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luis67
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Inserito il - 11/12/2013 : 09:11:17
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hare krishna, chiedo se l'aderenza al servizio di devozione possa conciliarsi con l'aspirazione agli ideali di giustizia quando questi sfociano in un impegno concreto nella protesta civile e politica. Dai testi che sto leggendo mi pare di capire che l'individuo non deve avere altre aspirazioni e interessi diversi dal servizio a Dio. Ma come si conosce il volere di Dio ? Come si fa ad essere certi che il Suo volere non possa anche comprendere la protesta pacifica e civile che anima milioni di persone? Da una parte so che l'individuo vive la sua vita materiale in un ambiente che non è la sua vera casa e se si trova qui a soffrire c'è una ragione, rientra nel suo karma ed è come se stesse vivendo un sogno/incubo e quindi la sua azione ha scarso valore, perché è come se stesse agendo durante il sonno notturno, immerso in un sogno, ma dall'altra parte rimanere inermi di fronte a tanta gente che soffre, che ha enormi difficoltà mi pare una viltà, egoismo. Arjuna fu spronato da Dio al combattimento, perché quell'azione era voluta da Lui direttamente e quindi Arjuna non poteva eimersi dall'agire. Ma noi uomini del XXI secolo, che non odono la Sua voce, come ossiamo conoscere quale è la Sua volontà: l'azione di protesta solidale, anche se pacifica, oppure la fredda inazione che si copre di insensibilità. Nel Bhagavad Gita ricordo che a questo proposito si dice che si deve agire ma evitando di godere dei frutti dell'azione, evitando anche di gioire se si ottengono i risultati sperati e viceversa di rammaricarsi. E' questa la risposta ? Che ne pensi?
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RKC Mayapur
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Inserito il - 14/12/2013 : 09:55:53
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Cara amica, Hare Krishna, grazie per le importanti domande.
Con questo mezzo (il forum) possiamo dare solo un breve accenno ai principi di base che vi rispondono, per mancanza di tempo e di spazio, rimandandoti ad una lettura approfondita dei libri di Srila Prabhupada per la completezza dovuta: e' soprattutto la Bhagavad Gita che tratta gli argomenti da te sollevati, come vedremo tra poco.
Innanzitutto complimenti per le tue giuste intuizioni e per il tuo desiderio di attenerti alla volonta' del Signore, unico mezzo per rendere le nostre azioni prive di conseguenze materiali (karma).
E' proprio il servizio di devozione, o bhakti yoga, il processo scientifico che ci permette di rimanere su un piano trascendentale, dove tutte le nostre azioni possono essere "spiritualizzate" dal processo stesso, riassunto a grandi linee qui: www.radiokrishna.com/bhaktiyoga
Il principio per cui questo accade e' lo stesso di quello che rende una sbarra di ferro immersa nel fuoco incandescente, cioe' assimilabile al fuoco stesso e non piu' al ferro: similmente, tutte le nostre azioni possono venir "spiritualizzate come per assorbimento" (parole testuali di Srila Prabhupada), fin da subito, appena ci impegniamo seriamente nel processo descritto.
Infatti si puo' conoscere la volonta' del Signore sia direttamente, se ci troviamo in Sua presenza, come Arjuna nell'occasione da te citata, sia indirettamente, attraverso il Suo rappresentante, il maestro spirituale, che per essere autentico deve appartenere ad una delle 4 successioni discipliche autorizzate (da Dio Stesso) in questo Universo.
Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada, fondatore del Movimento Hare Krishna, rappresenta il 32° annello della successione chiamata Brahma-Gaudiya Vaisnava sampradaya (le altre sono chiamate Kumara, Rudra e Laksmi sampradaya), ed ha dimostrato ampiamente di agire per conto del Signore, sia nei suoi numerosi libri che con i suoi insegnamenti, opere ed attivita'.
Percio' possiamo essere certi che, seguendo le sue direttive, in particolare il metodo del bhakti yoga cosi' come e' stato stabilito da lui, stiamo facendo la volonta' stessa di Dio, il Quale (vedendo le cose da un'altra prospettiva) attraverso il Suo devoto, Srila Prabhupada appunto, ci ha misericordiosamente donato questo facile metodo, a nostro beneficio, affinche' possiamo elevare la coscienza ad un livello trascendentale, dove le nostre azioni quotidiane saranno considerate (teoricamente tutte) spirituali, e quindi prive di reazioni karmiche.
