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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E
Andrea.m
Inserito il - 28/12/2005 : 02:36:53 Hare Krishna a tutti !
Questo articolo sarà sviluppato a partire da una bellissima preghiera di Shiva offerta a Dio. Siamo al 5° canto, capitolo 17, verso 19 dello Srimad Bhagavatam.
Shiva si rivolge a Dio con queste parole:
na yasya maya-guna-citta-vrittibhir niriksato hy anv api dristir ajyate ise yatha no’jita-manyu-ramhasam kas tam na manyeta jigisur atmanah
traduzione:
“Noi non possiamo controllare la forza della nostra collera, perciò quando ci soffermiamo a guardare un oggetto materiale non possiamo evitare di sentirci attratti o respinti da esso, mentre il Signore Supremo non è mai toccato da questa debolezza. Sebbene posi il Suo sguardo sul mondo materiale allo scopo di crearlo, mantenerlo e distruggerlo, non ne è minimamente toccato. Chi desidera quindi vincere la forza dei sensi deve prendere rifugio ai piedi di loto del Signore, e allora otterrà la vittoria.”
In questo verso abbiamo la spiegazione del perché gli esseri viventi si trovino nella condizione di dover continuamente trasmigrare da una condizione di vita all’altra, rimanendo intrappolati nel mondo materiale. Il perché di questa trasmigrazione è il condizionamento che i 3 guna esercitano sull’essere individuale. L’anima individuale possiede tutte le qualità dell’Anima Suprema, ma non nella stessa misura; è per questo motivo che tende ad essere attratta e condizionata dal mondo materiale. L’essere individuale appartiene all’energia superiore, ma manipolando le energie materiali grossolane e sottili, ne rimane condizionato, e sotto l’influsso della materia dimentica la sua mente e la sua intelligenza spirituali. Quest’oblio è dovuto all’influenza della materia sull’essere vivente, ma quando l’essere si libera dall’illusione materiale raggiunge la mukti, la liberazione.
Quello che è importante capire è che nonostante l’essere individuale tenda ad essere coinvolto nelle attività materiali, è per costituzione un servitore eterno di Krishna. Quindi tutto ciò che lo distrae da questo servizio eterno è maya, ossia illusione.
L’idea di poter godere separatamente da Krishna è solo una grande illusione, e a causa di questo abbaglio veniamo nel mondo materiale, dove però dobbiamo scontare un numero incalcolabile di sofferenze. Ma soprattutto non possiamo veramente godere, poiché tutto ciò che esiste di materiale crea sofferenza ed è destinato alla distruzione. L’unico modo di godere anche in questa vita nel mondo materiale è agendo in coscienza di Krishna.
Se abbandoniamo l’idea egoistica di godere dei frutti delle nostre azioni esclusivamente per il nostro interesse personale, e conformiamo il nostro desiderio con il volere di Krishna, allora saremo felici. Questo è il vero significato di fusione con Dio, cioè desiderare ciò che desidera Dio e agire quindi per la sua soddisfazione. In questo modo tutte le nostre azioni si situeranno sul piano spirituale, dove non c’è karma e tutto gode della stessa essenza. Se invece continueremo a vivere in modo materialistico, dovremo continuamente subire le conseguenza dei nostri atti sia peccaminosi che virtuosi. Queste conseguenza a loro volta genereranno altre conseguenze, e così via in un ciclo senza fine.
Questo verso della Bhagavad Gita ci spiega come rimanere immuni dalle reazioni peccaminose: “Chi compie il proprio dovere senza attaccamento, offrendo i frutti del proprio lavoro al Signore Supremo, non è toccato dal peccato, come la foglia del loto non è toccata dall’acqua”. (B.G. 5.10)
Secondo la Sri Isopanisad, tutto è in relazione a Krishna, perciò tutto appartiene unicamente a Lui. Colui che sa perfettamente che tutto appartiene a Krishna, e che Egli è il proprietario di tutto e che tutto deve essere usato al suo servizio, non deve subire le conseguenze delle proprie azioni colpevoli o virtuose.
Questa persona, sebbene si trovi nel mondo materiale, e sia quindi costretta ad agire, si eleva al di sopra delle proprie reazioni peccaminose, proprio come il fiore di loto, pur trovandosi immerso nell’acqua, non viene bagnato.
