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 IL FONDATORE - LIBRI E LEZIONI DI SRILA PRABHUPADA
 LEZIONI SULLA BHAGAVAD GITA (in Italiano)
 Bhagavad-gita cosi' com'e' Capitolo 6 Versi 4-12

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Sangita Dasi Inserito il - 25/12/2025 : 17:09:51
LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
Tenuta a New York, il 5 Settembre 1966

DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E'
CAPITOLO 6

VERSO 4

yada hi nendriyarthesu
na karmasv anusajjate
sarva-sankalpa-sannyasi
yogarudhas tadocyate

"Si dice che una persona è avanzata nello yoga quando, avendo rinunciato a ogni desiderio materiale, non agisce per la gratificazione dei sensi né s'impegna in attività interessate".

VERSO 5

uddhared atmanatmanam
natmanam avasadayet
atmaiva hy atmano bandhur
atmaiva ripur atmanah

"L'uomo deve usare la propria mente per elevarsi, non per degradarsi. La mente può essere amica dell'anima condizionata, come può esserle nemica".

Questi due versi, che abbiamo discusso l'altro giorno, spiegano che dobbiamo elevarci allo standard spirituale. Devo elevarmi al livello spirituale, quindi posso essere il mio amico o il mio nemico. Questa è l'opportunità. C'è un verso molto bello di Canakya Pandita,

na kascit kasyacin mitram
na kascit kasyacid ripuh
vyavaharena jayante
mitrani ripavas tatha

"Nessuno nasce nemico, nessuno nasce amico. Ma è solo il comportamento che permette di capire chi è amico e chi è nemico".

Proprio come ho simili rapporto nelle normali faccende quotidiane, allo stesso modo ho un rapporto con me stesso. Se mi comporto con me stesso in modo favorevole, allora sono mio amico; e se mi comporto con me stesso in modo ostile... Quindi, cos'è questa amicizia e ostilità? L'amicizia con me stesso consiste nel fatto di pensare che sono un'anima e che, in qualche modo, sono entrato in contatto con la natura materiale; per cui devo liberarmi dal groviglio materiale e, se agisco in tal modo, allora sono mio amico. Ma se, anche dopo aver ottenuto una tale opportunità, non agisco in tal modo, allora sono mio nemico. Perciò, atmaiva hy atmano bandhur atmaiva atmano ripuh (nessuno nasce nemico, nessuno nasce amico, solo il comportamento permette di capire chi è amico e chi è nemico). Quindi posso essere l'amico o il nemico di me stesso.

VERSO 6

bandhur atmatmanas tasya
yenatmaivatmana jitah
anatmanas tu satrutve
vartetatmaiva satruvat

"Per colui che ha conquistato la mente, la mente è la migliore amica; ma per colui che fallisce nell'intento, la mente diventa la peggiore nemica".

Allora, come posso diventare mio amico? Ciò è spiegato in questo verso: bandhur atma atmanas tasya. Atma significa mente, atma significa corpo e atma significa anima. Come già spiegato, significa queste tre cose. Quando si parla di atma, o il sé, vi sono diverse concezioni. Poiché da sempre ho una concezione corporea, quando dico "il mio sé", penso al mio corpo. Quando trascendo la concezione corporea della vita, allora penso "io sono la mente". Ma in realtà, quando sono nella vera piattaforma spirituale, allora il mio sé significa "io sono puro spirito". Quindi, secondo il livello di elevazione, la mia concezione del sé è diversa. Per quanto riguarda il dizionario Nirukta, il corpo, la mente e l'anima spirituale sono chiamati il "sé". Qui è detto, bandhur atma atmanas tasya (per chi ha conquistato la mente, la mente è la migliore amica), e qui la parola 'atma' si riferisce alla mente. La mente può essere la nostra amica o la nostra peggiore nemica, quindi dobbiamo allenare la mente. Anatmanas tu satrutve vartetatmaiva satruvat (Bg.6.6), ma per chi non ha conoscenza del sé spirituale, allora la sua mente agisce come un nemico.