Se lo scopo di base della nostra vita e' quello di raggiungere Dio nel Suo regno, per stare con Lui in qualita' di Suoi compagni eterni, riprendendo cosi' la nostra posizione originale nel mondo spirituale, e se per ottenere questo scopo, ci atteniamo ad un metodo autorevole ed efficace come il bhakti yoga gia' menzionato, la nostra intera esistenza riflettera' in qualche modo la volonta' di Dio, seppur parzialmente, specie all'inizio della pratica, dove qualche errore o imprecisione potranno sempre subentrare, dovuto alla nostra mancanza di esperienza: per questo scrivevo "teoricamente, tutte le azioni saranno spiritualizzate", perche' in caso di errore, anche se involontario, puo' succedere di dover subire alcune reazioni.
Tuttavia, questi errori sono destinati ad essere corretti e a non ripetersi piu', man mano che la nostra esperienza pratica del processo, e della sua applicazione giornaliera, aumenta.
Facciamo un esempio utile anche a rispondere a qualche tua domanda. Pur praticando il bhakti yoga, potremmo/dovremmo unirci alle (molte) proteste pubbliche di questi giorni, o ignorarle sapendo che sono passeggere ed ininfluenti sull'anima eterna ?
La risposta varia in base alla nostra posizione sociale, e comunque alla nostra volonta'. Sempre rimanendo nell'ambito del servizio di devozione, quindi supponendo che si seguano i 4 principi regolatori e si cerchi di vivere con la minore violenza possibile, con onesta' e rettitudine, sempre disposti ad aiutare gli altri dal punto di vista spirituale (ma anche materiale secondo i casi), troveremo devoti di Krishna che ignorano completamente tali fatti, ritenendoli appunto temporanei e non di loro interesse, perche' magari impegnati in altri campi, e troveremo altri devoti di Krishna che invece seguono molto attentamente queste vicende, forse cercando anche di intervenire, a volte, nel modo piu' favorevole possibile al benessere individuale e collettivo.
Entrambe queste opposte personalita', individuabili anche tra praticanti del servizio di devozione, e tutte le sfumature intermedie che possano esistere, sono comunque considerate sul piano trascendentale, a livello spirituale, a patto che i principi e le regole del bhakti yoga summenzionato, siano seguite perfettamente.
In altre parole, differenti personalita' esistono anche a livello spirituale, come e' del resto in origine nel regno di Dio, tra anime perfettamente liberate.
La pratica del servizio di devozione non sminuisce ma al contrario aiuta, a sviluppare sempre piu', la propria personalita' individuale, fino a raggiungere la nostra posizione originale di compagni del Signore, facenti parte dei Suoi eterni "lila" (in Sanscrito attivita', divertimenti, passatempi), nei vari ambienti che si trovano a Krishnaloka o sui pianeti Vaikuntha.
Le attivita' che vediamo svolgersi in questo mondo materiale, infatti, sono soltanto una "distorsione", un'alterazione di quelle che si svolgono eternamente nel mondo spirituale, dove pero' non esistono i limiti e le sofferenze materiali.
Puoi avere un'idea delle varie attivita' che si svolgono nel mondo spirituale leggendo per esempio i capitoli 69 e 70 del Libro di Krishna, intitolati rispettivamente "Il grande saggio Narada visita le dimore di Sri Krishna" e "Vita quotidiana di Sri Krishna", dove leggerai anche come Sri Krishna Stesso quando scese su questo pianeta, circa 5000 anni fa, impersonando un re di questo mondo, compi' le doverose e variegate azioni giornaliere che si addicono ad un re:
LETTURA ON LINE: https://drive.google.com/file/d/190KwIr2SuEWnoiFRtfsZOSCQz2vCbdPfrTwxaAzCOMgHhoT7zmhu9wSV1uFW/edit?usp=sharing
DOWNLOAD: www.radiokrishna.com/fclick/fclick.php?fid=2
Comunque tornando al caso in esame, di fronte agli "sconvolgimenti" politici, economici ecc. della nostra epoca, sempre seguendo i principi e le regole del bhakti yoga, e' consigliato di fare semplicemente del nostro meglio per mantenerci in vita col minore sforzo possibile, con meno coinvolgimenti possibile, volendo naturalmente dedicare il nostro prezioso tempo alla realizzazione spirituale.
