V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
luis67 |
Inserito il - 16/04/2014 : 22:18:18 hare krishna, quando nello Srimad Bhagavatam leggo di 'prendere rifugio ai piedi di loto di Krishna', cosa significa esattamente? E' solo un modo di dire per affidarsi a Dio, avere fede in Lui, pensare a Lui, oppure vuol dire qualcosa di specifico? Ho trovato più volte questa espressione e mi è parso di capire che ci si deve proprio concentrare con la mente e l'immaginazione sui piedi di Krishna. |
6 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
RKC Mayapur |
Inserito il - 09/05/2014 : 12:09:15 Hare Krishna, si, generalmente la nostra tendenza di fronte alla sofferenza e' quella di dare la colpa ad altri, o addirittura a Dio, e perfino certe fedi religiose spesso avvallano questa credenza, consigliandoci tutt'al piu' di "accettare benevolmente la volonta' di Dio", ma si tratta solo di errata comprensione.
Il Signore non desidera certamente che qualcuno soffra, anzi ha creato l'intera manifestazione cosmica affinche' l'anima individuale sia felice pur cercando di esaudire i propri desideri materiali, perfino in separazione da Lui, e che abbia la possibilita' di tornare nel Suo regno spirituale, una volta stanca di questo tipo di vita.
Per essere felici quaggiu', pero', e' necessario attenersi alle leggi che regolano questo mondo. Il problema e' che al giorno d'oggi, nell'eta' di Kali, la conoscenza di tali leggi e' scarsa o nulla, gli uomini si dedicano quasi esclusivamente ad attivita' peccaminose che portano conseguenze nefaste, ed accumulando queste reazioni anno dopo anno, vita dopo vita, generazione dopo generazione, ecco che ci troviamo immersi in una condizione globale piena di sofferenze di ogni tipo, a livello individuale e collettivo, tanto diffuse da essere considerate "normali" praticamente da tutti. Ma anticamente non era cosi', e non e' certo questo il piano di Dio per l'umanita'.
Per fortuna possiamo ancora purificarci dalle reazioni delle nostre attivita' colpevoli, volontarie o meno, tramite il processo del bhakti yoga, che tra gli altri benefici porta anche la diminuzione delle sofferenze che ci spetterebbero ordinariamente, come abbiamo visto.
Un caro saluto, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur)
|
luis67 |
Inserito il - 08/05/2014 : 23:09:05 Grazie Gokula per la preziosa precisazione: siamo noi ad aver meritato in passato le sofferenze che ora dobbiamo sopportare e gli errori da noi commessi oggi saranno causa di sofferenze future. Nei momenti difficili ho la tendenza a dimenticare .... forse perché è comodo attribuire la responsabilità o la causa ad altri Hare Krishna, grazie |
RKC Mayapur |
Inserito il - 07/05/2014 : 18:31:32 Citazione: E poi un'altra cosa che mi aiuta è interpretare tutto ciò che ci succede come uno stimolo che Dio ci invia per farci capire, ovvero interpretare la propria e la altrui vita un po' come una scuola con i test e le lezioni quotidiane. Certo è che a volte i test sono davvero difficili ! Questo presuppone che ogni istante della vita vada vissuto pensando a Dio e che tutto ha una valenza 'spirituale'. Così piano piano ci si abitua a pensare in altro modo.
Hare Krishna, a questo riguardo, naturalmente va benissimo cercare di ricordare Dio ad ogni istante, in qualunque circostanza la vita ci ponga, ma con l'importante discriminazione tra cio' che e' veramente il Signore, ad "inviarci", e cio' che invece e' l’energia illusoria (Maya) a farci subire, come conseguenza del nostro karma o del semplice fatto di avere accettato un corpo materiale, il quale per sua natura, e’ sempre sottoposto alle seguenti 3 categorie di sofferenze:
_adhyatmika klesa, quelle che provengono dal corpo e dalla mente _adhibhautika klesa, quelle che provengono dagli altri esseri viventi _adhidaivika klesa, quelle che provengono dalle autorita' superiori, come le calamita', i terremoti, ecc.
Dio ha (indirettamente) creato il mondo materiale con le sue leggi, ma ne rimane distaccato e non si occupa di gestirlo personalmente. Questo compito e' riservato agli esseri celesti, abitanti dei pianeti superiori, che in base alle nostre attivita', individuali e collettive, ci "premiano" o ci "puniscono" attribuendocene i risultati a tempo debito.