Chi ha la concezione di questo corpo come "il mio sé", la mente è il suo nemico; e chi ha la concezione del sé spirituale, la mente è il suo amico. Quindi la mente non ha nulla a che fare, è semplicemente necessario allenarla. E come si allena la mente? Attraverso le buone compagnie. La buona associazione allena la nostra mente. Sangat sanjayate kamah (Bg 2.62): "Contemplando gli oggetti dei sensi l'uomo sviluppa attaccamento per essi; dall'attaccamento si sviluppa la cupidigia e dalla cupidigia nasce la collera". Kama significa desiderio, e il desiderio è la funzione della mente. E, sangat sanjayate kamah, secondo l'associazione, la mia mente desidera. Quindi dobbiamo avere buone compagnie se si desidera che la mente sia nostra amica. Se vogliamo avere una mente amica, allora si deve cercare l'associazione di un sadhu. Tasmat satsu sajyeta buddhiman. Buddhiman significa "persona intelligente". La persona intelligente deve associarsi con persone 'satsu', o coloro che cercano la realizzazione del sé spirituale. Quindi, sat e asat.

'Asat' significa coloro che cercano le cose temporanee. La materia è temporanea, il mio corpo è temporaneo, quindi se semplicemente m'impegno per il piacere fisico e la gratificazione dei sensi, mi sto impegnando in cose temporanee, asat; ma se m'impegno per la realizzazione spirituale, allora mi sto impegnando in sat, ciò che è permanente. Tasmat satsu sajjeta buddhiman (SB 11.26.26): "Una persona intelligente dovrebbe rifiutare ogni cattiva compagnia e scegliere invece la compagnia dei devoti santi". Chi è intelligente dovrebbe associarsi con persone che cercano di elevarsi alla realizzazione spirituale. Questo si chiama sat-sanga, la buona associazione. E qual è il risultato di una buona associazione? Se otteniamo una buona associazione, allora 'santah chindanti' (SB 11.26.26): Significa che le persone sante (santah) possono recidere (chindandi) i nostri attaccamenti al mondo materiale con le loro parole. Possono tagliare i ponti con la materia. Proprio come Krishna che parla ad Arjuna: per recidere l'attaccamento al cosiddetto affetto materiale che ostacola il progresso nel suo dovere.

Perciò Krishna presenta la Bhagavad-gita per tagliare i ponti con la materia. Santa eva hi chindanti uktibhih. Uktibhih significa "con le loro parole" e chindanti significa "tagliare". Per tagliare qualcosa si ha bisogno di uno strumento affilato, quindi per tagliare l'attaccamento alla propria mente occorrono parole affilate, ukti. Ukti significa "argomenti taglienti". Quando una persona taglia qualcosa, non c'è pietà; similmente quando un sadhu, o santo, parla al suo studente non mostra alcuna clemenza, ma dice la verità affinché la mente possa essere liberata dall'attaccamento non reale. Krishna Si rivolge prima ad Arjuna dicendo, asocyan anvasocas tvam prajna-vadams ca bhasase (Bg. 2.11): "Parli come un uomo molto colto, ma sei il primo degli sciocchi". Vedete che parole forti? Quindi, in definitiva, se vogliamo distaccarci da questo mondo materiale, dobbiamo essere pronti ad accettare le parole taglienti del maestro spirituale. Perciò, 'santa eva hi chindanti uktibhih' (SB 11.26.26). Uktibhih, non si deve scendere a compromessi: "Oh, non dire parole così forti". Ma questo è necessario, è richiesto. Così, bandhur atmatmanas, chi ha conquistato la mente, e anatmanas tu satrutve, chi ha fallito nel controllare la mente (Bg. 6.6).