Del resto Srila Prabhupada ha piu' volte sottolineato che, a meno di instaurare un governo al corrente delle leggi di Dio e che si occupi di guidare i cittadini verso il vero scopo della vita umana, la realizzazione spirituale che culmina nel servizio di devozione, non ci saranno cambiamenti significativi nelle condizioni in cui ci troviamo (se non un progressivo peggioramento, come ci si aspetta in Kali yuga infatti), percio' una semplice riforma di governo alla maniera attuale, che sia formato da partiti piu' o meno di destra, di sinistra o di centro, non risolvera' il problema di fondo, la mancanza di conoscenza spirituale dell'intera societa'.
Meglio allora utilizzare il tempo a nostra disposizione per progredire spiritualmente, cercando di sopravvivere alle onde della natura materiale nel miglior modo possibile.
Naturalmente ci sono dei casi limite in cui e' indispensabile intervenire, quando i nostri od altrui diritti (umani, civili ecc.) vengono calpestati, e in tal caso possiamo tentare di dare il nostro contributo, sempre allo scopo di mantenerci in un equilibrio psico-fisico generale (nel mondo, per esempio), adatto a praticare il bhakti yoga: e' proprio un'intenzione come questa, supportata da una pratica costante del processo, che rende l'azione spirituale.
Per contro e' anche vero che piu' interagiamo con altre persone, piu' rischiamo di dover subire reazioni, se il nostro intento non e' perfettamente puro, o se la nostra pratica devozionale non e' proprio perfetta (e chi di noi e' perfetto ?), quindi bisogna sempre muoversi con i classici "piedi di piombo", con estrema attenzione.
Rimanendo consapevoli tra l'altro, come si diceva, che non ci saranno cambiamenti significativi grazie ad attivita' esclusivamente materiali, che non comprendano l'obbiettivo della realizzazione spirituale e del servizio di devozione.
Infine accludo nel prossimo post tre versi della Bhagavad Gita che riassumono in linea di massima i principi dell'azione materiale, delle reazioni karmiche, e del modo di liberarsene: la pratica del bhakti yoga, appunto.
Buona lettura e alla prossima, un caro saluto, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur)
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RKC Mayapur
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Inserito il - 14/12/2013 : 10:09:45
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Bhagavad Gita 3.15
TRADUZIONE
"I doveri prescritti sono stabiliti dai Veda, e i Veda sono direttamente emanati da Dio, la Persona Suprema. Percio' la Trascendenza onnipresente si trova eternamente negli atti di sacrificio".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada "Questo verso insiste particolarmente sullo yajnartha-karma, la necessità di agire unicamente per soddisfare Krishna. E se dobbiamo agire per far piacere allo yajna-purusa, cioe' a Vishnu, e' soltanto nel Brahman, cioe' nei Veda trascendentali, che si deve cercare la direzione da seguire. I Veda sono norme d’azione e ogni atto compiuto senza la loro approvazione è detto vikarma, "non autorizzato" o "colpevole".
Dobbiamo dunque agire sempre alla luce dei Veda se vogliamo liberarci da tutte le reazioni dei nostri atti. Come tutti devono obbedire alle leggi dello Stato, così tutti devono agire secondo le leggi del Signore nel Suo "Stato supremo". Queste leggi sono contenute nei Veda, che sono manifestati dal respiro di Dio, la Persona Suprema. E' detto infatti: asya mahato bhutasya nisvasitam etad yad rig-vedo yajur-vedah sama-vedo 'tharvangirasah.
"I quattro Veda (il Rig Veda, lo Yajur Veda, il Sama Veda e l'Atharva Veda) emanano dal respiro della Persona Suprema". (Brihad-aranyaka Upanisad 4.5.11) Poiche' il Signore e' onnipotente, il Suo respiro e' parola. La Brahma-samhita conferma che Egli ha il potere di svolgere, con ciascuno dei Suoi organi di senso, le funzioni di tutti gli altri sensi. In altre parole, Egli puo' parlare con un respiro e fecondare con uno sguardo. Infatti, e' detto che Egli lancio' uno sguardo sulla natura materiale e genero' cosi' tutti gli esseri viventi.
