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 Filosofia Vedica (Vaisnava)
 Filosofia Mayavada

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Andrea.m Inserito il - 09/11/2005 : 23:12:23
Hare Krishna, tutte le glorie a Srila Prabhupada.

Nel corso di questo articolo sarà trattato l’argomento “filosofia mayavada” che verrà dapprima spiegata in se', e poi comparata alla via del bhakti yoga.

Per facilitare la lettura, l’articolo è stato suddiviso nelle seguenti parti:

1) I TRE STADI DI REALIZZAZIONE SPIRITUALE.
2) IL SANKHYA-YOGA.
3) DESTINAZIONE ULTIMA DEGLI IMPERSONALISTI E DESCRIZIONE DEL BRAMAJYOTI.
4) LA FORMA UNIVERSALE.
5) FILOSOFIA PERSONALISTA E FILOSOFIA IMPERSONALISTA A CONFRONTO


I TRE STADI DI REALIZZAZIONE SPIRITUALE:

Si distinguono tre stadi nella realizzazione della Verità Assoluta: il Brahman, che è considerato lo spirito impersonale e onnipresente; il Paramatma, che è considerato l’aspetto di Dio localizzato in ogni essere, e Bhagavan, la Suprema Personalità di Dio (Sri Krishna).

Questi, sono i tre aspetti della Verità Assoluta, e formano un unico essere.
Infatti è detto: “La realizzazione della Verità Assoluta comporta tre stadi, che sono conoscibili da colui che l’ha attuata fino in fondo. Questi tre aspetti, Brahman, Paramatma e Bhagavan, formano un Essere Unico”. (S.B. 1.2.11)

Per comprendere meglio questi tre aspetti, prendiamo l’esempio del sole: il sole è formato dai raggi, dalla superficie e dall’astro in sé.
Il neofita studia solo i raggi, lo studente un po’ più avanzato esamina la superficie, mentre lo studente ancora più avanzato entra nell’astro stesso.
Lo studente comune che si accontenta di studiare la luce del sole come presenza diffusa, cioè l’irradiamento impersonale del sole, può essere paragonato all’impersonalista che tenta di comprendere il Brahman impersonale.
Lo studente più avanzato giunge invece ad osservare il disco solare, che è paragonabile al Paramatma localizzato, mentre colui che è capace di penetrare nell’astro stesso corrisponde a colui che ha realizzato l’aspetto Personale della Verità Assoluta, cioè Bhagavan.
I bhakta sono gli spiritualisti più avanzati, perché conoscono quest’ultimo aspetto personale.

Coloro che sono attratti dal Brahman impersonale e dal Paramatma localizzato sono anche essi coscienti di Krishna, ma indirettamente, poiché il Brahman è lo sfolgorio che emana dal corpo del Signore, mentre il Paramatma è una sua rappresentazione parziale.
Percio', queste due realizzazioni della Verità Assoluta rimangono imperfette.
Comunque si consiglia ad ogni spiritualista di seguire con costanza la via che ha scelto, perché prima o poi tutti raggiungeranno la perfezione più alta. Cioè il servizio di devozione a Krishna.

Krishna è contemporaneamente il Bramajyoti e il Paramatma localizzato, ma nessuno di essi permette di conoscerlo completamente perché se è vero che entrambi si trovano in Krishna, Lui non si trova personalmente in essi.

Siccome Krishna è l’aspetto totale della Verità Assoluta, l’uomo che si sottomette a Lui ha raggiunto il fine di tutti gli yoga.
La via che ha scelto, il bhakti-yoga, è la via suprema, la più diretta, perché le altre conducono prima al Brahman impersonale e poi al Paramatma e solo alla fine (dopo innumerevoli vite) a quella di Bhagavan.
Per cui possiamo dire che i vari yoga sono altrettanti gradini che conducono alla coscienza di krishna. Perciò colui che si incammina direttamente in questa via, conosce già perfettamente il Brahman e il Paramatma.