Atmana e anatmana. Anatmana significa colui che non controlla la mente, che non ha realizzato se stesso, ciò che è. In genere si ha una concezione corporea della vita; ma chi è intelligente e frequenta persone sante, può capire che "io non sono questo corpo". La concezione materiale della vita è dunque condannata in molti punti. Yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke sva-dhih kalatradisu bhauma ijya-dhih yat-tirtha-buddhih salile (SB 10.84.13): Chi ha una concezione corporea del proprio sé, s'identifica come il corpo inerte composto di tre elementi, pensa che la terra in cui è nato o i parenti collegati al corpo "siano tutto"; e allora non è migliore dell'asino e della mucca. È così spiegato. Perciò si deve avere una buona associazione, studiare buoni libri come la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam e realizzare se stessi. Altrimenti, la mente rimarrà sempre un nemico. Poiché il nemico è sempre pronto a fare del male, così la mente mi trascinerà verso ciò che mi farà intrappolare sempre più in questa misera vita materiale. Manah sasthanindriyani prakriti-sthani karsati (Bg. 15.7) [Gli esseri viventi, Miei frammenti eterni, lottano duramente con i sei sensi, tra cui la mente]. Dovremmo quindi rendere la mente nostra amica. Così Krishna procede gradualmente nel spiegare ad Arjuna come sia possibile rendere amica la propria mente.

VERSO 7

jitatmanah prasantasya
paramatma samahitah
sitosna-sukha-duhkhesu
tatha manapamanayoh

"Chi ha conquistato la mente, e ottenuto così la pace, ha già raggiunto l'Anima Suprema. Per lui, la gioia e il dolore, il freddo e il caldo, l'onore e il disonore sono uguali".

VERSO 8

jnana-vijnana-triptatma
kuta-stho vijitendriyah
yukta ity ucyate yogi
sama-lostrasma-kancanah

"Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è situata nella Trascendenza e possiede il controllo di sé. Vede ogni cosa la zolla di terra, il sasso e l'oro con occhio equanime".

Ora, allenando la mente, jitatmana, è possibile conquistarla. Jitatmanah prasantasya—prasanta significa che si è raggiunto l'equilibrio, perché la mente trascina sempre in cose non permanenti. Harav abhaktasya kuto mahad-guna manorathenasati dhavato bahih (SB 5.18.12): "La persona priva di devozione e impegnata in attività materiali non possiede alcuna qualità. Anche se è esperta nella pratica yoga o nel mantenere onestamente famiglia e parenti, in realtà è solo guidata dalle proprie speculazioni mentali e si dedica al servizio dell'energia esterna del Signore". Manorathena asati, trascinata, in questo mondo materiale temporaneo, dalla speculazione mentale o "dal carro della mente". Finché siamo seduti sul carro di una mente non addestrata, senza freni, la mente ci trascinerà verso cose che non sono permanenti. Il mio intero essere è permanente, eterno, ma in un modo o nell'altro ho sviluppato attaccamento per le cose non permanenti; perciò devo uscire da questo groviglio. Ma se la mente non è allenata, allora il suo compito sarà quello di trascinarmi verso cose non permanenti, harav abhaktasya kuto mahad-gunah.

Tuttavia, come ho già detto, la mente può essere addestrata molto facilmente se si stabilisce nella sua fortezza un grande guerriero: Krishna. Se una fortezza è difesa da un grande generale, il nemico non avrà possibilità di penetrarvi; allo stesso modo, se stabiliamo Krishna nella fortezza della nostra mente, non ci sarà alcuna possibilità che il nemico vi penetri. Sa vai manah krishna-padaravindayoh (SB 9.4.18). [Maharaja Ambarisha impegnava sempre la mente a meditare sui piedi di loto di Krishna]. L'abbiamo già spiegato. E se ciò non accade, allora, harav abhaktasya kuto mahad-gunah (SB 5.18.12). 'Mahad-gunad' significa acquisizioni materiali—istruzione, ricchezza o altre qualifiche materiali. Questo non mi aiuterà a controllare la mente. Non è possibile. L'unica cosa è che, se stabilisco nella mia mente Krishna, o Dio, la coscienza di Krishna, allora la mente sarà conquistata molto facilmente. Quindi, jitatmanah prasantasya (Bg. 6.7). 'Prasanta' significa colui che ha cessato di desiderare il piacere materiale. Yamunacharya dice (Stotra-ratna 46), bhavantam evanucaran nirantaram prasanta-nihsesa-mano-rathantaram: "ServirTi costantemente ci libera da tutti i desideri materiali e ci rende completamente pacificati. Quando potrò impegnarmi come Tuo eterno servitore e sentirmi sempre gioioso di avere un padrone così degno?"

