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 IL FONDATORE - LIBRI E LEZIONI DI SRILA PRABHUPADA
 LEZIONI SULLA BHAGAVAD GITA (in Italiano)
 La Bhagavad-gita cosi' com'e' - Cap. 5 Versi 26-29

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Sangita Dasi Inserito il - 01/07/2025 : 09:46:11
RKC - RADIO KRISHNA CENTRALE PRESENTA:

Lezioni* di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada su

La Bhagavad-gita cosi' com'e'






LEZIONE*
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada
Tenuta a Los Angeles (Stati Uniti), il 12 Febbraio 1969

Traduzione e trascrizione in Italiano a cura di Sangita devi dasi

DALLA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E'
CAPITOLO 5
(Karma-yoga — L’azione in coscienza di Krishna)

VERSO 26

kama-krodha-vimuktanam
yatinam yata-cetasam
abhito brahma-nirvanam
vartate viditatmanam

"Coloro che sono liberi dalla collera e da ogni desiderio materiale, che sono realizzati, che sono maestri di sé e si sforzano costantemente di raggiungere la perfezione sono certi della liberazione nel Supremo in un futuro molto vicino".

È naturale per un uomo adirarsi se qualcuno parla di lui malamente chiamandolo "cane" o con altri nomi. Ma se è spiritualmente realizzato, se sa di non essere questo corpo, anche se lo chiamano cane, maiale oppure re, imperatore o maestà, per lui non ha alcun valore. Non è il corpo, quindi, che lo chiamino "sua maestà" o lo offendano, che importanza ha? Non è niente di tutto questo – è un servitore di Krishna. Ciò richiede una certa formazione. In realtà è proprio questo il fatto. Se mi vesto di nero e qualcuno mi chiama: "Ehi tu, vestito nero", dovrebbe essere motivo di collera? Se qualcuno mi chiama "vestito nero", e ciò mi infastidisce, è semplicemente la mia falsa identificazione con il vestito. In realtà, se sono spiritualmente realizzato e auto-disciplinato... Auto-disciplina significa non identificarsi con il corpo. Questa è auto-disciplina, che ovviamente richiede un certo addestramento. Pertanto Caitanya Mahaprabhu insegna, 'trinad api sunicena' (Cc. Adi 17.31): Chi si considera più basso di un filo d'erba, chi è più tollerante di un albero.

Se potessi comprendere cos'è la dimensione spirituale, saprei che le mie dimensioni, lunghezza e larghezza, non si possono misurare perché, in realtà, sono una piccolissima particella spirituale. Non si può misurare una decimillesima parte della punta di un capello—questa è la mia misura. Perciò, che io sia molto più piccolo di un filo d'erba, è un dato di fatto. Quanto più piccolo? Sto pensando in termini del mio corpo. Un elefante, o un uomo, pensa di essere molto grande; e una formica pensa di essere molto piccola. Questa grandezza o piccolezza è dovuta al corpo. Perciò nella Bhagavad-gita è detto 'panditah sama-darsinah' (Bg. 5.18). [L'umile saggio, in virtù della vera conoscenza, vede con visione equanime un brahmana colto e gentile, una mucca, un elefante, un cane e un mangiatore di cani (fuoricasta)]. La persona colta non vede un corpo piccolo o grande, ma vede la particella dell'anima spirituale; perciò, sama-darsinah. Sa che quella minuta particella di spirito è presente sia nell'elefante sia nella formica e quindi vede l'elefante e la formica allo stesso livello, con una visione spirituale e non una visione esterna. Questa è la realizzazione spirituale o auto-realizzazione.

Avete sentito parlare spesso di auto-realizzazione. Che cos'è? Significa che non io sono questo corpo, sono un'anima spirituale. Questo è il significato di auto-realizzazione. Così quando si dice che "sei più basso di un filo d'erba", è un dato di fatto. A volte, parole similmente offensive possono venire da altri; ma se siete auto-realizzati sapete che "non sono questo corpo, che mi insultino pure, posso tollerare". Caitanya Mahaprabhu insegna 'taror api sahisnuna', tollerante come un albero. Questo è l'esempio migliore: non si può trovare un'essere vivente più tollerante di un albero. L’albero si erge giorno e notte al caldo torrido, al freddo pungente, al vento e alla pioggia e non protesta, ma rimane tollerante; tutti prendono le sue foglie, i fiori e i frutti e lo tagliano, e l'albero non protesta mai—è un simbolo di tolleranza. Caitanya Mahaprabhu raccomanda di essere più tolleranti di un albero e inferiori a un filo d'erba sulla strada, di dare tutto l'onore ad altri e non aspettarsi alcun onore. La gente non sa come onorare perché il vero onore è quello di essere servitori di Krishna. E se vi chiamano, "vostra maestà, vostro onore o vostra signoria", sono appellativi falsi. Il vero onore è quando siete riconosciuti come servitori di Dio, o Krishna. Questo è il vero onore.

