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 IL FONDATORE - LIBRI E LEZIONI DI SRILA PRABHUPADA
 LEZIONI SULLA BHAGAVAD GITA (in Italiano)
 La Bhagavad-gita cosi' com'e' - Cap. 2 Versi 36-37
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Sangita Dasi
Moderatore



96 Messaggi

Inserito il - 10/05/2021 : 10:27:40  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
RKC - RADIO KRISHNA CENTRALE PRESENTA:

Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su

La Bhagavad-gita cosi' com'e'




Capitolo 2
Verso 36


avacya-vadams ca bahun
vadisyanti tavahitah
nindantas tava samarthyam
tato duhkhataram nu kim


TRADUZIONE
"I tuoi nemici parleranno male di te e derideranno il tuo coraggio. Cosa può esserci di più penoso per te ?"


SPIEGAZIONE
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada

"Gli spropositi di Arjuna sulla compassione hanno meravigliato molto il Signore, che gli ha spiegato perché la falsa pietà non si addice a un arya. Ora Egli ha dimostrato a sufficienza che la compassione di Arjuna per i parenti è irragionevole".


VERSO 37

hato va prapsyasi svargam
jitva va bhoksyase mahim
tasmad uttistha kaunteya
yuddhaya krita-niscayah


TRADUZIONE

"O figlio di Kunti, se muori combattendo raggiungerai i pianeti superiori, se vinci godrai del regno della Terra. Alzati dunque, e combatti con determinazione".


SPIEGAZIONE
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada

"Anche se la vittoria non è sicura, Arjuna deve combattere; se dovesse rimanere ucciso nello scontro rinascerebbe su uno dei pianeti celesti".








LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
tenuta a Londra (Regno Unito), il 4 Settembre 1973

Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi

avacya-vadams ca bahun
vadisyanti tavahitah
nindantas tava samarthyam
tato duhkhataram nu kim

“I tuoi nemici parleranno male di te e derideranno il tuo coraggio. Cosa può esserci di più penoso per te?” (Bg. 2.36)

hato va prapsyasi svargam
jitva va bhoksyase mahim
tasmad uttistha kaunteya
yuddhaya krita-niscayah

“O figlio di Kunti, se muori combattendo raggiungerai i pianeti superiori, se vinci godrai del regno della Terra. Alzati dunque, e combatti con determinazione”. (Bg. 2.37)

"La posizione di Arjuna è molto precaria. In Bengala c'è un proverbio: ‘baste bose bhunkata...’ (?) Lei e' una danzatrice molto famosa, cosi', questo e' il sistema. Anche noi abbiamo introdotto per le donne l’usanza del velo, chiamato ‘gunthana’ in Indi. Una famosa danzatrice sul palcoscenico vide che molti dei suoi parenti erano là come visitatori.

Così nella danza iniziò a coprirsi con il velo. Ma questo non è richiesto, sei una danzatrice, ora devi danzare, non puoi essere timida, devi danzare liberamente, questo è il tuo dovere. Allo stesso modo Arjuna…

Così, un furfante uccide un uomo sostenendo che uccidere non è peccaminoso perché è confermato nella Bhagavad-gita. Apparentemente, ai mascalzoni sembra che Krishna incoraggi Arjuna a combattere, dichiarando che non c'è peccato.

Ma il furfante non considera in quali condizioni è stato dato questo consiglio. ‘Sva-dharmam api caveksya’ (Bg. 2.31): “Conosci i tuoi doveri di ksatriya…”

Sva-dharma – il principio è che il dovere di un ksatriya è combattere e uccidere. E se nel combattimento si mostra indulgente non è diverso dall’esempio dato, ossia della ragazza timida che danza sul palco.

Perché dovrebbe essere timida? Deve danzare liberamente, questo è il suo merito. Allo stesso modo, sul campo di battaglia non puoi essere compassionevole. Ciò non è richiesto.

In vari modi, la non violenza e l’onestà, ‘ahimsa arjava’, sono buone qualità – descritte nel tredicesimo capitolo da Krishna Stesso. La non violenza, ahimsa, è generalmente accettata. E, in realtà, Arjuna era non violento e quindi si rifiutava di combattere, ma non perché era un codardo.

No. Come vaisnava era naturalmente non violento, non gli era gradito uccidere nessuno, soprattutto i suoi parenti, e perciò provava compassione. Non che fosse un codardo.

Pertanto Krishna incoraggia Arjuna, inducendolo ad osservare il suo dovere, “Da cui non puoi deviare”. Questo è il punto. “Quando c’è lotta, devi combattere regolarmente e uccidere i nemici, questo è il tuo merito. Ma se diventi compassionevole, 'Come posso uccidere?', allora è codardia”.