Perciò il devoto prega il Signore, bhavantam evanucaran nirantaram: "Quando potrò agire ventiquattro ore al giorno al Tuo servizio, o quando potrò pensare a Te al cento per cento?" E prasanta-nihsesa-mano-rathantaram. 'Mano-rathantaram' significa che la mente mi trascina in così tante immaginazioni, tanti progetti da fare, tante pianificazioni—questo è detto mano-rathantaram. Proprio come viaggio su un carro o su una macchina e vado in diversi posti, così per la mente è la stessa cosa. Com'è spiegato nella Bhagavad-gita (18.61): "Il Signore Supremo è situato nel cuore di ognuno e dirige l'errare di tutti gli esseri viventi, che si trovano, ciascuno, come in una macchina, costituita di energia materiale". Viaggiamo dunque in questo modo; ma appena fissiamo la mente ai piedi di loto di Krishna nella coscienza di Krishna, allora essa diventa jitatmanah, o 'conquistata'. E allora ci si libera da tutti gli impegni delle cose non permanenti—prasantasya.

Jitatmanah prasantasya paramatma samahitah. Paramatma significa l'Anima Suprema. Ho più volte ripetuto che il Paramatma è seduto accanto a noi nel nostro cuore. Io, l'anima, la scintilla spirituale atomica, risiedo nel cuore, e, nello stesso minuscolo aspetto, anche il Signore Supremo è accanto a me. Paramatma samahitah, questo è lo yoga (l'unione col Supremo). Così Krishna Si manifesterà gradualmente come Paramatma. Il sistema yoga significa controllare i sensi e concentrare la mente sul Paramatma attraverso la meditazione. Questo è l'intero sistema yoga. Perciò qui è detto 'paramatma samahitah', "completamente assorto nel Paramatma". Prasanta significa cessare tutte le attività non permanenti; e jitatmanah significa chi ha conquistato i sensi. Perciò, jjitatmanah prasantasya paramatma samahitah sitosna-sukha-duhkhesu tatha manapamanayoh (Bg. 6.7): "Chi ha conquistato la mente, e ottenuto così la pace, ha già raggiunto l'Anima Suprema. Per lui, la gioia e il dolore, il freddo e il caldo, l'onore e il disonore sono la stessa cosa."

Pertanto, sitosna-sukha, la dualità. In questo mondo materiale c'è la dualità. Proprio come ora siamo nella stagione estiva e poi di nuovo avremo la stagione invernale e le nevicate. Sita usna—'sita' è la stagione invernale e 'usna' è la stagione estiva. Sitosna-sukha-duhkhesu, allo stesso modo gioia e dolore, felicità e angoscia; e tatha manapamanayoh, onore e disonore. Perché in questo mondo, il mondo duale, della dualità, tutto deve essere compreso secondo la dualità. Non possiamo capire cos'è l'onore se non c'è il disonore. Se non sono insultato, non posso capire cosa sia l'onore, manapamanayoh. Allo stesso modo, non posso capire cos'è la gioia se non ho provato il dolore; oppure non posso capire cos'è il dolore se non ho provato la gioia; e non posso capire cos'è il freddo se non ho provato il caldo. Questo mondo è fatto di dualità e quindi bisogna trascendere. Finché ci sarà questo corpo, la sensazione di dualità continuerà. Ora, poiché sto cercando di uscire dalla concezione corporea di vita, dovrò esercitarmi a tollerare queste dualità.

Come nel secondo capitolo della Bhagavad-gita in cui Krishna ha consigliato Arjuna, matra-sparsas tu kaunteya sitosna-sukha-duhkha-dah (2.14): "O figlio di Kunti, la comparsa non permanente della gioia e del dolore, e la loro scomparsa nel corso de tempo, sono simili all'alternarsi dell'inverno e dell'estate". Questa dualità di angoscia e felicità è dovuta alla pelle. È una malattia della pelle, proprio come il prurito. E anche se c'è prurito, non dovrei arrabbiarmi per questo, dovrei tollerare. Ci sono così tante cose. Oggi giorno le punture di zanzara sono in aumento, quindi non dobbiamo arrabbiarci, non dobbiamo rinunciare al nostro dovere perché le zanzare o le cimici del letto ci pungono. Sono tante le dualità che bisogna tollerare. E se la mia mente è sempre nella coscienza di Krishna, allora la tolleranza a queste dualità può essere praticata facilmente, sitosna-sukha-duhkha-dah. E jnana-vijnana-triptatma kutastho vijitendriyah (Bg. 6.8): "Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita".