Pertanto: autodisciplina e costante ricerca della perfezione. La perfezione consiste nell'essere sempre situati nella realizzazione spirituale di non essere questo corpo. Questa è la perfezione e di fatto lo è. A causa della mia ignoranza mi sono identificato con questo corpo; ma ora sono autorealizzato. Perciò impegnatevi costantemente, non si può ottenere tutto all'improvviso, si deve fare pratica. È un dato di fatto—ma bisogna realizzarlo impegnandosi nella coscienza di Krishna. Tutte le pratiche yoga o speculazioni filosofiche o qualsiasi altra cosa, mirano a un unico punto: che io sono l'anima spirituale. Aham brahmasmi: sono Brahman, non sono materia. Questa è la perfezione. Un uomo che è abbastanza progredito in questa realizzazione, è più perfetto. Tale è la via della perfezione ed è la certezza della liberazione nel Supremo in un futuro molto prossimo. Se sono realizzato allora la composizione materiale di questo corpo viene dissipata ed io, anima spirituale, particella infinitesimale, sono immediatamente promosso al cielo spirituale, dove posso rimanere come una piccola scintilla dell'anima spirituale, molecola, così come ci sono milioni di molecole di materia brillante nella luce del sole.

Quindi se rimango una molecola nel brahmajyoti, anche questo è possibile—l'impersonalista lo desidera; oppure se vado in qualche pianeta spirituale e mi associo con Dio, la Persona Suprema, anche questa è un'esistenza spirituale. Entrambe sono esistenze spirituali, ma la prima descritta è impersonale. Rimanere come parte molecolare nei raggi del Brahman, o raggi spirituali, è un'esistenza impersonale; e avere una forma spirituale come Krishna e Vishnu è un'altra perfezione spirituale—questa è la filosofia vaisnava. E il nirvana, secondo la filosofia del Buddha, è appena al di sopra della vita materiale condizionata ma al margine dell'esistenza spirituale. Nirvana significa l'assenza dell'esistenza materiale—anche questa concezione impersonale è nirvana. Perciò Caitanya Mahaprabhu spiega che la filosofia impersonale è un'altra fase della filosofia del vuoto. L'impersonalismo è una forma coperta della filosofia del vuoto. Sono uguali: La filosofia impersonale di Sankara e la filosofia del vuoto di Buddha sono perlopiù le stesse. La vera vita spirituale è la filosofia vaisnava, che consiste nell'associarsi con Dio, la Persona Suprema, faccia a faccia. Proprio come siamo qui seduti faccia a faccia. Io parlo e voi ascoltate. Questa è la concezione personale della perfezione spirituale. Continua.

VERSO 27-28
sparsan kritva bahir bahyams
caksus caivantare bruvoh
pranapanau samau kritva
nasabhyantara-carinau

yatendriya-mano-buddhir
munir moksa-parayanah
vigateccha-bhaya-krodho
yah sada mukta eva sah

"Chiudendosi agli oggetti esterni dei sensi, con lo sguardo fisso tra le sopracciglia, trattenendo nelle narici l'aria ascendente e quella discendente, controllando così i sensi, la mente e l'intelligenza, lo spiritualista si libera dal desiderio, dalla paura e dalla collera. Chi rimane sempre in questa condizione è certamente liberato".