Perciò Krishna conclude, ‘hato va prapsyasi svargam jitva va bhoksyase mahim’. “Come ksatriya hai due alternative in battaglia: ottenere la vittoria o morire. Non c’è via di mezzo, perciò se puoi, combatti fino all'ultimo, senza sosta, e quindi diventa vittorioso o muori.

Questo è il fine di ogni combattimento ed è il dovere dello ksatriya. Nella cultura vedica i brahmana non sono incoraggiati a combattere e a uccidere, ma dovrebbero rimanere sempre non violenti. Anche se c'è bisogno di violenza, un brahmana non ucciderà personalmente.

Ma porterà la controversia allo ksatriya, all’ordine reale. Proprio come Visvamitra, che era disturbato da un demone abitante della foresta. Il saggio era in grado di uccidere molti demoni con la sola forza della sua volontà, ma non lo fece.

Andò da Maharaja Dasaratha con la richiesta che i suoi figli, Rama e Lakshmana, andassero con lui per uccidere quel demone. Anche se uccidere è necessario, il brahmana non lo farà personalmente. Né i vaisya o i sudra sono destinati a uccidere, ma solo gli ksatriya, che dovrebbero essere in tal modo addestrati.

Proprio come negli Stati Uniti ci sono problemi nel reclutare soldati. Perché questa difficoltà? Il problema è che sono addestrati come sudra. I giovani sono addestrati come sudra, come possono combattere? Hanno paura e cercano di evitare la lotta, e questo perché non ci sono divisioni. In quest’era tutti sono sudra. Come puoi aspettarti che un sudra sia incoraggiato a combattere? Non è possibile.

Pertanto la vera struttura sociale dovrebbe essere composta da quattro divisioni: brahmana, ksatriya, vaisya, sudra. Il brahmana dovrebbe essere pienamente impegnato a illuminare la gente sulla conoscenza spirituale.

La classe brahminica è destinata a coltivare personalmente la conoscenza e a fare studenti, ‘pathana pathana’. Similmente gli ksatriya dovrebbero essere addestrati nella politica e nel combattimento, non a fuggire dalla battaglia. Tale è l'addestramento degli ksatriya.

Allo stesso modo i vaisya dovrebbero essere formati su come coltivare i cereali e proteggere le mucche; mentre i sudra sono destinati semplicemente a servire le classi superiori. Brahmana, ksatriya, vaisya, sudra – questo è il programma.

Perciò Krishna incoraggia Arjuna come ksatriya, ‘sva-dharmam api caveksya’: “Conosci i tuoi doveri di ksatriya”. I mascalzoni privi di comprensione non dovrebbero seguire un tale esempio: che “Krishna ha incoraggiato a uccidere, quindi tutti possono farlo, non c'è peccato”.

Questa è la difficoltà: I mascalzoni non capiscono cos'è la Bhagavad-gita e la interpretano per crearsi condizioni a loro favorevoli. È tutto. Ecco la Bhagavad-gita.

Non leggono l'intera materia né ascoltano da un acarya—ciò significa incomprensione e fraintendimento. La Bhagavad-gita non incoraggia la violenza – non è questo lo scopo della Bhagavad-gita.

Ma quando c'è lotta, yuddha-dharma, un ksatriya è molto soddisfatto di ottenere l’opportunità di combattere. Che significa yuddha-dharma? ‘Sukhinah ksatriyah partha labhante yuddham idrisam’ (Bg. 2.32):

yadricchaya copapannam
svarga-dvaram apavritam
sukhinah ksatriyah partha
labhante yuddham idrisam

“O Pritha, felici sono gli ksatriya a cui si offre l'occasione di combattere, poiché si aprono per loro le porte dei pianeti celesti”.

Nel verso precedente (Bg. 2.31) è detto:

sva-dharman api caveksya
na vikampitum arhasi
dharmyad dhi yuddhac chreyo 'nyat
ksatriyasya na vidyate

“Tu conosci i tuoi doveri di ksatriya, perciò dovresti sapere che non c'è migliore impegno per te che di combattere secondo i princìpi della religione; non puoi esitare”.

Perciò, ‘dharmyaddhi-yuddha’, combattere secondo i princìpi religiosi. Ci sono due tipi di combattimento: dharma-yuddha, combattere per una giusta causa; e adharma-yuddha, combattere per scopi politici.

Un politico che vuole mantenere la sua posizione ingaggia la gente nel combattimento e dichiara la guerra. Questa è un'altra cosa. Ma quando il combattimento è giusto, la violenza è necessaria.

