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 IL FONDATORE - LIBRI E LEZIONI DI SRILA PRABHUPADA
 LEZIONI SULLA BHAGAVAD GITA (in Italiano)
 Bhagavad-gita cosi' com'e' Capitolo 6 Versi 1-4

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Sangita Dasi Inserito il - 07/10/2025 : 17:44:11
LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
Tenuta a New York, il 2 Settembre 1966

DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E'
CAPITOLO 6 VERSI 1-4

Prabhupada: Il sesto capitolo della Bhagavad-gita spiega il processo dello yoga [Sankhya-yoga]. Avete sentito parlare del sistema yoga. Ma questo metodo yoga, prescritto dalla Bhagavad-gita, è in particolar modo destinato alla purificazione. Karma-suddhasya vijitatmanah. Lo scopo e il significato dello yoga è: controllare i sensi e purificare il corso dell'azione. Sri-bhagavan uvaca. Abbiamo già spiegato chi è Bhagavan. Bhagavan è l'ultima parola della Verità assoluta. La Verità assoluta si realizza in tre fasi: come Brahman impersonale, come Paramatma localizzato, o Anima Suprema, e infine come Dio, la Persona Suprema. In definitiva, Bhagavan, o la Suprema Verità Assoluta, è una Persona e, in secondo luogo, è l'Anima Suprema onnipervadente e lo splendore del brahmajyoti. Qui è detto: sri-bhagavan uvaca. Bhagavan significa che Egli è il proprietario supremamente onnipotente di tutto ciò che esiste. È il proprietario di tutto e nessuno può essere più famoso di Lui. È supremamente attraente, possiede la completa conoscenza e la completa rinuncia. È pieno di opulenze e allo stesso tempo possiede la rinuncia totale.

Nel mondo materiale si vedrà che se un uomo è ricco e di grande opulenza, non vi rinuncerà mai. Non vuole rinunciarvi. Ma nella Persona Suprema si troverà tutta l'opulenza al completo e allo stesso tempo anche la rinuncia totale. Queste sono le sei qualità: essere il proprietario di ogni opulenza, essere supremamente famoso, onnipotente, attraente, onnisciente e rinunciato. Ovunque troviate queste sei qualità al completo, troverete Dio, la Persona Suprema. Pertanto qui è detto 'sri-bhagavan uvaca': Dio, la Persona Suprema, sta parlando. E quando parla, lo fa con tutta la Sua conoscenza, che è completa e perfetta. Ma la nostra conoscenza ha moltissimi difetti, commettiamo errori e siamo illusi. A volte diciamo una cosa ma nel cuore ne pensiamo un'altra—ciò significa che inganniamo. E la nostra esperienza è imperfetta perché abbiamo sensi imperfetti. Se mi chiedete: "Swamiji, di cosa stai parlando?", sto semplicemente ripetendo ciò che ha detto Dio, la Persona Suprema. Sto solo ripetendo le Sue stesse parole. Tutto qui. Non crediate che sia io a parlare—sono solo uno strumento. Il vero oratore è la Persona Suprema, che è fuori e dentro. Allora, cosa dice il Signore?

VERSO 1

anasritah karma-phalam
karyam karma karoti yah
sa sannyasi ca yogi ca
na niragnir na cakriyah

"Il Signore Beato disse: Colui che non è attaccato al frutto delle sue azioni e agisce con senso del dovere, è
nell'ordine di rinuncia ed è il vero mistico: non colui che non accende il fuoco e non compie alcuna azione".

Anasritah significa senza alcun riparo, e karma-phalam significa che tutti agiscono aspettandosi un risultato. Qualunque cosa si faccia, oattività si svolga, ci si aspetta un risultato. Qui, Bhagavan, Dio, la Persona Suprema, dice, "Colui che lavora senza la protezione di un risultato", ma se non si aspetta alcun risultato, allora perché lavora? Se chiedo a qualcuno di lavorare, si aspetterà qualcosa, che sia un risultato, una retribuzione, una ricompensa o uno stipendio. Questo è il modo in cui si lavora. Eppure Krishna prescrive, anasritah karma-phalam: "Si deve agire senza alcuna aspettativa di risultato o ricompensa..." Allora, perché agisce? Karyam, agisce per dovere; non per ottenere un risultato, ma per dovere. "Ho il dovere di farlo." Karyam karma karoti yah. E se qualcuno agisce in questo modo, 'sa sannyasi ca', allora è effettivamente nell'ordine di rinuncia. Secondo la cultura vedica, ci sono quattro stadi di vita—brahmacari, grihastha, vanaprastha e sannyasi—come abbiamo spiegato più volte. Brahmacari è la vita da studente per essere addestrati alla comprensione spirituale, alla coscienza di Krishna, a una completa educazione. Questo è il brahmacari.