Prabhupada: Qui c'è un riferimento alla pratica dello yoga, che esclude gli oggetti sensoriali esterni. Questo è un altro processo; ma il processo del bhakti-yoga è automaticamente un metodo yoga. Qui è detto: "escludere tutti gli oggetti sensoriali esterni". Che cos'è un oggetto dei sensi? Ad esempio, desidero vedere una bella donna o un bell'uomo, o vedere un bel fiore o sentire un profumo; quindi il fiore è un oggetto dei sensi e pure la donna è un oggetto dei sensi. Ci sono cinque sensi e cinque principali oggetti – che poi diventano molti. Altrimenti a cosa servono i sensi? Ora, la pratica yoga consiste nel distogliere i sensi dall'oggetto dei sensi; ma il processo del bhakti-yoga consiste nel fatto che se non mi piace vedere artificialmente la bellezza di una donna o di un uomo, e se cerco di vedere la bellezza di Krishna, allora la mia propensione a vedere un bell'uomo o una bella donna si estingue in modo naturale. Non c'è bisogno di chiudere gli occhi. Ci sono così tante belle ragazze, ma non è necessario chiudere gli occhi. Se la mia mente è concentrata sulla bellezza di Krishna, posso vedere queste belle ragazze come le gopi di Krishna. Questa è un'altra visione. Pertanto, se chiudo artificialmente gli occhi e se una bella ragazza è nella mia immaginazione anche dopo averli chiusi, a cosa serve chiudere gli occhi?

Quindi non puoi controllare i sensi con la forza – questo è un modo artificiale di controllare i sensi. Ci sono molti casi, anche di grandi yogi che hanno fallito. Il vero controllo dei sensi consiste nel purificare i sensi nelle attività della coscienza di Krishna. Questo è il vero controllo dei sensi. Hrisikena hrisikesa-sevanam bhaktir ucyate (Cc. Madhya 19.170): "Bhakti, o servizio devozionale, significa impegnare tutti i sensi al servizio di Dio, la Persona Suprema, il maestro di tutti i sensi". Hrisika significa sensi e hrisikesa significa Krishna. Quando si applicano i sensi per la soddisfazione di Krishna, allora si chiama bhakti. E quando i sensi sono impegnati nel servizio di Krishna, non possono essere impegnati altrimenti; in caso contrario saranno impegnati negli oggetti dei sensi. Perciò è un fallimento. Coloro che non sono impegnati nella coscienza di Krishna, ma si limitano a tentare artificialmente, falliscono. Visvamitra Muni e Durvasa Muni sono alcuni grandi esempi. anche se questo processo è raccomandato, si può avere successo fino a un certo punto; ma in quest'epoca è molto difficile praticare queste cose. Nessuno può praticare il controllo dei sensi a partire dall'oggetto dei sensi; perciò dovete impiegare i vostri sensi al servizio del proprietario dei sensi.

Krishna è il proprietario, Hrisikesa, il signore dei sensi. Ma le persone non lo sanno. Così penso che questi sono i miei occhi..., ciò è spiegato nelle Upanishad. Proprio come la luce del sole. Quando il sole vi vede, voi potete vedere il sole; ora, di notte il sole non vi vede, e nemmeno voi non potete vedere il sole. Non potete vedere nulla, perché il sole non vi vede. Similmente, le Upanishad spiegano che quando Krishna vi vede, o Krishna vede, allora potete vedere. Proprio come questi miei occhiali. Essi non vedono, i miei occhi vedono, e quindi gli occhiali vedono. Allo stesso modo, tutti i sensi agiscono perché Krishna agisce. Non appena Krishna desidera che i nostri sensi non funzionino, allora non funzioneranno. Perciò, nonostante affermi che questa sia la mia mano, che questi siano i miei occhi e che questa sia la mia bocca, non funzionerà. Ma la gente non lo sa. La pratica del bhakti-yoga significa, hrisikena hrisikesa-sevanam bhaktir ucyate, impegnare tutti i nostri sensi al servizio del Signore. Quando si impiegano i sensi al servizio del proprietario dei sensi, allora questa è bhakti; è il vero yoga, il bhakti-yoga. Altrimenti, se si tenta artificialmente, forse uno o due avranno successo, ma per lo più falliranno. Continua.

VERSO 29

bhoktaram yajna-tapasam
sarva-loka-mahesvaram
suhridam sarva-bhutanam
jnatva mam santim ricchati

"Poiché i saggi Mi conoscono come il fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, come il Signore Supremo di tutti i pianeti e di tutti gli esseri celesti, come l'amico e il benefattore di tutti gli esseri viventi, trovano la pace dai tormenti delle miserie materiali".