La conclusione è che una persona priva di coscienza di Krishna lavora solo in funzione del corpo e della soddisfazione dei sensi, mentre una persona cosciente di Krishna agisce con la consapevolezza che il corpo e tutto ciò che è in relazione ad esso appartiene a Krishna, e quindi deve essere utilizzato al servizio di Krishna.
Nella stessa preghiera di Shiva, troviamo la soluzione del problema, infatti è detto che chi desidera vincere la forza dei sensi deve prendere rifugio ai piedi di loto di Krishna, Dio, La Persona Suprema.
Questa non è solo la conclusione di Shiva, ma è anche la conclusione di tutti i testi vedici in generale.
La Bhagavad Gita dice: “L’anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi sebbene il gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza spirituale”. (B.G. 2.59)
Le restrizioni forzate dei sensi non hanno molto significato, poiché il gusto per gli oggetti dei sensi generalmente permane. Queste restrizioni però devono essere praticate dai devoti neofiti, con l’avanzamento spirituale: questi devoti matureranno un amore naturale per Krishna, e in virtù di questo amore perderanno completamente interesse per gli oggetti dei sensi. Senza lo sviluppo di questo amore per Krishna, nessuno può controllare i propri sensi in modo artificiale. È naturale per l’uomo lasciare qualcosa solo in virtù di qualcosa di migliore, e proprio secondo questa regola, chi riuscirà ad avanzare nella coscienza di Krishna, automaticamente si distaccherà dal piacere dei sensi diventando un perfetto gosvami, ovvero controllore dei sensi.
Tutti gli esseri viventi sono sotto il controllo di Dio, la Persona Suprema, come i burattini sono controllati da un burattinaio. È solo il falso orgoglio che ci fa desiderare di essere indipendenti, ma la verità è che l’essere individuale non è mai indipendente; in ogni circostanza dipende dalla misericordia del Signore.
La realizzazione spirituale consiste nel comprendere questa posizione di subordinazione nei confronti di Dio e una volta illuminato da questo sapere, l’essere si abbandona al Signore ed è liberato dalla presa dell’energia materiale.
In altre parole se non ci abbandoniamo ai piedi di loto del Signore, l’energia materiale sotto tutti i suoi aspetti continuerà a dettarci la sua legge.
La condizione dell’anima individuale è molto simile a quella di un carcerato. Il carcerato, se vuole essere liberato, non può chiedere aiuto ai suoi compagni di cella poiché anche essi sono ammanettati alle gambe e ai piedi, occorre piuttosto chiedere aiuto ad una persona gia’ libera. Similmente per l’anima che è legata al mondo materiale è inutile chiedere aiuto ad altre anime nella stessa condizione, occorre chiedere aiuto all’Anima Suprema, che è perfetta in se’ stessa e non è vincolata dal mondo materiale, in quanto origine di tutto ciò che è materiale e spirituale. L’altro ausilio di cui ci si può avvalere è quello del maestro spirituale: questo maestro non è una persona comune, infatti offre un costante servizio di devozione a Krishna, e questo lo qualifica per essere considerato quanto Dio stesso.
È Krishna in persona che lo dice: “Io considero come Me stesso solo colui che Mi conosce veramente. Assorto nel Mio servizio trascendentale, tale devoto senza dubbio raggiunge Me, la destinazione più alta e perfetta”. (B.G. 7.18)
Prendendo rifugio ai piedi di loto di un tale devoto potremo senza dubbio raggiungere la più alta perfezione della vita.
Nello stesso verso citato all’inizio dell’articolo troviamo un'altra importante considerazione, e cioè che il Signore supremo non è mai toccato dalla contaminazione materiale, i suoi sensi non possono mai essere agitati. Il Signore Supremo è perfetto in se’ stesso, e per questo viene definito atmarama; Egli non ha bisogno di niente e di nessuno per essere felice, tuttavia è così misericordioso da accettare il nostro servizio e la nostra devozione.
In Dio non è possibile trovare traccia di dualità, ogni sua azione è pura e trascendentale. Soltanto a causa della nostra ignoranza percepiamo le azioni dei diversi avatara come duali, ma in realtà non è così. La collera e l’amore, quando sono manifestate dal Signore Supremo, non sono diverse, e infatti sappiamo che quando le persone demoniache vengono uccise direttamente da Lui ottengono la liberazione, che è difficilissima da conquistare anche per i più grandi saggi o asceti.