Dopo aver introdotto le anime condizionate nel grembo della natura materiale, racchiuse le Sue istruzioni negli Scritti vedici, che indicano la via per tornare a Dio. Non bisogna dimenticare che tutte le anime condizionate sono avide di piaceri materiali, percio' gli insegnamenti vedici sono destinati sia a soddisfare questi desideri impuri, in uno spirito di purificazione, sia a offrire la possibilita' di liberarsi dai desideri materiali e tornare a Dio, appena le anime condizionate saranno stanche di questi cosiddetti piaceri. Le anime condizionate devono dunque sforzarsi di seguire la via dello yajna, diventando coscienti di Krishna.
Anche coloro che non hanno obbedito alle ingiunzioni dei Veda hanno la possibilita' di adottare la coscienza di Krishna, i cui princìpi sostituiscono i sacrifici (yajna o karma) prescritti dai Veda".
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Bhagavad Gita 4.20
TRADUZIONE
"Abbandonando ogni attaccamento al risultato dall'azione, sempre soddisfatto e indipendente, egli non compie azioni interessate, benche' impegnato in ogni tipo di attivita'".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada "La liberta' dai legami dell'azione e' possibile solo nella coscienza di Krishna, quando si agisce solo per soddisfare Krishna. Una persona cosciente di Krishna agisce per puro amore verso Dio percio' non aspira ai frutti dell'azione.
Non si interessa neppure molto delle necessita' del corpo, ma per ogni cosa si affida a Krishna. Senza preoccuparsi di acquisire altri beni o proteggere quelli che gia' possiede, compie semplicemente il suo dovere nel migliore dei modi e lascia che Krishna decida dei risultati. Una persona cosi' distaccata e' sempre libera dalle conseguenze delle sue azioni, buone o cattive; in un certo senso non agisce, perche' le sue azioni sono akarma, cioe' non gli procurano conseguenze materiali. Ogni altro modo d’agire, che sia contrario alla coscienza di Krishna, e' vikarma e lega il suo autore, come abbiamo gia' spiegato.
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Bhagavad Gita 5.2
TRADUZIONE
"Il Signore Beato disse: La rinuncia all'azione e l'azione devozionale conducono entrambe alla liberazione, ma l'azione devozionale e' piu' elevata".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"L'azione interessata, compiuta per la gratificazione dei sensi, e' la causa del condizionamento materiale. Finche' l'uomo agisce al solo scopo di migliorare le condizioni di vita materiale dovra' trasmigrare di corpo in corpo, perpetuamente prigioniero del mondo materiale. Lo Srimad Bhagavatam lo conferma: nunam pramattah kurute vikarma yad indriya-pritaya aprinoti na sdhu manye yata atmano 'yam asann api klesa-da asa dehah parabhavas tavad abodha-jato yavan na jijnasata atma-tattvam yavat kriyas tavad idam mano vai karmatmakam yena sarira-bhandhah evam manah karma-vasam prayunkte avidyayatmany upadhiyamane pritir na yavan mayi vasudeve na mucyate deha-yogena tavat "L'uomo e' avido di piaceri materiali, e ignora che il suo corpo pieno di miserie e' il risultato delle azioni interessate che ha compiuto in passato. Questo corpo, benche' temporaneo, e' fonte di continue sofferenze. A che serve, dunque, agire soltanto per il proprio piacere? Vive invano l'uomo che non cerca di conoscere la sua vera identita'.
Finche' non conosce la sua vera identita' agira' solo per il proprio piacere e finche' resterà immerso nella coscienza del piacere dei sensi dovra' trasmigrare da un corpo all'altro. Anche se abbiamo la mente immersa nell'ignoranza e pervasa dal desiderio dei frutti dell'azione, dobbiamo imparare ad amare il servizio di devozione a Vasudeva, il Signore, Soltanto allora potremo troncare i legami dell’esistenza materiale." (Srimad Bhagavatam 5.5.4-6)
Per raggiungere la liberazione non e' sufficiente essere un jnani, cioe' sapere di non essere un corpo materiale ma un'anima spirituale. Si deve anche agire, come anima spirituale, perche' questo e' l'unico modo per sfuggire al condizionamento materiale.
Infatti, l'azione compiuta nella coscienza di Krishna non ha niente in comune con l'azione materiale interessata, ma ci consente di avanzare verso la conoscenza pura. Rinunciare alle attivita' interessate, senza impegnarsi nella coscienza di Krishna, non basta a purificare il cuore dell'anima condizionata. E finche' il cuore non e' purificato e' impossibile evitare di impegnarsi in attivita' interessate.