Prabhupada: Sì, questo è un breve riassunto degli insegnamenti dei saggi. Coloro che si sono sottoposti ad austerità, penitenze e molte tribolazioni per raggiungere la perfezione, sono chiamati saggi. "I saggi mi conoscono come il fine ultimo del sacrificio". Ora, compiere austerità e penitenze è un tipo di sacrificio, ma nella Bhagavad-gita (8.11) è spiegato, yad icchanto brahmacaryam caranti: desiderando la perfezione, si pratica il celibato. Quindi, yad icchantah, semplicemente desiderando di tornare a casa, a Dio, si deve seguire il voto del brahmacari. Brahmacari significa vivere una vita di celibato. L'effetto è così attraente che se qualcuno, dalla nascita alla morte, osserva semplicemente la vita di celibato, è certo di tornare a casa solo osservando una regola: yad icchanto brahmacaryam caranti. È così attraente, brahmacarya. Questo è il sacrificio. Sacrificio significa che, sebbene i miei sensi mi impongano di godere di qualcosa, "ti piace", io non ne sto godendo. Questo è il sacrificio; e lo scopo e il fine ultimo del sacrificio è Krishna.

Si deve quindi sapere che "I saggi Mi conoscono come il fine ultimo di tutti i sacrifici e le austerità, come il Signore Supremo di tutti i pianeti..." Eleggiamo presidenti, re e tante altre cose, ma in realtà il proprietario è Krishna o Dio, quindi bisogna sapere che il Signore Supremo è il benefattore di tutti gli esseri viventi. Nei Veda è detto 'eko bahunam vidadhati kaman' (Katha Upanishad 2.2.13): Il Signore Supremo provvede alle necessità di vita di tutti gli esseri viventi. Così lo Stato provvede a fornire le necessità dei cittadini; ma a quanti? Solo al genere umano. Significa che il genere umano sono gli unici esseri viventi in questo mondo? Ci sono molti milioni e migliaia di esseri viventi oltre al genere umano. E chi fornisce loro le necessità della vita? Il benefattore di tutti gli esseri viventi. Noi possiamo fornire il cibo a un numero limitato di esseri viventi, ma Krishna, il Signore Supremo, fornisce cibo a milioni e trilioni di esseri viventi nel cielo, nell'acqua, nelle montagne, nelle foreste. Perciò Egli è il vero benefattore di tutti gli esseri. Perché non per voi?

Pertanto, coloro che sono veramente persone sante, dipendono semplicemente da Krishna. Perché? Se Krishna fornisce cibo a partire dall'elefante fino alla formica, perché non a voi? che siete impegnati al Suo servizio? È così ingrato? Se rendete un servizio da qualche parte, ricevete una ricompensa, una paga. Perciò, se siete impegnati nel servizio di Krishna, pensate di morire di fame? Perché? Non potete morire di fame. Egli è il benefattore di tutti gli esseri viventi. Perché non per voi? Questa fiducia deve esserci. Se Lui è benevolo verso tutti ed io sono impegnato nel Suo servizio, non è benevolo verso di me? Così dovremmo semplicemente dipendere da Krishna. E se Impegneremo tutte le nostre energie per il servizio di Krishna, tutto andrà bene. Questo si chiama abbandono; si chiama fiducia. "Krishna provvederà a tutto. Lasciate che mi impegni nel Suo servizio". Lui è il mio benefattore. In tal modo raggiungerete la pace dalle pene delle miserie materiali.

E coloro che non sono sicuri che "Krishna mi proteggerà", sono in preda al tormento: "Oh, cosa mangerò? dove vivrò? cosa posso fare? come posso proteggermi?" Sono sempre in pena... Perciò l'altro giorno ho citato il verso di Yamunacarya: bhavantam evam ciram nirantaram prasantam nihsesa gato rathan [Stotra-ratna 43, dalla Cc.Madhya 8.73]: "ServendoTi costantemente, ci si libera da tutti i desideri materiali e si è completamente pacificati." Proprio come un bambino in grembo a sua madre si sente al sicuro, "Non mi manca nulla, mia madre è qui". Questo è naturale. Non solo gli esseri umani; ma anche i gatti e i cani, alla presenza della madre si sentono protetti e fiduciosi. E non appena si cresce, ci si allontana dalla madre e dal padre—la cosiddetta indipendenza. In realtà dipendiamo da Krishna. Lui ci fornisce ogni cosa, perciò dobbiamo avere fiducia. Tutto qui. Questo è l'apprendimento; questa è la coscienza di Krishna. Il nostro unico compito dovrebbe essere semplicemente quello di servire Krishna. Allora non mancherà nulla. Continua.