In altre parole, l'espressione "qualsiasi cosa succeda e' la volonta' di Dio", che talvolta si sente dire, e’ in qualche modo impropria. E' per la volonta' di Dio che tutto PUO', accadere, perche' niente potrebbe muoversi senza la Sua energia o senza il Suo benestare "tecnico" (quale testimone e consenziente nel cuore di ogni essere), proprio come una lampadina non potrebbe accendersi senza l'energia fornita da una centrale elettrica, a monte.
Ma il Signore non e' responsabile delle azioni che vengono compiute dagli esseri viventi, proprio come uno Stato non e’ responsabile delle azioni dei cittadini che violano le sue leggi.
Per approfondire l’argomento puoi leggere per esempio questa discussione: https://padasevanam.mediarama.com/rkcforum/forum/topic.asp?TOPIC_ID=645 ).
I “test” di cui parli quindi, quasi sempre vengono impartiti non dal Signore ma dalla natura materiale stessa, come semplice reazione karmica a nostre e/o altrui attivita’ precedenti.
Tuttavia e’ sempre buona norma tollerare le sofferenze (i “test difficili” di cui parli, suppongo), in vista di tornare nel mondo spirituale, risultato comunque assicurato a chi segua un processo autentico di bhakti yoga.
L’atteggiamento giusto nei confronti di tali sofferenze e prove, e’ descritto in un famoso verso dello Srimad Bhagavatam, il 10.14.8, citato molte volte da Srila Prabhupada nei suoi libri, e spiegato per esempio nel commento al verso 10.4.27 sempre dello Srimad Bhagavatam, come segue:
“[…] un devoto non e' mai turbato dalle difficoltà della vita. ‘Tat te nukampam susamìksa-manah’. Il devoto capisce che quando sì trova a dover soffrire, cio’ accade a causa delle azioni sbagliate commesse in passato; esse stanno portando ora i loro frutti, anche se per grazia di Dio, la Persona Suprema, si tratta solo di reazioni molto lievi. Karmani nirdahati kintu ca bhakti-bhàjam (Brahma-samhita 5.54). Quando un devoto che e’ protetto da Dio, la Persona Suprema soffre a causa di qualche azione sbagliata commessa in passato, soffre in misura molto ridotta, per grazia del Signore. Sebbene la malattia del devoto sia dovuta talvolta a errori commessi nel passato, egli accetta di soffrire e tollerare il dolore, e si affida completamente a Dio, la Persona Suprema.
Cosi’ non e’ mai turbato dalle condizioni materiali, dal lamento, dalla gioia, dalla paura e cosi’ via. Un devoto vede ogni cosa collegata con Dio, la Persona Suprema […]”.
-------------------
O ancora nello stesso testo, nel commento ai versi 8.4.11-12:
TRADUZIONE “Sukadeva Gosvami continuo’:
Caro re, dopo che Agastya Muni ebbe cosi’ maledetto il re Indradyumna, se ne andò dall’ashrama insieme coi suoi discepoli. Il re, che era un devoto, accetto’ la maledizione di Agastya Muni con gioia perche’ la considero’ un desiderio di Dio, la Persona Suprema. Percio’, sebbene nella sua vita successiva avesse dovuto assumere il corpo di un elefante, grazie al servizio di devozione compiuto pote’ ricordare come adorare e offrire preghiere al Signore”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
Questa e’ la posizione unica del devoto di Dio, la Persona Suprema. Benche’ il re fosse stato maledetto, accetto’ la maledizione perche’ il devoto sa sempre che niente puo’ accadere senza il desiderio del Signore Supremo. Il re non era affatto colpevole, ma Agastya Muni lo maledisse, e quando questo incidente si verifico’, il re lo considero’ la conseguenza delle sue cattive azioni passate.
Tat te 'nukampam susamiksamanah (S.B. 10.14.8). Questo e’ un esempio concreto della mentalita’ di un devoto. Egli considera tutte le difficolta’ della vita come benedizioni di Dio, la Persona Suprema; percio’, invece di essere agitato da queste traversie, continua le sue attivita’ di servizio devozionale. Cosi’ Krishna Si prende cura di lui e lo rende capace di elevarsi al mondo spirituale per farlo tornare a Dio, nella sua dimora spirituale.