Perché sarà in grado di capire e tollerare? Perché, jana-vijana-triptatma [tale conoscenza soddisfa l'anima]. Jnana è la conoscenza teorica, e quella pratica è detta vijnana; proprio come uno studente di scienze che deve studiare la teoria e deve presentarsi sia all'esame teorico sia a quello pratico. Se lo studente di scienze vuole superare l'esame, allora deve praticare. La semplice conoscenza teorica del fatto che una certa quantità di idrogeno e di ossigeno produce l'acqua, non gli sarà d'aiuto. Deve dimostrare praticamente in laboratorio che ossigeno e idrogeno si mescolano per produrre acqua. Ciò è detto jnana-vijnana. Perciò, jnana-vijana-triptatma, non si dovrebbe avere solo conoscenza teorica ma anche conoscenza pratica. Se semplicemente discuto il fatto che "io non sono il corpo", ma poi faccio ogni tipo di sciocchezze con questo corpo... Ci sono tante società che discutono molto seriamente sulla filosofia Vedanta, ma poi fumano, bevono vino e si godono la vita. Vedete?

Così questo tipo di jnana, o conoscenza, non è necessaria. Capite? [ride] Perciò jnana-vijana: si deve avere una conoscenza perfetta che deve essere dimostrata in campo pratico. Sì. E ciò significa che chi ha veramente percepito che "io non sono il corpo", naturalmente ridurrà le sue necessità corporee al minimo. Questo è pratico. Se ho intenzione di aumentare le richieste del mio corpo, e solo in teoria penso che "io non sono il corpo", questo non è necessario. Poiché, jnana-vijana-triptatma, una persona sarà soddisfatta quando ci saranno conoscenza e scienza fianco a fianco, jnana-vijnana, conoscenza-pratica. E kutastho vijitendriyah, allora ha conquistato i sensi. Come è spiegato nel verso (Bg 6.8): "Si dice che una persona è situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è situata nella Trascendenza e possiede il controllo di sé. Vede ogni cosa la zolla di terra, il sasso e l'oro con occhio equanime".

Così, quando mi trovo in un tale stato pratico di realizzazione spirituale, si deve capire che sono effettivamente situato nello yoga. Non è che frequento una o due volte alla settimana il corso di yoga e rimango lo stesso per tanti anni. No, deve esserci una realizzazione pratica. Che cos'è questa realizzazione? Prasantatma: la mente è calma e tranquilla, non è più agitata dall'attrazione del contesto materiale. Vedete? Quindi Jnana-vijnana... kutastho vijitendriyah (Bg 6.8). La prima qualifica si chiama vijitendriyah, il controllo dei sensi. Progredire nel sistema yoga significa 'yoga indriya-samyamah', poiché tutta la nostra vita è disturbata dai sensi. Vita materiale significa gratificazione dei sensi. Tutto qui. L'essenza della vita materialistica è la gratificazione dei sensi; pertanto, il progresso della scienza materiale significa fornire prodotti per la gratificazione dei sensi. Si producono così tante cose inutilmente, solo per soddisfare i sensi. Questo è il progresso materiale.

Vita materiale significa dunque gratificazione dei sensi; e vita spirituale significa distacco dalla gratificazione dei sensi. Quindi vijitendriyah (controllo dei sensi), yukta ity ucyate yogi sama-lostrasma-kancanah (Bg 6.8). E quando si trova in quella posizione di equilibrio, allora egli, sama-lostrasma-kancanah, vede ogni cosa, i ciottoli di pietra (lostra) e l'oro (kancana) con occhio equanime (sama), per lui sono la stessa cosa. E quindi, suhrin-mitrary-udasina...