Devoto (Spiegazione del verso 29): "Le anime condizionate, intrappolate nell'energia illusoria, sono ansiose di raggiungere la pace nel mondo materiale. Ma non conoscono la formula della pace, spiegata in questa parte della Bhagavad-gita. La formula della pace è che Sri Krishna è il beneficiario di tutte le attività umane. L'uomo deve sacrificare ogni cosa al servizio trascendentale del Signore Supremo, perché il Signore è il proprietario di tutti i pianeti e e degli esseri celesti che vi abitano. Nessuno eguaglia il Signore. Secondo l'autorità dei Veda (Svetasvatara Upanishad 6.7), Egli supera anche Brahma e Siva, i più grandi tra gli esseri celesti (tam isvaranam paramam mahesvaram). Sotto l'incantesimo dell'illusione, gli esseri viventi cercano di dominare tutto ciò che vedono, ma in realtà sono dominati dall'energia materiale del Signore. Il Signore è il padrone della natura materiale e le anime condizionate sono sottomesse alle sue rigide leggi. Se non si comprendono questi semplici fatti, non è possibile raggiungere la pace nel mondo, né individualmente né collettivamente. Questo è il senso della coscienza di Krishna: che Sri Krishna è il supremo dominatore e che tutti gli esseri viventi, compresi i grandi esseri celesti, sono Suoi subordinati. Si può raggiungere la pace perfetta solo nella completa coscienza di Krishna.

"Questo quinto capitolo è una spiegazione pratica della coscienza di Krishna, generalmente nota come karma-yoga. Qui si risponde alla domanda, spesso sollevata dalla speculazione mentale, su come il karma-yoga possa dare la liberazione. Operare nella coscienza di Krishna significa agire con la completa conoscenza del Signore come predominante. Tale opera non è diversa dalla conoscenza trascendentale. La coscienza diretta di Krishna è bhakti-yoga, e il jnana-yoga è un sentiero che conduce al bhakti-yoga. La coscienza di Krishna significa agire nella piena consapevolezza della propria relazione con il Supremo Assoluto, e la perfezione di questa coscienza è la piena conoscenza di Krishna, Dio, la Persona Suprema. Un'anima pura è l'eterno servitore di Dio, come Sua parte e frammento. Entra in contatto con maya, l'illusione, a causa del desiderio di dominarla e questa è la causa delle sue numerose sofferenze. Finché è in contatto con la materia, deve eseguire il lavoro in termini di necessità materiali. La coscienza di Krishna, tuttavia, porta alla vita spirituale anche quando si è sotto la giurisdizione della materia, poiché è un risveglio dell'esistenza spirituale attraverso la pratica nel mondo materiale.

"Più si progredisce, più ci si libera dalla morsa della materia. Il Signore non ha parzialità nei confronti di nessuno. Tutto dipende dal compimento pratico dei propri doveri nella coscienza di Krishna. Questa pratica, sotto ogni punto di vista, dovrebbe essere quella di controllare i sensi e vincere l'influenza del desiderio e della collera e, rimanendo nella coscienza di Krishna controllando le passioni sopra citate, si rimane di fatto nello stadio trascendentale, o brahma-nirvana. Ci si può elevare anche con la pratica di yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi." [fine spiegazione]

Prabhupada: Questi sono gli otto elementi della pratica yoga. Yama significa controllare i sensi; niyama: seguire le regole e le norme; asana: praticare la posizione seduta; pratyahara: controllare i sensi dagli oggetti dei sensoriali; dhyana: pensare a Krishna o a Vishnu; dharana: fissare la mente; pranayama: esercizio di respirazione; samadhi: essere assorti nella coscienza di Krishna. Questa è la pratica dello yoga. Se si è in coscienza di Krishna fin dall'inizio, questi otto elementi vengono eseguiti automaticamente. Non è necessario praticarli separatamente. Continua.

Devoto: "Questi elementi precedono la perfezione del servizio devozionale, che solo può dare pace all'essere umano ed è il più alto obiettivo della vita. Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul quinto capitolo della Srimad-Bhagavad-gita intitolato: "Karma-yoga, l'azione nella coscienza di Krishna."

Prabhupada: "Molto bene. Poi c'è il Sankhya-yoga, il nuovo capitolo che inizieremo domani".



Fine
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Altro sull'autore, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada

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Cio' allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, sul significato di alcuni termini e concetti espressi, non sempre corrispondenti alle accezioni linguistiche attuali, e quindi talvolta, causa di una comprensione errata o distorta delle vere intenzioni, del maestro spirituale fondatore.

Il testo integrale originale (in Inglese) delle lezioni, e' comunque reperibile in rete su vari siti esteri.




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