Se il devoto deve subire le reazioni delle sue cattive azioni passate, il Signore Supremo fa si’ che queste reazioni si riducano al minimo e molto presto lo libera da tutte le conseguenze della contaminazione materiale. Bisogna dunque dare la nostra piena adesione al servizio devozionale e il Signore Stesso si occupera’ molto presto di elevarci al mondo spirituale. Il devoto non dovrebbe essere turbato da circostanze sfavorevoli, ma dovrebbe continuare il suo programma regolare dipendendo dal Signore per ogni cosa.
In questo verso è molto significativa la parola upadharayan, "considerando". Questa parola indica che il devoto sa come stanno le cose e capisce come funziona la vita materiale condizionata”.
-------------------
Nel verso successivo infine, Srila Prabhupada ci incoraggia ulteriormente in questo modo (S.B. 8.4.13):
TRADUZIONE “Liberando il re degli elefanti dalla morsa del coccodrillo e dall'esistenza materiale che puo’ essere paragonata a un coccodrillo, il Signore gli concesse lo stato di sarupya-mukti. Davanti ai Gandharva, ai Siddha e agli altri esseri celesti che glorificavano il Signore per le Sue meravigliose gesta trascendentali, il Signore, seduto sulle spalle del Suo portatore Garuda, torno’ alla Sua meravigliosa dimora conducendo con Se’ Gajendra”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
“In questo verso e’ significativo il termine “vimoksya”. Per il devoto moksa o mukti -la liberazione- significa ottenere la posizione di compagno del Signore. Gli impersonalisti sono soddisfatti di essere liberati fondendosi nella radiosità del Brahman, ma per il devoto la mukti (la liberazione) non significa fondersi nella radiosita’ del Signore, bensi’ essere direttamente elevato ai pianeti Vaikuntha e diventare un compagno del Signore.
A questo proposito c’e’ un bellissimo verso dello Srimad-Bhagavatam (10.14.8):
tat te 'nukampam susamiksamano bhunjana evatma-kritam vipakam hrd-vag-vapurbhir vidadhan namas te jiveta yo mukti-pade sa daya-bhak
"Colui che cerca la Tua compassione e tollera ogni difficolta’ dovuta al karma delle sue azioni passate, impegnandosi sempre nel Tuo servizio di devozione con la mente, le parole e il corpo, e Ti offre continuamente suoi omaggi, e’ certamente un candidato degno della liberazione".
Un devoto che tollera ogni difficolta’ in questo mondo materiale e compie pazientemente il suo servizio di devozione puo’ diventare mukti-pade sa daya-bhak, un autentico candidato per la liberazione. Le parole daya-bhak si riferiscono al diritto ereditario di ottenere la misericordia del Signore. Il devoto deve soltanto impegnarsi nel servizio di devozione senza preoccuparsi della situazione materiale, e allora diventera’ automaticamente un candidato a pieno diritto per essere elevato a Vaikunthaloka.
Un devoto che offre un servizio puro al Signore ottiene il diritto di essere elevato a Vaikunthaloka, proprio come un figlio eredita la proprieta’ del padre […]”. ----------------------
In conclusione, pur sapendo che le sofferenze da noi incontrate in questo mondo NON sono causate dal Signore, dovremmo comunque tollerarle con l’atteggiamento mentale descritto sopra, continuando pazientemente il nostro servizio devozionale (il processo del bhakti yoga), in vista della nostra purificazione e del nostro ritorno finale a Dio, nel regno trascendentale di Vaikuntha.
Buon proseguimento e alla prossima, un caro saluto, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur) |
RKC Mayapur |
Inserito il - 27/04/2014 : 17:25:39 Cara amica, Hare Krishna ! Grazie molte delle sincere e importanti domande.
Si, certamente il Signore e' molto soddisfatto del nostri sforzi per seguire gli insegnamenti di un maestro spirituale autentico, questa non e' soltanto una speranza ma una certezza scientifica, supportata dall'intera successione disciplica, dai grandi saggi, dalle scritture, dai santi e dai maestri e acarya precedenti.