Infatti è detto: “tra tutti gli Yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me, pensa sempre a Me e mi offre il suo servizio con amore e devozione è il più intimamente legato a Me nello yoga ed è il più elevato di tutti”. (B.G. 6.47)


Grazie,

Andrea.m

(continua)
5   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Andrea.m Inserito il - 25/11/2005 : 23:06:52
Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare della filosofia mayavada. (parte 6)

È più facile attaccare la mente a Krishna che staccarla dalla materia con un atto puramente negativo, come fa l’impersonalista. Infatti ascoltando le glorie di Krishna si sviluppa subito un attaccamento spontaneo per l’Essere Supremo. L’ascolto delle attività sublimi di Krishna è la cura adeguata per controllare la mente squilibrata, e mangiare il cibo offerto a Krishna è la dieta adeguata.

L’anima è eterna, ed è impossibile spezzare il legame che la unisce all’Anima Suprema. I mayavadi sono incapaci di spiegare come l’essere individuale abbia potuto degradarsi fino a cadere nell’ignoranza e come l’energia illusoria abbia potuto ricoprirlo.
Ma le scritture affermano che l’anima individuale è soggetta a cadere sotto il velo di maya allontanandosi dal Signore, come una scintilla che si spegne quando si allontana dal fuoco.

Nella filosofia mayavada, manca lo scambio reciproco tra Dio e l’essere, che è alla base della filosofia personalista.
E poiché i mayavadi sono attratti verso l’aspetto impersonale del Signore, Egli accorda loro di fondersi nel brahmajyoti, ma non permette mai loro di conoscerlo come Persona Suprema, dato che si rifiutano di servirLo con devozione.
Infatti è detto: “Io li ricompenso in base al loro abbandono a Me”. (B.G. 4.11)

Questi speculatori mentali non potranno mai percepire la Verità Assoluta, nemmeno in sogno, neanche se continuassero per l’eternità le loro congetture.

Cio' e' confermato nella Bhagavad Gita: “Ne' la moltitudine degli esseri celesti ne' i grandi saggi conoscono la Mia origine o le Mie opulenze, perché Io sono sotto ogni aspetto la fonte degli uni come degli altri”. (B.G.1 0.2)

Perfino gli esseri celesti e i grandi saggi hanno fallito nel tentativo di conoscere Dio con la speculazione intellettuale: le loro elucubrazioni sono limitate dai sensi imperfetti, e li possono portare al massimo fino all’impersonalismo.
I devoti non sono interessati al Brahman, l’aspetto impersonale di Dio, ma la loro fede e la loro devozione li porta ad abbandonarsi subito ai piedi di loto di Krishna, e per la Sua grazia arrivano a capirLo, cosa impossibile per tutti gli altri.


Al contrario, gli impersonalisti non possono raggiungere i piedi di loto di Krishna, poiche' speculano conclusioni differenti l’una dall’altra e alla fine giungono al ridicolo compromesso “quante sono le vie, tante sono le conclusioni”, ossia dicono che tutto dipende dalla tendenza di ognuno.
Ma il Signore non è un commerciante intento a soddisfare ogni tipo di clienti nel negozio delle speculazioni intellettuali.
La Persona Suprema esige che ci si abbandoni a Lui in modo totale ed esclusivo.
Così, i puri devoti non cercano mai di vedere il Signore attraverso le speculazioni intellettuali, ma piuttosto camminando sulle tracce degli acarya.

Tutto ciò che è collegato al Signore possiede la Sua stessa natura spirituale: invece tutte le speculazioni intellettuali del mondo, fondate sulla scienza e sulla conoscenza materiali, fanno parte delle illusioni del mondo materiale, e sono destinate al fallimento per il semplice motivo che non hanno alcun legame autentico con la Verità Assoluta.
Non si può prestare mai fede a queste parole e azioni empie e sleali, per quanto siano impressionanti e attraenti dal punto di vista materiale.
Una granello di devozione vale più di tonnellate di ateismo.