Dopo la formazione completa, accetta una moglie, si sposa e vive con la famiglia e i figli; e questa è la fase grihastha. Dopo cinquant'anni, lascia figli e casa e, accompagnato dalla moglie, viaggia nei luoghi sacri. Questo è il vanaprastha, la vita ritirata. Infine, affida la moglie alle cure dei figli ormai adulti, e rimane solo. Questo è il sannyasa, l'ordine di rinuncia. Così ci sono quattro ordini di vita. Ora, Krishna dice che la semplice rinuncia non è tutto. Non è tutto. Ci deve essere qualche dovere, karyam. Karyam significa "È mio dovere". E qual è questo dovere? Ha rinunciato alla vita familiare, non si preoccupa più di mantenere moglie e figli. Allora, qual è il suo dovere? È un dovere molto responsabile—lavorare per Krishna. Karyam. Karyam significa che questo è il vero dovere. Ci sono due tipi di doveri nella nostra vita: servire l'illusione o servire la realtà. Quando si serve la realtà, questo è il vero sannyasa. E quando si serve l'illusione, questa è maya. Ora, sia che si serva la realtà o che si serva l'illusione, mi trovo in una posizione tale che devo servire. La mia posizione non è quella di essere il padrone, ma di essere il servitore. Questa è la mia costituzione.

Tutti in questo mondo materiale sono servitori, nessuno è padrone. Uno pensa, "io sono il padrone", ma in realtà è un servitore. Supponiamo che abbiate una famiglia, se pensate di essere il padrone di vostra moglie, dei vostri figli, della vostra servitù, dei vostri affari, è falso. Siete il servitore di vostra moglie, il servitore dei vostri figli e il servitore dei vostri servitori. Questa è la vostra vera posizione. Prendete qualsiasi caso. Il presidente è ritenuto il padrone del vostro paese, ma in realtà è il servitore del vostro paese. Quindi, se continuate ad analizzare, vedrete che la nostra posizione è sempre quella di servitori. O diventiamo servitori di Dio o dovremo diventare servitori dell'illusione; ma se rimaniamo servitori dell'illusione, allora la nostra vita è sprecata. Tutti sono servitori dell'illusione: Non sono servitori di nessuno, ma sono servitore dell'illusione, e si aspettano qualche profitto. Per il loro servizio si aspettano un profitto, ma quel profitto è transitorio e illusorio, pertanto sono servitori dell'illusione. E quando una persona ottiene i suoi veri sensi, i sensi trascendentali, o jnanam, quando è effettivamente una persona di conoscenza, allora diventa servitore della realtà. Perché, in un modo o nell'altro, sono sempre un servitore.

Così conoscenza significa: "Perché devo servire l'illusione che è irreale? Che io serva la realtà. Se il mio compito è servire e non essere mai padrone, ma sempre un servitore, perché devo servire l'illusione? Lasciate che serva la realtà". Questa percezione si chiama conoscenza. Perciò, anasritah karma-phalam [senza prendere rifugio nel risultato dell'azione]. Il sannyasa, l'ordine di rinuncia, significa che chi ha la conoscenza perfetta può prendere sannyasa. Altrimenti, se prende all'improvviso l'ordine di rinuncia, creerà infelicità per sé stesso e per gli altri. Si deve accettare sannyasa in piena conoscenza, e quindi, il modo in cui tale conoscenza si manifesta dopo il sannyasa, è spiegato qui da Dio, la Persona Suprema. Che cos'è? Karyam: "È mio dovere diventare cosciente di Krishna e servire la causa di Krishna. Questo è il mio dovere". Quando si giunge a questa conoscenza, allora si diventa mahatma, o grandi anime. Vasudevah sarvam iti sa mahatma sudurlabhah (Bg. 7.19): "Dopo numerose nascite e morti, colui che ha la vera conoscenza si sottomette a Me sapendo che Io sono la causa di tutte le cause e tutto ciò che esiste. Un'anima così grande è molto rara".