VERSO 9

suhrin-mitrary-udasina-
madhyastha-dvesya-bandhusu
sadhusv api ca papesu
sama-buddhir visisyate

"Si dice che una persona è più elevata ancora quando vede tutti l'onesto benefattore, l'amico e il nemico, l'invidioso, il virtuoso, il peccatore, l'indifferente e l'imparziale con mente equanime".

In questo mondo abbiamo le nostre relazioni, e diciamo: "Lui è mio amico". Suhrit e mitra, ci sono due tipi di amici. Suhrit significa il migliore amico. In realtà, chi desidera sempre il nostro benessere è chiamato suhrit. E quindi abbiamo buona volontà e amici comuni. Suhrit mitra udasina. Udasina significa neutrale, né amico né nemico. Abbiamo relazioni in questo mondo: qualcuno è il mio migliore benefattore, qualcuno è mio amico, qualcuno non è né amico né nemico, e qualcuno, madhyastha, è un mediatore e fa davvero del bene. E Così penso: "Oh, ecco un bravo gentiluomo, una persona santa", oppure, "Oh, ecco un peccatore". In tal modo, secondo i miei calcoli, qualcuno è mio amico, è mio nemico, è neutrale, è una persona santa o un peccatore. Ma quando sono sulla piattaforma della trascendenza, yoga-yukta, allora tali distinzioni—amico, nemico, sadhu, santo e peccatore—non esisteranno più. Panditah sama-darsinah (Bg. 5.18): "Coloro che sono saggi vedono con occhio equanime". Panditah: quando uno diventa veramente colto, non vede alcun nemico o amico perché nessuno è nemico, nessuno è amico, nessuno è mio figlio, nessuno è mia madre ... Siamo tutti entità viventi diverse.

Stiamo solo recitando sul palcoscenico nelle vesti di padre, madre, moglie, figli, amici e nemici. Proprio come in una commedia creiamo dei personaggi da interpretare; ma fuori dal palcoscenico siamo tutti amici. Sul palco dico: "Sei un nemico e ti ucciderò". E tante altre cose. Ma fuori dal palco, siamo tutti amici. Allo stesso modo, in questo mondo materiale, con questo vestito di corpo materiale, stiamo recitando sul palcoscenico di questo mondo come nemico, amico, padre, madre e figlio. In realtà non posso generare alcun figlio, non è possibile; ma genero solo un corpo. Vedete? L'essere vivente non è in mio potere. Semplicemente attraverso il rapporto sessuale con mia moglie non posso generare, finché l'essere vivente non è posto in quell'emulsione di due secrezioni. Questo è quanto si legge nello Srimad-Bhagavatam. Così è solo uno spettacolo teatrale. In realtà, quando si è situati nella giusta conoscenza, per chi è effettivamente uno yogi, per lui questa distinzione scompare del tutto.

[dal VERSO 10]

Yogi yunjita satatam
atmanam rahasi sthitah

"Un trascendentalista dovrebbe sempre cercare di concentrare la propria mente sul Sé Supremo".

Questo è l'inizio del sistema yoga, di come si dovrebbe praticare lo yoga. E dalla descrizione della Bhagavad-gita capirete che cos'è il sistema yoga. Nella vostra città, New York, lo yoga è molto popolare, tutti praticano lo yoga, ci sono tante scuole di yoga, ma basta capire dalla Bhagavad-gita che cos'è il sistema yoga. Il primo insegnamento è 'yogi yunjita satatam atmanam rahasi sthitah': L'attività dello yogi consiste nel rimanere sempre da solo in un luogo appartato. Lo yoga non può essere praticato in un'assemblea. Proprio come noi siamo qui riuniti in assemblea: voi state facendo yoga, io sto facendo yoga nella classe di yoga, e qualcuno insegna, "Fai così, fai così". Questo non è il sistema yoga, almeno secondo la Bhagavad-gita. Qui si dice chiaramente che 'yogi yunjita satatam atmanam rahasi sthitah': Lo yogi deve essere sempre impegnato a concentrare la sua mente sul Paramatma. E ciò è possibile solo in un luogo appartato, rahasi. Rahasi significa in un luogo solitario. Non è possibile concentrare la mente nel caos di questa società o in una grande città.

