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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E
Andrea.m
Inserito il - 02/08/2006 : 15:55:54 Hare Krishna a tutti,
in questo articolo cercheremo di rendere definitiva la supremazia dell’aspetto personale della Verità Assoluta su quello impersonale svelando la reale identità di Sankaracharya, il principale esponente della filosofia impersonalista.
La filosofia impersonalista riconosce come verità ultima l’aspetto di Dio chiamato Brahman, ossia la Sua forma impersonale.
Tuttavia questo Brahman, è si un aspetto della Verità Assoluta, ma non l’aspetto ultimo, il più elevato.
La divergenza tra Vaishnava e impersonalisti, consiste proprio in questo: i primi riconoscono conformemente alle scritture che l’aspetto più elevato di Dio è la Sua forma personale di Krishna, e l’adorano; mentre gli impersonalisti sostengono che Krishna sia un sottoprodotto del Brahman impersonale che adorano loro.
Il punto di questa questione è facilmente risolto dallo Srimad Bhagavatam:
“i saggi trascendentalismi che conoscono la Verità Assoluta chiamano questa sostanza unica, al di la di ogni dualità, col nome di Brahman, Paramatma o Bhagavan.” (S.B.1.2.11)
La Verità Assoluta è contemporaneamente soggetto e oggetto perché in Essa non c’è alcuna differenza qualitativa. Perciò, Brahman, Paramatma e Bhagavan sono uguali sul piano qualitativo.
Questa sostanza unica, è realizzata come Brahman impersonale da coloro che studiano le Upanishad, come Paramatma dagli yogi e come Bhagavan dai devoti.
Bhagavan rappresenta l’aspetto ultimo della Verità Assoluta, il Paramatma è la Sua manifestazione parziale e il Brahman è lo sfolgorio irradiante dal Suo corpo.
Per illustrare questi tre aspetti della realizzazione della Verità Assoluta prendiamo l’esempio del sole, che possiede anch’esso tre aspetti: i raggi, la superficie e l’astro in se. Il neofita studia solo i raggi, lo studenti più istruito esamina la superficie, mentre il più avanzato riese ad entrare nell’astro stesso.
Lo studente comune, che si accontenta di studiare la luce del sole come presenza diffusa, cioè l’irradiamento impersonale del sole, può essere paragonato a colui che riesce a realizzare solo l’aspetto impersonale del Brahman.
Lo studente un po’ più esperto giunge ad osservare il disco solare, che corrisponde all’aspetto di Paramatma della Verità Assoluta.
Infine, chi riesce ad entrare nel cuore dell’astro, corrisponde a colui che ha realizzato l’aspetto personale della Verità Assoluta.
Sebene coloro che cercano la Verità abbiano il medesimo oggetto di studio, i Bhakta sono gli spiritualisti più avanzati perché conoscono Bhagavan, cioè l’aspetto supremo di questa stessa Verità.
Chi è Bhagavan ?
Il grande saggio Parasara Muni, padre di Srila Vyasadeva, spiega che il termine sanscrito di Bhagavan è “colui che possiede senza limiti la bellezza, la ricchezza, la fama, la potenza, la saggezza e la rinuncia”.
Chi possiede interamente questi attributi ?
Solo Sri Krishna li può possedere interamente e senza limiti, e le Sue attività di quando scese sulla terra 5000 anni fa lo confermano.
E la Brahma Samhita lo conferma: “ci sono molte persone che possiedono le qualità di Bhagavan, ma Krishna è il Supremo e nessuno può superarLo. Egli è Govinda, il Signore originale, la causa di tutte le cause, e il suo corpo è eterno, pieno di conoscenza e felicità” (Bs 5.1)
Ora, i devoti prendono molto sul serio queste affermazioni dei Veda, soprattutto perché discendono da grandi autorità come Brahma, Srila Vyasadeva, Narada Muni e molte altre, e alla luce di esse concludono che sia più opportuno adorare Dio nella Sua forma personale di Sri Krishna, proprio perché i Veda stessi ci istruiscono a questo proposito.
Gli impersonalisti invece sostengono le loro tesi assurde e devianti rispetto alla conclusione dei Veda.
Una di queste è la famosa teoria secondo cui quando Krishna dice ad Arjuna che bisogna sottomettersi a Lui, in realtà è il Brahman impersonale che sta parlando sotto le spoglie materiali di Krishna.
Questo è un chiaro esempio di come vengano distorte le affermazioni Vediche per avvalorare delle false teorie.
Infatti, se fosse stato il Brahman impersonale a parlare ad Arjuna sotto le sembianze terrene di Sri Krishna, non si spiegherebbe l’affermazione “se qualcuno Mi offre con amore e devozione un fiore, una foglia un frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta” (B.G.9.26)
Come potrebbe il Brahman impersonale desiderare queste cose ? con che mani le potrebbe prendere, e con che bocca le potrebbe assaggiare ?
Gli impersonalisti pretendono di seguire le orme di Sankaracarya, ma in realtà non è affatto così perché ignorano la vera identità del loro maestro.
I Veda infatti, e in particolare il Padma Purana, c’informano che il Signore ordinò a Siva di allontanare da Se la razza umana per incoraggiare gli uomini a moltiplicarsi di più. Siva allora disse a Devi, la sua sposa: “nell’era di Kali predicherò sotto la forma di un brahmana la filosofia mayavada, che non è altro che un buddismo mascherato”
La filosofia mayavada è considerata un buddismo mascherato perché solo apparentemente accetta le istruzioni dei Veda, che in realtà vengono falsate con giochi di parole e altri metodi simili.
In realtà, il Buddismo stesso è preferibile alla scuola mayavada perché almeno rifiuta apertamente la conoscenza dei Veda, mentre quest’ultima ne falsa il significato allontanando gli uomini dalla giusta comprensione in nome di pretesi principi religiosi.
In realtà, i seguaci di Sankara non sono molto sinceri nel servizio al loro maestro dato che non ne accettano tutti gli insegnamenti, anzi, li rifiutano apertamente.
Infatti, bisogna considerare che Sankaracarya non commentò mai lo Srimad Bhagavtam poiché sapeva bene che non avrebbe potuto vincerne la conclusione e cioè che Krishna è Dio, alcuni suoi discepoli invece hanno ignorato questa istruzione commentando questo testo in maniera errata.
Inoltre non rifiutò mai la figura di Krishna anzi, raccomandò di prendere rifugio ai Suoi piedi di loto perché non si ottiene nulla dalle interminabili discussioni sulla natura dell’Assoluto.
Ammise così in modo indiretto che tutte le sue sottili interpretazioni grammaticali del Vedanta sutra non potevano essere di alcun aiuto a chi si trova in punto di morte.