Srila Prabhupada ci ha dato tutte le informazioni e la conoscenza necessaria, e un metodo semplice ma efficace per avanzare spiritualmente, nell'ambito del bhakti yoga, adatto proprio al nostro tempo. Chiunque si prenda la briga di fare del suo meglio per applicarlo nella propria vita, anche parzialmente, sta sicuramente soddisfacendo Dio, almeno nella misura in cui ci riesce.
Come giustamente ricordi anche tu, nessuno di questi sforzi e' mai vano, neppure il piu' piccolo, e portera' grandi benefici sia materiali che spirituali, in questa vita e/o nelle prossime, se ve ne saranno. Krishna in persona spiega cio’ nella Bhagavad Gita 2.40:
nehabhikrama-naso 'sti pratyavayo na vidyate sv-alpam asya dharmasya trayate mahato bhayat TRADUZIONE “In questo sforzo non vi e’ perdita o diminuzione, e un piccolo passo su questa via ci protegge dalla paura piu’ temibile”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
"L’azione compiuta nella coscienza di Krishna, cioe’ per soddisfare il Signore e senza altro desiderio, e’ la piu’ elevata attivita’ trascendentale. Anche il minimo sforzo volto a far piacere a Krishna non e’ mai perduto. Sul piano materiale ogni impresa non portata a termine e’ un insuccesso, ma sul piano spirituale, quello della coscienza di Krishna, la minima attivita’ genera benefici duraturi. Percio’ colui che agisce nella coscienza di Krishna non e’ mai un perdente, anche se la sua opera rimane incompleta. Anche solo l’uno per cento fatto in coscienza di Krishna porta risultati permanenti, e se ci si ferma si riparte dal due per cento; le attivita’ materiali, invece, se non hanno successo al cento per cento non portano beneficio. Lo illustra bene un episodio riportato nello Srimad-Bhagavatam: un brahmana di nome Ajamila, che nella giovinezza aveva seguito i princìpi della coscienza di Krishna ma li aveva poi abbandonati, alla fine della vita fu totalmente ricompensato per la grazia del Signore. Sempre nello Srimad Bhagavatam si trova, a questo proposito, un verso stupendo:
tyaktva sva-dharmam carananbujam harer bhajann apakvo 'tha patet tato yadi yatra vabhadram abhud amusya kim ko vartha apto 'bhajatam sva-dharmatah
"Che cosa perde colui che per un momento mette fine alla ricerca dei piaceri materiali per servire Krishna, anche se non continua il suo sforzo e ritorna sulla vecchia via? Ma che cosa guadagnera’ chi compie alla perfezione le sue attivita’ materiali?" (S.B.1.5.17) Oppure, come dicono i cristiani: "A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se perde la vita eterna ?" Le attivita' materiali e i loro frutti scompaiono col corpo, mentre l'azione compiuta per il piacere di Krishna, anche se interrotta, finisce sempre col condurre il suo autore alla coscienza di Krishna, se non altro in una prossima vita.
Agendo per il piacere di Krishna si ha almeno la sicurezza di rinascere con un corpo umano, in una famiglia di saggi brahmana o in una famiglia ricca e colta, con la possibilita’ di avanzare ancora sulla via della realizzazione spirituale. Questa e’ l’incomparabile virtu’ del servizio di devozione”.
-----------------------------
Queste parole ci danno sollievo, come tu dici, ma naturalmente il nostro obbiettivo e’ quello di tornare a Dio, nel Suo regno trascendentale, in questa stessa vita o al massimo, al momento della morte, senza rischiare di dover rinascere ancora nel mondo materiale (pur con i benefici che abbiamo visto).
E cio' e' possibile semplicemente praticando il metodo di bhakti yoga stabilito (riportiamo il link alla guida del metodo per i lettori del forum: www.radiokrishna.com/bhaktiyoga )
In quanto allo sviluppo dell’amore per Dio, e’ implicito e scontato nel risultato finale del processo stesso, quando e’ eseguito cosi’ com’e’. Il principio e’ che Krishna Si fara’ amare (prima o poi) da chi segue il metodo stabilito da Srila Prabhupada, senza cambiarlo e senza mantenere desideri materiali, tutto qui.
Quando il Signore sara’ soddisfatto dei nostri sforzi nella pratica del processo, provvedera’ a metterci in una posizione adatta a ristabilire la nostra relazione eterna con Lui, dandoci tutte le qualita’ necessarie, compreso l’amore per Lui.