Ma l'azione compiuta nella coscienza di Krishna libera immediatamente l'anima dalle conseguenze dell'azione interessata e le impedisce di venire nuovamente coinvolta nelle attivita' materiali. L'azione compiuta nella coscienza di Krishna e' dunque superiore alla semplice rinuncia, che comporta sempre il rischio di una caduta. La rinuncia senza coscienza di Krishna e' incompleta, come Srila Rupa Gosvami conferma nel suo Bhakti-rasamrita-sindhu (1.2.258): prapancikataya buddya hari-sambandhi-vastunah mumuksubhih parityago vairagyam phalgu kathyate "La rinuncia di chi desidera raggiungere la liberazione liberandosi di cose che, anche se materiali, sono legate a Dio, la Persona Suprema, e' una rinuncia incompleta."
La rinuncia e' completa solo quando e' fatta nella consapevolezza che tutto appartiene a Dio e che nessuno puo' pretendere di essere proprietario di qualcosa. Dobbiamo capire che in realta' niente ci appartiene. Come si puo' dunque rinunciare a quello che non ci appartiene? Solo colui che riconosce in Krishna il proprietario di tutto e' sempre situato nella rinuncia. Poiche' tutto appartiene a Krishna, tutto va usato al servizio di Krishna. Questo tipo di azione, compiuta nella coscienza di Krishna, e' perfetta e di gran lunga superiore alla falsa rinuncia di tutti i sannyasi mayavadi.
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luis67
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Inserito il - 26/12/2013 : 10:13:22
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grazie della risposta. Bisognerebbe riuscire anche a non sentirsi coinvolti emotivamente, a non provare compassione .... si tratta sempre di una forma di attaccamento. E' difficile capire fin dove arriva il proprio dovere. O meglio, come dicevi nella risposta: l'importante è non rimanere attaccati al risultato della propria azione. Buone feste a tutti e hare krishna |
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RKC Mayapur
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Inserito il - 27/12/2013 : 05:33:25
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Hare Krishna, tranquilla, con la pratica e l'esperienza si puo' arrivare a comprendere sempre meglio fino a dove possiamo spingerci, senza correre rischi.
Essere distaccati emotivamente si, dovremmo, se l'emozione e' materiale, ma se e' spirituale, dedicata cioe' a Krishna, per il Suo piacere, non c'e' bisogno. In altre parole se la nostra intera esistenza e' dedicata al Signore, grazie alla pratica del bhakti yoga, non occorrono sforzi separati per qualificare spiritualmente tutte le nostre azioni (in teoria, come dicevo).
Per quanto riguarda la compassione, certamente e' indice di benefica virtu' "soffrire", in un certo senso, nel vedere altri che soffrono, e di conseguenza volerli aiutare: e' un istinto naturale che si presenta in persone oneste e virtuose.
Ora, piuttosto che cercare di eliminare tale buon sentimento, e' opportuno impiegarlo al servizio del Signore, aiutando gli altri nell'unico modo veramente in grado di far cessare tutte, le loro sofferenze: avvicinandoli per quanto possibile alla realizzazione spirituale del se' e di Dio, la persona suprema.
Infatti, la compassione e' una delle piu' importanti qualita' che ornano le persone sante, soltanto che dev'essere riferita all'anima spirituale, il nostro vero se', non al solo corpo materiale, altrimenti rimane a livello materiale, temporaneo e, come dici tu, in tal caso rappresenta un'altra forma di attaccamento.
Tuttavia ripeto, seguendo semplicemente il metodo del bhakti yoga, tutte queste qualita' si manifestano in noi, a tempo debito, e tutte le nostre emozioni e sentimenti si spiritualizzano, senza bisogno di sforzi esterni.
Il concetto e' che anche se ci ripetiamo per esempio "devo essere distaccato", o se cerchiamo di esserlo in ogni nostra azione, non vi sara' alcun cambiamento reale o tangibile (se non dopo lunghiiiissimo tempo, forse...)
Il solo desiderio, anche se forte e sincero, virtuoso, non basta a causare il vero distacco dalla materia. Questo modo di procedere tende ad usare i propri sforzi ed e' molto difficile, pieno di ostacoli e ripensamenti, insicurezze... Inoltre richiede un lunghissimo tempo per portare qualche risultato, anni, decenni o addirittura vite intere.