Anticamente gli yogi... In India ci sono ancora molti yogi che vanno al Kumbhamela; li abbiamo visti che praticano yoga. Si dice che alcuni di loro abbiano centinaia di anni ma sembrano ragazzi. Vengono raramente, solo quando ci sono speciali raduni che avvengono in particolari luoghi in India. Come ai giorni nostri ci sono vari partiti che tengono conferenze e convegni, allo stesso modo in India ci sono ancora circa trecentomila persone sante, non una o due. E la maggior parte, ma non tutti, s'incontrano ogni dodici anni a Prayaga nella città di Allahabad. E ogni quattro anni in altri luoghi, come Hardwar, Kanchi... Significa che ogni quattro anni in quei raduni si riuniscono molti yogi. Quando non ero sannyasi e vivevo ad Allahabad, dove sono rimasto tredici anni, ho visto questo Kumbha Mela. Anche se ci sono voluti almeno dodici anni, l'ho visto due o tre volte. Questi yogi sono così calmi e tranquilli... Naturalmente, non lo so; ma dicevano, "Questo yogi ha settecento anni, quest'altro trecento, e sembrano ragazzi." [Prayag significa "il luogo di confluenza di fiumi"].

Chi è effettivamente asceso ai principi dello yoga, la sua prima funzione è quella di rimanere da solo. Come è qui raccomandato, yogi yunjita satatam atmanam, non può rimanere in società. Yogi yunjita satatam rahasi sthitah, ekaki. Ekaki significa "solo". O più chiaramente è detto, ekaki yata-cittatma nirasir aparigrahah. Nirasih, non ha l'aspettativa che, "praticando lo yoga, otterrò questo potere". E aparigraha, non prende niente da nessuno. Chi glielo darà? È da solo, ekaki, in un luogo isolato, a volte nella giungla, nella foresta, in montagna. E chi gli darà qualcosa? Non si aspetta niente da nessuno, perché è fermamente convinto, "Sono diventato uno yogi ma non sono solo, il mio Paramatma è sempre con me". Che tipo di yogi è? Anche se rimane apparentemente da solo, sa che "ovunque io vada, il mio amico Paramatma, che siede con me nel mio cuore, è sempre con me, quindi non ho nulla da temere". Yata-cittatma. Perciò, ekaki yata-cittatma nirasir aparigrahah, non accetta nulla da nessuno.

Considerate quanto sia difficile in quest'epoca seguire i princìpi dello yoga. Se si vuole praticare il vero sistema yoga, allora è molto difficile. Siamo seduti qui, con tante signore e signori, è possibile vivere da soli in un luogo isolato in montagna? Fuori dalla città di New York, ci sono tante montagne e foreste. Potete vivere là da soli? Oh, no. Al momento attuale, con il modo moderno della nostra civiltà, con il nostro stile di vita non è possibile. Proprio come io, che sono un sannyasi nell'ordine di rinuncia, eppure sono arrivato in una città come New York, la più grande del mondo, e sono venuto da grandi città come Bombay e Calcutta. La vita è così cambiata che non è possibile in quest'epoca praticare ciò che è chiamato yoga. La prima condizione è che si deve praticare il sistema yoga da soli, non in compagnia di amici o di altri yogi, ekaki yata-cittatma; e non si deve avere alcun desiderio nella mente né si deve voler niente da nessuno, yata-cittatma nirasir aparigrahah. Questa è la prima condizione. E la condizione successiva è,

VERSO 11

sucau dese pratisthapya
sthiram asanam atmanah
naty-ucchritam natinicam
cailajina-kushottaram

"Per praticare lo yoga occorre andare in un luogo appartato e preparare uno strato d'erba kusha sul terreno, poi coprirlo con una pelle di daino e un panno di tessuto soffice. Il seggio non dev'essere né troppo alto né troppo basso e deve trovarsi in un luogo sacro. Lo yogi deve sedersi immobile e praticare lo yoga controllando la mente e i sensi, purificando il cuore e fissando la mente su un unico punto".