Che si raggiunga questa posizione durante la vita presente o solo al momento della morte (perfino se non fossimo stati “pronti” pochi istanti prima) per grazia di Krishna, ottenuta facendo del nostro meglio per seguire il metodo, appunto, non ha molta importanza, il risultato e’ lo stesso.
Anzi, non dovremmo neppure preoccuparcene troppo perche’ comunque non e’ grazie a sforzi personali, che possiamo giungervi, ma solo per intercessione del maestro spirituale, che ci raccomandera’ a Krishna essendo soddisfatto del nostro servizio e della nostra sottomissione al processo.
Quindi a noi basta porre attenzione a seguire sempre bene le regole i principi del metodo, dimostrando cosi’ la nostra serieta’ nel voler raggiungere il risultato. Krishna e Srila Prabhupada faranno tutto cio’ che e’ necessario affinche’ questo accada.
Tuttavia, nell’ambito del metodo e’ certamente incluso lo sforzo di “percepire” Dio, come tu desideri, infatti noi sviluppiamo una relazione diretta con la persona, di Dio, e non con un oggetto, un’energia o un imprecisato qualcosa di impersonale.
Lo Srimad Bhagavatam ci spiega in vari punti come percepire esattamente la forma di Dio cosi’ com’e’, anche mentre viviamo nel mondo materiale:
3.26.46
TRADUZIONE “Le caratteristiche relative alle funzioni della terra possono essere percepite nel modellare forme del Brahman Supremo, nell’erigere luoghi di residenza, nel preparare vasi destinati a contenere l’acqua, e cosi’ via. In altre parole, la terra serve da sostegno a tutti gli elementi”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
“Elementi diversi, come il suono, l’etere, l’aria, il fuoco e l’acqua, possono essere percepiti nella terra. Un’altra caratteristica particolare della terra citata in questo verso e’ quella di permettere la manifestazione di differenti forme del Signore Supremo. Questa affermazione di Kapila conferma che il Signore Supremo, il Brahman, ha innumerevoli forme, che sono descritte nelle Scritture.
Con la semplice manipolazione della terra e dei suoi prodotti, come la pietra, il legno e le pietre preziose, queste forme diventano visibili ai nostri occhi. Quando una forma di Sri Krishna o di Sri Vishnu Si manifesta in una statua fatta di terra, non si tratta di una rappresentazione immaginaria del Signore. La terra permette solo di riprodurre la forma del Signore cosi’ come essa e’ descritta nelle Scritture. La Brahma-samhita ci offre una descrizione del regno di Krishna, della varieta’ del mondo spirituale, e delle forme spirituali del Signore, quando suona il flauto.
Tutte queste forme sono descritte nelle Scritture, e se sono modellate secondo queste descrizioni diventano degne di adorazione.
Contrariamente a quanto afferma la filosofia mayavada, queste forme non sono affatto immaginarie. Talvolta la parola “bhavana” e’ tradotta erroneamente con “immaginazione”. Ma bhavana non ha questo significato; significa, invece, offrire una forma tangibile alle descrizioni dei Testi vedici […]”.
3.28.18
TRADUZIONE “Le glorie del Signore meritano sempre di essere cantate perche’ valorizzano le glorie dei Suoi devoti. Si deve quindi meditare sulla Persona Suprema e sui Suoi devoti; si deve meditare sulla Sua forma eterna finche’ la mente non e’ diventata stabile”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
“La mente dev’essere costantemente fissata su Dio, la Persona Suprema. Chi si abitua a pensare sempre a una delle innumerevoli forme del Signore -Krishna, Vishnu, Rama, Narayana ecc.- ha gia’ raggiunto la perfezione dello yoga.
La Brahma-samhita conferma questa verita’ affermando che la persona che ha sviluppato un puro amore per il Signore e ha gli occhi unti dal balsamo dell’amore proprio delle relazioni spirituali, vede sempre nel suo cuore la Persona Divina. I devoti contemplano in modo particolare il Signore nella Sua affascinante forma scura di Syamasundara. Tale e’ la perfezione dello yoga. Si deve continuare a praticare lo yoga finche’ la mente non vacilla piu’ nemmeno per un istante.
Om tad visnoh paramam padam sada pasyanti surayah: la forma di Krishna rappresenta l’individualita’ suprema ed e’ sempre visibile ai saggi e agli uomini santi.