Dopo molte, molte nascite, quando una persona, un'anima, si eleva perfettamente alla piattaforma della vera conoscenza, la conoscenza trascendentale, allora cosa fa? "Si arrende a Me", dice Krishna. "Si arrende a Me". Perché? Vasudevah sarvam iti (Bg. 7.19), "Tu sei tutto, o Vasudeva". Vasudeva significa Krishna. Questa è la coscienza di Krishna. Ma Krishna dice, sa mahatma sudurlabhah, "Tale grande anima si trova raramente". Ma qualsiasi persona intelligente, se comprende questa filosofia, che "lo scopo ultimo nella vita è arrendermi a Krishna, perché non arrendermi subito? Perché dovrei aspettare?" Bahunam janmanam ante. "Perché dovrei aspettare così tante nascite?" Questo stadio quindi è chiamato vero sannyasa. Karyam: "È mio dovere". Non sono costretto, ma volontariamente, per amore, amore trascendentale.

Proprio come la madre serve il figlio per amore, non c'è questione di stipendio o di ricompensa: La madre ama suo figlio. Similmente si può amare il Signore Supremo in molti modi. Si può amare il Signore come maestro, come amico, come figlio o come marito. In qualsiasi modo. Ci sono cinque diversi 'rasa', sentimenti, in cui siamo eternamente legati al Signore Supremo. E quando si è nello stadio liberato di tutta la conoscenza, possiamo capire che "la nostra relazione con il Signore è in questo o in quel modo"—ciò si chiama svarupa-siddhi e questa è la vera realizzazione del sé. Tutti hanno una relazione eterna con il Signore, sia nella concezione di padrone e servitore, sia nella concezione di amico e amico, sia nella concezione di genitore e figlio, sia nella concezione di marito e moglie, o di amante e amato. E queste relazioni esistono eternamente.
Ora, l'intero processo di realizzazione spirituale consiste nel raggiungere questo stadio, lo stadio trascendentale. Tale relazione con il Signore Supremo si riflette in modo pervertito in questo mondo materiale e perciò qui abbiamo la relazione di padrone e servitore. Ma poiché è pervertito, questo rapporto non è tra padrone e servitore ma piuttosto con il denaro e i benefici che ne derivano. Non c'è amore.

Qui nel mondo materiale la relazione tra padrone e servitore continua finché il padrone è in grado di pagare il servitore—appena il pagamento cessa, anche il loro rapporto cessa. Pertanto non è eterno. Allo stesso modo, anche qui c'è una relazione tra amico e amico, ma basta una leggera divergenza di opinioni perché l'amicizia si rompa, l'amico diventa nemico. Si tratta quindi di un riflesso pervertito. Similmente, tra madre e figlio, una piccola divergenza di opinioni rompe il rapporto, e il figlio se ne va... E tra marito e moglie, una leggera divergenza di opinioni, c'è il divorzio e la separazione. Pertanto, nessuna relazione in questo mondo materiale è reale. Ricordate sempre che tutte le relazioni in questo mondo sono un riflesso pervertito della relazione che abbiamo eternamente con Dio, la Persona Suprema. È solo un riflesso, proprio come la luce del sole che si riflette nel vetro e quel riflesso arriva nel nostro appartamento. La mattina alle sei la luce del sole arriva sempre da oriente, ma a volte arriva da occidente perché si riflette attraverso un vetro nella casa di fronte. Questa è l'idea di riflesso.

Quel riflesso della luce del sole non è reale, ma appare proprio come la luce del sole. Similmente, tutte le nostre relazioni qui, sia tra padrone e servitore, tra amico e amico, tra genitori e figli, tra marito e moglie e tra amante e amato, qualsiasi relazione e qualunque cosa vediamo qui, è il riflesso distorto della nostra relazione eterna con Dio. Così, quando si raggiunge questo livello di comprensione, allora si è perfettamente situati nella conoscenza. Quando tale conoscenza arriva, è detto che allora s’intraprende il servizio del Signore, la coscienza di Krishna — o karyam. Karyam significa "Questo è mio dovere". Poiché ho una relazione d'amore eterna con Krishna, non c'è questione di ricompensa; ma naturalmente, la ricompensa è mille volte superiore a quella che otteniamo qui rendendo servizio a Krishna... Non mille volte, perché non c'è limite. C'è una bella storia di un grande devoto, Bali Maharaja, un re molto potente che conquistò tutti i pianeti celesti. Così gli abitanti dei pianeti celesti si appellarono al Signore Supremo affinché li salvasse, dicendo: "Siamo stati conquistati dal re demoniaco Bali Maharaja". Poiché era solo un ragazzo e la pianta del suo piede non era molto grande, Bali Maharaja disse: "Cosa farai con un piccolo pezzo di terra?"