Lo yogi deve dunque stabilire un luogo per sedersi, sucau dese; deve essere un luogo molto puro. Significa un luogo come Hardwar. Il nostro giovane amico, il signor Howard, è stato ad Hardwar, ha visto quant'è bello quel luogo. Il fiume Gange scorre in modo piacevole, calmo e tranquillo e gli yogi siedono là a meditare. Questo è il sistema yoga. Vedete? Quindi, sucau dese, in un luogo santificato. Questi luoghi sono stati scelti appositamente, come Hardwar, Kanchi e Prayaga. Da sempre, nell'era vedica, questi luoghi sono stati santificati. Proprio come la Bhagavad-gita, che fu pronunciata sul campo di battaglia di Kurukshetra. Dharma-, la terra della religiosità, dove è stata combattuta anche una guerra. Perché quella guerra non era una ordinaria, ma era una guerra religiosa. Pensate che sul campo di battaglia dove è presente Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, si tratti di una guerra ordinaria? No, non è ordinaria, e si è svolta in un luogo chiamato dharma-kshetra. Perciò, a volte la guerra si svolge anche in termini di religiosità. Questo è prescritto. È richiesto.

Perciò, 'sucau dese', un luogo perfettamente santificato. Sucau dese pratisthapya, deve essere situato in un luogo molto santificato. Sthiram asanam atmanah, l'asana e il luogo per sedere non devono essere cambiati. Si deve praticare lo yoga, o meditazione, nello stesso luogo e sullo stesso asana. Atmanah. E come deve essere scelto questo luogo? Na ati ucchritam, né troppo elevato, né troppo basso. E cailajina-kushottaram: 'caila' significa un panno di cotone sui cui sedere. E una pelle di daino... Sapete perché gli yogi siedono su una pelle di tigre o di daino? Perché stanno in un luogo isolato e ciò ha un effetto fisico-chimico. Se sedete su una pelle di tigre o di daino, i rettili e i serpenti non vi disturberanno. Ci sono tanti effetti medici in così tante cose. Non lo sappiamo, ma Dio ha creato tutto per il nostro uso. Ogni pianta, ogni erba è una medicina, è destinata a qualche particolare malattia, a qualche particolare protezione; ma non lo sappiamo. Perciò, cailajina, non è una moda. Poiché siede in un luogo solitario nella giungla a meditare, possono arrivare serpenti e rettili. E quindi, cailajina-kushottaram, un seggio di erba kusha, o paglia. Queste tre cose sono necessarie: della paglia, una pelle di daino e un'asana di cotone. E il processo successivo è il seguente,

VERSO 12

tatraikagram manah kritva
yata-cittendriya-kriyah
upavisyasane yunjyad
yogam atma-visuddhaye

"Lo yogi deve sedersi immobile e praticare lo yoga controllando la mente e i sensi, purificando il cuore e fissando la mente su un unico punto".

Atma-visuddhaye, purificare il cuore. L'intero processo, il sistema yoga, serve a purificare l'atma. Ricordate sempre che atma significa il corpo, significa la mente e significa l'anima—si deve purificare queste tre cose. Il sistema yoga non è quindi a buon mercato, "Voglio del potere". A volte gli yogi raggiungono un potere meraviglioso, asta-siddhi-yoga, gli otto tipi di perfezione; le perfezione materiali che essi possono raggiungere. Anche se raggiungono un tale potere, i veri yogi non lo esibiscono. Anche se hanno ottenuto poteri meravigliosi, il loro unico scopo è atma-visuddhaye: "Sono contaminato dall'atmosfera materiale e devo purificarmi". Di questo processo di purificazione parleremo la prossima volta. Ma, a tale proposito, posso dire che un così difficile processo per purificare l'atma, può diventare molto facile da realizzare, ceto-darpana-marjanam (Cc. Antya 20.12), cantando Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Perché questo suono, vibrazione sonora trascendentale, non è diverso da Krishna. Krishna è assoluto, il Suo nome non è diverso da Lui. Perciò, se cantiamo il Suo nome con devozione, significa che Krishna è con noi. E quando Krishna è con noi, come si può rimanere impuri? Si diventa puri, perché Egli è il più puro. Questo è l'intero sistema. Ci sono domande? (fine)

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