Perciò l'intera missione della società umana dovrebbe essere come preparare un brahmana; allora ci saranno pace e prosperità. Se le persone sono mantenute come cani e gatti nella piattaforma di sudra, cosa puoi aspettarti? Intendi dire che c'è pace nella società dei cani? No, non è possibile. La pace può essere soltanto in una società veramente umana. Questa è la cultura vedica.
Tutta la cultura vedica è tesa a rendere brahmana un uomo, e non mantenerlo allo stadio di sudra. Ogni padre deve prendersi cura, e anche lo stato e l'insegnante devono prendersi cura—come trasformare i bambini, bambini poveri, bambini innocenti, in perfetti brahmana. Questa è l'intera cultura vedica. Capite? Così la Bhagavad-gita insegna questo. Non rimanere allo stadio di sudra, di avaro, ma cerca solo di diventare un brahmana per cultura. Allora la tua vita avrà successo. Grazie mille".
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
DISCLAIMER * Le lezioni, a volte sono riportate sottoforma di estratto, per una presentazione adatta anche ai lettori estranei agli argomenti trattati, o in generale al metodo del bhakti yoga, la coscienza di Krishna. Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.
Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.