Il devoto che adora la forma del Signore nel tempio persegue esattamente il medesimo scopo. Infatti, non c’e’ alcuna differenza tra il servizio di devozione compiuto nel tempio e la meditazione sulla forma del Signore, perche’ questa forma, che appaia nella mente o in qualche elemento concreto, e’ sempre la stessa.
Si raccomanda al devoto di contemplare la forma del Signore cosi’ come essa e’ rappresentata nella sabbia, nell’argilla, nel legno, nella pietra, nelle gemme, nel metallo, attraverso la pittura o la mente: queste otto rappresentazioni hanno tutte lo stesso valore.
Cosi’, chi medita sulla forma del Signore nella mente non ha una visione differente da colui che adora questa forma nel tempio. Il Signore Supremo e’ assoluto, e per questa ragione non esiste nessuna differenza tra i due.
Gli impersonalisti, che desiderano allontanarsi dalla forma eterna del Signore, immaginano un cerchio o qualche forma simile. La loro preferenza va soprattutto all’omkara, che e’ dotata anch’essa di forma. La Bhagavad-gita afferma, infatti, che l’omkara non e’ altro che il Signore nella forma di lettere. […]”.
3.28.30
TRADUZIONE “Lo yogi deve quindi meditare sul volto radioso del Signore, incorniciato da capelli ondulati e abbellito dai Suoi occhi di loto e dalle sopracciglia danzanti. Un fiore di loto attorniato dalle api e una coppia di pesci guizzanti nell’acqua proverebbero vergogna di fronte alla sua grazia”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
“Le parole dhyayen manomayam sono importanti; manomayam non indica l’immaginazione. Gli impersonalisti credono che lo yogi possa immaginare una forma di sua scelta, ma, come spiegano questi versi, lo yogi deve meditare su una forma del Signore, cosi’ come essa e’ stata percepita dai devoti. I devoti non attribuiscono mai al Signore una forma nata dalla loro immaginazione; essi non sono soddisfatti di qualcosa di immaginario. Il Signore ha differenti forme eterne e ogni devoto e’ attratto da una di queste forme; cosi’ serve il Signore adorando questa forma particolare. La forma del Signore e’ dipinta in diversi modi secondo le diverse Scritture.
Come abbiamo gia’ spiegato, la forma del Signore puo’ essere rappresentata in otto materiali differenti -l’argilla, la pietra, il legno, la pittura, la sabbia, e cosi via- secondo le risorse del devoto. Il termine manomayam designa una forma del Signore impressa nella mente. Questa, infatti, è una delle otto forme in cui puo’ essere rappresentata la forma del Signore; non si tratta quindi di immaginazione. La meditazione sulla forma reale del Signore puo’ essere attuata in diversi modi, ma non dobbiamo pensare di poterGli attribuire una forma di nostra invenzione. […]”.
4.8.46
TRADUZIONE “[Narada Muni continuo’:] La forma del Signore e’ sempre giovane. Ogni membro e ogni parte del Suo corpo sono perfettamente formati, esenti da ogni difetto. I Suoi occhi e le Sue labbra hanno il colore rosato del Sole che sorge. Il Signore e’ sempre pronto a dare rifugio alle anime sottomesse, e chi e’ cosi’ fortunato da poterLo contemplare, prova un sentimento di completa soddisfazione. Egli e’ sempre degno di essere il maestro delle anime sottomesse, perche’ e’ un oceano di misericordia”.
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada
“[…] La descrizione che Narada Muni ci offre non e’ immaginaria. La forma del Signore può essere compresa attraverso il sistema parampara. I filosofi mayavadi affermano che dobbiamo immaginare la forma del Signore, ma cio’ e’ contrario alle parole di Narada Muni contenute qui. Egli ci da’ la descrizione del Signore secondo fonti autorevoli. Egli stesso e’ un’autorita’, ed e’ in grado di recarsi sui Vaikunthaloka e li vedere personalmente il Signore; percio’ la descrizione dell’aspetto del Signore non e’ immaginaria.
Talvolta, ai nostri studenti noi diamo indicazioni sull’aspetto fisico del Signore affinche’ possano dipingerLo; i loro dipinti non sono quindi immaginari. La descrizione viene data attraverso la successione dei maestri spirituali, proprio come nel caso di Narada Muni, il quale vede il Signore e descrive le Sue fattezze corporee.