In conclusione: se una persona è completamente assorta nella coscienza di Krishna, nel servizio di devozione, significa che ha perfettamente compreso tutta la conoscenza vedica.
La paramparà vaisnava dice inoltre che l’uomo impegnato nel servizio di devozione a Krishna non ha bisogno di seguire un’altra forma di via spirituale. Quest’uomo ha superato tutte le vie preliminari di comprensione spirituale.
Sri Krishna, la Persona Suprema, è l’aspetto totale della Verità Assoluta, perciò l’uomo che si sottomette a Krishna ha raggiunto il fine di tutti gli yoga.
La via che ha scelto, il bhakti-yoga, è la via suprema, la più diretta perché le altre conducono prima alla realizzazione del Brahman impersonale e poi a quella del Paramatma localizzato e solo alla fine, dopo innumerevoli vite, a quella di Bhagavan.

Grazie,

Andrea

(fine)

Andrea.m Inserito il - 22/11/2005 : 17:02:47
Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare della filosofia mayavada. (parte 5)

FILOSOFIA PERSONALISTA ED IMPERSONALISTA A CONFRONTO

Gli spiritualisti si possono dividere in 2 gruppi: gli impersonalisti ed i personalisti.
Mentre i primi preferiscono meditare sul Brahman impersonale, i secondi si impegnano direttamente nel servizio trascendentale al Signore Supremo.
Di queste due vie, la più perfetta è considerata la seconda e cioè il servizio di devozione.

La Bhagavad Gita lo conferma: “Coloro che fissano la mente sulla Mia forma personale e sono sempre impegnati nell’adorarMi con un’ardente fede spirituale, sono considerati da Me i più perfetti”. (B.G. 12.2)

Se si aspira veramente vivere in compagnia del Signore Supremo, è il servizio di devozione che si deve adottare.
Per quanto riguarda i mayavadi, essi percepiscono il Signore in due modi differenti: alcuni adorano il Signore nella Sua forma universale onnipresente, la visva-rupa, mentre altri meditano nella Sua forma non manifestata. Le teorie del panteismo e del monismo corrispondono rispettivamente a questa concezione grossolana e sottile del Supremo, ma sono entrambe rifiutate dai puri devoti.

I non devoti impersonalisti percepiscono il Signore sotto diverse forme materiali allo scopo di fondersi nel brahmajyoti impersonale, mentre i puri devoti adorano Dio fin dall’inizio, e la loro adorazione è eterna, quella degli impersonalisti finisce quando essi hanno ottenuto la liberazione e si fondono nel brahmajyoti.
La personalità di Dio è un fatto stabilito da tutte le scritture rivelate, ma purtroppo gli uomini empi non credono in Dio e anzi, vogliono egli stessi prendere il posto di Dio. Questa tendenza al male porterà infine l’anima condizionata a voler diventare tutt’uno con Dio fondendosi in lui.
A causa di questa mentalità demoniaca, anche il più grande degli empiristi, che cerca di raggiungere la stessa posizione del Signore Supremo mediante la speculazione filosofica, non può diventare un paramahamsa.
Soltanto colui che segue rigidamente la pratica del Bhakti-yoga può raggiungere questo stadio di elevazione.
E il bhakti-yoga comincia quando si è fermamente convinti che soltanto la pratica del servizio di devozione offerto al Signore ci permetterà di raggiungere il più alto livello di perfezione.

Per quanto abile sia un empirista a presentare la sua tesi filosofica, questa non sarà mai perfetta perché la mente di colui che l’ha concepita è in se stessa imperfetta.
Questi filosofi profani dotati di una mente imperfetta si oppongono sempre gli uni agli altri, perché in questo mondo nessuno è considerato un filosofo se non presenta la propria teoria.
Tuttavia l’uomo intelligente non riconosce nessuna autorità in questi adepti del pensiero speculativo, per quanto illustri siano, ma porta la sua attenzione verso i maestri delle linee discipliche che risalgono a Dio stesso.