Pertanto Krishna incoraggia Arjuna nel dharma-yuddha, non a uccidere inutilmente nei mattatoi. Non fraintendete Krishna. Ma i mascalzoni fraintendono, e, uccidendo per i loro capricci, danno prova di ...

Un altro furfante, sebbene sia un professore esperto, afferma che, poiché quest'uomo ha ucciso sulla base della Bhagavad-gita, significa che Krishna è immorale. Guardate cosa sta succedendo.

Senza comprendere la Bhagavad-gita, anche un cosiddetto studioso erudito parla di Krishna come un immorale che incoraggia a uccidere. Vedete? Sono persone invidiose e tuttavia insegnano la Bhagavad-gita. Accade questo.

Pertanto, il fatto è che nella società devono esserci quattro classi di uomini perché a volte la violenza è necessaria. Proprio come il governo che mantiene le forze di polizia e militari, perché è ciò necessario a mantenere la legge e l'ordine.

La violenza non è positiva, d’accordo, ma talvolta è necessaria. Proprio come il veleno, che è nocivo, ma a volte è necessario per la somministrazione di farmaci. Secondo il metodo ayurveda, se il cuore sta per fallire, è somministrato del veleno, e il cuore si mette di nuovo in movimento.

Il veleno è veleno, ma anche nella scienza medica talvolta è necessario come medicinale. Allo stesso modo, la violenza, o l'uccisione, è dannosa; ma ci sono circostanze in cui è legittima, religiosa.

Perciò Krishna dice ‘dharmyaddhi-yuddha’. Lo ksatriya è colui che protegge i cittadini dall'essere feriti dalle persone irreligiose. Questo è lo ksatriya. ‘Ksat’ significa “ferita”, e ‘tra’, “colui che libera”.

Proprio come Maharaja Pariksit: Nel vedere un uomo di colore, Kali, che stava per uccidere una mucca, immediatamente impugnò la spada per proteggere la mucca dall’oltraggio di quell’uomo nero. In tal modo la violenza è necessaria. Ripagare con la stessa moneta.

Contro colui che sta per commettere violenza senza necessità, il re o il governo dovrebbe immediatamente impugnare la spada per uccidere quella persona. Questo è il dovere del governo.
Se fosse stata la cultura vedica a prevalere, ora, tutte quelle persone che stanno inutilmente uccidendo le mucche nel mattatoio, sarebbero state uccise dal re per un così grande peccato. Perciò questo tipo di uccisione è religiosa.

Per dare protezione ai cittadini o agli animali innocenti dai mascalzoni, il re o il governo dovrebbe impugnare la spada e uccidere immediatamente quei furfanti. È questo il tipo di uccisione di cui parla la Bhagavad-gita, e non l’uccisione in generale.

Ma il furfante dirà che si può uccidere in modo capriccioso portando la testimonianza della Bhagavad-gita. Vedete in che modo i mascalzoni stanno interpretando? Perciò noi presentiamo la “Bhagavad-gita così com'è”, senza interpretare in modo sconsiderato.

Così Krishna dichiara: “Se non combatti, i tuoi nemici parleranno male di te e derideranno il tuo coraggio”. ‘Avacya-vadams ca vadisyanti bahun’ (Bg.2.36).

“Pronunceranno parole blasfeme contro di te. Provi compassione per i tuoi parenti e indubbiamente sei molto dispiaciuto, ma se sarai diffamato dai tuoi nemici, è meglio per te morire in combattimento. E morendo, non sarai un perdente, perché ‘hato va prasyasi svargam’, sarai immediatamente promosso ai pianeti celesti.

“Poiché stai combattendo per una giusta causa, questo è ‘punyavan’, rettitudine. I pianeti celesti sono destinati alle persone giuste, quindi, con la tua morte in questa giusta lotta sarai promosso ai pianeti celesti.

“In entrambi i casi ne trarrai profitto. ‘Hato va prapsyasi svargam and jitva va bhoksyase mahim.’, e se diventi vittorioso, allora godrai del regno. Sarai comunque un vincitore, non c'è perdita da parte tua. Per cui, ‘tasmat uttistha kaunteya yuddhaya krita niscayah’.

“Se muori combattendo, raggiungerai i pianeti superiori, e se vinci, godrai del regno sulla Terra. Perciò combatti con determinazione, ‘yuddhaya krita niscayah’; alzati dunque, ‘uttistha’, perché rimani seduto come un codardo?”

Krishna lo sta incoraggiando (Bg. 2.37):

hato va prapsyasi svargam
jitva va bhoksyase mahim
tasmad uttistha kaunteya
yuddhaya krita niscayah

“O figlio di Kunti, se muori combattendo raggiungerai i pianeti superiori, se vinci godrai del regno della Terra. Alzati dunque, e combatti con determinazione”.