Queste descrizioni dovrebbero dunque essere accettate, e quando sono realizzate in un dipinto bisogna capire che non si tratta di un lavoro di fantasia”.
-------------------------
Percio’ e’ certamente corretto che tu “immagini” di intrattenere una relazione con la tua forma preferita del Signore, purche’ questa corrisponda ad una forma autentica, descritta nei libri di Srila Prabhupada o dipinta secondo le sue istruzioni (a questo proposito, qui puoi trovare molti quadri approvati da lui: www.flickr.com/photos/radiokrishna/sets/ ).
Lo stesso vale per l’ambiente spirituale, il regno di Dio, a Vaikuntha o a Krishnaloka, sempre se ci atteniamo alle descrizioni e ai dipinti provenienti dalla successione disciplica, per esempio alla descrizione del regno di Dio presente nel 3° Canto dello Srimad Bhagavatam 3°, al Capitolo 15, Versi da 12 a 23, che abbiamo gia’ citato in un'altra discussione, e in relazione a cui esistono anche dei dipinti, approvati sempre da Srila Prabhupada. Come abbiamo letto, quando si pensa o si “immagina” nella mente una forma autentica del Signore, essa e’ veramente il Signore Stesso, che essendo assoluto non presenta differenze tra forma reale, dipinta, scolpita, disegnata o “immaginata”, appunto.
In questo modo ci possiamo circondare della Sua presenza e di quella del Suo entourage, del Suo ambiente e cosi’ via, anche 24 ore al giorno, con tutti i benefici che cio’ comporta.
L’importante e’ scegliere una forma che ci aggrada e che sentiamo adatta alla nostra meditazione, tra quelle descritte dal maestro spirituale (o disegnate secondo le sue indicazioni).
Un altro metodo molto efficace di percepire Dio direttamente, e che rientra anch'esso nel bhakti yoga, e' quello di installare delle "murti" (forme del Signore) in casa propria, e dedicarsi alla Loro adorazione secondo uno standard giornaliero regolare, sull'esempio di quello svolto nei templi Hare Krishna. In questo modo lo sviluppo di una relazione personale col Signore sara' facilitata. Se ti interessa, possiamo approfondire questo argomento in seguito.
Nel prossimo post rispondero’ alla seconda parte del tuo messaggio, per adesso ti saluto fraternamente e ti auguro buon proseguimento e tanta felicita’ in coscienza di Krishna: Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur)
|
luis67 |
Inserito il - 24/04/2014 : 21:13:54 grazie Gokula, bisogna sperare che Dio sia soddisfatto dei nostri sforzi di seguire gli insegnamenti del Maestro. in ogni caso, anche se i nostri risultati in questa vita non sono sufficienti, ho letto che non sono vani e nelle prossime vite si potrà ripartire dal risultato ottenuto in questa vita. Questo è già un sollievo. Comunque la cosa importante è riuscire a sviluppare Amore per Dio, ma perdonami se lo dico, non è facile, infatti si riesce ad amare qualcuno che si percepisce in qualche modo. Se non riesco a percepire Dio (non dico con i sensi, ma in altro modo che non conosco) è difficile sviluppare un attaccamento. Trovo che effettivamente sia di aiuto pensare, immaginare il regno di Dio e Dio stesso in base alle descrizioni che si loggono sullo Srimad Bhagavatam. Ci si crea un'immagine mentale con i dettagli del paesaggio e del corpo di Dio e questo secondo me aiuta a sviluppare attaccamento. E' corretto? Oppure è meglio evitare? E poi un'altra cosa che mi aiuta è interpretare tutto ciò che ci succede come uno stimolo che Dio ci invia per farci capire, ovvero interpretare la propria e la altrui vita un po' come una scuola con i test e le lezioni quotidiane. Certo è che a volte i test sono davvero difficili ! Questo presuppone che ogni istante della vita vada vissuto pensando a Dio e che tutto ha una valenza 'spirituale'. Così piano piano ci si abitua a pensare in altro modo. hare krishna alla prossima
|
RKC Mayapur |
Inserito il - 18/04/2014 : 16:59:52 Cara amica, Hare Krishna, ben ritrovata sul forum di RKC e grazie per la domanda !