Se si vuole diventare un compagno del Signore Supremo, si deve sempre ricordare di essere differenti dall’energia materiale con la quale non abbiamo niente in comune; dobbiamo realizzare la nostra identità di puro spirito, e cioè brahman. Ma non basta PENSARE di essere brahman, bisogna anche AGIRE come brahman.
Chi si limita a pensare di essere brahman è un impersonalista, invece chi agisce come brahman è un puro devoto: la rinuncia dell’impersonalista non è completa.

Si può rinunciare a qualcosa solo nella consapevolezza che tutto appartiene a Dio e che niente ci appartiene.
Dunque come si può rinunciare a quello che non ci appartiene?
Poiché tutto appartiene a Krishna, tutto va usato al servizio di Krishna.

Srila Rupa Gosvami lo conferma: “La rinuncia di chi desidera raggiungere la liberazione liberandosi di cose che, anche se materiali, sono legate a Dio, la Persona Suprema, è una rinuncia incompleta”.

La ricerca del sapere e la pratica dello yoga mistico producono una certa purificazione del cuore, ma il loro effetto è come quello dei prodotti chimici su una piccola quantità di acqua stagnante.
Grazie a questo trattamento le impurità si depositano e l'acqua resterà limpida per un certo tempo, ma alla minima agitazione diventerà di nuovo torbida.

È necessario sapere che il servizio di devozione offerto al Signore è l’unica via che permette di purificare veramente il cuore.
Gli altri metodi possono rivelarsi efficaci solo temporaneamente, per questo rimane sempre il rischio che il “fango” risalga alla minima agitazione della mente.

Servire il Signore con devozione applicandosi soprattutto ad ascoltare lo Srimad Bhagavatam in modo costante e sistematico è la via migliore, raccomandata per liberarsi dalla presa dell’illusione.

Gli impersonalisti affermano che bisognerebbe eliminare il desiderio, altri affermano che il desiderio in se' deve essere eliminato.
Ma ciò si rivela impossibile perché nessuno può eliminare il desiderio, che rappresenta il sintomo della vita.
La perfezione del desiderio consiste dunque nel voler servire il Signore.
Di conseguenza, diventare tutt’uno con il Signore consiste nell'uniformare i nostri desideri ai suoi: questa è la perfezione del desiderio.


Grazie,

Andrea m.

(continua)
Andrea.m Inserito il - 17/11/2005 : 23:32:48
Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare della filosofia mayavada. (parte 4)


LA FORMA UNIVERSALE

Le persone di minore intelligenza e di scarsa conoscenza, non riescono ad accettare che Dio appaia in una forma umana per opera della Sua inconcepibile potenza.
Filosofi e scienziati materialisti hanno la tendenza a venerare i fenomeni esterni della manifestazione materiale, più che il principio noumenico dell’esistenza spirituale. E poiché non sono in grado di accettare l’aspetto personale del Signore Supremo, il Signore stesso manifesta per loro l’aspetto "virat" della Sua forma trascendentale.

Ogni forma di questo mondo è parte integrante della gigantesca forma universale: si imparerà così a mostrare rispetto verso ogni cosa, perché ogni cosa è parte infinitesimale del Supremo.
Il vero scopo dell’esistenza è quello di stabilire un contatto con Dio e impegnarsi nel Suo servizio, ma agli impersonalisti incapaci di offrire un servizio d’amore al Signore, viene consigliato di meditare sull’aspetto impersonale, e cioè la forma universale.
Questa meditazione permette ai neofiti meno intelligenti di qualificarsi gradualmente, fino a ristabilire la propria relazione col Signore.

Il neofita trova difficoltà a comprendere Krishna: per lui la forma deve essere necessariamente materiale, qualcosa di questo mondo.
Perciò all’inizio gli si deve dare un immagine differente dell’Assoluto in persona, su cui concentrare la mente.