(Rivolgendosi a un devoto) D’accordo, leggi il verso successivo (Bg. 2.38):

sukha-duhkhe same kritva
labhalabhau jayajayau
tato yuddhaya yujyasva
naivam papam avapsyasi

“Combatti per dovere, senza considerare gioia o dolore, perdita o guadagno, vittoria o sconfitta; così non incorrerai mai nel peccato”.

In questo mondo materiale, quando lavori, ottieni due cose: perdita o guadagno, labhalabhau; felicità o dolore, sukha-duhkha; vittoria o sconfitta. Poiché questo è il mondo della dualità – nero-bianco, luce-oscurità, felicità-dolore, padre-figlio – è chiamato mondo relativo.

Se comprendi una cosa, devi conoscerne l'opposto; altrimenti non ha significato. Nel mondo assoluto non c'è nulla di simile come gli elementi opposti. Perciò, qui Krishna insegna riguardo al dovere assoluto – che ci sia perdita o guadagno, ‘labhalabhau’, per te è lo stesso.

Generalmente quando c'è guadagno siamo molto entusiasti, e quando c'è perdita diventiamo cupi. Ma qui Krishna sta insegnando che “Rimarrai nella stessa posizione, che ci sia perdita o guadagno, vittoria o sconfitta, felicità o dolore”. Questo stadio è detto ‘brahma-bhuta’.

[“In questo stadio liberato, una persona non è mai confusa, né si lamenta o esulta senza necessità. (SB 4.30.20)]

‘Brahma-bhutah prasannatma na socati na kanksati’ (Bg. 18.54): “Colui che raggiunge il livello trascendentale realizza subito il Brahman Supremo. Non si lamenta mai e non aspira mai a niente; si mostra uguale verso tutti gli esseri viventi”.

Un devoto è sempre prasannatma, pienamente gioioso, perché la sua felicità è servire Krishna, la sua unica occupazione è vedere Krishna felice. È tutto. Questa è devozione. Ci può essere perdita o guadagno, vittoria o sconfitta, angoscia o felicità, non importa. Non è influenzato dalle dualità.

Questo è insegnamento ora. La vera Bhagavad-gita inizia da qui. Krishna sta iniziando il suo insegnamento, che continuerà in diversa terminologia fino alla fine della Bhagavad-gita:

‘Mam ekam saranam vraja’ (Bg. 18.66): “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere”. È tutto.

Anche il Bhagavatam lo conferma, ‘samsiddhir hari-tosanam’: Non curarti di perdita o guadagno, ma impegnati a soddisfare Krishna. È tutto. Questa è la tua unica occupazione.

Come confermato nello Srimad-Bhagavatam (1.2.13):

atah pumbhir dvija-srestha
varnasrama-vibhagasah
svanusthitasya dharmasya
samsiddhir hari-tosanam

“O migliori tra i nati-due-volte, è stato concluso dunque che la più alta perfezione che si possa raggiungere adempiendo i propri doveri nell’istituzione del varnasrama è soddisfare Sri Hari”.

‘Hari-tosanam’. La vera perfezione della vita è soddisfare Krishna con le tue azioni. Questa è la perfezione. Non considerare la tua personale vittoria o sconfitta, perdita o guadagno, felicità o dolore. Perciò Bhaktivinoda Thakura canta:

“Quando svolgo per Krishna un compito molto difficile, questo compito diventa per me una grande felicità”. Quel difficile compito mi rende molto felice.

Questo è lo standard della felicità. Nel mondo materiale c'è dualità e nel mondo assoluto c'è semplicemente felicità. Non vi è nient'altro. Quando Krishna partì per andare a Mathura, tutte le gopi si sentirono molto, molto angosciate e piansero.

Tuttavia, dal punto di vista materiale non possiamo capire qual è la felicità di quella sofferenza, non possiamo capirlo. Eppure questa è la più grande felicità. Il pianto delle gopi in separazione da Krishna, produce una felicità più grande dello stesso incontro con Krishna.

Perciò, ‘sukha-duhkhe same kritva’ (Bg. 2.38):

sukha-duhkhe same kritva
labhalabhau jayajayau
tato yuddhaya yujyasva
naivam papam avapsyasi

“Combatti per dovere, senza considerare gioia o dolore, perdita o guadagno, vittoria o sconfitta; così non incorrerai mai nel peccato”.

Questa è la filosofia di Krishna...
Grazie molte.





Fine
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada

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Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.

Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.






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