L'espressione "prendere rifugio ai piedi di loto..." di Krishna o del maestro spirituale si ripete spesso nei libri di Srila Prabhupada, specialmente nella Bhagavad Gita e nello Srimad Bhagavatam. Puo' essere intesa sia col significato letterale, un segno fisico di gratitudine e rispetto (l'atto di sdraiarsi per gli uomini, e di inchinarsi per le donne, ai Loro piedi), sia come "modo di dire", in un certo senso, indicante la necessita' di affidarsi a Dio, come hai giustamente intuito. O anche come sprone per fissare la mente ai piedi di loto della forma di Krishna, va benissimo (e' comunque una meditazione devozionale) !
In realta' i "piedi" rappresentano le istruzioni, del Signore o del Suo rappresentante autentico, percio' con questa frase si intende che accettiamo le Loro parole come insegnamento, a nostro beneficio.
Il riferimento al fiore di loto e' un richiamo al fatto che queste istruzioni sono situate a livello trascendentale, e non "toccano" la materia, pur essendo presenti nel mondo materiale, proprio come il fiore di loto rimane asciutto anche se vive sull'acqua (e' una sua proprieta' fisica).
E' implicito inoltre che accettando gli insegnamenti del Signore o del Suo rappresentante, il maestro spirituale autentico, anche noi possiamo situarci al di la' dell'energia materiale.
Il seguente commento di Srila Prabhupada, al verso 4.26.20 dello Srimad Bhagavatam, chiarisce molto bene l'argomento:
TRADUZIONE: "Il re, che era molto esperto nell'adulazione, comincio' pian piano a calmare la regina. Dapprima le tocco' i piedi, poi l'abbraccio', facendola sedere sulle sue ginocchia, e comincio' a parlarle".
SPIEGAZIONE di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Svami Prabhupada: "Bisogna risvegliare la propria coscienza di Krishna pentendosi per prima cosa della azioni compiute nel passato. Come il re Puranjana comincio' ad adulare la regina, cosi', con una matura riflessione ci si dovrebbe elevare al piano della coscienza di Krishna. Per poter raggiungere questo obiettivo e' necessario toccare i piedi di loto del maestro spirituale.
La coscienza di Krishna non puo' essere raggiunta con sforzi personali; bisogna avvicinare una persona realizzata, cosciente di Krishna e toccare i suoi piedi di loto. Percio' Prahlada Maharaja disse:
naisam matis tavad urukramanghrim sprisaty anarthapagamo yad-arthah mahihasam pada-rajo-'bhisekam niskincananam na vrinita yavat (Srimad Bhagavatam 7.5.32)
Non si puo' arrivare alla coscienza di Krishna se non si tocca la polvere dei piedi di loto di una persona che e' diventata un mahatma, un grande devoto. Questo e' l'inizio della sottomissione. Krishna vuole che tutti si sottomettano a Lui, e questa sottomissione ha inizio quando si toccano i piedi di loto di un maestro spirituale autentico. Offrendo sinceramente il proprio servizio a un maestro spirituale autentico, si comincia la vita spirituale nella coscienza di Krishna.
Toccare i piedi di loto di un maestro spirituale significa abbandonare il proprio orgoglio e la propria vana e boriosa posizione nel mondo materiale.
Coloro che rimangono nell'oscurità dell'esistenza materiale a causa della loro posizione falsamente elevata -i cosiddetti scienziati- sono in realta' atei e non conoscono la causa suprema di ogni cosa. Sebbene siano confusi, non sono pronti a sottomettersi ai piedi di loto di una persona che conosce le cose nella giusta prospettiva.
In altre parole, non si puo' ridestare la coscienza di Krishna semplicemente con le proprie speculazioni mentali. Bisogna sottomettersi a un maestro spirituale autentico. Soltanto questo metodo ci potra' aiutare".
--------------------- Risulta chiaro quindi che la conoscenza spirituale, trascendentale, ci viene rivelata solo quando "prendiamo rifugio ai piedi di loto" di un maestro spirituale autentico, come Srila Prabhupada stesso, e cioe' quando accettiamo i suoi insegnamenti, evitando di crederci superiori a lui.
Buon proseguimento e un caro saluto, alla prossima, Haribol !
Gokula Tulasi das (RKC Mayapur)
|
|
|