Così le energie del Signore e il Signore in persona sono simultaneamente differenti e non differenti, e gli impersonalisti cercano d sfruttare questo punto di vista sostenendo che il maha tattva non è differente dal Signore, ma questa teoria non può essere accettata, perché le sacre scritture confermano che Krishna è la causa del maha tattva e che quindi esisteva ancor prima di esso.
Il maha tattva non può essere considerato la causa ultima, perché in base alle scritture la causa ultima è Krishna, e la forma universale è solo una Sua emanazione.

Questi filosofi empirici elaborano su Krishna ogni tipo di teoria e Lo considerano meno importante della forma universale: secondo loro la forma personale di Krishna è immaginaria. Ma la verità è che per conoscere Dio c’è una strada assoluta, cioè ricevere la conoscenza trascendentale da un maestro qualificato.

Il neofita impersonalista ha la possibilità di vedere il Signore in ogni cosa attraverso la filosofia panteista. Al suo livello più alto, il panteismo proibisce allo studente ogni concezione impersonale della Verità Assoluta, ma estende la sua concezione al campo dell’energia materiale. Così questa forma di realizzazione, che consiste nel percepire ovunque la presenza dell’onnipotente, educa in qualche modo la mente al concetto di devozione, e senza questa sfumatura di devozione, non sarebbe possibile nessun avanzamento.

La mentalità devozionale generata dalla visione panteistica sboccia in seguito nel servizio di devozione, ed è questo l’unico beneficio che ottiene l’impersonalista.

L’impersonalista sostiene che è inutile adorare il Signore poiché tutto non è altro che il Signore stesso. Invece il personalista offre la sua adorazione a Dio con un profondo sentimento di gratitudine, usando gli elementi che provengono dal corpo del Signore.
Il Signore è adorato con gli elementi che provengono dal Suo corpo, e il devoto, lui stesso frammento della Sua Persona, riceverà così i frutti del servizio di devozione che ha offerto al Signore. Mentre l’impersonalista crede di essere lui stesso il Signore, il personalista adora Dio poiché sa bene che niente è differente dalla Sua Persona. Sapendo che tutto appartiene a Krishna e che nessuno può pretendere di possedere qualcosa, il devoto è attento ad impegnare tutto nel servizio di devozione.

Una delle caratteristiche che bisogna avere per sviluppare l’amore trascendentale per Dio, è l’assenza di paura. Gli impersonalisti hanno paura di possedere un’individualità propria anche dopo la liberazione dalla materia. L’idea di essere ancora degli individui nel mondo spirituale li pone di fronte ad una prospettiva così sconvolgente che preferiscono identificarsi col Brahman impersonale.

I filosofi affermano che l’attività interessata è la causa di ogni sofferenza e felicità, e se anche esistesse un autorità superiore, un Dio, anch'Esso sarebbe legato all’attività interessata, poiché accorderebbero i risultati secondo le attività compiute.
E poiché l’azione non è indipendente dalla persona che li compie, la persona stessa sarebbe la causa della propria felicità o infelicità.

Gli atei e i materialisti, come i seguaci della filosofia sankhya, concludono che la natura materiale è la causa di tutte le cause. Secondo loro la combinazione degli elementi materiali è la causa della felicità e della sofferenza materiali, e la distinzione dalla materia è la causa della liberazione da ogni sofferenza materiale
La filosofia mayavada cerca di affermare che il Signore subisce la contaminazione di un corpo materiale quando Si manifesta in questo mondo sotto diverse forme.
Secondo questi mayavadi l’anima spirituale è detta jiva quando è coperta dall’ignoranza, e quando si libera da questa contaminazione si fonde nel brahmajyoti.
Ma la verità è che il Signore rimane sempre libero da ogni contaminazione materiale, questo e' ciò che Lo distingue dagli esseri comuni. Mentre l’essere individuale, anche dopo la liberazione, mantiene la particolare tendenza ad essere contaminato dalla materia.