Invece se utilizziamo non piu' i nostri sforzi personali ma la potenza del metodo scientifico (bhakti yoga), che viene da Dio Stesso, automaticamente le nostre azioni saranno distaccate, fin dall'inizio della pratica, perche' si intende che ogni azione che facciamo, e' compiuta per la soddisfazione del Signore, e non piu' per quella del nostro corpo, mente o intelletto materiale.
Cio' fa la differenza.
Buon proseguimento e buone feste anche a te, alla prossima, un caro saluto, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur)
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luis67
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Inserito il - 03/01/2014 : 12:15:51
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Grazie ancora. A proposito del Bhakti Yoga, anche se sto continuando a leggere i testi sacri, all'atto pratico come si traduce? Faccio un esempio: compio un'azione, per esempio osservo il cielo azzurro e questa azione normalmente mi procura una certa soddisfazione/piacere. Devo ricordare di non provare piacere per me, ma con il pensiero devo offrire questa piacevole sensazione a Dio? Devo pensare che i miei sensi siano al Suo servizio, come se fosse Lui a provare piacere e non io. Inevitabilmente è la mia consapevolezza che prova soddisfazione, ma con il pensiero devo offrirla a Lui? E quando vivo una situazione di pena, dolore? Anche in questo caso devo con il pensiero offrirla a Lui? Ti faccio queste domande, perché nei testi si parla tanto del metodo, ma non sono veramente sicura di aver capito bene. Se è così, la difficoltà mi pare stia nel ricordare di pensare a Lui continuamente. Per quanto mi riguarda nei periodi in cui leggo più assiduamente i testi sacri, la percentuale del tempo in cui ricordo di pensare a Dio è decisamente maggiore: è come se mi dessi una sorta di ricarica. In ogni caso si tratta di percentuali ancora mooooolto basse. Il vero devoto immagino che pensi continuamente a Dio con il pensiero fisso in Lui durante tutta la giornata ? |
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RKC Mayapur
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Inserito il - 08/01/2014 : 09:18:26
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Cara amica, Hare Krishna, grazie del messaggio e complimenti per il tuo desiderio di incrementare la concentrazione del tuo pensiero su Dio, la persona suprema !
Quelle che fai sono tipiche domande di chi sta avanzando sulla via del bhakti yoga con sincerita' e risolutezza, e continuando in questo modo presto conoscerai tutte le risposte, cosi' da poter proseguire sempre piu' in modo rapido e corretto.
A questo proposito si fa spesso l'esempio di chi impara a guidare un'automobile: all'inizio deve pensare a cambiare le marce nel giusto momento, a premere i pedali nel giusto ordine, a girare il volante facendo attenzione ad ogni movimento per prendere bene le distanze, a rimanere nella carreggiata e cosi' via... Dopo qualche tempo, con la pratica molte di queste azioni verrano compiute automaticamente, senza doverci pensare troppo, tuttavia la nostra capacita' di guidare l'auto aumentera' e si stabilizzera'.
Allo stesso modo, all'inizio del bhakti yoga possiamo avere diversi dubbi su come agire, ma dopo un po' di pratica capiremo facilmente qual'e' la cosa migliore da fare, in ogni situazione.
Si parte quindi sempre dalle attivita' di base, la recita di 16 giri di mantra Hare Krishna al giorno e il fatto di seguire i 4 principi regolatori, che unite alla lettura dei testi consigliati, come gia' stai sperimentando, ci permettono di pensare a Dio in maniera decisamente profonda. Quindi diciamo che per circa 3-4 ore al giorno siamo "a posto", nel senso che la nostra concentrazione e' sicuramente fissa su di Lui.
Durante il resto della giornata e' normale purtroppo perdere un po' di concentrazione e sentire la coscienza "andare" su cose esterne, materiali e "mischiarsi" con esse, d'altra parte siamo abituati a fare cosi' da molto tempo (vite e vite) e ci vuole un po', per vedere tutto in relazione al Signore, in un modo o nell'altro. Tuttavia anche questa mancanza sara' colmata gradualmente nel corso della pratica, la quale ci garantisce una costante elevazione della nostra coscienza individuale verso quella di Dio, la persona suprema.