Ma Lui rispose: "Sì, Mi basterà. Se Mi prometti una misura di tre piedi di terra, sarà sufficiente". Bali Maharaja accettò, e con due passi del Suo piede Egli coprì l'intero universo. Poi chiese a Bali Maharaja: "Ora dove poserò il mio terzo passo?" E allora Bali Maharaja capì che questa era la misericordia del Signore Supremo e disse: "Mio caro Signore, ora ho perso tutto, non ho altre proprietà, ma ho ancora la mia testa. Ti prego gentilmente di conservarla". Capite? Molto soddisfatto di lui, il Signore disse: "Bali Maharaja, ora cosa vuoi da Me?" "No, non ho mai voluto niente, ma ho capito che volevi tutto da me e Ti ho offerto tutto ciò che avevo, e ora non desidero nient'altro". Allora il Signore disse: "Sì, ma da parte Mia ho qualcosa da offrirti, rimarrò come Tuo servitore porta-ordini alla tua porta." Proprio come noi che siamo qui seduti, potremmo avere un servitore alla porta, e così il Signore divenne il suo portiere. Questa è la ricompensa. Se al Signore offriamo qualcosa, ciò è ricompensato milioni di volte. Pertanto non dovremmo aspettarci nulla.

Il Signore è sempre pronto a ricambiare il servizio del servitore, il Suo devoto. Ci sono molti devoti, e questo devoto, Bali Maharaja, ha rinunciato a tutto per servire il Signore e così divenne un re famoso. Sarvatma-snapane abhavad balir vaiyasakih. Perciò, chiunque pensi che "Il servizio a Krishna, o il servizio al Signore, sia il mio dovere", è un uomo dalla conoscenza perfetta. Sa sannyasi ca yogi ca. Ed è effettivamente uno yogi. Abbiamo ascoltato i nomi di tanti yogi, ma qui, nella Bhagavad-gita, Krishna dice. "Egli è un vero yogi". Chi? "Chi si è arreso completamente a Me ed è impegnato al Mio servizio come una questione di dovere". Questo è tutto. Sa sannyasi ca yogi ca na niragnir na cakriyah [chi agisce con senso del dovere, è il vero mistico; e non colui che accende il fuoco e non compie alcuna azione]. Na niragnih. Niragnih significa "coloro che hanno lasciato la casa". Nel varnasrama-dharma, chi è capofamiglia deve eseguire quotidianamente degli yajna e quindi accende il fuoco. Ancora oggi in Persia si trovano gli adoratori del fuoco. Il culto del fuoco è raccomandato nella letteratura vedica e cosi' i grihastha, o capifamiglia, sono tenuti a offrire sacrifici al fuoco ogni giorno.

VERSO 2

yam sannyasam iti prahur
yogam tam viddhi pandava
na hy asannyasta-sankalpo
yogi bhavati kascana

"Ciò che si chiama rinuncia non è diverso dallo yoga, l'unione col Supremo, perché nessuno può diventare uno yogi se non rinuncia al desiderio della gratificazione dei sensi".

Ecco un punto molto importante. Yam sannyasam iti prahuh. Il Signore Sri Krishna istruisce Arjuna, dicendo: "Tutto ciò che è conosciuto come sannyasa, l'ordine di rinuncia, è anch'esso yoga". Il sistema yoga e il sannyasa non presentano alcuna differenza, poiché tutto nel sistema yoga... Anche la Bhagavad-gita è conosciuta come sistema yoga, dove troverete tre tipi di yoga: karma-yoga, jnana-yoga e bhakti-yoga. Proprio come si ha una una scala per salire al quinto, sesto o decimo piano, o anche più, l'intera scala o il servizio ascensore è chiamato yoga. Ora, qualcuno può trovarsi al quinto piano, un altro al decimo e un altro al cinquantesimo piano, ma lo stesso servizio di ascensore funziona. Considerate il servizio di ascensore come un sistema yoga—il collegamento tra il piano più alto e quello più basso. Tra coloro che si sono elevato a un certo livello, troveremo i karma-yogi, i jnana-yogi, i dhyana-yogi e i bhakti-yogi; quindi ci sono diversi tipi di yoga in questo stesso principio. Inoltre, il servizio di elevazione, o servizio yoga, è lo stesso—la differenza sta nel grado di elevazione.