Queste aride argomentazioni dei mayavadi, potranno dare solamente un’immagine deformata della realtà, e il Signore si allontanerà sempre di più dalla nostra comprensione. Tuttavia, poiché gli aridi pensatori seguono alcuni principi di austerità e di penitenza, riescono ad ottenere in una certa misura la conoscenza dell’aspetto impersonale del Signore, ma non hanno la possibilità di comprendere la forma personale di Govinda.


Grazie,

Andrea.m

(continua)
Andrea.m Inserito il - 16/11/2005 : 23:39:15
Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare della filosofia mayavada. (parte 3)


DESTINAZIONE ULTIMA DEGLI IMPERSONALISTI E DESCRIZIONE DEL BRAHMAJYOTI

La destinazione ultima degli impersonalisti è il brahmajyoti del mondo spirituale.
Rifiutando ogni contatto con il Signore, non ottengono un corpo spirituale adatto a compiere attività spirituali, ma rimangono semplici scintille spirituali fuse nell’abbagliante radiosità che emana dal corpo del Signore.
I devoti invece, raggiungono i pianeti Vaikunta e ottengono una forma spirituale con cui possono continuare la pratica attiva del servizio d’amore trascendentale offerto al Signore.

I Jnani però, per raggiungere il bramajyoti, devono lasciare il corpo in un momento ben preciso, a questo proposito la
Bhagavad-Gita chiarisce:

“Coloro che conoscono il Brahman Supremo raggiungono quel Supremo lasciando il mondo in un momento propizio, alla luce del giorno e sotto l’influsso del dio del fuoco, durante i quindici giorni di luna crescente e i sei mesi in cui il sole passa a settentrione”. (B.G. 8.23)

Viceversa: “Lo yogi che lascia questo mondo nella notte, nel fumo, durante i quindici giorni di luna calante o nei sei mesi in cui il sole passa a meridione, raggiunge l’astro lunare, ma dovrà ancora tornare quaggiù”. (B.G. 8.24)

Questo è ciò che accade all’impersonalista che lascia il mondo in un momento sbagliato.
Il devoto del Signore invece non deve preoccuparsi minimamente delle vie che l’anima può prendere al momento della morte: che questa partenza avvenga per scelta o per caso, il devoto non deve preoccuparsi per non avere ansietà inutili. Egli deve solamente cantare Hare Krishna e stabilirsi con fermezza nella coscienza di Krishna.
Il suo cammino verso il mondo spirituale è sicuro, diretto e tranquillo.

Spieghiamo adesso che cosa è il brahmajyoti: innanzitutto la parola Brahman significa spirituale. Il Signore è spirituale come lo è la radiosità che emana dal Suo corpo trascendentale, il brahmajyoti.
Tutto quello che esiste si trova in questo brahmajyoti, e anche la materia è della stessa sostanza, soltanto che è coperta dall’illusione.

Quando è avvolto dal velo di maya, l’Assoluto prende il nome d materia: essa però ritrova la sua qualità spirituale quando viene nuovamente messa al servizio della Verità Assoluta.

Sri Krishna è la base del Brahman impersonale: il brahmajyoti non può dunque esistere da solo, indipendentemente dal Signore. Il brahmajyoti è onnipresente e rende possibile la creazione dell’universo intero con la sua energia potenziale.
Di conseguenza secondo gli inni vedici, tutto è mantenuto da esso.
Ma il brahmajyoti ha il suo fondamento nel Signore, percio' Krishna è la causa suprema della creazione.

In conclusione il Brahman impersonale, che ha una natura distinta dalla varietà materiale, è un aspetto dell’assoluto, proprio come la luce è in rapporto al suo opposto, l’oscurità. Tuttavia, coloro che si avvicinano alla luce possono vedere che essa si manifesta sotto diversi aspetti; similmente, lo stadio ultimo della realizzazione della luce del brahman consiste nel conoscere la fonte di questa luce, cioè l’Assoluta Persona Divina. Di conseguenza l’approccio diretto col Signore Supremo include la realizzazione del brahman impersonale, che è concepito in un primo tempo per opposizione al carattere imperfetto dell’esistenza materiale.