Negli esempi pratici quotidiani che citi, ti sara' sufficiente ricordare che ogni piacere viene da Krishna, quindi quando vediamo un bel cielo azzurro, per esempio, ci basta ringraziarLo ed esserGli grati, con la consapevolezza di essere Suoi eterni compagni. Noi esistiamo, eternamente, non veniamo "annullati" per il solo fatto che in realta' i nostri sensi appartengono a Krishna (Hrisikesa), manteniamo ugualmente la nostra individualita' anche e soprattutto nel mondo spirituale, quando facciamo parte dei Suoi passatempi. Finche' siamo in questo mondo, possiamo intanto allenarci a relazionare con Lui, vedendoLo dietro a tutte le cose, atto che manterra' "spiritualizzata" la nostra coscienza.
Nel caso di pena o di dolore, di sofferenza in genere, il discorso e' leggermente diverso perche' il corpo materiale e' comunque soggetto alle leggi della materia e alle 3 forme di sofferenza impostegli dalla natura :
1) Adhyatmika klesa - Sofferenza dovuta al proprio corpo o alla propria mente. 2) Adibhautika klesa - Sofferenza dovuta agli altri esseri viventi. 3) Adidhaivika klesa - Sofferenza dovuta ad autorita' superiori (all'uomo).
Puoi approfondire questo argomento per esempio leggendo questa discussione, che spiega anche la causa originale della sofferenza (la potenza hladini sakti del Signore utilizzata per scopi egoistici) : https://padasevanam.mediarama.com/rkcforum/forum/topic.asp?TOPIC_ID=1110
Il modo giusto di affrontare la sofferenza, e' di tollerarla sapendo che in realta' ci e' imposta da Maya, l'energia materiale del Signore, in base alle nostre attivita' precedenti, e non dal Signore in persona.
A questo proposito si fa l'esempio di un padre che con riluttanza e' costretto ad assumere un tutore per correggere un figlio ribelle.
Noi ci siamo "ribellati" e abbiamo lasciato il mondo spirituale, dove il Signore regna sovrano, cosi' siamo venuti in questo mondo dove Maya, regna sovrana, con l'incarico di farci subire le reazioni di eventuali azioni colpevoli.
Quindi se in qualche modo soffriamo, dovremmo capire che questo accade in ultima analisi per un nostro errore commesso in precedenza, consapevolmente o meno, che lo ricordiamo oppure no (quasi sempre, no).
Questa comprensione ci permettera' di distaccarci internamente dalla sofferenza, mentre dal punto esterno reagiamo come e' necessario (scappiamo di fronte ad un pericolo, preveniamo guai e problemi per quanto possibile, facendo del nostro meglio, e cosi' via).
Come sempre una pratica costante ci dara' tutte le risposte e le giuste direttive per affrontare convenientemente ogni situazione, mentre progrediamo verso l'obbiettivo finale, il ritorno a Dio, nel regno spirituale, dove non ci sono sofferenze ma anzi felicita' e conoscenza complete ed eterne.
Tra l'altro, il nostro pieno impegno nel bhakti yoga fa si che le sofferenze ci colpiscano solo in modo simbolico, in una quantita' ridotta rispetto a quella che ci colpirebbe secondo il nostro normale destino (o karma), come spiega Srila Prabhupada per esempio nella Bhagavad Gita 12.13-14:
"[...] Il puro devoto non è mai turbato, in nessuna circostanza, non è invidioso di nessuno e non diventa nemico del suo nemico; pensa che l’inimicizia nei suoi confronti derivi dalle sue cattive azioni passate, così preferisce soffrire piuttosto che protestare. Lo Srimad-Bhagavatam (10.14.8) afferma: ta te ‘nukam-pam su-samiksamano bhunjana evatma-kritam vipakam, nel dolore o nella difficoltà il devoto si sente sempre benedetto dalla misericordia del Signore. “I miei peccati sono tali, egli pensa, che dovrei soffrire mille volte di più. Se non ricevo tutto il castigo che mi spetta, è per la misericordia del Signore Supremo. Per la Sua grazia ne subisco solo una minima parte.” Così il devoto è sempre calmo, sereno e paziente anche nelle circostanze più difficili.
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In ogni caso quindi, possiamo sempre trovare l'occasione di ringraziare e ricordare il Signore.
Buon proseguimento e alla prossima, un caro saluto, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur) |
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luis67
Utente Medio
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Inserito il - 09/01/2014 : 11:56:04
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grazie, come sempre le tue risposte portano sollievo e la speranza di riuscire a proseguire HARE KRISHNA ! |
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