Similmente, yam sannyasam iti prahur yogam tam viddhi pandava (Bg. 6.2). Pandava significa "il figlio di Pandu, Arjuna". Quindi, "Oh Arjuna, puoi capire che il sannyasa e lo yoga sono lo stesso principio". Perché sono lo stesso principio? Na hy asannyasta-sankalpo yogi bhavati kascana. Perché, se non si è liberati dai desideri di gratificazione dei sensi, nessuno può diventare né yogi né—tutti cercano di trarre qualche profitto dalle proprie attività. Ci sono molti yogi che praticano il sistema yoga o lo insegnano per ottenere un profitto, ma questa non è l'idea del sistema yoga. Tutto dovrebbe essere impegnato al servizio del Signore. Qualsiasi cosa si faccia, sia come semplici lavoratori, sia come sannyasi, sia come yogi, sia come jnani, tutte le nostre energie dovrebbero essere integrate con la coscienza di Krishna. Questo è il vero sannyasa, questo è il vero yoga. Aruruksor muner yogam karma karanam ucyate. Coloro che stanno appena salendo la scala del sistema yoga, per loro, karma karanam ucyate, devono lavorare. All'inizio, nessuno dovrebbe smettere di lavorare. Nessuno dovrebbe smettere di agire.

Proprio come nella Bhagavad-gita, Krishna chiede ad Arjuna di diventare uno yogi, ma non gli chiede mai di smettere di combattere. Come si può diventare uno yogi e allo stesso tempo rimanere un combattente? È un esempio pratico. Krishna chiede ad Arjuna, tasmad yogi bhavarjuna, "Mio caro Arjuna, diventa uno yogi", ma allo stesso tempo gli chiede di combattere. Ora, sappiamo che lo yogi si siede in un luogo e medita, concentrando la mente e controllando i sensi. Com'è possibile che stia combattendo e allo stesso tempo sia uno yogi? Questo è il mistero della Bhagavad-gita. Si può essere un uomo che combatte e allo stesso tempo uno yogi o un sannyasi più elevato. In che modo? Nella coscienza di Krishna. Bisogna combattere per Krishna. È tutto, questo è il segreto. Se lottate per Krishna, se lavorate per Krishna, se mangiate per Krishna, se dormite per Krishna, se fate tutto per Krishna, allora siete uno yogi, siete un sannyasi, siete tutto. Questo è il segreto della Bhagavad-gita. È un esempio pratico.

In questo capitolo Krishna insegnerà ad Arjuna come diventare un dhyana-yogi, ovvero uno yogi che medita. Qui Krishna chiederà ad Arjuna, e, come vedrete, Arjuna risponderà: "Mio caro Krishna, per me è impossibile. È impossibile per me. Il sistema che mi consigli per meditare non è alla mia portata". E, in realtà, anche se l'istruzione del sistema yoga è offerta a Krishna in modo molto dettagliato, non troverete mai nella storia della vita di Arjuna che egli sia mai stato uno yogi che medita. Mai. Allora, com'è diventato lo yogi più perfetto? È ciò che troveremo alla fine di questo capitolo, yoginam api sarvesam mad-gatenantar-atmana (Bg. 6.47): "E di tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me, e Mi adora servendoMi con un amore trascendentale è il più intimamente legato a Me ed è il più grande di tutti." Allora Krishna, nel vedere che Arjuna si stava rifiutando [ride], disse: "Mio caro Arjuna, tu sei il più grande yogi, sei lo yogi più elevato". Perché? "Perché pensi sempre a Me". È tutto. "Non hai altro compito che pensare a Me". Quindi questo è il sistema yoga, è il sistema sannyasa, è il sistema jnana.