Infatti, poiché nella materia si incontrano differenti forme di sofferenza, la prima realizzazione del brahman corrisponde alla negazione di queste imperfezioni materiali.
Da queste considerazioni, è facile capire che la più alta perfezione della realizzazione spirituale non consiste nel fondersi nell’esistenza del brahman impersonale, ma è servire Krishna con il servizio di devozione, ascoltando la descrizione delle sue qualità trascendentali da una persona qualificata.

Grazie,

Andrea.m

(continua)
Andrea.m Inserito il - 12/11/2005 : 19:27:24
Hare Krishna a tutti, continuiamo a parlare della filosofia mayavada. (parte 2)

IL SANKHYA-YOGA:

Il termine "filosofia" significa "ricerca che mira a conoscere la vera natura dell’essere": senza questa realizzazione finale, la filosofia si riduce a una serie di speculazioni mentali astratte e aride che fanno sprecare tempo ed energia.
Il sankhya-yoga è il sentiero di coloro che amano la speculazione intellettuale e cercano di comprendere le cose mediante la filosofia e la scienza sperimentale.

Lo scopo dello studio analitico del mondo materiale è scoprire l’anima, sorgente della vita. Così il vero studente della filosofia sankhya trova la radice del mondo materiale, Vishnu, quindi in perfetta conoscenza si impegna nel servizio di devozione al Signore.
Il vero scopo della ricerca filosofica e' percio' conoscere il fine ultimo dell’esistenza, la realizzazione spirituale.

La conclusione del sankhya-yoga è che l’essere individuale non appartiene al mondo materiale, ma al tutto spirituale supremo. L’anima spirituale non ha niente in comune con il mondo materiale, quindi deve agire in relazione al Signore, Krishna.
Quando agisce in questo modo, ritrova la sua naturale posizione originale ed eterna.

La via della speculazione filosofica è indiretta, ma se percorsa con sincerità, anch’essa porta (dopo molte vite) alla coscienza di Krishna. La via diretta invece consiste nel vedere tutto fin dall’inizio in relazione a Krishna. E delle due, la coscienza di Krishna è la migliore perché è semplice e sublime allo stesso tempo. È purificatrice in se' stessa.

Per i filosofi, la strada della realizzazione spirituale è molto difficile, infatti Krishna dice: “Per coloro la cui mente è attratta dal non manifestato, dall’aspetto impersonale del Supremo, l’avanzamento è pieno di difficoltà. Progredire in questa via è sempre difficile per gli esseri incarnati”. (B.G. 12.5)

Coloro che intraprendono la via dell’impersonalismo incontrano numerosi ostacoli, infatti per comprendere l’aspetto non manifestato dell’assoluto devono studiare non solo le Upanisad e altri testi vedici imparando la lingua sanscrita, ma devono anche percepire ciò che non è percepibile, e infine assimilare e realizzare perfettamente tutto questo studio.
Inoltre devono mantenere il celibato per tutta la vita.

Invece il devoto impegnato nel servizio a Krishna non ha difficoltà a realizzare Dio seguendo le istruzioni del maestro spirituale e degli acarya.

È evidente che l’impersonalista prende inutilmente una strada difficile, rischiando anche di non arrivare mai alla destinazione finale, mentre il personalista, senza alcun rischio, senza difficoltà e senza fatica, giunge direttamente alla Persona Suprema.

Inoltre, la liberazione impersonale a cui mirano i jnani non è la vera liberazione, infatti la vera liberazione non è sintomo di inazione, ma consiste nello stabilirsi nel vero servizio d’amore offerto al Signore.


Grazie,

Andrea.m

(continua)

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