Tutte le perfezioni di jnana, yoga, dhyana e quant'altro, sacrificio, carità e penitenza, tutte le attività raccomandate per la realizzazione spirituale terminano nella coscienza di Krishna. Perciò, se si diventa direttamente coscienti di Krishna, allora si è uno yogi, un sannyasi e tutto il resto. Come è qui affermato, sa sannyasi ca yogi ca: "È un sannyasi e uno yogi, ed è tutto". Pertanto questo semplice metodo, diventare coscienti di Krishna, è la più alta perfezione della vita. Perciò questa società è stata fondata per la coscienza di Krishna. Le tecniche sono descritte nella Bhagavad-gita e nello Srimad-Bhagavatam, cercate solo di accettare questo principio di vita e la vostra forma di vita umana sarà perfetta e coronata dal successo grazie alla coscienza di Krishna. Così, aruruksor muner yogam karma karanam ucyate. Coloro che sono nella fase preliminare dovrebbero sempre lavorare per Krishna. Sempre. Devono sempre trovare qualche compito: "Cosa c'è da fare ora per la coscienza di Krishna?" Karma karanam ucyate. Non rimanete inattivi nemmeno per un secondo, trovate sempre qualche compito. Questa è la meditazione: "Come posso agire per Krishna?"

VERSO 3

aruruksor muner yogam
karma karanam ucyate
yogarudhasya tasyaiva
samah karanam ucyate

"Per il neofita che inizia la via dello yoga in otto fasi, l'azione è considerata il mezzo; mentre per colui che è già situato nello yoga, l'abbandono di tutte le attività materiali è considerato il mezzo".

E quando si è avanzati nello stadio perfetto della coscienza di Krishna, allora si può non agire fisicamente, ma perché all'interno di sé si opera sempre per Krishna. Karma karanam ucyate. Così all'inizio... Proprio come i ragazzini e i bambini, che sono sempre impegnati ventiquattro ore su ventiquattro nella scuola, altrimenti diventerebbero viziati; allo stesso modo, coloro che si trovano nella fase preliminare della coscienza di Krishna dovrebbero sempre impegnarsi nel lavoro. Ci sono vari tipi di lavoro e attività.
Ora, coloro che lavorano effettivamente con la nostra società, in pratica non trovano tempo né riposo. Ci sono così tanti lavori che non si riesce a finire. Giorno e notte abbiamo lavoro da fare per la coscienza di Krishna e siamo felici di svolgere tale lavoro. Anche gli studenti che lavorano con noi, collaborando, sono felici. Troverete la felicità. Se cantate Hare Krishna ventiquattro ore al giorno, non vi stancherete mai. Non vi stancherete mai. In qualsiasi altra cosa materiale, se cantate o ripetete tre volte qualcosa, vi stancherete. È una dimostrazione pratica. Ma se continuate a cantare Hare Krishna ventiquattro ore al giorno, non vi stancherete mai. Quindi, se vi impegnate nell'attività della coscienza di Krishna, non vi stancherete mai perché state agendo sul piano spirituale. Il piano spirituale è assoluto. Il piano materiale è diverso: Se lavorate molto duramente, allora vi stancherete. Quindi questa è la comprensione della coscienza spirituale, o coscienza di Krishna. Ora qui è spiegato molto chiaramente:

VERSO 4

yada hi nendriyarthesu
na karmasv anusajjate
sarva-sankalpa-sannyasi
yogarudhas tadocyate

"Si dice che una persona è avanzata nello yoga quando, avendo rinunciato a ogni desiderio materiale, non agisce per la gratificazione dei sensi né s'impegna in attività interessate."

Quando si diventa uno yogi di prima classe o quando si è considerati elevati al più alto livello yogico o al livello sannyasa, 'yada', in quel momento, quando una persona, 'na indriyarthesu', non lavora per il piacere dei sensi... Poiché tutti nel mondo materiale lavorano per la gratificazione dei sensi, per ottenere una ricompensa, una remunerazione o un salario che sarà utilizzato per il piacere sensoriale. Perciò, qui è detto yogarudha, "quando si diventa uno yogi perfetto", e yada hi na indriyarthesu, "quando non si lavora per la gratificazione dei sensi", na karmasv anusajjate, "non ci si impegna in attività interessate"; e sarva-sankalpa-sannyasi, "e non si desidera ottenere alcun frutto", perché quello che si desidera, Krishna, già Lo abbiamo, e quindi non si ha altri desideri. Allora, sarva-sankalpa-sannyasi yogarudhas tadocyate, si è situati nello stadio perfetto della coscienza di Krishna. (fine)


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